lunedì 30 ottobre 2017

Lettera aperta a Kiko da un sacerdote del Cammino: noi, maltrattatori dell'Eucaristia

Vi presentiamo una lettera di un sacerdote del Cammino che, dopo aver riconosciuto le gravi irrispettosità che questo itinerario cosiddetto "di fede" trasmette ai propri aderenti e persino ai propri seminaristi, propone a Kiko di porvi rimedio, per tutelare il Tesoro della Chiesa, l'Eucaristia, e "riformare" il Cammino.
La lettera aperta è del 2013, quindi ormai data da quattro anni. Possiamo constatare come per Kiko sia rimasta lettera morta, e quindi concludere che:

"ECCLESIA SEMPER REFORMANDA, ECCLESIA KIKA NUMQUAM"

(la Chiesa deve sempre riformarsi, la chiesa di Kiko mai).


UMILE PROPOSTA DI MIGLIORAMENTO DELLA PIETÀ EUCARISTICA DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE, DA PARTE DI UN SEMPLICE SACERDOTE DEL CAMMINO A BARCELLONA (SPAGNA)
ECCLESIA SEMPER REFORMANDA
Kiko Argüello
Sede Internazionale del Cammino Neocatecumenale
Roma, Italia 

Stimato Kiko, sono un sacerdote del Cammino che cammina con la nona comunità di San Vincenzo dela Horte, vicino a Barcellona.
Un sacerdote mio amico, della diocesi di Sant Feliu di Llobregat (suffraganea di Barcellona), mi invitò a fare le catechesi. Io le feci perché mi attraeva, da molto tempo, l'idea di far parte di una comunità di cristiani, giovani e adulti, che vanno a predicare la Buona Notizia per le strade alla gente.
Mi piacquero le catechesi, ma la "catechesi" parallela del diavolo mi convinceva di più: «Come ti vai a mettere in una comunità di cui tu non sei responsabile? Tu sei un sacerdote, e un sacerdote deve essere lui a condurre, nel nome di Cristo!».
Perciò avevo deciso di non andare alla cerimonia della consegna della Bibbia, alla fine delle catechesi. Successe però qualcosa di sorprendente che mi spinse a cambiare idea.
Nel confessionale della mia parrocchia, durante una direzione spirituale, una giovane donna della Colombia, che non conosceva il cammino, mi disse: "Padre, mentre lei celebrava la messa, ho avuto la visione di un vescovo che le consegnava una Bibbia. Non ho capito perché un vescovo dovesse consegnarle la Bibbia, ma più tardi il Signore, davanti al Santissimo, mi ha detto: 'Tu dillo al padre, lui capirà' ".
Questa stessa cosa la raccontai alla cerimonia della consegna della Bibbia, presieduta dal signor vescovo della diocesi Augustin Cortes.
Il giorno seguente quella giovane donna colombiana, che ha visioni e locuzioni interne del Signore e della Vergine fin da piccola, mi disse che, uscendo dalla chiesa parrocchiale, una voce malevola e tenebrosa le disse: "Questa me la pagherai molto cara!" 
Quindi è molto chiaro, per me e per molti, che il Signore vuole il Cammino e che il demonio non lo vuole. E soprattutto il demonio non vuole che noi sacerdoti entriamo nelle comunità, perché sa molto bene che sono un cammino di umiltà, e pertanto di salvezza, per noi e per molte persone! 
Però, Kiko, c'è qualcosa che mi preoccupa molto, ed è il motivo di questa lettera.
Mi preoccupa la carenza di pietà eucaristica e la carenza di attenzione e di delicatezza nel trattare l'Eucaristia. 
Un giorno c'era l'adorazione del Santissimo in una parrocchia del Cammino. Erano presenti tutte le comunità. Nessuno però si inginocchiò davanti al Signore.
Una volta ebbi l'occasione di fare una visita catechetica alla Sagrada Familia di Barcellona (sono stato lì 8 anni come seminarista diacono e vicario) con un gruppo di una cinquantina di seminaristi con i propri formatori, provenienti da vari seminari Redemptoris Mater della Spagna.
Quando andammo all'Agape in una parrocchia di Barcellona, dopo la visita alla Sagrada Familia, nessun seminarista e nessun formatore (sembrò a me) andò a salutare il Signore nel Tabernacolo.
Allo stesso modo ho osservato che praticamente nessuno delle comunità va a salutare il Santissimo prima e dopo l'Eucaristia.
Piuttosto, la cappella del Santissimo si trasforma in un ripostiglio dove lasciare le cose.
Parlando con un sacerdote latino-americano, commentava molto infastidito che nella sua parrocchia ha dovuto affrontare le comunità perché "non si inginocchiano (davanti al Santissimo) né mi rispettano come parroco quando richiamo la loro attenzione sopra questi ed altri temi importanti"
Nessuno si inginocchia davanti a Gesù

Inoltre mi preoccupa che, nel dare la comunione con coppe tanto grandi e tanto piene di vino, cada per terra (l'ho visto personalmente più di una volta, con gran dolore per la mia anima).
Un giovane mi spiegava recentemente che aveva smesso di assistere alle Eucaristie del Cammino perché aveva visto qualcuno, più di una volta, scuotere le briciole del pane dopo essersi comunicato.
Allo stesso tempo mi preoccupa (e ho sentito esprimere questa preoccupazione anche da laici) che si dà la comunione a tutto il mondo senza avvisare preventivamente che è necessario essere in grazia di Dio per comunicarsi degnamente. 
Kiko, molti ci accusano di non avere sufficiente amore per Gesù, realmente presente nell'Eucaristia. E l'accusa ha un certo fondamento.
L'Eucaristia, come tu sai molto bene, è il Tesoro della Chiesa. Lì è realmente presente il Signore, nostro Dio e Redentore.
Mi rallegra sapere che, nella Casa del Cammino in Galilea, vicino al lago di Tiberiade, c'è l'adorazione perpetua del Santissimo, con un seminarista del Cammino sempre presente. 
Kiko, è urgente che arrivi da parte tua a tutte le comunità un segnale di allarme: trattiamo con tenerezza l'Eucaristia!!
  • Inginocchiamoci davanti al Tabernacolo. Lì c'è il Signore!
  • Che le cappelle del Santissimo siano sempre rispettate come luoghi di preghiera e di adorazione;
  • Che i sacerdoti del Cammino facciano lo sforzo di essere disponibili per le confessioni prima dell'Eucaristia perché la gente possa comunicarsi in Grazia di Dio;
  • Diamo la possibilità di ricevere l'Eucaristia in ginocchio e direttamente alla bocca. E avvisiamo che quando la si riceve in mano, lo si faccia con molta attenzione e cura;
  • Che il Sangue di Cristo venga ripartito in calici più piccoli e sempre in modo da impedire che il Sangue di Cristo vada a terra (per esempio, con un corporale o purificatore sotto la bocca e mai passando il calice oltre i banchi e le sedie, in difficile e precario equilibrio).
Beve dalla coppa-insalatiera

