lunedì 28 dicembre 2015

Il timor di Dio, sconosciuto nel Cammino

Brevi note contro l'inganno del neocatecumenalismo, che esagera la misericordia e dimentica la giustizia (i kikos ti dicono "Dio ti ama così come sei" col sottinteso che non devi sforzarti di non peccare più: e infatti nelle "confessioni pubbliche" i fratelli giungono al punto di inventarsi peccati mostruosi pur di passare lo "scrutinio").


Pensavo: Dio, pur essendo da sempre infinitamente misericordioso, ha permesso la dannazione dell’angelo ribelle e della sua schiera, e lo ha fatto al primo peccato da loro commesso.

E ho continuato a riflettere: è vero che Dio è misericordioso, ma è vero che è anche giusto, o no? Il famoso “timor di Dio“ non serviva a non illuderci di pensare di poter abusare della sua misericordia, continuando ad offenderlo?

Perché non si spiega anche questo? Ricordo a memoria alcune celebri sentenze:
  • San Basilio scriveva che riferirsi a Dio misericordioso e non anche giusto, significa ritenerlo complice delle nostre iniquità.
  • Sant’Agostino diceva che la mera speranza di misericordia ha ingannato e perso tante anime.
  • Sant’Alfonso Maria de' Liguori diceva che manda più anime all’inferno la certezza della misericordia di Dio che la Sua giustizia, poiché confidare temerariamente nella Sua misericordia, senza convertirsi e lottare contro il peccato, produce la perdizione.
"Deus non irridetur". Perchè dunque non insegnare che la misericordia di Dio sta nell’accogliere il peccatore pentito?
(C.G.T.)

giovedì 24 dicembre 2015

Pio XII condanna gli strafalcioni liturgici del Cammino

Autoritratto di Kiko Argüello
Pio XII, nell'enciclica Mediator Dei, condanna le carnevalate liturgiche del Cammino Neocatecumenale ben ventidue anni prima della nascita del Cammino. Leggiamo qualche estratto.


L'azione liturgica ha inizio con la fondazione stessa della Chiesa. I primi cristiani, difatti, «erano assidui agli insegnamenti degli Apostoli e alla comune frazione del pane e alla preghiera» (Act. 2, 42). Dovunque i Pastori possono radunare un nucleo di fedeli, erigono un altare sul quale offrono il Sacrificio, e intorno ad esso vengono disposti altri riti adatti alla santificazione degli uomini e alla glorificazione di Dio. Tra questi riti sono, in primo luogo, i Sacramenti, cioè le sette principali fonti di salvezza...

Non hanno, perciò, una esatta nozione della sacra Liturgia coloro i quali la ritengono come una parte soltanto esterna e sensibile del culto divino o come un cerimoniale decorativo; né sbagliano meno coloro, i quali la considerano come una mera somma di leggi e di precetti con i quali la Gerarchia ecclesiastica ordina il compimento dei riti...

Certo, la Chiesa è un organismo vivente, e perciò, anche per quel che riguarda la sacra Liturgia, ferma restando l'integrità del suo insegnamento, cresce e si sviluppa, adattandosi e conformandosi alle circostanze ed alle esigenze che si verificano nel corso del tempo; tuttavia è severamente da riprovarsi il temerario ardimento di coloro che di proposito introducono nuove consuetudini liturgiche o fanno rivivere riti già caduti in disuso e che non concordano con le leggi e le rubriche vigenti...

Così, per fare un esempio, è fuori strada chi vuole restituire all'altare l'antica forma di mensa; chi vuole eliminare dai paramenti liturgici il colore nero; chi vuole escludere dai templi le immagini e le statue sacre; chi vuole cancellare nella raffigurazione del Redentore crocifisso i dolori acerrimi da Lui sofferti; chi ripudia e riprova il canto polifonico anche quando è conforme alle norme emanate dalla Santa Sede...

...Non sarebbe animato da zelo retto e intelligente colui il quale volesse tornare agli antichi riti ed usi ripudiando le nuove norme introdotte per disposizione della Divina Provvidenza e per le mutate circostanze. Questo modo di pensare e di agire, difatti, fa rivivere l'eccessivo ed insano archeologismo suscitato dall’illegittimo concilio di Pistoia, e si sforza di ripristinare i molteplici errori che furono le premesse di quel conciliabolo e ne seguirono con grande danno delle anime, e che la Chiesa, vigilante custode del «deposito della fede» affidatole dal suo Divino Fondatore, a buon diritto condannò. Siffatti deplorevoli propositi ed iniziative tendono a paralizzare l'azione santificatrice con la quale la sacra Liturgia indirizza salutarmente al Padre celeste i figli di adozione.

Tutto, dunque, sia fatto nella necessaria unione con la Gerarchia ecclesiastica. Nessuno si arroghi il diritto di essere legge a se stesso e di imporla agli altri di sua volontà...

domenica 20 dicembre 2015

Barletta: i neocatecumenali cercano di accalappiarti... ma non ti dicono chi sono

Don Pino, don Giuseppe e don Francesco, perché non avete scritto chiaramente che si tratta del Cammino Neocatecumenale?





Toh, ma guarda un po': è la stessa cosa che avviene a Guam --- poster neocatecumenali per accalappiare nuovi adepti... senza dire che si tratta del Cammino Neocatecumenale.


giovedì 17 dicembre 2015

Il Cammino che ti "uccide" e ti devasta la famiglia

Carnevalesca "liturgia" neocatecumenale
Sono primogenito di una famiglia di neocatecumeni, una famiglia di 8 figli. La metà sono riusciti a scappare di casa (tra convivenze per le 3 sorelle ed un fratello che ha trovato gentilmente ospitalità da un amico a km da qui), premetto che NESSUNO di noi ha continuato il cammino. Premetto pure che da 5 anni, dopo il fallimento dell'azienda in cui lavoravo ho sempre trovato un lavoro, al costo di leccare la polvere dal pavimento di una fonderia. Ora sono 2 mesi che sono a casa e psicologicamente sotto pressione, soprattutto da parte di mia madre che mi sta massacrando. In passato ho avuto problemi di depressione, mi ero curato, e stranamente un miracolo ha fatto in modo che mia madre incosapevolmente m'indirizzasse da una psicologa che non è contro ma COMBATTE MATERIALMENTE la realtà neocatecumenale. Ero guarito, stavo bene, e anche ora quando mi chiudo in camera praticamente 24 su 24 a studiare musica sto bene. Ma appena ne esco è l'apocalisse: io sono arrivato a far notare a mia madre che col suo comportamento mi sta uccidendo (lo notavo perché avevo studiato un po' di psicologia per mia passione): voi non immaginate cosa mi sono sentito dire da quella donna a proposito di cosa succede la dentro, addirittura veniva a piangere in camera mia di notte, ma per dirmi "ti stiamo uccidendo ma sono la tua mamma, e ti amo ti amo". Ecco i frutti del Cammino: devastare le famiglie.

