venerdì 30 gennaio 2015

«Non seguono la via di Gesù quelle élites ecclesiali che disprezzano gli altri»

Citiamo da RadioVaticana un servizio sull'omelia di papa Bergoglio di giovedì 29 gennaio 2015 che sembra proprio su misura dei neocatecumenali e sul loro disprezzo nei confronti di chi non fa il Cammino (in particolare contro i "cristiani della domenica").


Non seguono la via nuova inaugurata da Gesù quanti privatizzano la fede chiudendosi in “élites” che disprezzano gli altri: è quanto ha affermato Papa Francesco durante la Messa mattutina presieduta a Casa a Santa Marta.


  • Non privatizzare la fede

Commentando la Lettera agli Ebrei, Papa Francesco afferma che Gesù è “la via nuova e viva” che dobbiamo seguire “secondo la forma che Lui vuole”. Perché ci sono forme sbagliate di vita cristiana. Ci sono dei "criteri per non seguire i modelli sbagliati. E uno di questi modelli sbagliati è privatizzare la salvezza”. [...]



[...] “E quando io sono in una parrocchia, in una comunità – qualsiasi sia – io sono lì, io posso privatizzare la salvezza ed essere lì un po’ socialmente soltanto. [...]


  • Gruppetti ecclesiali che disprezzano gli altri

L’autore della Lettera agli Ebrei – prosegue il Papa – dà un consiglio “pratico” molto importante: “non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare”. Questo accade “quando noi siamo in una riunione - nella parrocchia, nel gruppo – e giudichiamo gli altri”, “c’è una sorta di disprezzo verso gli altri. E questa non è la porta, la via nuova e vivente che il Signore ha aperto, ha inaugurato”:
“Disprezzano gli altri; disertano dalla comunità totale; disertano dal popolo di Dio; hanno privatizzato la salvezza: la salvezza è per me e per il mio gruppetto, ma non per tutto il popolo di Dio. E questo è uno sbaglio molto grande. E’ quello che chiamiamo e che vediamo: ‘le élites ecclesiali’. Quando nel popolo di Dio si creano questi gruppetti, pensano di essere buoni cristiani, anche – forse – hanno buona volontà, ma sono gruppetti che hanno privatizzato la salvezza”.

    Kiko aggiusta il trespolo
    per evangelizzare il Papa sul

    suo modo di capire la fede
  • Dio ci salva in un popolo, non nelle élites

Dio – sottolinea il Papa - ci salva in un popolo, non nelle élites, che noi con le nostre filosofie o il nostro modo di capire la fede abbiamo fatto. E queste non sono le grazie di Dio”.

Quindi invita a domandarsi: “Io ho la tendenza a privatizzare la salvezza per me, per il mio gruppetto, per la mia élite o non diserto da tutto il popolo di Dio, non mi allontano dal popolo di Dio e sempre sono in comunità, in famiglia, con il linguaggio della fede, della speranza e il linguaggio delle opere di carità?”. E conclude: “Che il Signore ci dia la grazia di sentirci sempre popolo di Dio, salvati personalmente. Quello è vero: Lui ci salva con nome e cognome, ma salvati in un popolo, non nel gruppetto che io faccio per me”.

(citato da RadioVaticana)

Gruppetto di neocatecumenali effettua la "nueva evangelizzazione"

giovedì 29 gennaio 2015

«Chi non ascolta i catechisti neocatecumenali, non riceverà grazie da Dio»

Tornata tutta intera dall'ultima convivenza del cnc volevo raccontare qualche impressione...

Innanzitutto quello che ho notato è stato il fatto che lì dentro gioca un ruolo importantissimo la componente psicologica. Quel martellamento di cosiddette "catechesi" piano piano tende a far abbassare le difese e a perdere la lucidità (figurarsi per chi ci va senza averle proprio alzate, le difese), in uno stato di assorbimento totale (alla "Matrix") come sono stata io per molti anni.

Un'altra componente è quella affettiva e qui mi può capire solo chi, come Sandavi, proviene da un ambiente neocatecumenale da generazioni, con familiari e amici tutti dentro. In fondo a molte persone di quella comunità voglio un gran bene, ci sono cresciuta, ho condiviso con loro alcuni degli aspetti più intimi della mia vita.

Un ulteriore aspetto è quello che fa leva sulla paura e sui sensi di colpa. Ho sentito frasi come "chi non ascolta i catechisti non riceverà grazie da Dio", ma meno male! E' stata una di quelle cose che mi hanno aiutata a uscire dall'intorpidimento mentale. Oppure il questionario (che mi sono rifiutata di fare) e il modo in cui viene presentato: una cosa veramente diabolica! Addirittura l'attenzione alla salute e il fare jogging sarebbero peccati gravissimi.

