sabato 29 dicembre 2018

Chiamate vocazionali "su richiesta" e comunque poco serie

"90 kikos": in realtà sono meno la metà,
ma a Kiko piacciono i numeroni giganteschi,
«abbiamo più di 123 seminari!»
Considero il rituale delle alzate una delle cose più vergognose e disoneste intellettualmente del Cammino Neocatecumenale.

Ho visto alzarsi bambini di 10 anni, persone con disagi mentali, ragazze un po' più fragili e sensibili spedite senza indugi in convento di clausura (chissà poi perchè per i neocat l'unica vocazione femminile è il convento di clausura).

Avevo abbandonato la comunità da un paio di mesi, quando una sera mi squilla il telefono: era il mio responsabile che voleva darmi un consiglio, visto che ero in "crisi nera" (solo perchè avevo deciso di non andare più in comunità): voleva invitarmi ad andare al centro vocazionale.

La cosa bella è che in quel periodo lo stesso identico consiglio è stato dato a tutti i giovani single (e non), come se fosse arrivato una richiesta di vocazioni dall'alto.

Un povero ragazzo, in un periodo più debole della sua vita è stato convinto a smettere l'università e ad andare nel seminario Redemkikos Mater (dal quale è uscito tre anni dopo trovandosi con un pugno di mosche in mano).

(da: Malaparte)

mercoledì 26 dicembre 2018

Vecchie mode americaniste hanno ispirato il neocatecumenalismo rampante

Citiamo qui sotto alcune considerazioni di don Curzio a proposito di un testo scritto alla fine dell'800 da mons. Delassus, vescovo francese, che ci aiutano a riflettere su quanto il Cammino Neocatecumenale sia organico all'eresia modernista.
Vogliamo in particolare far notare come il Cammino si inserisca in quel filone di moralismo, sentimentalismo, concessioni all'errore, mutilazione del dogma...
Tavolone-mensa ortofrutticolo kikiano
con gadget kikiani e armamentario neocat:
notare come l'altare cattolico
venga del tutto ignorato
Monsignor Henry Delassus scrive che: «La base, o il minimo denominatore comune, della mistura di religioni, popoli, culture, voluta dall’americanismo, è un moralismo sentimentale o “una vaga morale”» “una vaga morale” soggettiva ed autonoma kantiana, “indipendente dal dogma, ove ognuno è libero d’interpretarla a modo suo”. Essa si è realizzata oggi, tramite l’unione tra teo-conservatori americanisti con il sionismo e alcuni elementi conservatori-liberali del cattolicesimo europeo, che si uniscono per difendere la vita, l’embrione, contro il materialismo ateo (cosa buona in sé), l’ordine naturale contro il gender, ma a discapito della specificità della purezza del dogma (il che è inaccettabile), della tradizione culturale di ogni nazione e delle differenze etniche. “Il movimento neo-cristiano o americanista, tende a liberarsi dal dogma per fondarsi sulla bellezza dell’etica”, “a rimpiazzare la fede con una cultura o una sensibilità di morale autonoma e indipendente, in una vaga religiosità superiore a tutte le altre religioni positive”. Secondo la dottrina cattolica, “la fede senza le opere è morta” (s. Giacomo), ma “senza la fede non si può piacere a Dio” (s. Paolo). Quindi non bisogna disprezzare la morale, ma neppure ridurre la religione alla sola moralità, senza tener più conto dell’integrità dogmatica. Monsignor Delassuss si spiega ancor meglio scrivendo che: “Vi è un’intesa tra ebraismo e americanismo, per sostituire la religione cattolica/romana con questa religiosità cristiano/americana, la Chiesa di Pietro con una chiesa ecumenista o mondialista, questa pseudo religione democratica, di cui l’Alleanza Israelita Universale prepara l’avvento”. L’americanismo è lo strumento del giudaismo liberale e filantropico/umanitario, il quale ha rimpiazzato la “fede” del giudaismo ortodosso (in un Messia personale e militante, che avrebbe ridato ad Israele il dominio sul mondo), con la “credenza umana” dell’ebraismo liberale (in un “messia idea”, ossia il mondo moderno), “per condurre l’umanità, dolcemente, verso la Nuova Gerusalemme”. Lo spirito del “Mondo Nuovo” o dell’americanismo è caratterizzato (secondo il Delassus) dai princìpi dell’89, che sono “l’indipendenza dell’uomo da ogni potere umano e anche divino”, vale a dire i diritti (o il culto) dell’uomo e lo spodestamento di Dio e della sua Chiesa.

Il Delassus concludendo il suo studio sull’americanismo lo definisce con poche ma efficaci espressioni: “Compromesso con l’incredulità, concessioni all’errore, mutilazione del dogma, attenuazione del soprannaturale e facilismo di ogni specie” (p. 226). Egli propone quindi il rimedio a tanto male: “Evitare lo scoraggiamento, come attitudine di coloro che sanno e conoscono la realtà, ma non hanno il coraggio di reagire [è il male che paralizza molti cattolici oggi]. (…) Dunque mai incrociare le mani, rinunciando alla lotta; anzi occorre impiegarle per la preghiera, la penitenza e l’azione culturale e dottrinale con conseguenze pratiche concrete (…). Occorre essere circospetti per non prestare, neppure involontariamente, aiuto al giudeo-americanismo. Quindi, non predicare il Benessere come fine ultimo, … il successo in questo mondo, … la trasfigurazione del corpo umano, … la preoccupazione disordinata degli interessi umani, … l’abolizione delle barriere tra religioni e culture, la cessazione della polemica per sostituirle l’irenica, l’annacquamento del dogma a favore di una moralità soggettiva, la conciliazione tra lo spirito di Cristo e quello del mondo”.
Immagini sacre
cattoliche
letteralmente
gettate in strada
dai kikos che hanno
appena "kikizzato"
una parrocchia
Notate come descrive bene le circostanze che settanta-ottant'anni dopo permetteranno il successo del Cammino Neocatecumenale:
  • anzitutto chiama «americanismo» quel moralismo sentimentale indipendente dal dogma, dove ognuno è libero di interpretarla a modo suo... e che tende a liberarsi del dogma (nel Cammino conta il darsi da fare, il pagare le quote, non le verità di fede)
  • l'obiettivo è quello di rimpiazzare la fede cattolica con una cultura o una sensibilità di morale autonoma e indipendente, in una vaga religiosità (il Cammino "porta avanti una catechesi" incompatibile col Catechismo della Chiesa; la mentalità neocatecumenale è tutto un sentirsi superiori ai "cristiani della domenica"; la colonizzazione neocat delle parrocchie spazza via tutto ciò che c'era prima per sostituirlo con le deiezioni di Kiko; l'attivismo neocat è autoreferenziale e funzionale solo a procacciare nuovi membri; il Cammino "evangelizza" a modo suo e infischiandosene dei vescovi);
  • cioè è quello di ridurre il cattolicesimo ad una religiosità "cristiano/americana", meno attaccata al dogma e più attaccata ad un moralismo sentimentale (attenzione: nel contesto, "americana" non va intesa in senso "geografico oggi", ma nel senso di mentalità americanista ottocentesca; riguardo al moralismo neocat, ecco alcuni esempi: "la dai la Decima? sei aperto alla vita? fai le lodi a Kiko? tu giudichi!")
I suoi strumenti sono:
  • il compromesso con l'incredulità: cioè la convinzione che alcuni stanno così bene con la propria religione, che non c'è bisogno di evangelizzarli; pensiamo ad esempio alla patetica sterilità del dialogo interreligioso, del dialogo ecumenico, ecc... e pensiamo al fatto che il Cammino, a fronte di tanta cagnara sulla Nueva Evangelizzazione, non ha mai convertito nessuno dalle altre religioni al cattolicesimo, limitandosi ad accalappiare i "cristiani della domenica";
  • le concessioni all'errore: cioè uno dei princìpi fondamentali del modernismo, quello di illudersi che l'errore e la verità abbiano gli stessi diritti. Pensiamo per esempio al Cammino Neocatecumenale. Vai da un seguace di Kiko e gli fai presente che le liturgie del Cammino contengono abusi liturgici e strafalcioni (sono vere e proprie carnevalate). Prima ti risponderà che quelle liturgie sarebbero "approvate" (non è vero) e poi, messo alle strette, ti risponderà che quella è la "prassi invalsa nelle comunità del Cammino" (col sottinteso che "siccome noi lo facciamo da tempo, allora possiamo continuare a farlo": perseverare diabolicum!);
Un esempio di "attenuazione del soprannaturale":
tavolata neocatecumenale, notare le bottiglie del vino
da consacrare, ancora nella sportina da mercatino rionale
  • l'attenuazione del soprannaturaleNon è che un capo dice: "ehi, fratelli, attenuiamo il soprannatuale" e il pasticcio è fatto. No. I modi in cui viene annullata la percezione del soprannaturale sono molto più sottili. Per esempio: banalizzare le sante devozioni etichettandole "religiosità naturale", facendo di tutta l'erba un fascio. Oppure considerare di serie B le celebrazioni eucaristiche altrui. Oppure banalizzare ogni evento dicendo: "è stato il demonio" se si tratta di una circostanza sfortunata, "è stato Dio" se è stata una circostanza fortunata, come se gli uomini fossero marionette. Avete notato che tutti questi esempi riguardano il direttamente il Cammino Neocatecumenale?
  • il facilismo di ogni specie: la faciloneria neocatecumenale è un perfetto risultato dell'ipocrisia del Cammino. "Il Signore salva a grappoli". "Quando il Signore mi toglie la mano dalla testa, ne combino di ogni". "Noi facciamo evangelizzazione". "Il Papa ci approva". "Apri la Bibbia a caso e leggi cosa ti sta dicendo il Signore".