Kiko, che nessuno possa provarsi a dire che non amiamo a sufficienza Gesù, realmente presente nell'Eucaristia. Al contrario, che si possa dire: "Nessuno vezzeggia e tratta con tanta tenerezza l'Eucaristia come quelli del Cammino".
Sono convinto, Kiko, che se questo si realizzerà, il Cammino di moltiplicherà per 10 e per 100. E allora sì che saremo pronti per evangelizzare la Cina e per la Nuova Evangelizzazione del Mondo intero.
Che la Vergine Maria, Fondatrice, Madre e Regina del Cammino, ci aiuti con la sua potente materna intercessione.
Che ci aiutino anche tutti gli Angeli , Santi e Sante del Cielo.
Amen. 
Ricevi l'abbraccio di un sacerdote che ti ammira e prega per te, per Carmen e per il Padre Mario. E, a partire da oggi, per tutta l'equipe internazionale di Roma. Un saluto speciale al Padre Sotil, catechista dei catechisti della mia parrocchia, sacerdote del nostro episcopato e mio buon amico.
un semplice sacerdote di Dio Altissimo
Sant Feliu de Llobregat (Barcellona, Spagna) 24 ottobre 2013
Festa di S.Antonio Maria Claret, sacerdote catalano, fondatore dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria, infaticabile Apostolo, come te, Kiko, dell'Amore di Dio
Lugubre tabernacolo in un seminario RM:
insieme a Gesù, e con lo stesso onore, viene custodito
un vangelo. Davanti, nessun inginocchiatoio, solo sedie.
Nota: un giorno ho accompagnato padre Farnés, già anzianotto, a casa sua, dopo la celebrazione della festa patronale della parrocchia vicina. Naturalmente, durante il tragitto, abbiamo parlato di tutte queste cose ed egli mi ha ascoltato con attenzione.
Lo considero qualcosa di provvidenziale perché, come disse lui stesso all'inaugurazione dell'Istituto di Teologia di Barcellona, diversi anni fa, davanti a te e a Carmen e al Cardinale di Barcellona, Carles, in una sala delle riunioni del Seminario Conciliare Diocesano affollata di gente che ti ascoltava con entusiasmo: «a Barcellona possiamo essere orgogliosi di dire che qualcosa di così grande come il Cammino Neocatecumenale è nato "liturgicamente" nelle classi del prestigioso Istituto di Liturgia di Barcellona».
Ebbene, da Barcellona, da parte di un semplice sacerdote che cammina in una delle mille e mille comunità del Cammino sparse nel mondo, parte una umile, ma allo stesso momento ambiziosa, iniziativa di migliorare la nostra pietà eucaristica, che darà senza dubbio molto frutto se tu consideri opportuno, Kiko, proporla a tutti con l'aiuto di Dio e della Madre di Dio.
ECCLESIA SEMPER REFORMANDA!
Pescator, pescator che peschi?

Alcune correzioni alla prima versione della lettera:
1. La lettera è stata inviata a titolo personale, non dalla Segreteria della Diocesi come Segretario della Diocesi, ma come semplice sacerdote di Dio Altissimo. Chiedo umilmente scusa per il difetto di forma della prima lettera.
2. Non si fa riferimento ai 10 seminari Redemptoris Mater di Spagna, ma solo ad alcuni di essi.
3. Si corregge l'espressione "maltrattatori dell'Eucaristia" con "non sufficiente amore per Gesù realmente presente nell'Eucaristia".

sabato 28 ottobre 2017

Il video che distruggerà il cammino

Dal mamotreto della Convivenza di inizio corso 2015 Kiko dice:
«Avete visto il video che ci è piaciuto tantissimo.
Ma il demonio prenderà questo video e ci distruggerà, perché la prima cosa che faranno sarà metterlo su YouTube e sarà un macello.»
(quando si dice fiducia nella Provvidenza...)

Kiko prosegue:
«Molti ebrei possono inquietarsi a vedere che Kiko parla di Cristo...»
Allora possono pure stare tranquilli, alla Domus avevano coperto pure i crocefissi.
«...vedere le donne che ballano con gli uomini... perché per alcuno di loro è proibito ballare con le donne... tutta una serie di cose... e potete immaginare come reagiranno i musulmani vedendolo...»
Ma Kiko, non li dovevi convertire, i musulmani?

Kiko continua:
«...perciò, se volete fare danno al cammino, mettetelo su YouTube e pubblicatelo. Noi l'abbiamo fatto per voi... è già tanto se lo mostreremo al papa e basta.
Per piacere, siate obbedienti, se no non daremo a nessuno questo video; per averlo dovrete avere la mia approvazione. Invito gli itineranti a dire ai fratelli che hanno messo in rete questo e altre cose del cammino, di ritirarlo. Obbeditemi!»
Pareva strano che chiedesse per favore: invece dice "obbeditemi" e basta!

Kiko spiega la sua "perla":
«Coraggio, perché il bene si può trasformare in male. Dice il Signore nel vangelo: 'Non gettate le vostre perle per darle ai porci'. Attenzione a dare le vostre perle ai porci, perché vi si rivolteranno contro e vi distruggerano.
È una perla preziosa, questo che è successo con gli ebrei.
Così dice il vangelo,  questa è la parola di Dio. Per noi è una perla preziosa, una cosa bellissima e siamo emozionati, però non possiamo darla ai demoni perché, infuriati, la prenderanno e con questa stessa cosa ci distruggeranno».
Da porci a demoni: tutti coalizzati per distruggere Kiko!
«Questa è la prima cosa.
Quindi possono avere il video solo i responsabili che devono portare questa convivenza, e non potete duplicarlo, copiarlo.
Tenetevelo per voi. Se volete mostrarlo a qualcuno, dovete chiedermelo a me.
Però non potete darlo a nessuno, attenzione, aiutateci un poco, perché altrimenti questo si trasforma in un male e non potremo più fare questi video...»
Infatti, la successiva convivenza con i rabbini (maggio 2017) è stata completamente censurata. Cosa gli hanno fatto fare ai rabbini, stavolta? Il gioco della bottiglia? Scambi di ruolo con i cardinali? Si accettano scommesse...

(testo di Kiko tratto da CruxSancta)

giovedì 26 ottobre 2017

Presbiteri neocatecumenali: preti ridotti ai minimi termini.

Quest'estate l'arcivescovo Byrnes ha rimosso quattro presbiteri neocatecumenali insubordinati e impegnati a difendere le proprietà del Cammino a costo di scavalcare il loro ordinario. Questo ci invita a riflettere di più sul fatto che lo scopo principale della vita sacerdotale è di celebrare l'Eucarestia. Ogni giorno, come raccomandato vivamente persino dal Codice di Diritto Canonico (can. 904), anche se il sacerdote è da solo, senza i fedeli. Infatti il sacrificio eucaristico, in quanto tale, è gradito a Dio, è un'opera buona in sé. Un buon sacerdote ha perciò questa priorità assoluta.

Foto da un tipico seminario Redemkikos Mater:
tavolone infiorato, autoritratto di Kiko, niente di sacro
Quanto è lontano dalla formazione dei presbiteri R.M.!

Quanto da questo vengono allontanati, pian piano, tutti gli altri "sacerdoti" che, dopo essere stati ordinati in Seminari diocesani, oppure in quelli dipendenti da Ordini Religiosi, finiscono al "servizio stabile" del C.N.!

SACERDOTI: chi ha frequentato il cammino sa bene quanto sia in disuso questo termine "sacerdote". Si parla invece enfaticamente di "presbìtero".

E chi è il presbitero nel Cammino Neocatecumenale?
Non gli è riconosciuta alcuna "dignità" dipendente dal Sacramento dell'Ordine che ha ricevuto.
Anzi, questa "dignità", negli anni, viene demolita a picconate.

Farà bene qui ricordare ciò che Carmen Hernàndez, cofondatrice del Cammino, diceva ai sacerdoti neocatecumenali.

Carmen diceva che essi, in quanto svolgono un "ministero"
devono essere i più piccoli, da "minus".
Povera pecorella!
(nel mondo interiore di Kiko)
Ossia, non considerarsi nulla di più rispetto agli altri fratelli che fanno il percorso iniziatico neocatecumenale: piuttosto considerarsi "meno" di chiunque altro, poiché il loro "stato clericale" li avrebbe altrimenti condotti alla superbia... dunque il sottinteso è che l'amministrare l'assoluzione sacramentale e lo stesso celebrare l'eucarestia consacrando il pane e il vino sarebbero un puro e semplice SERVIZIO IN FUNZIONE DELLA COMUNITÀ. (traduco: qualcuno deve pur farlo! Lo fanno loro, punto. Chi credono di essere?!).
È INDISPENSABILE PER LA COMUNITÀ che qualcuno svolga questo servizio? Chi lo svolge non conta nulla, anzi, vale meno che niente.

Non so se riesco a rendere il disastro profondo, la "deformazione strutturale" a cui i neocatecumeni di lungo corso vengono condotti nel tempo.
È un'importante cosa da testimoniare, poiché sono tanti i presbiteri "formati" alla scuola di Kiko/Carmen, oppure formati altrove per poi venir "deformati" dai due spagnoli.
Si prova una gran pena al vedere come sono ridotti,  in uno stato penoso: preti, e ancor prima uomini, ridotti ai minimi termini.

La vita sacerdotale celebrando l'Eucarestia ogni giorno? macché! Di fatto la celebrazione quotidiana nel cammino neocatecumenale è da sempre bandita.