Infine l'ultimo giorno la catechesi sui sette peccati capitali, una vera mazzata! Non tanto perchè non si debba parlare della realtà del peccato (che dopotutto è concreta e vicina ad ognuno di noi), ma piuttosto il fatto che non si parla mai della Grazia di Dio: sembra come se si volessero caricare le persone del tremendo peso dei loro peccati facendogli intendere che debbono sforzarsi di non peccare più (nel senso di uno sforzo umano che fa a meno della Grazia). Ecco da dove nasceva quella sensazione con la quale tornavo a casa più di una volta, una terribile sensazione di solitudine e di impotenza, sensi di colpa e rassegnazione. Molti peccati possono essere vinti solo con la Grazia di Dio e l'aiuto dei Sacramenti. Ma questo nel Cammino non viene mai detto chiaramente.

Nulla è impossibile a Kiko
Subito dopo quella cosiddetta "catechesi" il cosiddetto "catechista" ci disse che si sarebbe parlato delle sette virtù cardinali. "Ohhh, almeno ci risolleviamo un pò il morale" ho pensato, e invece no! Hanno solo letto un brano che non aveva nulla a che vedere con le virtù.

Prima di andarcene poi c'è stata una chicca da parte di una cosiddetta "catechista" che mi ha preso in disparte per parlarmi in privato, ma ve la racconterò poi, ora scappo che vado a prendere i bimbi a scuola.

E grazie per le preghiere!
(da: piccola ex)

lunedì 26 gennaio 2015

«Se vieni è trenta!» (ma con un sottinteso...)

Pagliacciata neocat per strada: e la
chiamano "nueva evangelizzazione"
Voglio lasciare questa testimonianza per diverse ragioni.

Innanzi tutto sono molto grata a questo blog, perché mi ha permesso di conoscere i lati più oscuri e loschi del Cammino Neocatecumenale, che viene definito tante, troppe volte (e non a torto) setta religiosa. Comincio con il dire che sono fidanzata da 4 anni con un ragazzo neocatecumenale. Ad oggi, per fortuna, ex neocatecumenale.

Ci siamo conosciuti all'età di sedici anni. Ho sempre pensato, sin dal primo momento, che fosse una persona matura, profonda, sensibilmente intelligente. E ho anche sempre pensato che questo non fosse merito suo, ma dell'educazione fortemente cristiana che aveva ricevuto: il rispetto, il non giudicare, la castità, l'aiuto, la misericordia... ma dove si incontrano oggi ragazzi cosi?
Trascinata da lui con entusiasmo ma anche fermezza in questa nuova realtà, ho cominciato ad ascoltare le cosiddette "catechesi iniziali" del Cammino NC.

Persone di spirito, buone, con una fede grande, erano lì per me. O almeno questo pensavo.
Condivido profondamente quanto lessi in un commento in questo blog: le catechesi iniziali sono disoneste. Nessuno ti parla del Cammino Neocatecumenale, nessuno ti avverte dell'impegno che stai per prendere, nessuno ti dice che una volta entrata, quei catechisti tanto buoni lotteranno con le unghie e con i denti per portarti via la tua personalità, per importi uno schema comportamentale e uno stereotipo in nome della loro idea di "Chiesa".

Ho visto giovani assolutamente spiantati da questa realtà. Li ho visti andare a manifestare per la famiglia a 18 anni. Li ho visti sposarsi a 20. Li ho visti buttare la propria vita dietro impegni troppo grandi e innaturali per l'età che stavano attraversando.

Dopo qualche mese,in assenza dei catechisti, la "vita di comunità" cominciava a stancarmi. Fratelli di comunità che senza alcun approfondimento potevano introdurre letture bibliche, od offrire chiavi di interpretazione assolutamente inadeguate; "convivenze" neocatecumenali interminabili passate ad ascoltare SEMPRE il dolore degli altri... la comunità NC era, senza offesa, diventata un luogo di sfogo, dove gente frustrata cominciava a sfogarsi. Più o meno le esperienze erano riportate tutte allo stesso modo: "Fa tutto schifo... ma benedico il Signore per la mia vita."

Per carità, non voglio essere fraintesa. Frasi talvolta bellissime, ma quando dopo mesi, mesi e mesi, ogni risonanza, ogni esperienza, comincia e finisce così, allora è chiaro che c'è qualcosa che non va. Ho usato la parola "ogni" non in senso lato. Ma per intendere davvero la totalità delle persone adulte (tolta quindi me, sedicenne all'epoca, e tutti gli altri ragazzini.)

Per non farla lunga, la situazione andò a degenerare con l'università: luogo naturale in cui ogni giovane desidera realizzarsi, luogo dove DOVREBBE almeno conservare l'illusione di potersi realizzare. SIA MAI!! SIA MAI saltare le "convivenze" per preparare l'esame per il lunedì successivo! ("se vieni è trenta!!" sotto inteso che se non vengo non avrò 30?!) e tutte cose così.