Ho paura, ho un estremo bisogno d'aiuto e non ho idea a chi rivolgermi. Lo psicologo non può entrare negli affari famigliari, e me l'ha detto, ma ora leggendo questo blog è come se avessi trovato un aiuto proprio nel momento in cui ho appena avuto un'altra discussione con mia madre che tutt'ora mi opprime e mi soffoca. Qualche giorno fa ho compiuto 32 anni e voglio vivere, ma non credo che ci siano associazioni che tutelino esplicitamente le "vittime del Cammino Neocatecumenale", non credo perché fino ad ora non ho mai trovato nulla del genere.

Non voglio veder distrutta la mia vita a 32 anni, se qualcuno, anche nel totale anonimato conosce il nome di qualche istituto o associazione che possa aiutarmi CONCRETAMENTE difendendomi dalla situazione sono immensamente grato, perchè amo la vita, è la cosa che amo di più e la mia famiglia me la sta portando via in mille modi, anche economici, ma non voglio entrare nei dettagli. Credo in Dio, non sono Cattolico ma credo in Dio. E questo di me non fa una brava o cattiva persona, il problema è che questa è una delle tante cose che mi vengono psicologicamente martellate dai miei, e che non sapete quante volte son riuscito a mettere a tacere. Ma loro mi conoscono, in comunità pure e non da ora. Sanno del mio carattere e della mia forza a convincere la gente che l'amore di Dio non lo trovi solo nel cammino neocatecumenale e, oltre a tenermi d'occhio seppur a distanza mi stanno avvelenando a piccole dosi che ora inizio a sentire. Ho già parlato con uno psicologo, ma purtroppo mi ha detto che se non ho io la possibilità d'andarmene di casa immediatamente (e che sarebbe la cosa da fare subito), lui non può intervenire se non attraverso di me ed ammette anche di non poter fare miracoli, fermo restando che quelle persone sono capaci di rovinarmi in due minuti ciò che ho guadagnato in una seduta appena esco. E lui non può fare nulla.

Tempio neocatecumenale
Quindi anche nell'anonimato più totale, se qualcuno sa darmi indicazioni di persone che sono in grado d'affrontare queste situazioni e questa gente sono estremamente grato del vostro aiuto; la mia mail per  dei consigli a riguardo se qualcuno ne ha è: emmetalia83@scryptmail.com

Figuratevi che sono talmente disperato, e da persona che ha sempre avuto un'attenzione particolare ed ha evitato non solo il cammino ma tante altre cose, stavo per finire addirittura dalla disperazione a chiedere aiuto ad un'associazione gnostica. dalla padella nella brace. Per fortuna la mia sobrietà è tornata alla svelta...

Un abbraccio a tutti e grazie anche solo per il fatto d'avermi dato la possibilità di scrivere qualche riga per fare uscire un po' di quella "morte" da me stesso.
Teo 83

lunedì 14 dicembre 2015

Fate largo! Arriva il salvatore e redentore Kiko!

Mano al portafoglio, fratelli!
Un esempio del culto della personalità di Kiko Argüello.

Un prominente "fratello" neocatecumenale ha pubblicato un libro sul Cammino che ha per sottotitolo: Chiamati a salvare questa generazione.

E chi è che "salva" questa generazione? Kiko, naturalmente. ("chiamati" è per intendere Kiko & i kikos, Kiko e i suoi cloni e pappagalli).

Lo si vede dalla foto di copertina, Kiko pensoso nell'anfiteatro di Cesarea in Palestina.

Kiko ti salva! ecco il messaggio che da più di mezzo secolo Kiko riesce a far passare attraverso i suoi adoratori.

L'arcano con il ticket.




Piccolo promemoria:

Kiko a Fort Collins nel 1993 diceva:
« dove stanno gli annunziatori che hanno la missione di salvare il mondo? Dove? E quale predicazione salva il mondo? Molti mi direte: il Kerygma, che molta parte della Chiesa neppure ha scoperto… prima bisogna ascoltarlo, poi crederlo, poi essere sigillati, perchè il battesimo sigilla la fede; senza la fede non si può dare il battesimo, prima dunque c’è la fase kerygmatica, seconda la fase catechetica, farsi battezzare per ricevere il dono dello Spirito… ».

venerdì 11 dicembre 2015

Frutti del Cammino: la cricca neocatecumenale protegge i suoi pretoriani

«Ho fatto il Cammino Neocatecumenale per 26 anni. In questa comunità c'è stato un "fratello" che abbiamo scoperto che ha molestato una delle nostre figlie, una bambina di undici anni e mezzo.

Il Cammino come si è mosso? Pensavano di risolvere il problema di nascosto, senza farlo uscire fuori. Hanno anzitutto cacciato me dalla comunità».

(l'articolo completo è su LaSpiaPress;
qui sotto ci limitiamo a commentare la videointervista).


(video su youtube)

Le molestie sono avvenute nel 2008-2009.

Questo "tizio" veniva tutti i giorni a casa nostra, perché si pregava insieme, si mangiava insieme, si facevano le convivenze... Frequentavano sempre casa nostra, lui e la moglie.

La denuncia è partita dal medico psichiatra, che dopo aver ascoltato per tre ore la bambina mi disse: "se lei non fa la denuncia, domattina la faccio io". Stessa cosa avvenuta ad un centro di aiuto ai minori. Ma il molestatore è stato assolto in primo grado ed il nostro avvocato ha lasciato scadere i termini per presentare appello.

Le autorità locali della Chiesa hanno fatto molte pressioni. Avevamo un figlio in seminario. Il vescovo, insediatosi da appena un anno, ci convocò e ci disse queste parole: «se lei non ritira la denuncia, io non so se fra cinque anni porterò vostro figlio all'altare». Dopo qualche mese convoca il ragazzo e lo espelle dal seminario, con la motivazione che il giovane cerca di attirare l'attenzione su di sé, che non pulisce la camera, ecc. Tutte scuse campate in aria, che non c'entrano niente con la fede o con la dirittura morale.

Solo dopo vengo a scoprire che il vescovo era legato al Cammino Neocatecumenale e andava ogni anno alle convivenze con Kiko a Gerusalemme con gli altri vescovi e cardinali adepti del Cammino.

Se non fai quello che ti dicono i capi del Cammino ti cacciano fuori, ti dicono che sei un demonio.

Abbiamo scritto cinque volte a papa Benedetto XVI ma non sono mai giunte risposte. Ho scritto anche a papa Francesco, ma niente. Quando io mando una lettera al Papa - lettera che passerà attraverso preti e segreterie prima di giungere eventualmente sulla scrivania del Papa -, se parlo male del Cammino la lettera viene cestinata.

Ne abbiamo parlato anche con la stampa - un articolo nel quale abbiamo raccontato tutta la storia. Dopo l'articolo la giornalista ha detto che la Curia ha chiamato in redazione dicendo che non devono permettersi di stampare articoli del genere. La giornalista ha poi dovuto cambiare mestiere.