I presbìteri neocatecumenali, al di là delle liturgie del Cammino del sabato sera,
non si pongono il problema di celebrare ogni giorno, salvo quando non possono tirarsi indietro a causa di qualche incarico diocesano.

Non so dirvi come si arrivi a questo svilimento del sacerdozio, ma è sempre stato così, fin dagli inizi, e faceva una profonda, desolante impressione!
Nelle lunghe Convivenze di Itineranti i "presbiteri", essendo uno in ogni equipe composta da 4 persone, erano un quarto dell'assemblea e nessuno, come si è detto, aveva come priorità la celebrazione quotidiana della messa, NESSUNO.
A che stato di abbrutimento si arriva in tal modo!
Non riesco a spiegarmi meglio; pascolavano in giro, come tutti, aspettando che la mattina, finalmente, si cominciasse con le Lodi, sempre in ritardo, poi i lunghi incontri ascoltando e ammaestrando, equipe per equipe, con il famigerato metodo del "punisci uno per educarne cento".
Settimane intere così, senza celebrare.
Non riesco a immaginare che le cose andassero diversamente, per nessuno di loro, durante i tempi di evangelizzazione, salvo casi eccezionali.
Per quello che richiedeva il loro servizio nell'equipe di evangelizzazione celebravano l'eucarestia al sabato, a volte la domenica in alcune convivenze, ed era, ovviamente, l'«eucarestia del cammino», non quella cattolica.
Abitualmente, dunque, una sola eucarestia, per di più neocatecumenale, a settimana.
Non aggiungo altro.
Un buon sacerdote, cosciente della sua vocazione, certo del sacramento del sacerdozio, ha invece questa priorità assoluta: celebrazione quotidiana della Santa Messa.

Adòro te devòte, làtens Dèitas
Poveri presbiteri neocatecumenali!
Specie se hanno anche la qualifica neocatecumenale di "itineranti" a vita!

Sarebbero un pochino più fortunati quelli tra loro che hanno un incarico nelle Parrocchie, "costretti" dall'orario a celebrare Messa pressoché ogni giorno, ma la deformazione mentale resta tutta, e può portare fino al punto che, alcuni di loro, non appena hanno l'opportunità, non vedono l'ora di venir meno al loro sacerdozio! (1)

Da cui l'inevitabile, amara conclusione: lo scopo che il Cammino, ad opera dei suoi iniziatori, si prefigge è, ancora una volta, sempre lo stesso; quello che Lino identifica con il "disegnare una sua identità che lo distingua e salvaguardi da influenze culturali cattoliche" e la "identità" che Kiko e Carmen hanno inteso dare ai presbiteri - che volontariamente si mettono al completo servizio del loro "potente cammino" - risponde, come tutta la loro opera, a questo preciso intento: tenerli distinti, addirittura salvaguardarli "da influenze culturali cattoliche".

Che capolavoro! Complimenti!
È nata così una razza speciale di preti - che definiamo, per intenderci, "preti imbastarditi itineranti" - trasformata geneticamente e perfettamente funzionale al progetto kikiano/carmeniano di colonizzazione della Chiesa.
Don Mario Pezzi, ex comboniano
Preti ridotti all'obbedienza dal Tripode, cioè da colui che proclama "il messia presente in lui/noi", da colei che si autoproclama "benedetta tu tra le donne", e dall'addobbo ornamentale costituito da don Pezzi, fedelmente e docilmente al loro seguito da sempre e icona perfetta del prete neocatecumenale: modello a cui ogni presbitero di equipe itinerante deve ispirarsi... ossia il nulla.
Queste alcune linee generali, la punta dell'iceberg, ma sono bastate per risvegliare ricordi e suscitare alcune testimonianze.
Ognuno potrà trarre le sue conclusioni, qualcuno ritroverà, nella sua memoria, storie simili, che potrà condividere.
E' questo un "pozzo senza fondo" nel quale spero che molto presto più nessuno anneghi.
In esso, purtroppo, hanno perso la vita già troppi fratelli camminanti e diversi degli stessi "presbiteri" detti "del cammino".
Triste e dolorosa realtà!

Raccolte varie testimonianze, questa la sintesi, dolorosa anch'essa, ma assolutamente rigorosa.
Lasciando da parte i presbiteri ordinati nei Seminari R.M., le testimonianze riguardano preti che, un giorno, hanno avuto l'avventura di imbattersi nel Cammino, diocesani o religiosi di varie Congregazioni.
Alzatisi per andare itineranti, dopo la immancabile esperienza/addestramento-intensivo in Africa (talvolta includendo la malaria), venivano inseriti in una delle equipe itineranti responsabile di Regione o di Nazione e, da quel momento in poi - per potersi dare completamente all'evangelizzazione e nella più rigorosa obbedienza agli iniziatori del cammino neocatecumenale -, cominciavano le lunghe lotte coi loro Superiori per ottenere, infine, il permesso di lasciare l'Ordine di appartenenza e venire incardinati, con la complicità dei vertici del Cammino, nella diocesi di Roma; spesso addirittura raggiungendo l'intento senza mai essersi presentati al proprio Vescovo...

Inizia così, per i neofiti, un periodo tutto nuovo della loro vita: mentre servono nella equipe di evangelizzazione come "minus", hanno una loro comunità per fare essi stessi il cammino, come tutti gli altri fratelli, sottoposti agli scrutini, come tutti i fratelli, mettendo la propria vita nelle mani dei catechisti, davanti alla comunità, come tutti gli altri, raccontando anche le cose inconfessabili, i traumi, i complessi, le croci. (2)
Si frequenta pochissimo, ovviamente, essendo sempre in giro per convivenze, catechesi, ecc.

Altro elemento comune a tanti presbiteri itineranti è il conflitto costante, inevitabile, con il capo-equipe della coppia responsabile con cui, giorno dopo giorno, deve collaborare, in posizione subalterna, nel "lavoro" di evangelizzazione neocatecumenale.
Obiettivamente è molto difficile e penoso convivere, per un sacerdote, con un "laico" che gli oppone, in ogni occasione, la propria autorità indiscutibile, fondata su Kiko: egli, infatti, nelle rigide consegne, impone che, in ultima istanza, COMUNQUE e PER OGNI QUESTIONE l'ultima parola deve essere quella del capo-equipe, laico.

Quanti sono i presbiteri letteralmente consumati, per anni, dal disprezzo, o da un vero e proprio odio, nutrito nei confronti del responsabile dell'equipe, in una competizione eternamente irrisolta e irrisolvibile!
Supplicavano invano gli iniziatori inflessibili di essere spostati altrove - infatti le equipe itineranti, specie quelle portanti del "sistema cammino", composte dai catechisti di grosso calibro, sono strutturate e immodificabili da sempre (vedi Kiko, Carmen e don Mario) - contraddicendo quello che Kiko stesso solennemente dichiarava a chiacchiere in tutte le convivenze di itineranti; ALTRE PROMESSE NON MANTENUTE, parole dette a vuoto al solo scopo di impressionare l'uditorio attonito - ma anche per seminare il panico e, per dirla tutta, per mostrare il braccio forte del comando - ossia che "per salire sulla Merkaba' dell'evangelizzazione occorre avere un biglietto con su scritto "AD OGNI PARTE" che, tradotto, è la "disponibilità totale a cambiare, continuamente, senza mai istallarsi" per cui, chi è in Africa va in Europa, chi in America finisce in Asia, chi in Italia in Russia e, magari, in Siberia.

Tutte chiacchiere, inutili chiacchiere ed esclusivamente chiacchiere, perché non esiste nulla di più consolidato, nel Cammino, delle equipe degli itineranti responsabili, ormai nei decenni incartapecorite.

Quante convivenze sono iniziate con questa promessa: "Qui andiamo a cambiare tutte le equipe, nessuno resterà dove oggi è, perché vi siete istallati!
Avete costruito ognuno di voi il suo proprio regno, quando faremo la Merkaba andiamo a cambiare tutti!"
Il primo a cui Kiko spesso "profetizzava" il sicuro cambiamento e in più che, da buon Comboniano, lo avrebbe spedito in Africa, era il fedele padre Mario; egli, sbiancato in volto, una volta che pareva proprio che Kiko facesse sul serio, disse: «Kiko, spero tu stia scherzando!». Pensate un po'.