E poi la pesantezza del vedere la realizzazione personale degli altri ragazzi di comunità nel MATRIMONIO a 20 anni... Il totale annientamento della persona nel suo normale percorso di crescita...

Kiko Argüello insegna:
«Dio ci parla
attraverso i testimoni di geova»
Il mio ragazzo, più grande di me, era in comunità già da anni, aveva fatto il cosiddetto "secondo passaggio". Ovviamente da parte sua c'era l'omertà più continua e totale ogni volta che gli chiedevo di cosa trattasse esattamente. "Non voglio rovinarti la sorpresa", era la sua puntuale risposta. E per grazia del cielo, aggiungerei, è stato meglio così, poiché la mia curiosità ha fatto sì che iniziassi ad informarmi proprio su questo blog, ovviamente senza dirgli niente.

Chiarite le idee e chiarito al mio fidanzato che non avevo nessunissima intenzione di sposarmi a 20 anni, e che intendo realizzare la mia vocazione di diventare medico, e vivere un po', prima, è cominciato a cadere a poco a poco tutto il castello per aria che i cosiddetti "catechisti" gli avevano costruito.

Lui è una bella persona davvero, ma lo è per SUOI MERITI, non certo per il fondamentalismo che ha ricevuto là dentro nel Cammino, che lo ha trasformato in un estremista, ansioso, pieno di angosce, di incubi notturni, senza alcuna ambizione professionale... un fallito, insomma. O almeno ha TENTATO di trasformarlo in tutto questo.

Così lui si è ritrovato ad essere molto solo, senza amicizie vere, ma soprattutto senza un senso di discernimento adeguato nella vita.

Il mio ragazzo è infine uscito dal Cammino. È uscito portandosi dietro tanti problemi, una forte crisi di identità e una di fede. Piano piano, con l'aiuto di due medici, sta uscendo da questa situazione. È ancora giovane e ha tutta la forza e l'intelligenza per farlo.

Quando è dovuto andare a parlare con i suoi cosiddetti "catechisti", questi gli hanno detto che il problema era lui, assolutamente non il Cammino.
Il problema era lui e la sua eccessiva intelligenza e razionalità.

Spero che possa definitivamente buttarsi tutta questa storia alle spalle, e di poter ricominciare, insieme, a vivere una vita senza portarci più dietro il peso di tutte le conseguenze che stiamo ancora pagando.
(da: Serena)

venerdì 23 gennaio 2015

«A che quota sei?» - la "medaglia" NC nella gara a chi sforna più figli

Autoritratto di Kiko:
notare la tristezza
Volevo dire la mia esperienza dal punti di vista della donna e di quanto ho visto e vissuto dentro il CN.

Premetto che non è assolutamente vero che tutti fanno a gara nello "sfornare figli", tantissimi fratelli del Cammino che io conosco hanno due/tre figli, mia figlia stessa ne ha due. Fermo restando però che solitamente questi fratelli non sono mai tra i capofila del CN!

Che ci sia una gara in atto lo si sa da sempre, come diceva qualcuno forse all'inizio quando è nato il Cammino era semplicemente un aprirsi alla vita secondo la Chiesa ma poi - con il tempo e a cominciare dalle famiglie più coinvolte (catechisti, itineranti, famiglie in missione) - è diventata una "medaglia" da esibire.

Il linguaggio stesso ferisce e lascia perplessi! Ricordo benissimo molti anni fa che a un "Annuncio" ho rivisto una "sorella" dopo tanti anni e la prima cosa che mi ha chiesto è stata: "a che quota sei?"

Vi rendete conto? o qualche anno fa quando una delle mie figlie finalmente era incinta della prima bambina dopo tante difficoltà per averla e trova una sorella e questa le chiede "che numero è?" al che mia figlia (ero presente) ha detto "per fortuna ero con la pancia, pensa se mi avesse fatto qualche mese prima quella domanda"! con la sofferenza di non poter forse avere figli!

Senza contare i macelli che ho visto quando solo uno dei due era "aperto alla vita" e costringeva l'altro ad esserlo... fino a che (non ne conosco uno solo ma diversi casi come questo) uno dei due si è stufato e ha lasciato l'altro con 5/6 figli e se ne è andato con un altro/a. Avete idea delle ferite che hanno quei figli???? qua mai nessuno si mette dalla parte di questi figli!

Quante volte vanno in crisi nel sentire che la mamma è di nuovo incinta! glielo dicono magari durante le Lodi domestiche NC della domenica, glielo dicono con esultanza ma i figli (e soprattutto i più grandi) vanno in crisi perché sanno che saranno loro a doverseli tenere quando mamma e papà vanno in giro a "catechizzare"...