Colui che abbiamo denunciato ha dunque vinto la causa, è stato reintegrato nella sua "comunità", fa il "catechista".

Addirittura i neocatecumenali mi dicevano che io "ho il demonio". A furia di sentirmelo dire ero perfino andato da un esorcista, e dopo aver raccontato la mia storia mi son sentito dire dall'esorcista che il demonio ce l'hanno loro!

Il mio avvocato mi telefona per dirmi: «mi ha chiamato un noto avvocato, chiediamo se gentilmente potete eliminare quello che c'è su internet». Ma allora non hai difeso la mia causa! Non mi hai creduto! Ti hanno corrotto? Pagato? Hai paura?

Io non intendo avere misericordia per questa gente!

La misericordia non è figlia dell'ingiustizia.

Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me,
sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino,
e fosse gettato negli abissi del mare. [Mt 18,6]

martedì 8 dicembre 2015

Contro la "comunione sulla mano"

COME SI RICEVE IL CORPO DI CRISTO

Fra tutti i ricchi aspetti della Fede e della pratica eucaristiche, è certamente fondamentale il modo in cui i fedeli ricevono il Corpo di Cristo nella santa Comunione. Al momento della santa Comunione, il fedele, ben consapevole della sua indegnità e pentendosi di tutti i suoi peccati, si presenta davanti al Signore che, nel suo amore senza fine e senza misura, offre il suo Corpo come alimento celeste affinché noi lo riceviamo.

Mi ricordo bene, nella mia infanzia, la diligenza di cui davano prova i miei genitori, così come i sacerdoti e le suore della scuola cattolica, per preparare i bambini a ricevere per la prima volta la santa Comunione. Mi sovvengono anche i frequenti richiami alla riverenza e all'amore che dovevamo dimostrare ricevendo la santa Comunione e facendo il ringraziamento subito dopo la ricezione del sacramento.

All'epoca della mia prima comunione, il 13 maggio 1956, la santa Ostia si riceveva alla balaustra, sulla lingua e in ginocchio, con le mani ricoperte da una tovaglia. Questo modo di ricevere la santa Comunione mi ha sempre colpito come la più alta espressione dell'infanzia spirituale insegnata da Nostro Signore (Mt 18,1-4), e di cui santa Teresa di Lisieux è una delle figure più notevoli. Proprio in quel periodo della mia vita, mio padre era gravemente malato ed era costretto a letto in casa. Morì nel mese di luglio 1956. Ricordo la grande preparazione e l'attenzione che egli manifestava ogni volta che il sacerdote veniva a portargli la santa Comunione. Si preparava una piccola tavola di fianco al suo letto, con un crocifisso, dei ceri e una tovaglia speciale. Si accoglieva il sacerdote in silenzio alla porta con un cero acceso e, anche se mio padre non poteva alzarsi, tutti restavano in ginocchio durante la cerimonia.

Anni più tardi, nel maggio 1969, è stata autorizzata la pratica di ricevere la Comunione in mano, a discrezione delle Conferenze episcopali, in parallelo con la pratica plurisecolare di ricevere la Comunione direttamente sulla lingua. Uno degli argomenti avanzati per introdurre la seconda opzione era l'esistenza di un uso antico di ricevere la santa Comunione in mano. Nello stesso tempo, l'istruzione della Congregazione per il Culto Divino, che permetteva la pratica della ricezione della santa Comunione in mano, sottolineava il fatto che la tradizione plurisecolare di ricevere la Comunione sulla lingua doveva essere preservata a motivo del rispetto dei fedeli verso la santa Eucaristia che questa pratica esprime. In questo senso, è interessante notare che il Papa Paolo VI (durante il cui pontificato è stato dato il permesso di ricevere la santa Comunione in mano), nella sua lettera enciclica Mysterium Fidei sulla dottrina e il culto del Santissimo Sacramento, promulgata quattro anni prima della concessione del permesso, si riferisce a un costume antico dei monaci che vivevano in solitudine, nonché dei cristiani perseguitati, secondo il quale essi prendevano la santa Comunione con le loro proprie mani. Tuttavia, il Papa aggiunge subito che questo riferimento ad un uso di altri tempi non rimette in questione la disciplina che si è diffusa in seguito circa il modo di ricevere la santa Comunione.

La pratica tradizionale si comprende meglio alla luce dell'ermeneutica della riforma nella continuità, contrapposta all'ermeneutica della discontinuità e della rottura, di cui ha parlato il Papa Benedetto XVI nel suo discorso di Natale 2005 alla Curia romana. Nell'ermeneutica della continuità, l'unica Chiesa «cresce nel tempo e (…) si sviluppa, rimanendo però sempre la stessa». Così, la pratica tradizionale di ricevere la santa Comunione manifesta una crescita ed uno sviluppo tanto della Fede eucaristica, quanto delle espressioni di riverenza verso il Santissimo Sacramento. Si potrebbe dire a proposito del modo tradizionale di comunicarsi ciò che il Papa Benedetto XVI diceva a proposito dell'Adorazione eucaristica nell'Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis: «l'Adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa».

ABUSI LITURGICI CONTRO IL SANTISSIMO SACRAMENTO

Sfortunatamente, l'iniziativa di ristabilire l'uso antico sopraggiunse proprio in un momento in cui numerosi abusi liturgici avevano gravemente sminuito la riverenza e la devozione dovute al Santissimo Sacramento. Inoltre, il periodo conosceva una secolarizzazione e un relativismo crescenti, i cui effetti furono devastanti nella Chiesa. Per di più, la "restaurazione" di questa pratica fu incompleta, perché si limitò alla ricezione della Comunione in mano, senza però includere gli altri ricchissimi dettagli dell'uso antico. In esito a tutto ciò, la ricezione della santa Comunione è diventata l'occasione di negligenze - anzi, addirittura di vere e proprie irriverenze - e, in qualche caso particolarmente deplorevole, il Santissimo Sacramento ricevuto in mano non viene consumato, ma, al contrario, assoggettato a varie forme d'abuso, fino al caso estremo in cui qualcuno porta via il Corpo di Cristo per profanarlo più tardi nel corso di una "messa nera". Nella mia personale esperienza pastorale, i casi in cui la santa Ostia era stata lasciata in un libro di canti o in qualche altro posto, o anche portata a casa per la devozione privata - mi spiace doverlo segnalare - non sono stati rari. È ugualmente triste aver visto abbastanza spesso alcuni comunicanti strapparmi letteralmente l'Ostia dalle mani piuttosto che ricevere il Corpo di Cristo in modo conveniente.