Preti addestrati alla scuola di Kiko/Carmen
Ma parlavamo dei presbiteri itineranti: con queste belle premesse è inevitabile che si sentano uomini eternamente frustrati, dopo anni e anni di militanza accanto alle "teste di cuoio" (definizione con la quale amavano contraddistinguersi orgogliosamente i big tra gli itineranti).
Per vincere il senso di inferiorità molti di loro cercavano di conquistare le comunità e le varie assemblee del momento, tante volte predicando con tono veemente, infarcendo le omelie di frasi ad effetto e perfino di parolacce e di battutine sessuali, che suscitavano grasse risate soprattutto tra i giovani! (un altro dei frutti del sacerdozio vissuto nel Cammino...).
Del resto, essendo ormai per tutti soltanto i cosiddetti "minus" della "ispirata" Carmen, a loro i vertici del Cammino non facevano fare altro; al massimo la cosiddetta "catechesi sul magistero" delle convivenze di inizio corso per la quale venivano chiamati anche in altre parrocchie.
In più, giusto per dare un ulteriore dettaglio, molti presbiteri neocatecumenali, forse sull'esempio degli iniziatori, fumano come turchi anche durante i giri di esperienze.

Dopo anni di questa vita e a questi ritmi micidiali i meno forti cominciano a star male, cadendo tante volte in depressione e finendo in cura presso il solito, famoso fratello neocatecumenale neurologo di Roma, che li accoglie tutti, tra presbiteri e itineranti, quando non reggono più la forte pressione di un'esperienza estrema, senza mai tempo per "riposare"... ma il mantra, alla scuola di Kiko (ripetuto ossessivamente dai suoi cloni, con tono imperioso) è:
"Caro, l'evangelizzazione non si può fermare"!
(ricordiamoci che loro chiamano abusivamente "evangelizzazione" le attività autoreferenziali del Cammino).

Anche di fronte a problemi seri di salute la Merkaba' non può fermarsi e si deve correre, correre, correre.
Alla fine della fiera, se non ce la fai più e crolli - amara conclusione di cui abbiamo diverse testimonianze vissute - resti solo come un cane; ogni tanto viene a farti visita solo qualche vecchio fratello di comunità.
E se arriva il crollo totale vieni scaricato completamente, in primis dai carissimi e tanto amati "fratelli dell'equipe"... che, con un altro presbitero, intanto continuano a correre.
Non è questo un parlare per sentito dire, c'è qui la sintesi di tante storie di presbiteri itineranti; alcuni di essi, costantemente sminuiti e ridotti a un ruolo marginale in tutto, si sono rifatti, oltre che con le predicazioni colorite e ad effetto, tante volte teatrali, anche coltivando, come meglio hanno potuto, un loro orticello, per esempio tentando di legare a sé "figli e figlie spirituali", persone che, in qualche modo, trovassero in loro un punto di riferimento.
Questo creava, inevitabilmente, il grave disappunto della "coppia responsabile dell'equipe", dalla quale i colpevoli presbiteri subivano, non correggendosi mai, aspri rimproveri...
(Breve parentesi. È opportuno precisare, a questo proposito, le consegne puntuali, impartite da Kiko e Carmen, e che tutti i presbiteri del Cammino "devono" rispettare: essi non possono mai dare indicazioni precise ai fratelli, che chiedano loro qualcosa, NEANCHE AL MOMENTO DELLE CONFESSIONI INDIVIDUALI che, come tutti sanno e secondo la prassi consolidata nel Cammino, vengono fatte - in piedi, al centro dell'assemblea - nelle cosiddette "Celebrazioni Penitenziali". A questo proposito, ed era detto espressamente, il presbitero, dopo aver ricevuto la confessione dei peccati, deve dare una penitenza e, subito, l'assoluzione. Laddove il fratello chieda qualcosa, va rimandato, molto semplicemente, al suo catechista o alla equipe dei suoi catechisti per le cose più gravi, che poi è la stessa cosa poichè, di fatto, la presenza del presbitero neanche quando l'equipe è al completo incide più di tanto, essendo la parola ultima e incontestabile, sempre quella del capo-equipe che, nella gran maggioranza dei casi, è un laico).
Ancora riguardo agli "aspri rimproveri": i fatti venivano riportati a Kiko e Carmen, per poi essere sbandierati in assemblea di itineranti, alla prima convivenza con gli iniziatori, ed etichettati davanti a tutti come "causati dai problemi affettivi irrisolti del prete"; anche se in alcuni casi, bisogna dire onestamente, non avevano proprio nulla a che vedere con forme di affettività malata.

La cura delle anime è parte del Ministero Sacerdotale, non di laici dotati del potere kikiano-carmeniano di calpestare il sacerdote che è stato inserito nella loro "equipe". Eppure in Cammino succede proprio così: non esiste - ad eccezione ovviamente del TUO CATECHISTA - la figura della "guida spirituale", sia esso presbitero itinerante o della tua comunità, sia esso il parroco della tua Parrocchia o qualunque altro Sacerdote, diocesano o religioso, fosse anche un Vescovo, perché il Cammino da solo basta, ut semper! Questo costantemente ti viene ripetuto. Esso stesso ti ammaestra in tutto - e poi ci sono appunto i cosiddetti "catechisti" inviati alla tua vita (questo non lo diciamo da noi ma è sintesi della predicazione kikiana-carmeniana di cui è testimone ogni camminante), e che solo essi «hanno per te una parola», a loro unicamente devi rivolgerti quando hai questioni da risolvere, specie quando devi capire "la volontà di Dio per te".

Una precisazione, a questo punto, è d'obbligo: dal momento che Kiko ripete in ogni occasione: "il Signore mi ha detto"... "il Signore mi ha ispirato" e cose simili, appare molto chiaro - da sempre - che egli stesso, il quale evidentemente mai ha avuto uno straccio di "catechista" inviato alla sua vita, non ha neanche fatto mai ricorso ad una "guida spirituale". Lo stesso vale per la compianta Carmen, che mai ha dato ad intendere avesse qualcuno a cui obbedire, tranne che a se stessa!
Tra i tanti ricordi, un'altra storia particolare, che è perfetta sintesi delle considerazioni svolte e che sottolineo, a chiusura delle nostre riflessioni: la fine di un povero sacerdote e religioso, divenuto "presbìtero neocatecumenale per sempre" ridotto, dopo anni di cosiddetta "evangelizzazione" con una equipe di itineranti particolarmente talebani, in uno stato tale che non riesce nemmeno più quasi a parlare né a dire messa.
Alla conclusione di tutto, fortunatamente per lui, è stato riaccolto nella sua famiglia di origine, che da sola se ne prende cura, ormai.
Ogni tanto qualcuno va a trovarlo.
Questo sacerdote non ha ancora compiuto 70 anni!
Il Cammino Neocatecumenale, ora che egli è inutilizzabile, lo ha completamente abbandonato.
Storie significative perché tutte simili, quante ne potremmo raccontare!
Chi ha frequentato con assiduità il Cammino per più di qualche anno può, da solo, dare nomi e volti a queste storie.
Ridotti a burattini in mano ai pezzi da novanta del cammino, i cosiddetti "presbiteri del cammino" vengono svuotati del loro essere sacerdoti, "usati" per poi, quando non ce la fanno più, essere gettati via.
Vivono una profonda solitudine!
Vittime sacrificate - come tanti altri innocenti - all'insaziabile Moloch del potente, implacabile, Cammino Neocatecumenale.
Fanno davvero una gran pena!
D'altra parte come loro tanti fratelli anziani delle comunità, ma di questo parleremo la prossima volta.