domenica 23 dicembre 2018

Violenza e urla da indemoniati, poiché la verità è "un grosso danno al Cammino"

Niente di strano: è Kiko come al solito
Ho avuto la sfortuna di entrare nel cammino all'età di 20 anni, ero un giovane spensierato amante della vita che mi si stava presentando d'avanti, pieno di amici, uno sportivo, un musicista, cresciuto in parrocchia.

Approdo nel cammino su invito del parroco, dato che suonavo la chitarra e lo aiutavo in chiesa nell'animazione della Santa Messa. Fu lui ad invitarmi alle "catechesi" dato che era nata una comunità neocatecumenale ma non avevano chi suonasse la chitarra. Io ne fui molto onorato di partecipare visto che era frequentato già da persone che avevo visto in chiesa tutte le domeniche, mi fu molto facile aggregarmi: non entrai perché ero un lontano, non entrai perche drogato, non entrai perché disperato, non entrai perché la mia era una famiglia disastrata... entrai solo per curiosità, per continuare la collaborazione con il mio parroco, perchè vi conoscevo molte persone.

La mia fu una carriera fulminante: da subito responsabile e di conseguenza "catechista", ero un neocatecumenale convinto, parlavo e suonavo l'itagnolo, già mi vedevo su di una piroga sul Rio delle Amazzoni, la comunità mi sosteneva in tutto e per tutto ed io mi votai alla mia comunità, abbandonai la vita che fino allora conducevo per dedicarmi il 100% al cammino.

Il fatto di essere responsabile, durante una riunione di catechisti regionali a Porto San Giorgio, mi portò alla scoperta di una grossa menzogna da parte dei vertici del Cammino nei confronti di tutti noi che camminavamo.

Ingenuamente informai del fatto i miei fratelli d'equipe che invece di riflettere sull'accaduto mi denunciarono ai nostri "catechisti" che in modo subdolo e violento, con l'inganno, mi attirarono in casa di un fratello dicendomene di tutti i colori.

Don Kikolone in vacanza (è povero, lui, eh!)
Lo ripeto: avvenne con violenza, con urla da indemoniati (in casa mia non l'avrebbero potuto fare,i miei genitori di sicuro li avrebbero cacciati fuori, di casa) mentre i miei fratelli di equipe erano lì immobili e impassibili, loro non volevano credere a quello che io ingenuamente avevo riferito loro, rimasero lì impassibili del fatto perché avevano bisogno di qualcuno in alto che mi smentisse, avevano bisogno di qualcuno che mi rendesse ridicolo, riconsolidasse le loro fondamenta che erano state scosse dalla mia notizia.

Badate bene che il "catechista" che mi torchiò come un nazista della Gestapo mai disse che avevo mentito, ma solo che stavo facendo un grosso danno al cammino. Gratuitamente mi traumatizzarono dicendo che io annunciavo il "demonio", gratuitamente fui allontanato, gratuitamente fui emarginato, gratuitamente fui abbandonato.

Tutto questo scosse tanto la mia sfera emotiva che quasi impazzii. Cominciarono giorni bui di lotta con una voce che mi diceva di farla finita, che mi diceva come farlo e dove farlo, tutti i santi giorni per anni: la mia vita era completamente cambiata, la forza di affrontare quella "voce" non mi mancò mai anche perché vivevo in una famiglia "solida" che mi fu vicina, però ho impiegato molti anni per vincere quella "voce", gli anni più belli della mia gioventù, bruciati, gettati al vento da un'orda di falsi profeti. Che mi venissero a dire: "Il cammino non è per tutti": falsi ed ipocriti! E io ero uno di loro, e mi gettarono come una carta straccia di una caramella.

Scrivo tutto questo perchè come dal titolo della pagina "Nel cammino i miei problemi si sono moltiplicati" io testimonio che per me "nel cammino i miei problemi sono incominciati".
Nell'indifferenza totale di tutti.
(da: Ex NC)

venerdì 21 dicembre 2018

Perché i neocatecumenali non devono consentire che gli si facciano domande

PERCHÉ I NEOCATECUMENALI NON DEVONO CONSENTIRE CHE GLI SI FACCIANO DOMANDE

Nelle "catechesi iniziali" del Cammino, come è noto, non è possibile intervenire chiedendo spiegazioni o ponendo domande. É una prassi codificata, i "catechizzandi" possono solo ascoltare. L'abitudine, poi, è conservata dai kiko's anche all'esterno delle salette: mai un neocatecumenale risponderà davvero a una questione concernente il Cammino.

Qualche giorno fa, invece, io ci sono riuscito, addirittura con un sommo Pasqualone, attualmente autobattezzatosi "Jack" (qui sul blog, invece, si firmava "Shadyx").
Sono riuscito a convincerlo a rispondere a una questione. Praticamente il suo gruppo Facebook è al 50% dedicato a confutare la mia critica alla catechesi kikiana del "cieco nato", il quale come noto sarebbe guarito dalla cecità ripulendosi dal fango-sporcizia dei suoi peccati in virtù del Battesimo nell'acqua di Siloe; su questo aspetto ho interrogato Jack.
La domanda è stata semplice: "Il cieco nato poteva mai ricevere il Battesimo cristiano in un tempo nel quale ancora Gesù non aveva mandato il suo Spirito?".
Ecco, Jack udite! udite! un vero miracolo! si è messo a ragionare. Bisogna dargli atto che egli addirittura sa che il Battesimo cristiano è nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Avrà evocato un po' di pericopi:
    • “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali; costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco…”;
    • "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
      Il Pasqualone, allora, incalzato, ha realizzato che non si può parlare di Battesimo cristiano se non a partire dalla Croce e dalla Pentecoste.
      Con questa sua risposta, senza accorgersene, Jack ha smantellato cinquant'anni di catechesi di Kiko, affermando:
      "È ovvio che il Vangelo prefigura una rinascita in Cristo (quindi battesimo) è un percorso catechetico".
      Per Jack, quindi è ovvio che in Gv 9 c'è una prefigurazione del Battesimo, non un Battesimo. Quindi il cieco non si battezza (da solo, nel testo ), soltanto prefigura. Ma una prefigurazione del Battesimo può ridare la vista ripulendo i peccati del cieco nato? La prefigurazione di un Sacramento ha gli effetti del Sacramento?

      Tutto quello che Kiko narra è una balla, perché - come da tempo sostengo - se di Battesimo si può parlare è solo in termini di prefigurazione (in una allegoria che nemmeno è del tutto compiuta). E Jack, con la sua risposta, dimostra di condividere.