Mons. Athanasius Schneider, esemplare pastore d'anime, ha affrontato con amore coraggioso l'attuale situazione della ricezione della santa Comunione nel rito romano. Prendendo spunto dalla sua personale e ricca conoscenza della fede e della pratica eucaristiche nel periodo della persecuzione nel suo paese natale, è stato spinto a studiare in profondità l'antico uso di ricevere la santa Comunione in mano, così come il suo attuale ripristino. In modo chiaro ed accurato, Mons. Schneider spiega con che cura la pratica antica intendeva evitare tutto ciò che potesse suggerire l'auto-comunione, sottolineando l'aspetto infantile della Comunione; ed impedire che anche un solo frammento andasse perduto, e, così, fosse suscettibile di profanazione. Egli descrive anche brevemente le tappe dell'introduzione dell'uso attuale, che differisce in misura rilevante dalla vecchia pratica dell'antichità.
Mons. Schneider presenta poi, accuratamente, le conseguenze più gravi dell'attuale pratica di ricezione della Comunione in mano:

  • la riduzione o la scomparsa di ogni gesto di riverenza e di adorazione;
  • l'utilizzo, per ricevere la santa Comunione, di un gesto abitualmente adibito alla consumazione degli alimenti ordinari, dal che deriva una perdita di Fede nella Presenza Reale, soprattutto tra i bambini e i giovani;
  • l'abbondante perdita di frammenti della santa Ostia e la loro conseguente profanazione, soprattutto quando nella distribuzione della santa Comunione manchi il piattello;
  • un altro fenomeno che si diffonde sempre più: il furto delle Sacre Specie.

Prendendo in considerazione tutte queste conseguenze, Mons. Schneider dice a buon diritto che la giustizia – cioè il rispetto del diritto di Cristo di essere ricevuto nella santa Comunione con la riverenza e l'amore che Gli convengono, e di quello dei fedeli di ricevere la santa Comunione in un modo che esprima al meglio l'adorazione reverenziale – esige che la pratica attuale della ricezione della Comunione nel rito romano sia seriamente studiata in vista di una riforma il cui bisogno si fa pesantemente sentire.

IL DIRITTO DI CRISTO

Un aspetto del tutto preminente della trattazione di Mons. Schneider riguarda il diritto di Cristo, lo ius Christi. Ricordandoci l'umiltà totale dell'amore di Cristo che si dona a noi nella piccola Ostia, fragile per natura, Mons. Schneider richiama la nostra attenzione sul grave obbligo di proteggere ed adorare Nostro Signore. Infatti, nella santa Comunione, Egli, a motivo del Suo amore incessante e incommensurabile per l'uomo, si fa il più piccolo, il più debole, il più delicato fra noi. Gli occhi della Fede riconoscono la Presenza Reale nei frammenti, anche nei più piccoli, della santa Ostia, e ci conducono, così, all'Adorazione amorosa.

Non mi resta che ringraziare Mons. Athanasius Schneider per il suo minuzioso studio della questione della ricezione della santa Comunione, espressione preminente della fede eucaristica. Il suo studio è pieno del più profondo amore di Gesù Eucaristia, amore nel quale egli è stato formato in un'epoca in cui la Chiesa era sotto i colpi della persecuzione nel suo paese. Spero che il contenuto di questo volume ispiri nel lettore una Fede eucaristica sempre più profonda e più ardente. Spero anche che questo libro fornisca l'occasione di rinnovare il modo di ricezione della santa Comunione, disciplina che dispone il comunicante a riconoscere pienamente il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Cristo e, così, a ricevere Gesù Eucaristia con una riverenza ed un'adorazione amorose. È in questa ricezione reverenziale e amorosa di Nostro Signore nella santa Comunione che dobbiamo attingere la forza di trasformare e rinnovare le nostre vite personali e la società, con la forza del vangelo, come facevano i primi cristiani.

Possa la lettura approfondita del libro di Mons. Schneider portare i fedeli, al momento della santa Comunione, a riconoscere la Presenza Reale del Signore risuscitato e a far loro le parole di San Giovanni Evangelista a San Pietro, quando il Signore risuscitato apparve ai discepoli sulle rive del lago di Tiberiade nel corso della pesca miracolosa: «È il Signore!» (Gv 21,7).
(card. Raymond Leo Burke [Fonte])

venerdì 4 dicembre 2015

«Zorobbabbèle!!»

Antefatto: appena sei mesi dopo la lettera del 1° dicembre 2005 al Tripode neocatecumenale, il 3 giugno 2006, a Roma, nella "giornata dei movimenti", Kiko Argüello si esibì in un'omelia autocelebrativa e rivendicazione sindacale - dopo la quale tutti i neocatecumenali presenti in piazza se ne andarono via anche se pochi minuti dopo era previsto l'intervento di papa Benedetto XVI.

Chi è stato presente quel giorno ricorderà il tronfio Kiko gridare "Zorobabele!" nel microfono per entrare con grande enfasi nella parte saliente del proprio sermone.

Dal blog Opportune Importune traiamo la seguente interessante riflessione sulla «creazione di una controchiesa di matrice massonica», nel nome di un autonominato profeta-iniziatore aspirante alla nomina di messia della Chiesa universale.

"Interessante" non significa necessariamente condivisibile in ogni aspetto; però, per chi riesce a guardare al di là del proprio naso e degli slogan preconfezionati, lo è perché documenta il meccanismo diabolico del pervertire le Scritture (la profezia di Aggeo) allo scopo di giustificare la propria "agenda" teologica (degradare il sacrificio eucaristico a una sacra cena).

Ricordiamo ai professionisti del candore che questo blog riguarda il Cammino Neocatecumenale e che la fedeltà a Pietro non si misura dai proclami o dagli atteggiamenti da tifoseria (cfr. anche Gal 2,11; Lc 22,32).




La congiura contro la Chiesa dei precursori dell'Anticristo

...Nel commentare l'omelia tenuta da padre Raniero Cantalamessa a Westminster, avevo trovato a dir poco interessante la ricorrenza del riferimento alla profezia di Aggeo, che era stata utilizzata anche da Kiko Argüello in occasione dell'incontro con Benedetto XVI il 3 Giugno 2006. 

Mi era parso quantomeno strano che il capo dei neocatecumenali avesse scelto un passo così specifico, presentandolo come se esso avesse un qualche rapporto con il Salmo 146 (Laudate Dominum, quoniam bonus est psalmus) appena cantato ai Vespri di Pentecoste. E mi era parso ancor più strano che proprio quel passo facesse parte della liturgia celebrata all'apertura del Sinodo Anglicano. Vi prego quindi di aver pazienza e di seguire il mio pensiero, perché credo meriti di esser meditato  e condiviso in tutta la sua gravità. 
Neocatecumenali che "fanno l'Eucarestia"...