(Nota 1) Il Magistero. (12 agosto 2013)
Nei documenti della Chiesa non si comanda la stretta obbligatorietà, per il sacerdote, della celebrazione quotidiana della Santa Messa; ma è altrettanto evidente che essa viene non solo suggerita, ma persino raccomandata. Offriamo alcuni esempi. Il Codice di Diritto Canonico del 1983, nel contesto di un canone che indica il dovere dei sacerdoti di tendere alla santità, indica: «I sacerdoti sono caldamente invitati ad offrire ogni giorno il Sacrificio eucaristico» (can. 276, § 2 n. 2 CIC). Alla cadenza quotidiana della celebrazione essi vanno preparati sin dagli anni di formazione: «La Celebrazione eucaristica sia il centro di tutta la vita del seminario, in modo che ogni giorno gli alunni [...] attingano soprattutto a questa fonte ricchissima forza d’animo per il lavoro apostolico e per la propria vita spirituale» (can. 246 § 1 CIC).
Sulla scorta di quest’ultimo canone, Giovanni Paolo II ha sottolineato: «Converrà pertanto che i seminaristi partecipino ogni giorno alla Celebrazione eucaristica, di modo che, in seguito, assumano come regola della loro vita sacerdotale questa celebrazione quotidiana. Essi saranno inoltre educati a considerare la Celebrazione eucaristica come il momento essenziale della loro giornata» (Angelus, 1.7.1990, n. 3).
Nell’Esortazione apostolica post-Sinodale Sacramentum Caritatis del 2007, Benedetto XVI ha innanzitutto ricordato che «Vescovi, sacerdoti e diaconi, ciascuno secondo il proprio grado, devono considerare la celebrazione come loro principale dovere» (n. 39). In ragione di ciò, il Sommo Pontefice ha tratto la naturale conseguenza:
«La spiritualità sacerdotale è intrinsecamente eucaristica. [...] Raccomando ai sacerdoti “la celebrazione quotidiana della santa Messa, anche quando non ci fosse partecipazione di fedeli” (Propositio 38 del Sinodo dei Vescovi). Tale raccomandazione si accorda innanzitutto con il valore oggettivamente infinito di ogni Celebrazione eucaristica; e trae poi motivo dalla sua singolare efficacia spirituale, perché, se vissuta con attenzione e fede, la Santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione» (n. 80).
Tolentino, Chiesa del Sacro Cuore.
Erede di questi ed altri insegnamenti, il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, curato dalla Congregazione per il Clero in una recentissima nuova edizione (2013), al n. 50 – dedicato ai «Mezzi per la vita spirituale» dei sacerdoti – ricorda: «È necessario che nella vita di preghiera del presbitero non manchi[...] mai la Celebrazione eucaristica quotidiana, con adeguata preparazione e successivo ringraziamento».
Questi ed altri insegnamenti del Magistero recente radicano, come è naturale, nelle indicazioni del Concilio Vaticano II, che al n. 13 del Decreto Presbyterorum Ordinis dice:
«Nel mistero del Sacrificio eucaristico, in cui i sacerdoti svolgono la loro funzione principale, viene esercitata ininterrottamente l’opera della nostra redenzione e quindi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale è sempre un atto di Cristo e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano i fedeli».

(2)Altra esperienza da un commento sul blog a firma "Elvio":
Per amore della verità Padre Enzo è sempre stato francescano anche quando frequentava la comunità neocatecumenale in quanto celebrava l'Eucaristia da già Sacerdote. Quando in seguito ha capito dove era finito perché i catekiki gli dicevano che doveva ubbidienza a loro e che era un semplice fratello della comunità, li ha lasciati e non ha più presenziato alle Eucarestie. Subito circolò la voce* metropolitana che "era in crisi" come se la crisi fosse di vocazione: in realtà li aveva bellamente mandati a quel paese credo anche soffrendo per il legame affettivo che inevitabilmente si era creato con molti dei cd. fratelli.
*altro classico neocatecumenale: la calunnia.

martedì 24 ottobre 2017

Sapienza dell'Antico Testamento: Siracide o Kiko Argüello?

Gli insensati non conseguiranno mai la sapienza (Siracide 15, 7)

Gesù Cristo dalle occhiaie vuote
Affrescato da Kiko ad Avila
come invito alle sue "catechesi"
Già si è ampiamente dimostrato come la dottrina di Kiko sia incompatibile con gli ammaestramenti del Vangelo, a cominciare dall'interpretazione neocatecumenale della guarigione del cieco nato nelle catechesi iniziali,  per poi continuare con la parabola delle Vergini alla convivenza dello Shemà e culminare con la catechesi su Zaccheo alla GMG di Sidney del 2008.

[La Sapienza] sta lontana dalla superbia, i bugiardi non pensano ad essa. (Siracide 15, 8)

Oltre alle osservazioni più puntuali per le quali rimandiamo alla lettura dei link rileviamo che, in ciascuna di queste tre occasioni, Kiko ha interpretato parole e  atti di Gesù mistificandoli funzionalmente alle prassi della sua  creatura, il Cammino neocatecumenale:
  • l'argilla, mista a saliva, che Gesù spalma sugli occhi del cieco nato rendendogli la vista, da segno della creazione è mutato da Argüello in un fango/mota significativo dei peccati che il cieco deve necessariamente riconoscere al fine della guarigione e conversione;
  • l'olio delle vergini, la fede che è necessario alimentare attivamente con le opere matteane in attesa dello Sposo, per Kiko diviene simbolo della frequentazione assidua della comunità, al di fuori della quale c'è l'inferno del mondo;
  • il sicomoro, l'albero di Zaccheo, che consente al pubblicano di elevarsi per "vedere" Gesù, diventa per Argüello un simbolo di superbia, di isolamento, di avarizia, di peccato (e di rifiuto ad abbracciare le iniziative del Cammino).
Di seguito si proverà che la dottrina neocatecumenale non trova corrispondenza neppure nell'Antico Testamento in aspetti non secondari, quali il libero arbitrio da Dio donato all'uomo da Dio e le prescrizioni del Decalogo nelle due tavole della Legge date a Mosè.

Non dire: «Mi son ribellato per colpa del Signore», perché ciò che egli detesta, non devi farlo. (Siracide 15, 11)

È noto, da un'intervista di Kiko, il permesso di peccare che il fondatore del Cammino neocatecumenale avrebbe ricevuto  da Dio in persona.
«Bene, Dio permise che io facessi un'esperienza di ateismo, o, se volete, una kenosis, una profonda discesa nell'inferno della mia esistenza, un'esistenza senza Dio. Dio ha permesso che io tagliassi tutti i lacci con la trascendenza».  (da: camino-neocatecumenal.org
Non dire: «Egli mi ha sviato», perché egli non ha bisogno di un peccatore. (Siracide 15, 12)

Questa la concezione di Kiko: la kenosis neocatecumenale va intesa come una catabasi nell'inferno dei propri peccati, una discesa finalizzata alla conoscenza gnostica di se stessi mediante l'insozzamento con il fango/mota neocatecumenale.

Tale dottrina, ribadita numerose volte nel Direttorio neocatecumenale, viene assorbita e recepita dagli adepti, così come risulta dallo scrutinio del sedicente "maiale"  (esposto nel mamotreto tappa Traditio per la sua esemplarità):
«Il Signore ha fatto sì che attraverso la sua Parola, attraverso la comunità, io cominciassi a vedere che ero un maiale. Il Signore ha permesso, mentre stavo in comunità, ha permesso che io peccassi perché vedessi come ero. (...) Io non capivo, prima del cammino, perché uno sposato se ne andava con un'altra; questo non lo comprendevo. Il Signore ha permesso che io commettessi adulterio, quando stavo già nel cammino. (...) Allora io ho sperimentato che Dio mi ama così come sono, ridotto ad essere un disgraziato».
Il Signore odia ogni abominio, esso non è voluto da chi teme Dio. (Siracide 15, 13)

Perché Dio dovrebbe permettere di peccare? Proviamo a riflettere. Per Kiko e Carmen la risposta è semplice e si evince dallo scrutinio: un peccato che rimanga allo stato latente, soltanto in potenza, non è sufficiente ai fini della sua conoscenza; esso va commesso, va sperimentato, perché senza esperienza non c'è conoscenza ("questo non lo comprendevo", dice lo scrutinato, in relazione all'adulterio prima che lo commettesse). Pura "gnosi del peccato".

Quindi: per la dottrina neocatecumenale è necessario peccare per conoscersi davvero e convertirsi ed è Dio stesso a permetterlo.

Egli da principio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. (Siracide 15, 14)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, invece, così descrive la dialettica fra libertà e responsabilità umane (CCC 1731-1733; cfr. anche 2846 etc):
"La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. (...)
La libertà implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di avanzare nel cammino di perfezione oppure di venire meno e di peccare. (...)
Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato".
Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare. (Siracide 15, 20)
Kiko: Sacra Famiglia in preda a sopore.


Mai in nessun caso la scelta di peccare, che sta nella libertà dell'uomo e non nella volontà o nel piano di Dio per noi, può essere positiva, mai peccando si può procedere nel cammino di perfezione o crescere nella bontà.