      L'altro Pasqualone, il gestore del gruppo il massimo, nella scala dell'ignoranza dei Pasqualoni ha aggiunto la sua chicca dicendo che per lui la cronologia dei fatti nel Vangelo non conta. Vale a dire che per lui il Battesimo prima o dopo la Croce e la Pentecoste è la stessa cosa.
      A questo punto il Pasqualone gestore mi ha bloccato su Facebook, definendo "spam" le mie argomentazioni…

      Jack, per la verità, una idiozia ermeneutica l'aveva sparata grossa – proprio lui che si dà l'aria di uno colto e sapiente:
      "Ma noi il Vangelo lo interpretiamo ora. La Catechesi che si fa ora si fa già con la consapevolezza di Cristo e del Battesimo. Il senso di una catechesi in ottica pre-cristiana quale sarebbe? Noi cristiani abbiamo già conosciuto il sacrificio di Cristo".
      Davvero? Nemmeno alla Dei Verbum ha dato uno sguardo:
      "12. Poiché Dio nella sacra Scrittura ha par per mezzo di uomini alla maniera umana, l'interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole.
      Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l'altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani".
      Avete capito le "lezioni" dei Pasqualoni neocatecumenali, quante balle in una breve discussione? Secondo loro il Vangelo andrebbe interpretato con le loro consapevolezze di oggi. Nemmeno con la fede: con le consapevolezze che ognuno ha… cioè le consapevolezze di Kiko, nel caso specifico. La cronologia degli eventi nel IV Vangelo non conta niente per loro. Per essi il Battesimo cristiano può essere considerato istituito prima della Croce e della Pentecoste. Per loro una prefigurazione del Battesimo possiede le facoltà del Sacramento, ripulisce i peccati (e anche sana il visus dei ciechi nati).

      Cari fratelli Pasqualoni, non vi conviene rispondere alle domande né mantenere gruppi aperti su Facebook, poiché finite sempre per rivelare i vostri errori: voi siete bloccati nel cervello, vi conviene stare rinchiusi nelle sale del regno di Kiko e nei vostri gruppi segreti, in quella specie di manicomio dove c'è chi si spaccia per «Giovanni il battista in mezzo a noi», chi fa il cieco nato e chi Lazzaro che esce dalla tomba. Là, perlomeno, le vostre eretiche balle non escono all'aria aperta inquinando la dottrina cattolica.

      mercoledì 19 dicembre 2018

      Criteri di ecclesialità: fratelli del Cammino, non ci siamo!

      Il 22 maggio del 1981 la Commissione Episcopale per l'apostolato dei laici della Conferenza Episcopale Italiana pubblicò la Nota Pastorale "Criteri di ecclesialità dei gruppi, movimenti, associazioni", che sarà poi aggiornata da una analoga Nota dal titolo "Le aggregazioni laicali nella Chiesa" del 29 aprile 1993. In questo documento dei Vescovi venivano illustrati i seguenti criteri di ecclesialità delle realtà laicali nella Chiesa: 
      Fra le tante immagini di Papa Francesco
      per gli auguri scelgono quella in cui gli
      hanno fatto onorare (presentandogliela a
      sorpresa durante una visita pastorale)
      la "Madonna di Kiko"
      (notare poi i palloncini neri...)

      1) ortodossia dottrinale e coerenza dei metodi e dei comportamenti; 
      [N.B. Il Cammino non ha una dottrina ortodossa, ma segue gli insegnamenti di Kiko]

      2) conformità alle finalità della Chiesa; 
      [N.B. È solo la Chiesa ad aver ricevuto il "mandato" di annunciare il Vangelo della salvezza in Gesù Cristo (Mt 28,18-20; Atti 1,8). 
      Nel Cammino si annuncia la salvezza solo se si partecipa alla propria Comunità, e solo se si seguono gli insegnamenti e volontà di Kiko. Nel Cammino l'incontro con Gesù Cristo non ti edifica mai e non ti fa sentire amato da Dio, ma è un incontro che ti distrugge, perchè Kiko e i catechisti ti fanno sempre sentire sbagliata e peccatrice... qualunque cosa tu faccia, anche cose buone e belle.
      - La Chiesa ha la finalità di essere un posto di comunione, dove i cristiani possano dedicarsi gli uni agli altri e onorarsi a vicenda (Rm 12,10), istruirsi a vicenda (Rm 15,14), essere gentili e compassionevoli gli uni verso gli altri (Ef 4,32), incoraggiarsi a vicenda (1Ts 5,11) e, la cosa più importante, amarsi a vicenda (1Gv 3,11). 
      Nel Cammino, con la scusa di essere sinceri si distruggono psicologicamente ed economicamente i propri "fratelli" di Comunità. Innumerevoli sono i casi di depressione, anoressia, bulimia... soprattutto nei figli di genitori in Cammino che non si sentono amati e stimati dai propri genitori. Moltissime madri che fanno il Cammino diventano donne depresse psicologicamente.
      - Altre finalità della Chiesa sono date in Gc 1,27: "La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo". La Chiesa deve quindi dedicarsi al compito di servire quanti sono nel bisogno. Questo include non solo condividere il Vangelo, ma anche provvedere ai loro bisogni fisici (cibo, vestiti, un tetto) quando è necessario e appropriato.
      Nel Cammino non si invitano mai i giovani o gli adulti a fare volontariato (tranne che per attività del Cammino stesso). Si chiede loro soltanto di dare "la decima" che ufficialmente va a sostenere le famiglie del Cammino più numerose e ufficiosamente va a finanziare la vita comoda dei supercatechistoni neocat e le idee megalomane di Kiko. Non c'è mai stata, da parte di alcuna comunità, una pubblica rendicontazione di come queste montagne di soldi ricevuti in nero vengano utilizzati. Neanche la neocatecumenalissima "Fondazione Famiglia di Nazareth" ha mai pubblicato qualcosa di ufficiale. Se chiedi qualche spiegazione vieni subito etichettata come "schiava di Mammona"... e mirano sempre a farti sentire in colpa.]

      3) comunione con il Vescovo; 
      [N.B. Nel Cammino si ha comunione con il Vescovo solo se quest'ultimo segue il Cammino, perchè appena un Vescovo li contrasta parlano male di lui, lo dichiarano "un Faraone", e cercano di migrare tutte le loro attività in un'altra Diocesi vicina.]

      4) riconoscimento della legittima pluralità delle forme associate nella Chiesa e disponibilità alla collaborazione con le altre associazioni.
      [N.B. Nel Cammino esiste solo il Cammino. Le altre associazioni cattoliche sono ritenute inutili e totalmente inferiori. Io non ho mai sentito Kiko parlare bene di qualche altro movimento e realtà ecclesiale, e soprattutto non ho mai visto i neocatecumenali fare comunione o collaborare con le altre realtà parrocchiali o associazioni] 

      Successivamente, il 30 dicembre 1988 Papa Giovanni Paolo II nella Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici stabilisce i criteri di ecclesialità in 5 punti, [così riassunti anche da Wikipedia (voce: criteri di ecclesialità)]:

      1) il primato della vocazione di ogni cristiano alla santità;
      [N.B. Le parole "ogni cristiano" significano anche dei "cristiani della domenica" o che seguono altre associazioni o realtà della Chiesa... ma i neocatecumenali pensano che fuori dal Cammino non c'è salvezza, ma solo disperazione e inferno]

      2) la confessione di tutta la fede cattolica;
      [N.B. Innumerevoli sono gli errori teologici e liturgici che Kiko ha commesso e che i neocatecumenali ancora adesso contribuiscono a diffondere nelle menti e nei cuori dei "fratelli" camminanti]

      3) la comunione col Vescovo e con tutte le altre realtà ecclesiali;

      4) la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa;

      5) l'impegno ad essere presenti, come "sale" e "lievito", nella realtà umana.
      [N.B. Spesso i neocatecumenali sono persone malviste anche da chi non fa il Cammino o dai colleghi di lavoro, perché ne percepiscono subito l'ottusità mentale e l'incapacità di confronto e dialogo. I neocatecumenali sono capaci solo di confrontarsi tra di loro all'interno delle loro salette.]

      (da: Annalisa)

      lunedì 17 dicembre 2018

      I "nuovi apostoli", cioè i cosiddetti "catechisti" del Cammino, laici

      Abuso liturgico: "comunione seduti",
      in attesa del segnale manducatorio
      Nostra traduzione da JungleWatch.





      Un ex neocatecumenale parla

      Nota dell'autore: il blog Jungle Watch riceve molte email e molti messaggi da ex membri del Cammino Neocatecumenale. La maggior parte di loro lo fa semplicemente per incoraggiarci discretamente a continuare ciò che facciamo col blog. Alcuni, di tanto in tanto, ci hanno permesso di pubblicare i loro resoconti. Ma NESSUNO DI LORO vuole far conoscere il proprio nome. Questo solo fatto dovrebbe dirci parecchio. Per quali motivi si ha tanta paura di vendette da parte di quello che si suppone sarebbe un autentico movimento approvato dalla Chiesa? Un movimento che si vanta di essere "accompagnato dallo Spirito, guidato da Gesù"...