Il contesto storico della profezia di Aggeo

Aggeo, il decimo dei profeti minori. Un profeta dallo stile più vicino alla prosa che alla poesia, privo di splendori. Dopo settant'anni di esilio, autorizzato dall'editto di Ciro, era tornato in patria. Il primo gruppo di cinquantamila reduci, guidato dal capo dalla famiglia davidica Zorobabele e dal sommo sacerdote Iosedec, giunse a Gerusalemme e ristabilì nell'antico luogo l'altare degli olocausti e il doppio sacrificio quotidiano ed iniziò la ricostruzione del tempio. Ma i Samaritani, intrigando alla corte persiana, fecero sospendere i lavori. Il secondo anno del re Dario, Dio ispirò il profeta Aggeo a stimolare lo zelo dei Giudei perché il tempio fosse in breve completato, e Aggeo adempì l'incarico con le sue profezie, fatte tutte il secondo anno di Dario, in mesi diversi. La fabbrica del tempio fu ripresa nel 520 a.C. che, per le esortazioni di Aggeo e Zaccaria, fu compiuto nel 515, anno sesto di Dario. La datazione è certa, perché ha un riscontro incrociato
con la storia persiana. 

Gli oracoli di Aggeo sono quattro: quello che ci interessa è in particolare il secondo (Ag 2, 1-10), che è il più importante di tutti. Per consolare quelli che piangono vedendo l'inferiorità del nuovo tempio paragonato all'antico, annunzia che il nuovo tempio sarà più glorioso dell'antico, perché accoglierà nelle sue mura il Messia. L'oracolo è del 21 del settimo mese del 520, secondo anno di Dario. 

Curiose coincidenze

1. La celebrazione dell'inizio del Sinodo della Chiesa d'Inghilterra prevede come prima lettura il primo oracolo di Aggeo (Ag 1, 1-8):

L'anno secondo del re Dario, nel sesto mese, il primo del mese, il Signore parlò per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Salatiel, principe di Giuda, e a Giosué figlio di Iosedec sommo sacerdote dicendo: Queste cose dice il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: Il tempo di riedificare la casa del Signore non è ancora venuto. Ma la parola del Signore è venuta per mezzo del profeta Aggeo e dice: Per voi dunque è il tempo di abitare in case con bei soffitti, mentre questa casa è deserta? Or dunque così dice il Signore degli eserciti: Considerate attentamente il vostro modo di procedere: avete seminato molto e raccolto poco; avete mangiato, ma senza saziarvi; avete bevuto, ma senza rallegrarvi; vi siete coperti senza riscaldarvi; e chi ha accumulati risparmi li ha messi in una tasca rotta. Così dice il Signore degli eserciti: Considerate il vostro modo di procedere, andate al monte, portate il legname, riedificate la casa: mi sarà gradita, e sarò glorificato - dice il Signore.  

Quale onore essere inginocchiati davanti all'iniziatore!
2. Nella sua omelia al Sinodo anglicano, padre Cantalamessa elogia il dialogo ecumenico ed incoraggia la chiesa d'Inghilterra a farsi intermediaria con i protestanti, citando il secondo oracolo:
Ma su, fatti coraggio, o Zorobabele - dice il Signore - fatti animo, Giosuè figlio di Iosedec, sommo sacerdote, coraggio, o popolo tutto quanto - dice il Signore - lavorate; perché io sono con voi - dice il Signore degli eserciti - E' un impegno che ho preso con voi fin da quando usciste dall'Egitto: il mio spirito sarà in mezzo a voi: non temete. (Ag 2, 5-6). 
3. Arguello, nel rivolgersi a Benedetto XVI, cita il versetto 2 del salmo 146:
Il Signore che riedifica Gerusalemme, Raduna i dispersi d'Israele.
ma si ricollega immediatamente ad Aggeo che esorta Zorobabele e Giosuè a ricostruire il tempio:
Abbiamo ascoltato il Salmo 146 nel quale siamo invitati a lodare Dio perché “Il Signore ricostruisce Gerusalemme”. Gerusalemme e soprattutto il suo tempio, è stato ricostruito da Zorobabele e Giosuè, un laico e un sacerdote.
Con questo riferimento egli attribuisce presuntuosamente a se stesso il ruolo di novello Zorobabele, presentandosi come carisma non per esser vagliato dall'autorità della Chiesa, ma per svolgere un ruolo profetico: 
Lo Spirito Santo ha già dato la risposta. Sta dando la risposta: eccoci Santo Padre, ecco i nuovi carismi, le nuove realtà che lo Spirito Santo suscita in aiuto ai preti, alle parrocchie, ai vescovi, al papa. “Il Signore ricostruisce Gerusalemme”.
Il novello Messia e i suoi autoritratti
E continua: 
In definitiva è l’attuazione del Concilio Vaticano II che ci urge oggi più che mai. [...] Abbiamo bisogno che si attui l'ecclesiologia del Vaticano II, un'ecclesiologia di comunione, della Chiesa come corpo.

Il filo di Arianna che unisce i congiurati

Non possiamo non rilevare il filo che unisce Arguello al Sinodo: padre Cantalamessa, portavoce delle istanze neocatecumenali (versante Arguello) ed ecumeniche (versante Sinodo) nella loro applicazione più devastante. 

Da un lato, egli si adopra per sopprimere il Sacrificio rendendone invalida la parte essenziale (la consacrazione della vittima divina) ed assimilarlo alla Cena anglicana e luterana; dall'altro egli impone come ineluttabile, attribuendolo all'ispirazione del cuore o dello spirito, il superamento delle divisioni dottrinali con gli acattolici. Entrambe sono poi facce di una stessa medaglia: l'ecumenismo conciliare può essere perseguito solo rinnegando la Verità custodita dalla Chiesa di Cristo e cancellando l'elemento più inviso a Satana e ai suoi seguaci: la Messa cattolica. 

Questi due elementi, tra loro interdipendenti e complementari, devono portare alla creazione di una controchiesa di matrice massonica, simboleggiata dal tempio di Zorobabele. All'interno di esso, in una empia parodia delle promesse escatologiche, dovrà esser accolto il messia della nuova chiesa universale, che altri non è se non l'Anticristo. 

Non pare lontano dal verosimile identificare questa deriva dottrinale, per le sue implicazioni immediatamente legate alla liturgia ed alla celebrazione del principale atto di culto della Religione, come l'abominazione della desolazione di cui parla il profeta Daniele. 

E come Satana tentò Nostro Signore nel deserto a colpi di citazioni della Sacra Scrittura, così costoro si appropriano delle profezie di Aggeo pervertendone il significato in chiave luciferina.