Come abbiamo visto dai passi  in rosso del Siracide che hanno accompagnato questo articolo, nell'Antico Testamento, e precisamente in uno dei suoi libri sapienziali, troviamo una confutazione della dottrina di Kiko, che nega il libero arbitrio umano ed afferma la funzione positiva che Dio assegnerebbe al peccato permettendo al fine di condurre l'uomo alla conoscenza di sé ed alla perfezione.
Se vuoi, osserverai i comandamenti;  l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere.
Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.
Bastano questi due passaggi per dimostrare che Kiko Argüello è in disaccordo perfino con i libri sapienziali inseriti nella nostra Bibbia.
(da: Lino e Valentina)



Siracide 15,7-20. 


Gli insensati non conseguiranno mai la sapienza,
i peccatori non la contempleranno mai.
Essa sta lontana dalla superbia,
i bugiardi non pensano ad essa.
La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore,
perché non gli è stata concessa dal Signore.
La lode infatti va celebrata con sapienza;
è il Signore che la dirigerà.
Non dire: «Mi son ribellato per colpa del Signore»,
perché ciò che egli detesta, non devi farlo.
Non dire: «Egli mi ha sviato»,
perché egli non ha bisogno di un peccatore.
Il Signore odia ogni abominio,
esso non è voluto da chi teme Dio.
Egli da principio creò l'uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere.
Se vuoi, osserverai i comandamenti;
l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere.
Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua;
là dove vuoi stenderai la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte;
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore,
egli è onnipotente e vede tutto.
I suoi occhi su coloro che lo temono,
egli conosce ogni azione degli uomini.
Egli non ha comandato a nessuno di essere empio
e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.


1° febbraio 2014: Kiko indiavolato mentre protesta
lamentandosi col Papa che ancora non esiste
in tutte le parrocchie l'iniziazione neocatecumenale

sabato 21 ottobre 2017

Attenti alle cripto-neocatecumenali, le pasionarie di Carmen

La Miriano e l'Argüello
La pluridecennale campagna di camuffamento dei kikos nei gangli vitali della Chiesa sta conoscendo una nuova giovinezza, dovuta probabilmente al volersi premunire contro la triste sorte che attende il Cammino Neocatecumenale, visibilmente in declino nonostante l'affannarsi dei suoi vertici nel moltiplicare le iniziative e nel fabbricare a tavolino l'aura di "santità" dei suoi autonominati iniziatori (Kiko Argüello ad un giornalista: «tu pensi che mi canonizzeranno? Carmen di sicuro!»).

L'ennesimo episodio di tale campagna è senza dubbio il progetto di costituire il Movimento Femminile delle Donne Cristiane.

Dalla sua pagina Facebook, già dotata di parecchie centinaia di Like, è possibile leggere una lunga presentazione dalla quale, tolte le frasi sull'amore di Dio e sulla società scristianizzata, emerge che il progetto è di Giusy D'Amico (che come testata della sua pagina Facebook esibisce una foto insieme a Kiko, ancorché sbiadita) sostenuto dalla giornalista Costanza Miriano, da qualche annetto notoriamente kikizzata.

Da tale presentazione leggiamo dunque, con scarso stupore, di questo nuevo movimiento delle Pasionarie di Carmen:
La data nella quale è stato dato alla luce questo progetto è quella del 19 Luglio, il primo anniversario della nascita al cielo di Carmen Hernandez l'iniziatrice del Cammino Neocatecumenale che insieme a Kiko Arguello e Padre Mario Pezzi è stata il lievito, il seme nascosto che ha dato vita ad uno dei più grandi movimenti di rinnovamento profondo della Chiesa post conciliare.

È da lei che Giusy ha ricevuto l'ispirazione per questo progetto e chiediamo la sua intercessione su quanto di buono da questa strada vorrà il cielo compiere. Le affidiamo le donne, le figlie, le madri, le spose, e tutte coloro che pensiamo possano chiedere il suo aiuto, frutto possibile di un'amicizia tra donne, complici di sentirsi nel cuore dell'unico Amato.

L'Argüello e la D'Amico
E' proprio a lei come donna nel suo ministero catechetico, che chiediamo sostegno, lei che sempre le ha incoraggiate e spinte verso Cristo, sposo e compagno di viaggio, invitandole senza sosta a offrirsi totalmente, nel matrimonio, nella vita consacrata, nella missione affidata da Dio a ciascuna di loro in modi diversi.

È sua l'ispirazione di chiamare le donne del cammino neocatecumenale a entrare nei monasteri di clausura, scoprendo un'adesione straordinaria alla vita consacrata, a conferma di quell'ispirazione che certamente ricevette da Dio.
Segue un pleonastico Manifesto Femminile delle Donne Cristiane, che pur rielaborando in termini più clerically correct alcune delle vergognose menate kikiane-carmeniane sulla donna e sulla famiglia e sulla "paternità irresponsabile", comunque ne conserva il gergo carmeniano: per esempio, la donna come "cavità" e l'uomo come "pilastro": non è il titolo di un film porno, è proprio uno dei concetti tipici delle cosiddette "catechesi" di SanCarmen (anche nota per aver paragonato volgarmente l'estasi mistica all'orgasmo). Naturalmente il Manifesto ha come background grafico il santino di SanCarmen "Ora pro nobis", confermandosi strumento funzionale alla campagna di fabbricazione della presunta "santità" di SanCarmen.

Il Cammino Neocatecumenale non ha mai concesso libera iniziativa ai propri aderenti, ancor meno riguardo a progetti in ambito ecclesiale: se una cosa non è voluta da Kiko allora è vietata. Era perciò inimmaginabile che nascesse tale Movimento (specialmente quando Carmen era ancora viva): ed oggi invece c'è, e addirittura si è guardato bene dall'utilizzare per il proprio logo un dipinto di Kiko. Come se volesse sembrare una libera iniziativa anziché un'azione accuratamente pianificata dai vertici del Cammino volta a trascinare donne in buona fede verso la devozione a SanCarmen "Santa di Categoria Superiore".

Quanto ai cosiddetti "ministero catechetico", "nascita al cielo", ecc. di Carmen Hernández - donna di proverbiale arroganza, devastatrice della liturgia, inquinatrice della fede, calpestatrice del clero -, ci permettiamo di nutrire seri dubbi, che su questo blog abbiamo ripetutamente documentato e testimoniato (si veda la lunga serie di pagine della categoria "Carmen dixit").

Attribuirle il successo delle proprie iniziative, o addirittura invocarla, sarà l'indubitabile marchio di fabbrica della tifoseria neocatecumenale all'opera.

Una pagina del Manifesto, con aumentato un po' il contrasto

giovedì 19 ottobre 2017

Kiko dice che il Papa dice che Kiko è un santo... e che nel quadro di Pompei ci sono Kiko e Carmen

Eravate rimasti "stupiti e sorpresi" leggendo il testo della Convivenza di Inizio Corso 2017-2018
Eppure Kiko un mese prima ne aveva già anticipato i contenuti e il leit-motiv, come suo solito!


Prima di iniziare la maratona delle Convivenze, lo scorso 25 agosto 2017 - con un incontro "vocazionale" nella zona di Nicanore, "itinerante" spagnolo di razza, capo-equipe e presbitero del cammino - l'instancabile Kiko Argüello riscalda i motori nella sua Spagna ed annuncia che lo aspettano sette convivenze, una dietro l'altra, a Porto San Giorgio.
Fatta eccezione per la solita parte sofferente che recita in queste circostanze, causa la gran fatica che lo attende, Kiko appare, nel complesso, abbastanza tranquillo; cosa che ci fa ben sperare sull'esito della mega-colletta, fatta - prima delle vacanze e con congruo anticipo - per far fronte agli alti costi della Merkaba', affidandosi, ancora una volta, alla "Santa Previdenza" tutta kikiana e Umana - per nulla Divina, quella infatti è la "Provvidenza" - ammirevole per un iniziatore già santo.
Carmen Hernàndez, riveduta e corretta.