      Da: anonimo

      Lo Spirito Santo ci accompagna!
      Gesù ci guida!

      Queste parole sono riconoscibili da chiunque abbia partecipato ad una "catechesi" neocatecumenale o sia stato membro di una comunità neocatecumenale. Sono fondamentalmente la pretesa di autenticità e la giustificazione che il neocatecumenato sarebbe ispirato da Dio, che ubbidirebbe a Dio e che sarebbe fedele al carisma dato da Dio. Questo ha portato il Cammino a disubbidire al Papa, al Magistero, alle legittime autorità della Chiesa.

      Il risultato, visibile in tutto il mondo e che sta ricevendo adeguata pubblicità, è che nella Chiesa si è creata una grande frattura che certamente non può essere frutto dello Spirito Santo!

      Alcuni membri del neocatecumenato dicono che dovunque viene annunciato Gesù si creano divisioni poiché chi ascolta è obbligato a scegliere per Gesù o contro Gesù. Questo è vero, MA quando tale affermazione è in relazione alla Chiesa, le cose sono diverse. Il sottinteso, qui, in relazione alla Chiesa, sarebbe che la Chiesa non è in comunione con Gesù e che il Cammino conosce Gesù meglio della Chiesa stessa.

      Tale conclusione non verrà mai affermata direttamente, ma suggerita a suon di sottili sottintesi. Sfortunatamente molti membri delle comunità restano catturati e sedotti da tali sottili sottintesi senza considerare le conseguenze esatte di ciò che viene loro detto.

      Invito i membri del Cammino Neocatecumenale a considerare con attenzione come la loro appartenenza all'organizzazione stia dando la possibilità alla leadership del Cammino di imporre la propria influenza dentro e fuori dalla Chiesa in modi assai poco chiari e tutt'altro che benevoli verso la Chiesa. In qualità di membri siete al corrente di ciò? Siete stati correttamente aggiornati e informati di ciò che Kiko sta facendo?

      Qualora vi rendeste conto che l'organizzazione è stata infiltrata da leader politicamente motivati e coinvolta in attività disoneste, criminali e sovversive, sareste ancora felici di offrirle la vostra adesione?

      Questo sotto è un estratto da "Life every day" di Jeff Lucas a proposito dei metodi di evangelizzazione usati da certi movimenti cristiani. Vi si possono notare alcune similarità coi metodi adoperati dal Cammino Neocatecumenale.

      Non c'è dubbio che molte persone, incluso il sottoscritto, hanno ricevuto beneficio dal Cammino e che si vedano m olti "buoni frutti". È vero che lo Spirito Santo accompagna il Cammino [sic]. La questione fondamentale è: questo garantisce autenticità e beneficio a tutta la Chiesa? Molti fedeli delle parrocchie neocatecumenalizzate non hanno un'idea precisa dell'influenza del Cammino nella Chiesa. Vedranno solo la situazione locale e riceveranno solo le informazioni che i canali ufficiali del Cammino concedono. Queste informazioni saranno presentate in modo favorevole al Cammino per evidenziarne i buoni frutti filtrando via qualsiasi possibile notizia negativa.

      La posizione ufficiale del Cammino sarà quella di sopprimere le informazioni sul coinvolgimento nello scandalo Vatileaks. O come l'appropriazione fraudolenta di beni ecclesiastici (come quello da 40 milioni di dollari nella sola isola di Guàm¹). Oppure l'essere stati beccati nel tentativo truffaldino di rifilare a Papa Benedetto XVI un'approvazione da firmare. O ancora l'utilizzo di informazioni ingannevoli per deviare l'attenzione dalla verità, oppure l'infiltrazione dell'ideologia comunista² o anarchica³.

      Kiko predica contro i pericoli dell'internet proprio mentre l'internet sfida il suo potere e la sua abilità nel limitare agli adepti l'accesso alle informazioni e il suo manipolare ciò che lui vuole che loro sappiano (e ciò che non vuole che sappiano).

      Dopo molti anni come membro del Cammino e avendo raggiunto la tappa finale dell'Elezione, posso personalmente affermare che ero totalmente convinto di essere sulla giusta strada. Ero dipendente da quei grandi emozioni dell'eucarestia settimanale ed ero convinto di essere su un percorso di conversione personale verso la santità con l'approvazione del Papa e della Chiesa.
      All'inizio ebbi una forte esperienza di conversione e divenni sempre più avvezzo alle pratiche devozionali della Chiesa. A prima vista, e secondo il mio giudizio razionale, sembrava tutto buono e avrei potuto essere considerato un zelante membro del Cammino. Tutti i membri della comunità facevano progressi nella propria vita spirituale, proprio come me.
      Ma a poco a poco certi faccende sgradevoli finirono per catturare la mia attenzione e a lungo andare ciò portò a farmi aprire gli occhi sulla realtà di cui facevo parte, giungendo infine a farmi decidere di abbandonare il Cammino.

      Prendere la decisione di abbandonare significava lasciare tutte le persone con cui ero stato strettamente in contatto per oltre vent'anni e ricominciare daccapo da solo. Ho pregato ogni giorno per i miei amici del Cammino affinché a loro volta aprano gli occhi. Sfortunatamente è probabile che loro siano proprio come ero io, a guardare solo verso sé stessi e a non considerare il quadro completo della situazione. Proprio come me, per gran parte ignari della realtà dell'organizzazione neocatecumenale e dei suoi vertici. Oggi mi vergogno di aver permesso a me stesso di venir così tanto manipolato nel supportarla.

      Alcune delle faccende sgradevoli:
      • un giovane africano si stava "alzando" davanti a Kiko durante il tipico raduno vocazionale a Porto San Giorgio: ho sentito Kiko gridargli in spagnolo "muoviti, altrimenti ti do un calcio in testa!", e ho visto i "catechisti" neocatecumenali ridere e approvare la sfuriata di Kiko;
      • sentir affermare che i carismi appartengono ora al laicato e che i cosiddetti "catechisti" del Cammino sarebbero i nuovi apostoli4;
      • bullismo e intimidazione contro i fratelli delle comunità per evitare domande e manifestazioni di dissenso;
      • autopromozione sfacciata del Cammino e denigrazione di qualsiasi opponente, inclusa la gerarchia ecclesiale;
      • travisamento dei fatti per coprire le appropriazioni indebite di assets, fondi, ecc.
      • costante aggiornamento degli obiettivi da raggiungere, per tener legati i fratelli al Cammino. Gli Statuti del Cammino dicono che bastano dieci anni per completare il Cammino; esperienze attuali parlano di circa trent'anni. Alla fine del Cammino i fratelli non vengono liberati per tornare alle loro parrocchie ma devono restare legati alle proprie comunità.
      In conclusione.

      Mi sono ripromesso di far notare ai membri del Cammino la realtà dei fatti, cosicché possano pentirsi (ripensarci), convertirsi (cambiare direzione e ritornare alla Chiesa), e smettere di affidarsi al Cammino.

      Note:
      1. Quello è il più famoso esempio di appropriazione indebita di beni ecclesiastici [qui a Guam], ma molti libri contabili delle parrocchie di t utto il mondo vengono abusati [dal Cammino].
      2. Il professor G. Gennarini è un membro di una famiglia italiana sulla costa est degli USA. È stato "catechista" neocatecumenale di tutti gli USA e corre voce che sia il successore di Kiko.
      3. Tra quei "Settantadue" eletti da Kiko, è noto che alcuni sono stati associati alle Brigate Rosse, tra cui un ex membro della squadra in Inghilterra, don M. Pello.
      4. I cosiddetti "catechisti" del Cammino, in ultima analisi, sono convinti che i vescovi sono tenuti a ubbidire loro e adorano compromettere uomini di Chiesa in posizione d'autorità in modo da poter esercitare il controllo su di loro.

      sabato 15 dicembre 2018

      Il Cammino Neocatecumenale è una deriva settaria all'interno della Chiesa

      Pubblichiamo un documento frutto di un'analisi di Sr Chantal-Marie SORLIN, responsabile dell’Ufficio Derive settarie (CEF) e delle riflessioni di don Dominique Auzenet, delegato alla Pastorale «Nuove credenze e derive settarie» ed esorcista diocesano.
      La Conferenza Episcopale Francese, infatti, di fronte alle denunce di consistenti gruppi di ex aderenti a gruppi o comunità religiose e laicali, ha deciso di adottare una vera e propria Pastorale che si occupi di identificare gli elementi a rischio deriva settaria di queste associazioni e, per quanto possibile, di combatterli, tutelando nel contempo le vittime di abusi psicologici e non solo.
      Ebbene, benché questo documento non si occupi specificamente di Cammino Neocatecumenale, lo descrive con fedeltà impressionante e, dalla quantità di link ad articoli del nostro blog, possiamo concludere che il Cammino non "ha" alcune derive settarie, ma che il Cammino Neocatecumenale, nel suo complesso, "è" una deriva settaria, probabilmente la peggiore e la più distruttiva nel panorama attuale della Chiesa Cattolica.
      Si consideri che nell'articolo non viene affrontato il problema degli abusi liturgici e della deriva teologica, altro campo in cui il Cammino Neocatecumenale non ha rivali per quantità e qualità.