Piccolo promemoria sulla riduzione della Santa Messa a sacra cena:

Kiko Argüello dice (e nessun neocatecumenale lo ha mai minimamente contestato):
Lutero non negò mai la presenza reale, negò solo la parolina transustanziazione che è una parola filosofica che vuole spiegare il mistero. [...] Ma la cosa più importante non sta nella presenza di Gesù Cristo. Egli dice: ‘Per questo sono venuto: per passare da questo mondo al Padre’. Ossia, la presenza fisica nel mondo ha uno scopo che è il resuscitare dalla morte. Questa è la cosa importante. La presenza è un mezzo per il fine che è la sua opera: il mistero di Pasqua. La presenza è in funzione dell’Eucaristia, della Pasqua (Orientamenti, p. 325).
E ancora:
Il memoriale che egli lascia è il suo Spirito resuscitato dalla morte, presente con tutto il suo mistero di morte e resurrezione, fatto vita per portare al Padre tutti quelli che celebrano la Pasqua, tutti quelli che celebrano la cena con Lui. La Chiesa primitiva non ha problemi a proposito di questa presenza (Orientamenti p. 326).
Argüello non lascia spazio a fraintendimenti: negli Orientamenti alle équipes di catechisti per la fase di conversione, scrive:
Non c’è Eucaristia senza assemblea. È un’assemblea intera che celebra la festa e l’Eucaristia; perché l’Eucaristia è l’esultazione dell’assemblea umana in comunione; perché il luogo preciso in cui si manifesta che Dio ha agito è in questa Chiesa creata, in questa comunione. È da questa assemblea che sgorga l’Eucaristia (p. 317).
E' in ragione di queste deviazioni che durante le celebrazioni della setta neocatecumenale gli adepti si comunicano (ammesso e non concesso che il sacerdote consacri validamente) stando seduti e lasciando cadere i frammenti di pane per terra: essi non credono che, finita la cena, nelle specie eucaristiche permanga la Presenza Reale del Corpo e del Sangue di Cristo, visto che essa è solo finalizzata a rappresentare l'unione dei partecipanti al banchetto e, terminato meno questo, debba venir meno anche quella. Insomma, un pasto tribale, non il Santo Sacrificio dell'Altare.

Teologicamente parlando, il capo dei Neocatecumenali insegna ai suoi adepti e professa la mera transignificazione o la transfinalizzazione, che negano la transustanziazione. Un errore dottrinale condannato dal Concilio Tridentino, da Pio VI nella bolla dogmatica Auctorem Fidei contro il Sinodo di Pistoia e ribadito da Paolo VI nell'enciclica Mysterium Fidei.

martedì 1 dicembre 2015

Dieci anni di disubbidienze

Lettera della Congregazione per il Culto Divino al Cammino Neocatecumenale a Kiko Argüello, Carmen Hernàndez e don Mario Pezzi.


La seguente lettera contenente le «decisioni del Santo Padre»
ancor oggi non vede attuazionenonostante sia parte integrante
dello Statuto del Cammino Neocatecumenale (art.13, nota 49).

Papa Benedetto XVI alle famiglie del Cammino ricevute in udienza il 26 gennaio 2006:

« ... Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate. Grazie all'adesione fedele ad ogni direttiva della Chiesa, voi renderete ancor più efficace il vostro apostolato in sintonia e comunione piena con il Papa e i Pastori di ogni Diocesi.»

Qui sotto, il testo della lettera del 1° dicembre 2005 (testo originale in Italiano - disponibile anche traduzione in English) che evidenziamo e commentiamo.


Dalla Città del Vaticano, 1 dicembre 2005

Egregi Signor Kiko Argüello, Sig.na Carmen Hernandez e Rev.do Padre Mario Pezzi,

a seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre.
La lettera non è una novità improvvisa, ma mette per iscritto gli orientamenti emersi nell'incontro dell'11 novembre 2005 tra i massimi responsabili del Cammino e la Congregazione per il Culto Divino.

Si tratta delle decisioni del santo Padre: decisioni, non suggerimenti.

Decisioni che giungono ad oltre tre anni dalla prima approvazione degli Statuti [temporanei] del Cammino Neocatecumenale [del 2002].

Decisioni che riguardano tutti gli aderenti del Cammino (altrimenti la lettera non sarebbe stata inviata ai tre massimi responsabili): pertanto è lecito supporre che nei giorni successivi questa lettera sia stata letta in tutte le comunità. In realtà, invece, nelle comunità se ne è parlato, e in versione edulcorata, solo quando le clamorose dichiarazioni di Gennarini hanno reso il caso di dominio pubblico.

Il neocatecumenale che si trovi a leggere questa pagina provi a ricordare in che modi e tempi è stata letta e commentata questa lettera nella propria comunità di appartenenza.

Magari provi anche ad interrogarsi sui motivi per cui di una lettera così importante non c'è traccia sul sito del Cammino, su cui invece è in bella vista l'innegabile 'risposta disobbediente' che scaturisce dall'intervista a Gennarini, il quale ha asserito che quegli ordini erano in realtà un’approvazione.

Quando il 27 dicembre 2005 www.chiesa.espressonline ha pubblicato la lettera di Arinze integrale, lo stesso Gennarini ne ha messo in forse addirittura l’autenticità. Ha aggiunto che, se anche la lettera fosse autentica, “questo non cambia la sua natura di instrumentum laboris confidenziale ed interno”, privo di forza normativa. Ha ribadito che l’unica norma valida “è la conferma della prassi liturgica del Cammino da parte del Santo Padre”. E a riprova ha citato la benedizione che il papa avrebbe concesso di lì a pochi giorni alle famiglie neocatecumenali in partenza per le missioni, nell’udienza del 12 gennaio. L’udienza infatti c’è stata. E anche la benedizione. Ma c’è stato anche un secondo, sonoro richiamo di Benedetto XVI ad obbedire.

E soprattutto, provi ad interrogarsi se, come e quando tali decisioni abbiano influito sulla liturgia della sua comunità.
Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né aggiungere nulla. Ecco la prima decisione del Santo Padre: il Cammino non può modificare la Messa “omettendo” o “aggiungendo”.

Il Papa ha deciso che il Cammino accetterà e seguirà i libri liturgici approvati.

Perché mai c'è bisogno di specificarlo ufficialmente? Perché mai il Papa scomoda i massimi responsabili del Cammino? Se il Cammino già accettasse e seguisse, senza omettere né aggiungere, non ci sarebbe alcuna necessità di chiederlo.

A meno di ipotizzare che il Papa sia completamente disinformato sulle liturgie del Cammino, la logica più elementare suggerisce che in molte (possibilmente tutte) le comunità del Cammino si celebri una Messa che “omette” alcune cose, ne “aggiunge” altre, con la motivazione che “non accetta” e “non segue” i libri liturgici approvati dalla Chiesa.

Questa decisione del Santo Padre è una conferma indiretta delle critiche che sono state rivolte ai neocatecumenali per le loro liturgie.

Il neocatecumenale che legge questa pagina, provi a chiedersi se le liturgie della sua comunità abbiano mai seguito i libri liturgici approvati, e – nel frequente caso di risposta negativa – provi a domandarsi se dalla pubblicazione della lettera ad oggi la sua comunità si sia adeguata alle decisioni del Papa.
Inoltre, circa alcuni elementi si sottolineano le indicazioni e precisazioni che seguono: La lettera potrebbe già essere conclusa, ma vengono fatte di proposito alcune sottolineature.
1. La Domenica è il “Dies Domini”, come ha voluto illustrare il Servo di Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica sul Giorno del Signore. Perciò il Cammino Neocatecumenale deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel contesto delle celebrazioni liturgiche la testimonianza dell’inserimento nella parrocchia delle comunità del Cammino Neocatecumenale. Almeno una domenica al mese le comunità del Cammino Neocatecumenale devono perciò partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale. Almeno una domenica al mese? Dunque vuol dire che chi entra nel Cammino trascura completamente la Messa che non sia celebrata dal Cammino?