Per cominciare: UN REGALO da distribuire ai giovani IN RICORDO DI QUESTO INCONTRO, la FOTO DI CARMEN, formato "santino", in una ulteriore nuova edizione, udite udite, ridisegnata da Kiko stesso (quando si impegna riesce anche ad abbellire qualcosa).
Bisogna dire, però, che Carmen è ormai irriconoscibile.
Constatiamo così che continua, a grandi passi, il processo di trasfigurazione artificiale di Carmen, la sua deificazione progressiva.
Dice Kiko ai giovani:
"Carmen è nel DNA del vostro cammino neocatecumenale... Noi 50 anni uniti... per voi!"
Da brividi.

Kiko legge poi la lettera del Papa riguardo ai diari di Carmen.
Sottolinea compiaciuto il "Caro fratello", con cui il Sommo Pontefice si rivolge al suo "prediletto", chiudendo la lettera con un "fraternamente Francisco".
Anticipa che, essendo state vendute con la prima edizione 10.000 copie (soltanto?), per la seconda edizione, già in cantiere: "Metteremo questa paginetta del Papa, come Introduzione al libro": e così Kiko stesso fa sì che si avveri la profezia kikiana del Papa che scrive l'introduzione.
E anche questa è fatta!

Dell'incontro, che si può vedere e ascoltare per intero nel video su Youtube, voglio evidenziare alcune cose, premettendo che quanto riporto è una mia sintesi (assolutamente fedele, come si può verificare), non avendo nè il tempo nè le forze per sbobinare tutto, salvo il passaggio del racconto che riguarda il Papa Francesco, spacciato da Kiko come "salvatore in extremis del cammino neocatecumenale", che merita ogni precisione e di cui segnalo anche i minuti di riferimento nel video.

Prendendo le mosse dall'invio "a due a due" della scorsa estate (*) Kiko ci offre una interpretazione del Vangelo - Mt 25 - «avevo sete, mi avete dato da bere... ero nudo, mi avete vestito...» ...nei miei frateli più piccoli.
E chi sono questi che Gesù chiama "i miei fratelli più piccoli"?
Kiko (nel video tra i minuti 27'35" e 28'27") ci catechizza:
Dice un grande teologo (???) che Gesù giudicherà ogni uomo se ha accolto o rifiutato chi gli ha annunciato il Kerigma. Ma cosa è per noi, oggi concretamente, "accettare o rifiutare l'inviato"?
Cosa dice a noi questa parola?
Con una giravolta magistrale, l'abile Kiko fissa su se stesso la macchina da presa, su colui che è il compimento finale, ai giorni nostri, di ogni promessa evangelica, certo siamo agli "ultimi giorni", cosa può esserci ancora dopo di lui?

In ciò che fedelmente si riporta qui sotto, spiccano, più luminose che mai, le preclare virtù, note a tutti, del sig. Kiko Argüello: dalla modestia innata, alla profonda umiltà, alla mitezza e docilità di cuore; dall'ascolto attento della Parola della Santa Madre Chiesa alla solerte, gioiosa e perfetta obbedienza filiale.
Importante ricordare che siamo ad un incontro vocazionale del cammino neocatecumenale: cioè Kiko si sta preparando per pronunciare, alle orecchie degli astanti, le fatidiche parole:
"Tu vieni e... seguimi!"

Dunque, vediamo con attenzione, partendo dal minuto 28'26" del video.
Kiko ci fa un "esempio" di poveri: lui e Carmen:
«Un ESEMPIO! Carmen e io!
Quando siamo arrivati in Italia, non conoscevamo l'italiano [non conoscere la lingua è una forma di povertà, dice Kiko a tal proposito].
Non avevamo una peseta, arrivati a Roma.
Io andai coi poveri, in una baracca [al Borghetto Latino], Carmen, con le suore di Santa Brigida.
Bene! Non sapevo l'italiano. Mi chiamò monsignor don Dino Torreggiani, santo fondatore dei Servi della Chiesa [ci ricorda che è in corso per lui la causa di canonizzazione], egli mi aveva ascoltato una volta in Avila, annunziando il kerigma, fu così che mi invitò a Roma, avendo sentito la mia predicazione.
Gli dico: "Padre, io non chiedo se non di aprire una evangelizazione nelle parrocchie... Ma prima... questa missione in Italia...prima dobbiamo portarla ai piedi di Maria... presso Napoli, poichè MI RICORDAI di un quadro della Vergine dando il Rosario a San Domenico di Guzman e Santa Caterina da Siena. San Domenico è Kiko, Santa Caterina è Carmen. Si chiama "la Vergine di Pompei"» [testuali parole di Kiko]
Sì, Kiko veramente ha detto che "san Domenico è Kiko, santa Caterina è Carmen". Verificate voi stessi nel video.

Kiko prosegue:
«...Tutto il cammino, tutto questo, va sotto la protezione della Madonna del Rosario di Pompei. Da qui tantissimi miracoli della Vergine di Pompei per noi, a favore del Cammino, miracoli che non puoi immaginare!»
(ndr: La cosa più raccapricciante è che questo impostore pretende di avere la Madonna a telecomando, di sostituire se stesso e Carmen ai Santi raffigurati, di asservire a se stesso ogni cosa, intollerabile!)
Regina delle vittorie! Provvedi tu!

Siamo ora al minuto 30'22" del video e Kiko presenta uno di questi "miracoli" a favore del Cammino, una sentenza annullata verbalmente:
«Ne dico uno: prima di annunziare la Feria Quarta al Santo Tribunale della Chiesa uscì una sentenza contro di noi che ci proibiva di celebrare l'eucarestia per comunità, e ci obbligava a celebrare su un Altare Consacrato, niente salette. Una sentenza orribile! Me la hanno data, mi chiamò il cardinal Müller e io gli ho detto: "Questo è la fine del cammino neocatecumenale! Lo vanno ad uccidere! Già è KO." Il giorno della festa della Madonna di Pompei, 8 maggio, mi chiama il Segretario di Stato e mi dice: "Ha detto il Papa Francesco che questa sentenza non è operativa, potete continuare come avete fatto finora." Potete dare un applauso.
Il Papa Francesco salvò il Cammino in quel preciso momento.»
Siamo al minuto 31'33", tenetevi forte: Kiko attribuisce a Papa Francesco anche la grande favola neocatecumenale dei "Vescovi del Santo Domingo" (il tono trionfalistico e delirante è indescrivibile):
«Egli [il Papa Francesco], ha detto alla Conferenza Episcopale di Santo Domingo: "Dico a tutti i Venerabili Vescovi alcune cose del Cammino:

UNO:
"Di Kiko si possono dire molte cose.
Una cosa è certa: che è un santo!"

DUE:
"Il Cammino Neocatecumenale ha portato nella Chiesa l'iniziazione cristiana, che è la cosa più seria e più importante della Chiesa."

TRE:
"Dei Seminari R.M. devo dire quello che penso. Dico che in questo anno ho ordinato 16 preti, di cui 13 del R.M... Traete voi le conclusioni!"

QUATTRO:
"La Chiesa deve al Cammino la Notte della Pasqua. Non ringrazieremo mai abbastanza il Cammino neocatecumenale che ha celebrato, in tutte le Diocesi, la Notte Santa, gli unici, per tutta la notte."

Questo pensa il Papa del Cammino neocatecumenale. Il Papa ha un discernimento speciale dallo Spirito Santo e ha la Missione di Confermare la Fede».
(In questa circostanza gli fa troppo comodo ricordare a chi lo ascolta ciò che egli stesso dimentica tutte le volte che il Papa lo corregge!)

Sì, avete capito bene: Kiko ha detto che il Papa dice che Kiko è un santo, ascoltatelo voi stessi con le vostre stesse orecchie (è in spagnolo ma si capisce).

Due fratelli
Kiko prima della chiamata vocazionale ripete:
«Non si interpreta chi dà a un povero dà a Gesù, chi aiuta chi soffre aiuta Gesù, questo NON E' VERO.
Un grande teologo [ndr: quale grande teologo? qualcuno ci illumini!] dice che la retta interpretazione si collega a coloro che Gesù invia a predicare e con i quali Egli si identifica totalmente:
"chi ascolta voi ascolta me, chi accoglie voi accoglie me"».
Ossia... SARETE GIUDICATI SE AVRETE (O NO) ACCOLTO CHI VA A DUE A DUE SENZA NULLA...
In primis, il duo Kiko/Carmen e, subito dopo, i loro inviati, appunto.