      VITA NELLA CHIESA E INFLUENZA SETTARIA

      I – UNA GRIGLIA IDENTIFICATIVA DELLE DERIVE SETTARIE ANCHE ALL'INTERNO DI ISTITUZIONI ECCLESIALI

      Il servizio «Pastorale Derive Settarie» della Conferenza Episcopale Francese, diretta da suor Chantal-Marie Sorlin, ha recentemente redatto un documento che permette di valutare le derive settarie all'interno di una comunità religiosa facendo riferimento ad alcuni criteri.
      Per identificare tali derive, l'analisi si concentra su quattro aspetti del funzionamento deviante dei gruppi: il culto della personalità, la rottura con il mondo esterno, la manipolazione, l'incoerenza della vita.
      Tale testo è accessibile su vari siti Internet.
      Nell'esposizione, verranno fornite delle riflessioni complementari, con l'obiettivo di ampliare la prospettiva alle comunità non residenziali di varia natura e origine, che investono ormai la vita della Chiesa fino ai più alti livelli di responsabilità.
      Esaminiamo ora i quattro capitoli sottostanti.

      1. IL CULTO DELLA PERSONALITÀ



      Idolatria dei fondatori:
      «Carmen santa subito»
      e «Tutto ciò che il signore ispira a Kiko è buono»
      1.1 LA NASCITA DEL GRUPPO
      Una disfunzione nel discernimento delle vocazioni può avere conseguenze temibili. Non mancano esempi di candidati al sacerdozio respinti in una diocesi ma accettati in un’altra. Stessa cosa per quanto riguarda il riconoscimento di un’associazione di fedeli o di una comunità.
      I vescovi svizzeri hanno quindi appena ricordato questa esigenza: «Quando i candidati al sacerdozio o alla vita religiosa cambiano luogo di formazione o comunità, le informazioni tra i responsabili devono circolare in modo chiaro e preciso.»
      Riflessioni:
      Stessa cosa per quanto riguarda il riconoscimento di un'associazione di fedeli o di una comunità.
      Occorre esaminare da vicino il contesto socio-culturale dell'epoca della fondazione ed è altrettanto importante tener conto delle filiazioni a cui fa appello il fondatore e degli strumenti di formazione che privilegia.
      Alcune comunità cristiane sono state fondate in un periodo torbido, in cui la disgregazione morale della società sconvolgeva anche i fondamenti evangelici della vita ecclesiale.
      I membri tendono a considerarsi assediati, assumendo una posizione difensiva, da detentori della verità, convinti di aver ricreato all'interno della loro cerchia comunitaria un'atmosfera dottrinalmente pura.
      Questa cultura della "rettitudine" e della "fedeltà al Santo Padre" ha spesso come corollario lo sviluppo di uno spirito di superiorità. Convinti di essere gli unici salvatori della Chiesa, cercano di mettere in atto la propria rete. Nonostante le apparenze, tale "verità senza carità" si rivela altamente tossica.
      Kiko, il «profeta», la «verità» che cambia la vita
      1.2 IL CULTO DEL FONDATORE
      In alcuni gruppi accade che il fondatore o il superiore prenda il posto di Cristo: i membri del gruppo lo venerano, lo innalzano su un piedistallo, gli giurano un’obbedienza assoluta. Dio passa direttamente solo e soltanto attraverso di lui. La sua parola è… parola del Vangelo. E i suoi scritti arrivano a sostituire le Sacre Scritture, che ovviamente è possibile capire solo grazie alle spiegazioni del “maestro”.
      Un tale investimento nel fondatore permette in modo del tutto naturale di proclamarlo “Pastore a vita”.
      E ovviamente qualsiasi rivelazione di comportamenti scandalosi va incontro al diniego, alla denuncia di complotto e di persecuzione.
      Riflessioni:
      Questo investimento rischia di invitare la comunità a lanciarsi in un' "operazione di brillantezza" dell'aura del fondatore. La corsa alla beatificazione e alla canonizzazione ne è un'espressione eloquente.
      Nella maggior parte dei casi, le comunità sane non hanno un fondatore, ma un gruppo di fondatori.
      1.3 NIENTE SALVEZZA FUORI DAL GRUPPO
      Il gruppo non si presenta come complementare di ciò che già esiste, ma si concepisce come esclusivamente alternativo. È solo e soltanto attraverso di lui che passa oggi la salvezza della Chiesa.
      Tutto il resto è tacciato di tiepidezza, d’infedeltà, di modernismo.
      Da questo elitismo deriva il carattere “olistico” di tali comunità: tutte le vocazioni sono rivendicate nel gruppo, che basta così a sé stesso come un’“arca di salvezza” e una chiesa parallela.
      Il gruppo si vuole autosufficiente perfino nel discernimento o nell’accompagnamento: gli psicologi esterni sono il diavolo! A volte è fatto obbligo di confessarsi presso un solo sacerdote della comunità, poiché gli altri non sarebbero in grado di comprendere il carisma.
      La formazione si svolge rigorosamente all’interno e il pensiero del fondatore è fortemente enfatizzato.
      Riflessioni:
      Certe comunità sono a tal punto segnate dal fondatore che questi diviene il loro punto di riferimento assoluto, esclusivo e insuperabile.
      Ma altre trovano il loro punto di riferimento "al proprio interno", e nel loro stesso nome il "marchio di qualità" ecclesiale.
      Il fatto che questa realtà abbia solide basi non rappresenta un ostacolo a una sana rimessa in discussione?
      Non si corre il rischio di sviluppare il sintomo della "Chiesa autoreferenziale" denunciato da Papa Francesco? O ancora diventare senza dirlo una "Chiesa nella Chiesa"?

      1.4 AL DI SOPRA DELLE LEGGI
      Gli abitanti della “Città celeste” che costituisce il gruppo non appartengono più al mondo. Quindi, contrariamente alle ingiunzioni dei vescovi, non si versano i contributi sociali alla Cavimac… Per non parlare delle infrazioni a livello economico, o sul piano del diritto del lavoro, o alla normativa in materia di sicurezza. Peraltro, l’ambiguità giuridica del gruppo espone i membri recalcitranti a ogni sorta di abusi senza la minima possibilità di presentare ricorso.
      Riflessioni:
      In certe comunità si è potuto constatare come gli insegnamenti biblici inducessero una concezione deformata della Provvidenza divina, portando ad un fideistico infantilizzante, che svilisce il senso di responsabilità. Si cercava in questo modo di giustificare le infrazioni costanti e lo sfruttamento dei membri allo scopo di arricchire la comunità.

      2. LA ROTTURA CON IL MONDO ESTERNO

      2.1 LE ROTTURE
      Sono molteplici, e tali da rinchiudere la recluta in una vera e propria bolla completamente sconnessa dalla realtà:
      Riflessioni:
      Senza andare così lontano, come non notare gli squilibri introdotti nella vita delle giovani famiglie, esortare a mettere il loro tempo a disposizione dei servizi comunitari, o a sostenere il ritmo imposto dagli incontri comunitari? Come se la comunità fosse prioritaria rispetto alla famiglia…
      Certo, le giovani famiglie possono correre senza avere l'impressione di una mancanza di tempo; anche se forse un giorno il risveglio sarà più difficile. Ma i nonni, dal canto loro, si vedono costretti a subordinare i nipoti alle esigenze della comunità. È forse normale?