Chi ha accusato il Cammino di ergersi a una sorta di “chiesa parallela” trova in questa lettera una conferma indiretta.

Il Cammino deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano poiché, se la lettera ha da rimarcarlo, vuol dire che nelle liturgie del Cammino finora traspare che le comunità “inserite” in parrocchia lo siano solo... geograficamente.

Qui il neocatecumenale ha un bel po' di domande da porsi. Nei panni del neocatecumenale mi chiederei: «ma la mia comunità, ci va a Messa in parrocchia o no? almeno una volta al mese?» (c'è da supporre che le festività solenni non possano valere da “bonus” per aggirare la norma, altrimenti ad aprile c'era Pasqua, a dicembre c'erano Natale e l'Immacolata, ad agosto c'era l'Assunzione, ecc.ecc., e quindi ad aprile “no, abbiamo già dato”, ad agosto “no, abbiamo già dato”, a dicembre “no, abbiamo già dato, e dato pure per gennaio”, ecc.ecc.)

Naturalmente, quell'almeno è un valore minimo consentito, non il valore medio auspicato.
2. Circa le eventuali monizioni previe alle letture, devono essere brevi. Occorre inoltre attenersi a quanto disposto dall’“Institutio Generalis Missalis Romani” (nn. 105 e 128) e ai Praenotanda dell’”Ordo Lectionum Missae” (nn. 15, 19, 38, 42). Le eventuali monizioni: dunque non possono avere carattere di sistematicità. “Eventuale” significa che non ci deve essere sempre, e neppure molto spesso (altrimenti sarebbe stato usato un aggettivo diverso: “le frequenti monizioni” è ben diverso da “le eventuali monizioni”).

Leggiamoci le indicazioni dei Praenotanda citati:

«15. Nella liturgia della Parola si possono premettere alle letture, e specialmente alla prima di esse, delle brevi e opportune monizioni. Si deve porre attenzione al genere letterario di queste monizioni: devono essere semplici, fedeli al testo, brevi, ben preparate e variamente intonate al testo a cui devono servire come introduzione».

«19. (...) Potranno recare un certo aiuto brevi monizioni che illustrino la scelta del salmo e del ritornello e la loro concordanza tematica con le letture».

«38. Colui che presiede la Liturgia della Parola... riserva di norma a se stesso sia alcune monizioni, per ravvivare l'attenzione dei fedeli, sia specialmente l'omelia, per favorire nei fedeli stessi una più feconda recezione della parola di Dio».

«42. Spetta a colui che presiede introdurre talvolta i fedeli alla liturgia della Parola con opportune monizioni prima che vengano proclamate le letture. (...) Il compito delle monizioni può essere però affidato anche ad altri, per esempio al diacono o al commentatore».

Si “possono”, capite? E devono essere brevi e opportune, e possono essere talvolta introdotte, e solo da persona qualificata... Nei panni di un neocatecumenale, comincerei anzitutto a chiedermi se dal giorno in cui Kiko, Carmen e Pezzi hanno ricevuto la lettera, le monizioni siano diventate eventuali (cioè càpitino di quando in quando, e solo negli spazi e tempi previsti dall'Institutio e dai Praenotanda citati nella lettera) e se quelle eventuali siano diventate brevi.

Faccio un esempio: dato che le letture della Messa durano circa uno-due minuti ognuna, scommetterei che con tutta la buona volontà quel “brevi” non possa essere interpretato più largamente di una trentina-quarantina di secondi.

Ciò è avvenuto o no? E se non è avvenuto – se cioè nel Cammino le “monizioni” siano sempre onnipresenti e lunghe – perché non è avvenuto?
3. L’omelia, per la sua importanza e natura, è riservata al sacerdote o al diacono (cfr. C.I.C., can. 767 § 1). Chi ha accusato il Cammino di stravolgere la liturgia eucaristica facendo “predicare i laici”, trova qui una conferma.

Questa precisazione (fondata sul canone 767 del Diritto Canonico) può essere dovuta solo alla preoccupazione (evidentemente condivisa dal Papa) che nel Cammino viga in modo generalizzato l'abitudine di far predicare certi laici riducendo o eliminando del tutto l'omelia del sacerdote celebrante.

Questo canone del Codice di Diritto Canonico infatti dice:
«Can. 767 - §1. Tra le forme di predicazione è eminente l'omelia, che è parte della stessa liturgia ed è riservata al sacerdote o al diacono; in essa lungo il corso dell'anno liturgico siano esposti dal testo sacro i misteri della fede e le norme della vita cristiana».
Quanto ad interventi occasionali di testimonianza da parte dei fedeli laici, valgono gli spazi e i modi indicati nell’Istruzione Interdicasteriale “Ecclesiae de Mysterio”, approvata “in forma specifica” dal Papa Giovanni Paolo II e pubblicata il 15 agosto 1997. In tale documento, all’art. 3, §§ 2 e 3, si legge:

§ 2 - “È lecita la proposta di una breve didascalia per favorire la maggior comprensione della liturgia che viene celebrata e anche, eccezionalmente, qualche eventuale testimonianza sempre adeguata alle norme liturgiche e offerta in occasione di liturgie eucaristiche celebrate in particolari giornate (giornata del seminario o del malato, ecc.) se ritenuta oggettivamente conveniente, come illustrativa dell’omelia regolarmente pronunciata dal sacerdote celebrante. Queste didascalie e testimonianze non devono assumere caratteristiche tali da poter essere confuse con l’omelia”.

§3 - “La possibilità del ‘dialogo’ nell’omelia (cfr. Directorium de Missis cum Pueris, n. 48) può essere, talvolta, prudentemente usata dal ministro celebrante come mezzo espositivo, con il quale non si delega ad altri il dovere della predicazione”.
Gli interventi di testimonianza da parte dei laici devono dunque avvenire occasionalmente, anzi, eccezionalmente e comunque sempre adeguatamente alle norme liturgiche e offerti solo in particolari giornate e solo se ritenuti oggettivamente convenienti... ed in ogni caso non devono confondersi con l'omelia. Ugualmente si raccomanda prudenza per le omelie “dialogate”, sempre precisando che possono capitare “talvolta”.

In poche parole: le testimonianze sono la rara ed adeguata eccezione, non la regola!