Kiko si pone come esempio, con la sua venuta a Roma, di lui e Carmen; poi racconta del rifiuto dei primi quattro Parroci a cui don Dino li aveva presentati.
(Ovviamente secondo loro questi Parroci saranno irrimediabilmente condannati nel giudizio finale e non avrà importanza alcuna l'aver accolto poveri veri, vestito ignudi, ospitato pellegrini veri, visitato carcerati, ecc.: tutto questo non gioverà loro a nulla.)

Kiko continua in un crescendo di delirio:
«Annunciando il kerigma IO vi sto donando la vita e vita eterna
IO ho rinunciato a tutto, a essere pittore.....
ma oggi la Chiesa Cattolica non ha immagini che alimetino la nostra fede, così IO sono artista PER VOI e, chi sa, un grande artista per il bene vostro e della Chiesa. [ndr: questo del "grande artista" lo dice proprio lui!]
Lo stesso, IO ho scritto una Sinfonia PER VOI e la Chiesa, IO ho detto ad ogni strumento cosa doveva suonare.
IO sopporto tutto questo con umiltà: la verità è umiltà. [ndr: dunque, se la verità è che Kiko è "un grande artista", affermare questo è, da parte sua, segno di umiltà vera]
...La Chiesa ha bisogno dell'arte: la catechesi è un'arte.
IO ho composto 350 inni così, nelle baracche con i gitani... Risuscitò.»
Io - io - io - io - io...
(se non si ascolta non si può credere a che punto quest'uomo è capace di arrivare, negli anni peggiorato senza dubbio. La stessa Carmen sempre lo accusava di essere incurabilmente malato di Io-io-io...)

Con queste premesse autocelebrative, con queste autoconferme di autenticità, con questa solenne autoinvestitura, chiediamoci che peso prenda la parola di Kiko in un'assemblea prevalentemente di giovani!

Oggi IO ti dico: "Vieni e seguimi"?
Traduzione:
"Non sono io, Kiko, che ti chiamo! È il Signore che si identifica con me."(Mt.25) Dunque, se non rispondi a me, tu non rispondi a Dio.

E questo ti tornerà in mente ogni volta che ti andrà storto qualcosa e penserai:
"Ciò mi accade perchè quel giorno non ho risposto alla chiamata di Kiko!" (che è lo stesso di quando uno lascia il cammino e teme le peggiori punizioni)

Vedere, alla fine del video, ragazzini, ma anche bambini, la gran parte poco più che adolescenti, alzarsi e mettersi nelle mani dei "Centri Vocazionali neocatecumenali", per chi ha conosciuto come funzionano, è una cosa che fa accapponare la pelle.
E siamo solo all'inizio del Nuovo Corso.



(*) Nota: immancabile il racconto dell'«esperienza» dell'invio a due a due della scorsa questa estate, spacciata come ubbidienza ad una richiesta di Papa Francesco.

L'«esperienza» a due a due in India in particolare e a pennellate, con paroloni talmente grossi da essere ridicoli anche per i fratelli neocatecumenali che vogliono crederci:

Missione neocatecumenale 2017:
"consegna" del rosario
"Enormi miracoli..."
"Salvati dal suicidio..."
"India e Pakistan, l'Opera del Signore..."
"300 fratelli 40 seminaristi 30 presbiteri 220 itineranti 150 equipes inviate..."
"Nuova Delhi, Calcutta ecc. Sri Lanka, Nepal..."
"Vescovo contento della missione, al contrario maggior parte dei Parroci no..."
"Fratelli eroici dormendo per le strade, nelle campagne..."
"Toccato con mano l'inferno che in India vive tanta gente..."

Kiko legge di seguito alcune esperienze mirabolanti:

1) a Bombay due sorelle hanno annunciato il Kerigma a una ragazza incontrata per la strada che si vedeva che stava soffrendo, questa ha tirato fuori i soldi che aveva con sè e ha detto che le servivano per comprare un veleno ed ammazzarsi: la sua vita era un inferno per il marito andato via e lei rimasta a vivere con la suocera; trattata da lei come una serva o un animale, dice alle inviate di Kiko: "Vi ha mandate il Signore, mi avete salvato la vita!"

2) Un'altra ragazza, dopo aver ascoltato l'annuncio kikiano, ha chiesto se le due missionarie kikiane potevano accompagnarla a casa: il padre, che è un violento, dopo aver ascoltato due parole inizia a gridare e a insultarle, mentre la ragazza inviata da Kiko continuava a ripetergli che Dio lo amava e non poteva non amarlo. Quindi esce di casa la moglie, ingiuriando il marito, perchè le ha ucciso un figlio, morto suicida. La ragazza in missione kikiana continua ad annunciare che Dio poteva tirare da questa tragedia, dalla Croce, da questo "fatto di morte", tirar fuori la vita. I due smettono di litigare (l'orecchio si è aperto!) e dunque le due ragazze possono raccontare l'esperienza personale del cammino neocatecumenale, come le ha salvate. I due coniugi si scambiano il perdono e si abbracciano e accompagnano dal parroco le due sorelle neocatecumenali, il parroco resta strabiliato, letteralmente folgorato, per l'accaduto e chiede subito di far effettuare in parrocchia le catechesi neocatecumenali. [Miracolo!]

3) Una donna, dopo aver scoperto di avere un cancro, ha una terribile ribellione contro Dio. Due sorelle neocatecumenali annunciano che la Croce è lo strumento dell'Amore di Dio: la donna, colpita si reca con loro in Chiesa, finalmente si confessa dopo anni e riceve i sacramenti. La notte stessa muore. Il parroco, seduta stante, ha chiesto che si facessero in parrocchia le catechesi del cammino, poiché ha riconosciuto che il cammino arriva dove il parroco non può arrivare!

4) E, infine, gli interventi di sanCarmen "santa subito", nella sua India!
Le ragazze inviate all'India hanno chiesto aiuto a sanCarmen, durante tutta la missione, ricordando che sanCarmen in India voleva andare missionaria da giovane, quindi ha amato in modo particolare questo paese. Ma le ragazze venivano rifiutate dappertutto e si chiedevano "perchè?" "Nella terra amata da sanCarmen?" Senza capire.
Finchè, inspiegabilmente, un giovane con un taxi, viste le sorelle spaesate, ha chiesto se avevano, per caso, bisogno. Le due sorelle subito gli hanno annunciato il vangelo kikiano e il giovane si è offerto di accompagnarle. La parrocchia, però, era lontana e quindi le invita a casa anche se egli è un mussulmano! Non importa: vedendole due ragazze speciali, le ospita ugualmente. Esse approfittano e annunciano - a tutta la famiglia, con grande amore, ancor più grande perchè mussulmani - il Kerigma.
Tutti ascoltano, commossi, perchè non c'è odio per i mussulmani, ma Amore, e questo li lascia tutti estasiati.

5) Due fratelli hanno annunciato il kerigma kikiano al Capo del RSS (il partito degli Indù fondamentalisti che perseguitano i cristiani), il quale rimane scioccato che i due non avevano denaro e non avevano telefonino. Si è offerto di accompagnarli egli stesso! Li ha accompagnati, infatti, con il taxi, perchè "MAI" aveva visto cristiani che non pagano perchè loro Indù si convertano, MAI.
(sottinteso: solo i neocatecumenali annunciano gratis, tutti gli altri cristiani pagano per convertire)

6) In più un imprecisato "Cardinale di Dhaka" ha chiesto che l'equipe kikiana parlasse davanti alla Conferenza Episcopale Pakistana perché da parte di alcuni vescovi pakistani c'era stato il rifiuto, del Cammino... in Pakistan la Chiesa è distrutta e povera.

Miracoli, miracoli!

Credo che questo sia solo l'antipasto del florilegio che sarà sciorinato, fino alla nausea, in tutte le prossime convivenze piccole e grandi.
Oramai il fantasmagorico è all'ordine del giorno!
Prepariamoci pure alla prossima pubblicazione dei "Fioretti" di San Francisco Argüello dè Spagna, detto il Kiko!

«7 giorni senza niente. Solo Rosario e Bibbia e Salterio. Presenza di Gesù Cristo tanto grande, uniti solo a Lui, con la Sua presenza e il Suo amore, tutti contentissimi. Gesù invia i 72 senza nulla...»
Bravo Kiko!