      2.2 CONTROLLO SULLA SCELTA DI CONFESSORI E DIRETTORI SPIRITUALI
      Riflessioni:
      L'infiltrazione, tentazione frequente della comunità, conduce più o meno alla sindrome della "chiesa nella Chiesa": se la comunità è potente,è in grado di "duplicare" le strutture diocesane già esistenti, con l'obiettivo di un'evangelizzazione performante. E allo stesso tempo imprigiona i suoi membri impegnati, limitando il loro paesaggio ecclesiale è un ripiego sul nutrimento intracomunitario.
      Finiranno tutti per bere a un'unica fonte…

      2.3 UNA FORMAZIONE CARENZATA, nutrita esclusivamente degli scritti del fondatore o di una selezione tendenziosa di autori. L’enfasi non è posta sulla Parola di Dio in quanto tale.

      Riflessioni: la formazione può anche non essere carente, ma univoca. La comunità orienta verso le buone formazioni, serie, e possibilmente esenti da quei virus troppo contaminanti nella Chiesa diocesana ordinaria.
      L'epoca in cui viviamo, con una società europea destrutturata al massimo, non rischia forse di favorire il pensiero ecclesiale "preconfezionato", elaborato dai responsabili della Comunità?
      Domus Galileae:
      lapidi con i nomi degli "eletti"

      2.4 UN LESSICO SPECIFICO DEL GRUPPO
      o tramite la creazione di nuove parole, o per cambiamento di significato delle parole usuali.
      Riflessioni:
      Non è solo il lessico, ma anche l'abbigliamento, il ritmo di vita, la liturgia, l'architettura, il modo di presentarsi, la strategia evangelizzatrice, ecc., che possono essere ambivalenti.
      Se da un lato rappresentano elementi di aggregazione che aiutano a costruire l'identità credente, dall'altro possono anche trasformarsi in un'influenza vincolante.
      Pertanto occorre sempre controllare il "gioco" della libertà offerta ai membri comunitari.

      2.5 LA MOLTEPLICITÀ DI DEVOZIONI SENZA LEGAME DI UNITÀ DOTTRINALE
      con sovrabbondanza di regole, segni e ascesi di ogni tipo, obbedendo all’ispirazione, ai capricci o alle trovate del responsabile. L’enfasi è posta sul demonio, il che spiega la frequenza delle liberazioni e degli esorcismi selvaggi; la visione dualista presenta il mondo come malvagio e ogni critica come una persecuzione dei “santi”.
      Riflessioni:
      In certi ambienti «apparizionistici» si ricorre alla consumata arte di sviluppare un business finanziario intorno a queste famose devozioni.

      2.6 CONDIZIONI DI VITA DISUMANE CON PERICOLOSE CONSEGUENZE PER LA SALUTE FISICA, PSICHICA E SPIRITUALE
      In queste comunità problematiche si ritrovano le stesse carenze che si manifestano nei gruppi settari in generale: carenze alimentari, carenze di sonno, carenza d’igiene di vita e di cure, estenuazione da lavoro, ecc. E se succede un incidente, l’irresponsabilità che l’ha causato viene nascosta elaborando un’interpretazione in chiave mistica dell’accaduto.
      Riflessioni:
      Queste interpretazioni «mistiche» possono riguardare ovviamente il cibo, a partire da demonizzazione ecologiche o da rivelazioni private.
      Ma possono anche influire sul sonno per eccessivo impegno nell'adorazione eucaristica o in preghiere notturne, che possono diventare una nicchia privilegiata per persone fragili.
      O sviluppare una concezione erronea della guarigione divina allo scopo di far desistere il soggetto dalle cure mediche necessarie.
      O ancora indurre a sviluppare un attivismo invadente e stressante, che quasi non lascia tempo per la preghiera, e ancora meno per il riposo personale.

      2.7 QUALE POVERTÀ?
      Ci si procura il cibo presso il Banco alimentare. I membri non sono iscritti alle assicurazioni sociali, ma richiedono la CMU. Il lavoro è per la gente del mondo, ma si pratica la mendicità presso i “veri” poveri: Ai pagani, le preoccupazioni del mondo… Tuttavia, la collettività in quanto tale non disdegna i beni immobili e altri investimenti onerosi.
      Riflessioni:
      Possiamo tutti scivolare dalla ricerca di povertà autentica alla messa in atto di una povertà pigra.
      Per esempio, la «mentalità da pascià», separazione semplicistica della componente spirituale da quella materiale: noi siamo al servizio della componente spirituale e della santificazione delle anime; grazie di provvedere al nostro sostentamento.
      O ancora, la «mentalità hippy»: ignorare e infrangere deliberatamente le leggi dell'economia, le disposizioni di sicurezza anti incendio, dell'igiene alimentare, con il pretesto di promuovere la semplicità, la flessibilità, la carità…
      Avere in bocca la parola «Provvidenza» senza preoccuparsi minimamente del prezzo dei beni, come se la cosa non riguardasse queste persone, è segno di una spiritualità sviata.
      2.8 UNA DISINCARNAZIONE
      Alcuni gruppi, per via della loro concezione e del loro sistema, hanno reciso il legame che unisce i figli ai genitori: l’autorità parentale viene per così dire trasferita al “pastore” e i figli diventano figli della comunità; l’immagine dei genitori ne risulta sminuita.
      Quanto alla sanità: un evidente bisogno di trattamento terapeutico lascia posto a una pericolosa parola d’ordine: «Il Signore guarisce! Noi ci crediamo.»
      Riflessioni:
      L'accettazione del dovere di stato, il discernimento delle priorità, la preoccupazione di verificare gli equilibri sono tre mezzi da utilizzare per evitare di lasciarsi trascinare in progetti mirabolanti che finiranno per calpestare l'umanità delle persone.
      Gesù non è stato estraneo alla vita ordinaria, anzi, l'ha accettata e vissuta in pieno per trent'anni. Vivere da cristiano non è il sogno di un destino straordinario, ma l'apprendimento dell'amore ordinario vissuto nel quotidiano..
      Quando un'esperienza spirituale importante, o ancora una vita comunitaria pregnante, giungono a turbare la vita familiare, nei suoi equilibri (tensioni eccessive) e nelle sue relazioni (rottura con i parenti), occorre porsi in fretta le domande opportune.

      2.9 DOLORISMO E CULTO DELLA SOFFERENZA
      Le difficoltà – obiettive – incontrate sono sublimate con l’invito al sacrificio. La sola risposta è del tipo: «Soffrendo,porti la croce che salva i tuoi amici; se vivi la croce significa che sei sulla buona strada, molto vicino a Gesù; se stai male significa che cresci lottando contro le tue debolezze; se soffri è perché non ti sei ancora convertito a sufficienza»; «Se non hai retto è perché non preghi abbastanza; significa che non ti sei ancora spogliato completamente di te stesso».
      Occorre sottolineare, in alcuni gruppi, la proporzione rilevante di membri in cattive condizioni di salute: in particolare, depressioni, tentativi di suicidio, suicidi, comparsa o aggravamento di malattie psichiatriche.

      3. LA MANIPOLAZIONE


      Proselitismo con figli al seguito
      3.1 IL PROSELITISMO
      I membri del gruppo organizzano delle uscite dalla loro cittadella allo scopo di andare a convertire gli altri, che si presume vivano nell’ignoranza e nell’errore. All’esterno, l’alterità non è oggetto di interesse o di curiosità, o promessa di arricchimento. L’altro è davvero accettato solo negandone la differenza e l’apporto. Il suo interesse risiede solo nel fatto di essere un potenziale convertito.
      Riflessioni:
      Tutto ciò ha anche a che vedere con la castità.
      Quest'ultima caratterizza il nostro atteggiamento di profondo rispetto all'altro , nel complesso delle nostre relazioni umane.
      Rispetto delle opinioni altrui, ascolto attento delle persone, rifiuto di giudicare, di etichettare, di chiudere in una scatola, di mettere la mano sull'altro, di nutrire una curiosità malsana nei suoi confronti… Questa delicatezza è l'espressione della castità.
      Viceversa, la sua assenza si esprime tramite atteggiamenti di seduzione, di predazione, di dominio, di manipolazione, di violenza psicologica…