Non c'è scampo: se c'è bisogno di ripetere tutte queste raccomandazioni e precisazioni, vuol dire che nel Cammino la funzione dell'omelia è stata almeno svilita fino a preoccupare seriamente il Papa e la Congregazione. C'è inoltre da notare che queste disposizioni risalgono almeno al 1997, cioè a cinque anni prima dell'approvazione degli Statuti e oltre otto anni prima la lettera di Arinze che stiamo commentando. Non sono perciò “concessioni” al Cammino, tanto meno “novità”.
Si tenga inoltre attentamente conto di quanto esposto nell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, al n. 74. Rileggiamoci attentamente il numero 74 della Redemptionis Sacramentum: «Se vi fosse l’esigenza di fornire informazioni o testimonianze di vita cristiana ai fedeli radunati in Chiesa, è generalmente preferibile che ciò avvenga al di fuori della Messa. Tuttavia, per una grave causa, si possono offrire tali informazioni o testimonianze quando il Sacerdote abbia pronunciato la preghiera dopo la Comunione. Questo uso, tuttavia, non diventi consueto. Tali informazioni e testimonianze, inoltre, non abbiano un senso tale da poter essere confuse con l’omelia, né si può a causa loro totalmente sopprimere l’omelia stessa».
4. Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore disposizione. Questo è l'unico punto della lettera che non ha un carattere restrittivo.

Però ci ricorda che il momento dello scambio della pace (anticipato nelle liturgie neocatecumenali all'offertorio) era un permesso già concesso da tempo (un indulto) e che comunque conserva il carattere di approvazione temporanea, visto che il Cammino ne potrà usufruire solo fino ad ulteriore disposizione.
5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo. Questo è un vero e proprio “ultimatum” dato al Cammino. Viene dato un “tempo di transizione” per passare dal modo invalso nel Cammino al modo normale di tutta la Chiesa. Viene ribadito ancora una volta che il Cammino deve camminare non a modo suo, ma verso il modo previsto dai libri liturgici.

Dunque il modo invalso nel Cammino non è normale: se ne deduce che andrebbe corretto subito.

L'abuso contestato viene brevemente riassunto in seduti (la Messa è la ripetizione incruenta del sacrificio della Croce, non un “banchetto” conviviale; l'Ultima Cena non fu mica un'allegra mangiata tra amici con annessa chiacchieratina religiosa) ed in “uso di una mensa addobbata ecc. ecc.” (la tradizione liturgica della Chiesa ha un significato che non può essere ignorato ed insultato).

Il Pontefice si rende conto dello sforzo richiesto alle comunità del Cammino (il che non torna certo a loro onore) e concede generosamente un breve “tempo di transizione”, non più di due anni a partire da dicembre 2005. Pertanto il termine ultimo è dicembre 2007.

Domanda retorica: se il Papa vuole un cambiamento, per giunta sulla liturgia (àmbito serissimo) e per di più entro “non più di due anni”... si può forse interpretare questo tempo di transizione come una sorta di “bonus” da sfruttare fino all'ultimo? Oppure è “più cattolico” chi intende obbedire subito al Papa senza sfruttare la moratoria concessa?

Ci vien facile supporre che un cattolico – che si dichiara tale, e dichiara di seguire un itinerario di fede cattolica che lo porti ad essere ancora più tale – subito accolga con gioia le indicazioni del Papa, specialmente quando sono così precise, specialmente quando sono restrittive (e perciò urgenti), specialmente per un ambito così importante (quale la liturgia), e le metta in pratica immediatamente dopo averle accolte con gioia (altrimenti che “accoglimento” è? «Ah, caro Papa, grazie delle indicazioni di ubbidienza; decideremo poi se, quando e come ubbidire»).

Quando il Papa dà un ultimatum di “non più di due anni”, il buon cattolico che ama il Papa ed obbedisce al Papa, che fa? aspetta i due anni e si adegua all'ultimo minuto? oppure obbedisce subito? Sarebbe davvero allarmante sapere di cattolici che dicessero di accogliere con gioia le indicazioni del Papa e poi... aspettare, procrastinare, rinviare... oppure, peggio, dare un'apparenza di obbedienza, conservando in cuor loro l'errore che il Papa aveva esplicitamente condannato, trovando sempre ogni sorta di scuse, giustificazioni, alibi... (magari, tu che leggi, ti starai chiedendo: «questa storia l'ho già sentita»; è esatto, è una storia vecchia, molto comune nella storia della Chiesa; anche lo scismatico Lefebvre, per esempio, aveva buone intenzioni, dichiarava di sentirsi in condizione di necessità, trovava ogni sorta di alibi per proseguire secondo la “tradizione” così come intesa da lui anziché dal Papa).

Insomma, a chi di tutto cuore intende seguire il Papa, non occorrono né il rinviare l'obbedienza, né degli stratagemmi per aggirarla!
6. Il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le altre Preghiere eucaristiche contenute nel messale, e non solo la Preghiera eucaristica II. Anche quest'ultima precisazione va correggere un eccesso dei neocatecumenali.
In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa, segua i libri liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6. Ancora una volta la lettera torna a ribadire la necessità di seguire i libri liturgici (questa lettera comincia e finisce dicendo qualcosa come: “basta con le liturgie neocatecumenali, potete celebrare la Messa solo nello stesso modo di tutta la Chiesa”), avendo “tuttavia” presente i sei punti esposti.

Osserviamo che quel “tuttavia” è formalmente riferibile al solo punto 4 (l'indulto temporaneo per lo scambio della pace), poiché tutti gli altri punti non fanno altro che confermare ed appoggiare quanto esposto nei libri liturgici.
Riconoscente al Signore per i frutti di bene elargiti alla Chiesa mediante le molteplici attività del Cammino Neocatecumenale, colgo l’occasione per porgere distinti saluti.

+ Francis Card. Arinze
Prefetto Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum
Conclusione della lettera: la condanna degli errori dei Neocatecumenali non implica (ancora, per adesso) una condanna definitiva del Cammino.

Si spera – con questo ennesimo atto di generosità e pazienza – che i fratelli del Cammino smettano di andare avanti di testa loro e procedano con la Chiesa anziché nonostante la Chiesa.

Il ritorno alla normalità nel campo liturgico darà i suoi frutti a suo tempo (sempre nella speranza che a questa lettera si obbedisca di cuore).

Considerazioni conclusive.

La sola lettura di questa lettera e delle citazioni contenute porta necessariamente ad alcune conclusioni:
  1. la Messa dei neocatecumenali non è buona per la Chiesa cattolica; per la Chiesa cattolica, la Messa è solo quella definita dai libri liturgici approvati; non sono ammesse modifiche, né “omissioni”, né “aggiunte”;
  2. le più importanti critiche che il Cammino aveva ricevuto sulla liturgia preoccupano anche il Papa, che con tutta evidenza ha deciso di porre un freno;
  3. la lettera del 1° dicembre 2005 è diventata parte integrante dello Statuto del Cammino Neocatecumenale (vedi articolo 13, nota 49) e perciò va integralmente rispettata;
  4. lex orandi, lex credendi! quando crolla la fede, crolla anche la liturgia.