      3.2 IL RECLUTAMENTO VOCAZIONALE
      Bisogna sedurre e portare in comunità. Il reclutamento è rapido, le prede sono spesso giovani e senza grande esperienza. Se, malgrado tutto, il bersaglio si pone delle domande, lo si mette sotto pressione, convincendolo che il dubbio è opera del demonio. Il reclutatore è un esperto nell’arte della doppia costrizione. Richiamiamo soltanto il canone 219 del Codice di diritto canonico: «I fedeli godono del diritto di non essere sottoposti ad alcuna costrizione in merito alla scelta di uno stato di vita.»
      Riflessioni:
      L'attuazione - più o meno esplicita - di un vero e proprio potere di seduzione può diventare uno stile di vita. Tale spirito di seduzione riveste molteplici forme nel comportamento della personalità, nel tono della voce, nelle prese di posizione, nel vissuto relazionale: mellifluo, ossequioso, ammaliatore, sentimentale o sessuale, subdolo, canzonatorio, bugiardo, insinuatore, perverso
      La si potrebbe quasi definire una predazione organizzata.
      «Cosa sarebbe la "pastorale delle vocazioni" se si trattasse di una tecnica di reclutamento, con tanto di agenti reclutatori e reti di influenza?
      Cosa ne sarebbe delle persone che, adescate da queste reti, dovessero rendersi conto un giorno di essere state strumentalizzate e brandite come segno di una buona prestazione spirituale, con proposte pie dietro le quali si nascondono pratiche meno confessabili?
      Alla lunga, queste forme di gestione spirituale si rivelano pericolose, malgrado i risultati positivi che ottengono nell'immediato.»
      (Mons. Claude Dagens, "La pastorale delle vocazioni non è una strategia" La Croix dell'8 luglio 2014).

      3.3 LA CONFUSIONE DEI FORI ESTERNO E INTERNO
      I ruoli di confessore e direttore spirituale (foro interno) non devono mai essere confusi con l’incarico di superiore (foro esterno). Eppure, ci si accorge che questa confusione è molto comune.
      Allo stesso modo, il sostegno psicologico non dovrebbe mai essere effettuato all’interno di una comunità o di un’associazione cristiana, per tutelare la libertà delle persone e ridurre le interazioni:
      presa di potere, lotta d’influenza, rischio di concertazione senza riguardo per il segreto del sostegno, gaffe varie e indiscrezioni che scaturiscono e si spandono velocemente in un ambiente
      ristretto. Se una stessa persona gestisce i ruoli comunitari importanti, il sostegno spirituale e psicologico, e perfino la confessione, non è difficile capire quanta influenza possa esercitare sulle persone. Questa distinzione tra pubblico e intimo è anche distrutta dalla moda della “trasparenza”,
      in altre parole dalle confessioni pubbliche. Sotto l’apparenza di fraternità e compassione, l’intimità salutare dell’individuo è calpestata, forzando la persona a una sorta di esibizionismo psico-spirituale, che in definitiva è sinonimo di stupro psichico.
      Riflessioni:
      La distinzione tra foro interno e foro esterno è un concetto fondamentale per la vita spirituale.
      Tutto ciò che ha attinenza con la vita privata e intima, che si condivide con un confessore o con un accompagnatore spirituale sotto il sigillo della fiducia, appartiene al foro interno e non può essere divulgato a terzi senza l'autorizzazione dell'interessato.
      Nel diritto canonico, il giudizio di un atto del foro interno avviene in rapporto alla coscienza personale.
      Ciò che viene fatto in rapporto della società, degli altri, appartiene invece al foro esterno e il giudizio degli atti commessi avviene riferendosi a criteri oggettivi esterni.
      Questa confusione è lo strumento numero uno messo in atto per sfociare in derive gravi.
      La porta è aperta agli abusi di potere, all'onnipotenza del «guru» che, nell'esercizio della propria autorità, rafforza le sue ragioni «visibili» con ragioni «invisibili» e private.

      Kiko crea, Kiko dirige, Kiko celebra, onore a Kiko!

      3.4 DEI VOTI PARTICOLARI
      Mai parlare male del fondatore o di un qualunque superiore e denunciare immediatamente quanti infrangono questo voto. Si sente anche parlare di un voto d’unità: le critiche (vale a dire ogni minima domanda legittima od ogni minima riflessione personale) e le disobbedienze mettono in pericolo la fraternità.
      Riflessioni:
      L'autorità religiosa può purtroppo derivare verso l'oppressione.
      La tradizione cattolica ha visto svilupparsi concezioni e pratiche mirate a prevenire - anche se non sempre con successo - gli abusi di potere religioso: basti pensare alla funzione critica della riflessione teologica, alla presa di decisioni collegiale o sinodale, alla pratica della accettazione da parte del popolo di Dio delle decisioni prese e al ruolo insostituibile della coscienza personale.
      L'assenza di uno spazio riservato a questi quattro aspetti deve far sorgere qualche domanda.

      3.5 IL SEGRETO IMPOSTO COME REGOLA ASSOLUTA
      Poiché si suppone che la funzione di tali associazioni sia quella di servire la Chiesa, tutti i membri dovrebbero poter dialogare apertamente e liberamente con i membri della gerarchia, ogniqualvolta si renda necessario. Quando si compiono opere buone, non si ha paura della luce. Succede invece che venga proibito di parlare con il vescovo locale, giudicato incapace di comprendere il carisma
      Allo stesso modo, si fa uso di tutta una documentazione interna che deve rimanere nascosta.
      Riflessioni:
      Se da un lato si può considerare normale il fatto che non tutti abbiano accesso a tutto, sta di fatto che le persone esterne percepiscono un'opacità quasi totale sulle modalità di governo, sulla gestione finanziaria, ecc.
      Perfino all'interno si riscontrano spesso rotture di comunicazione tra i vari livelli o settori, che favoriscono tale opacità. Con l'arrivo delle nuove comunità, si può quindi percepire una sorta di diffusione di cultura del segreto perfino all'interno della Chiesa, come non era mai accaduto prima a questi livelli.
      Tra l'altro, si pone così la questione della responsabilizzazione dei battezzati nelle comunità: entrandovi, rischiano di acconsentire inconsapevolmente a una certa formattazione che può sviare in infantilizzazione.

      3.6 BUGIE, INGANNI E DISSIMULAZIONI
      La dissimulazione può aver luogo fin dall’inizio, ovvero per ottenere l’approvazione (documentazione presentata alle autorità e documentazione “interna”, alla quale i membri stessi non hanno accesso). Successivamente, anche quando l’autorità riesce a penetrare all’interno del funzionamento del gruppo, quest’ultimo fa di tutto per sottrarsi al controllo e alle misure intraprese per migliorare la situazione.

      Riflessioni:
      In un'ottica di potere, il gioco del gatto e del topo diventa uno sport da cui le comunità rischiano di uscire vincitrici. Viceversa, le relazioni di fiducia presuppongono vulnerabilità, trasparenza, rinuncia ad atteggiamenti di potere, sia da parte dell'autorità ecclesiale che della comunità, cosa che ovviamente presuppone il drastico rifiuto del doppio linguaggio.

      3.7 L’AUTORITARISMO DEL RESPONSABILE E LA SOTTOMISSIONE DEI MEMBRI
      L’obbedienza – si tratta perfino di sottomissione – è innalzata al rango di somma virtù: ciò avviene in modo incondizionato e infinitamente più marcato rispetto a una comunità religiosa tradizionale. Ma la vera obbedienza non è sinonimo né di autoritarismo, né d’infantilizzazione.
      Passa anche attraverso la mediazione e non è caratterizzata da colpi di bacchetta magica del tipo:«Dio mi ha detto»… Non è forse vero che i “capetti” possono lasciarsi prendere da una forma di godimento nel consigliare e nel comandare?
      Riflessioni:
      Di capetti ve ne sono dappertutto: nelle famiglie, nelle società, nelle imprese, e anche all'interno della Chiesa, dal momento che è dotata di una struttura gerarchica.
      La mentalità del «capetto» è prima di tutto una configurazione psicologica.
      Spetta al responsabile della formazione individuarla. In seno alla Chiesa cattolica ciò solleva la questione della formazione alla psicologia, anche per i vescovi.

      3.8 IL DUBBIO È OPERA DEL MALIGNO
      «Decisi di comunicare i miei dubbi e le mie domande al fondatore. La sua risposta è stata corta e precisa: “Sento che non fai più parte della comunità.” Ben undici anni di vita comune, di fede comune, spazzati via da queste poche parole scritte su un foglietto di carta. In questo sistema di certezze, non c’era posto per dubbi e domande. Rispondere ai dubbi significava ammettere la possibilità di averne. L’esclusione era l’unica risposta. L’anzianità, l’impegno solenne a vita, i sacrifici fatti, l’energia profusa senza contare non avevano più alcun valore…»
      Riflessioni:
      La demonizzazione di colui che solleva dubbi è solo l'ultima tappa di un atteggiamento che consiste semplicemente nell'ignorarlo, o nel fargli presente che lo si comprende, ma di fatto ignorando le sue osservazioni o le sue domande.


      Spaventose imitazioni
      delle "opere" di Kiko
      3.9 UMILIAZIONI E SENSI DI COLPA INFLITTI
      Il ribelle, colui che fa molte domande, non gode mai di buona reputazione in una comunità deviante. E in generale paga i suoi sgarri a caro prezzo, a suon di umiliazioni e sensi di colpa inflitti: « Spiegarsi significa diffidare… la depressione è il rifiuto di Dio… amare significa scendere nel fango… tacere significa amare… la tensione è frutto soltanto della nostra cattiveria… riposarsi significa non amare a sufficienza… rivendicare significa essere egoista… difendersi significa ribellarsi al Vangelo». Quanto a coloro che non si annullano nella sottomissione silenziosa e che rischiano quindi di contaminare gli altri, sono semplicemente cacciati via. All’interno li si copre di calunnie:il ribelle è un Giuda. La dinamica relazionale si semplifica all’estremo: sottomissione o esclusione. Negoziare verbalmente è impossibile, siamo in una situazione di tutto o niente.
      L’altro è ridotto allo stato di oggetto: è assimiassorbito o respinto. Non può essere soggetto di parola, e quindi partecipare a un dialogo. Una parola diversa, infatti, suscitando il dubbio, crea angoscia nel gruppo e mette in moto i meccanismi di difesa che culminano nell’esclusione. All’interno del gruppo, l’alterità è insopportabile.
      Riflessioni:
      Gli specialisti della manipolazione conoscono bene questo fenomeno di mobbing finalizzato all'eliminazione. A questo scopo si può ricorrere ad ogni sorta di tecniche che colpiscono la persona stessa, le modalità e la natura del suo lavoro, la sua posizione sociale all'interno della comunità.
      La dinamica relazionale si semplifica all'estremo:sottomissione o esclusione. Negoziare verbalmente è impossibile, siamo in una situazione di tutto o niente. L'altro è ridotto allo stato di oggetto: è assimiassorbito o respinto. Non ha diritto alla parola e quindi non può partecipare a un dialogo.
      Una parola diversa, infatti, suscitando il dubbio, crea angoscia nel gruppo e mette in moto i meccanismi di difesa che culminano nell'esclusione. All'interno del gruppo, l'alterità è insopportabile.

      3.10 L’ABBANDONO
      • In che condizioni relazionali? Le partenze vengono sempre nascoste agli altri membri. Inoltre, nessuno rivolgerà più la parola al traditore. E poiché l’adepto aveva già tagliato i legami con tutte le sue conoscenze precedenti, si ritrova solo.
      • In che condizioni economiche? Ciò che ha portato al suo arrivo, ciò che ha costantemente versato nella cassa comune, è un dono, no? Dopo aver forse abbandonato una professione, dopo aver lavorato sodo per anni – ovviamente a titolo gratuito e senza assicurazione sociale – colui o colei che lascia il gruppo si ritrova nudo/a come Giobbe… Eppure il canone 702 par. 2 del Codice di diritto canonico stipula che l’istituzione continuerà a comportarsi con equità e carità evangelica nei confronti del membro che è partito.
      • In che condizioni fisiche e psichiche? La vita è stata talmente difficile che la persona ne esce annientata. Alcuni sono ancor più gravemente distrutti a livello psichico: quante depressioni, quanti tentativi di suicidio, quanti suicidi! Le persone, infatti, sono afflitte da sensi di colpa e si ritrovano a fare i conti con un sentimento di fallimento totale.
      • In che condizioni spirituali? Alcuni conservano la fede, perché prima di questa sfortunata esperienza che hanno vissuto avevano davvero incontrato Cristo. Molti, invece, non vogliono più sentirne parlare


      4 L’INCOERENZA DELLA VITA

      4.1 LA VITA “STRAORDINARIA" DEI CAPI
      Anche solo per una questione di carità: nei confronti dei più deboli, nei confronti delle persone la cui situazione economica è cambiata, nei confronti degli altri componenti della Chiesa, ecc.
      Il fondatore dovrebbe consumare gli stessi pasti e attenersi alle stesse regole e costituzioni applicate nella comunità.
      Riflessioni:
      La cecità della Chiesa sulla doppia vita dei fondatori non è che la conseguenza di due atteggiamenti ben radicati: il suo rifiuto di ascoltare veramente le vittime e la sua ignoranza della perversità delle derive settarie in generale, e al suo interno in particolare.
      Il punto più basso è stato raggiunto probabilmente con il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel.
      Numerosi segni mostrano che non è servito da lezione.
      Ecco un esempio, senza andare a cercare troppo lontano: il terzo congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, organizzato a Roma dal 20 al 22 novembre 2014 dal Pontificio Consiglio per i Laici, si è svolto presso il collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae. Tenere questo congresso un una struttura dei Legionari di Cristo non è neutro. È un segno forte.
      Se una struttura creata dal più corrotto di tutti i fondatori viene scelta dal Vaticano come sede di un congresso di questa portata, significa che le altre comunità che possono essere implicate in altri abusi non devono minimamente preoccuparsi.

      4.2 IL DENARO
      La comunione dei beni:
      data la scarsa stabilità offerta dalla vita moderna e la probabilità che dei membri abbandonino la comunità dopo qualche anno, c’è un vantaggio nel mettere i beni di un membro al sicuro fino alla sua morte, in modo tale che se decide di partire, tali beni possano
      servire a soddisfare i suoi bisogni una volta uscito dalla comunità. Ma al momento della partenza l’adepto se ne va spesso nudo come Giobbe, sebbene il Codice di diritto canonico parli di equità.
      Si capisce allora come, data la situazione, un adepto con un minimo di buon senso non abbia più la forza di partire.

      • Lo sfruttamento del lavoro dei membri.
      • La gestione finanziaria dovrebbe essere sempre onesta e trasparente. Tuttavia, certi gruppi sono esperti nell’arte di mettere in piedi false sotto-associazioni o associazioni fantasma.
      • I doni e le captazioni di eredità.

      Riflessioni:
      Il volontariato, la gratuità e il disinteresse sono fortemente incoraggiati, se non espressamente richiesto.
      Sono tutti comportamenti lodevoli, ma certe comunità sono scivolate, forse senza nemmeno accorgersene, verso uno «sfruttamento» della disponibilità o dell'idealismo dei loro membri, delle loro reti o delle loro offerte. Tali membri fungono allora da manodopera domestica a buon mercato - cucina, cura della casa e del giardino - ma anche di fornitori di fondi, facendo alla comunità e al gruppo cospicue offerte, perfino di una parte dei propri beni.
      In questo caso bisognerebbe potersi assicurare che i mezzi raccolti servano appunto a perseguire gli scopi che la comunità si prefigge. Ma spesso la gestione finanziaria è tutt'altro che trasparente.

      4.3 I COSTUMI
      Qui abbiamo a che fare con reati, perfino reati ben conclamati: pedofilia, stupri, palpeggiamenti, efebofilia

      CONCLUSIONI
      Beninteso, un solo criterio non può essere sufficiente per identificare un gruppo a derive settarie.
      Solo un insieme di criteri correlati permette di prendere coscienza del carattere patologico di una comunità o di un’associazione.
      Ma di fatto sorprende sempre constatare che molti dei sintomi descritti ricorrono regolarmente in un certo numero di gruppi di cui si sente parlare attualmente.
      Peraltro, tutte le derive evidenziate in alcune comunità cattoliche sono in fin dei conti identiche a quelle che si riscontrano nei gruppi settari in generale. Le tre tentazioni del potere, dell’avere e del godere sono a tutti gli effetti universali.

      Analisi di Sr Chantal-Marie SORLIN, responsabile dell’Ufficio Derive settarie (CEF)
      Marzo 2014
      Riflessioni di don Dominique Auzenet, delegato alla Pastorale «Nuove credenze e derive settarie» ed esorcista diocesano.
      Tratte dal libro «Dall'abuso alla libertà. Derive settarie all'interno della Chiesa. Testimonianze e riflessioni» a cura di Vincent Hanssens.