Vorrei poi ricordare quelle coppie che "funzionano" grazie all'avere tanti figli perchè... non sanno essere rispettosi (soprattutto i maschietti) delle difficoltà della moglie anche fisiche. E poi quelle mogli che cedono al "sesso puro" per far contento il marito e per paura di perderlo... ne ho viste veramente tante!!!!! e quante coppie sterili a soffrire perchè non potevano esibire...

I figli non sono una cosa da esibire! Eppure, nel Cammino, quando ne capita uno con disabilità è una "disgrazia"! Non parliamo poi di quelli che "pur di far numero" quando si presentano nelle convivenze dicono il numero di figli vivi e di quelli abortiti spontaneamente: ricordo una sorella che si presentava nelle grandi assemblee madre di 8 figli vivi e 12 in cielo!

Ho la fortuna di conoscere fuori del CN tante bellissime famiglie numerose che vi assicuro, come qualcuno ha scritto, non si vantano ma vivono responsabilmente la loro paternità e maternità prendendosene cura dei loro figli!

E per ultimo le donne che rischiano la vita per avere ancora figli: non vengono aiutate, anzi, viene loro detto (sentito con le mie orecchie) che devono "rischiare". La figlia di una mia amica è morta proprio per ubbidire a quel "devi rischiare", lasciando i figli orfani! Allora senza pesare le parole del Papa e senza giudicarlo... giudichiamo i fatti concreti!
(da: Adriana)


Leggendo il racconto di Adriana mi è tornato alla mente un episodio, decisamente emblematico, accaduto circa quattro anni fa.

Ero in vacanza con mio marito e i miei genitori in montagna. Era nata da pochi mesi la nostra prima bambina. Il giorno di ferragosto siamo andati all'Eucarestia celebrata da Mario Pezzi che era anche lui lì in vacanza ospite di altri fratelli. Mia madre ci presenta a padre Mario: "Questa è mia figlia, suo marito e la loro bambina".

Ebbene, Pezzi neanche disse "piacere" o "come si chiama?" oppure "che bellina", che cavolo ne so una di quelle frasi che si dicono quando ci si presenta a qualcuno, ma solo un secco "che numero è?".

Avrei voluto rispondere: "Ma che non lo vedi che è una bambina e non è un numero???" invece risposi semplicemente "è la nostra prima figlia, ci siamo sposati da appena un anno" come avessi dovuto giustificarmi.
(da: "piccola" ex)

martedì 20 gennaio 2015

Il paradiso (fiscale) del Cammino

Turks e Kikos
Traduzione di un articolo pubblicato da Thoughtful Catholic. Nelle Turks e Caicos vivono 32.000 abitanti, dei quali un terzo sotto i 15 anni di età. I cattolici sono appena l'undici per cento della popolazione, poco più di tremila anime. Sulle isole vivono anche 10.000 stranieri.


GIUSEPPE’S ISLANDS

Guam non è la sola isola sotto la supervisione di Giuseppe Gennarini, supercatechista neocatecumenale degli USA. L'influenza di Gennarini, come si può vedere, si estende ad altre isole dall'altra parte del pianeta, le Turks e Caicos Islands (TCI) delle British West Indies (cioè è una dipendenza d'oltremare del Regno Unito).

Il Cammino Neocatecumenale, da Newark nel New Jersey (USA), ha il completo controllo della Chiesa nelle TCI, centro bancario off-shore nei Caraibi. La missione cattolica sui iuris delle Turks e Caicos fu originariamente eretta dall'Arcidiocesi di Nassau nel 1984 e fornita di sacerdoti provenienti dalle Bahamas. Ma nel 1998 l'amministrazione venne trasferita all'arcidiocesi di Newark negli USA, e quindi direttamente al cardinale Theodore McCarrick.

A servizio di tale missione, nelle due parrocchie e nelle scuole cattoliche delle isole, l'arcivescovo di Newark [dal 2000 ad oggi è il discusso John J. Myers, ndt] tuttora invia solo presbiteri neocatecumenali.* Per di più molti altri membri del Cammino Neocatecumenale, compresi seminaristi e famiglie in missione, lavorano nelle isole su progetti neocatecumenali. E tutti costoro sono sotto l'occhio vigile di Giuseppe Gennarini.

Le TCI sono un ben noto "paradiso fiscale" bancario. Le sue banche, come infrastrutture e come pratica, sono alquanto lontane dagli standard internazionali e sono note per la loro mancanza di trasparenza. Questo rende le TCI un posto ideale per criminali, evasori fiscali e corrotti di ogni genere, individui o corporazioni, per depositare i loro soldi. al punto che nel 2009 il Regno Unito ha sospeso l'autogoverno delle isole Turks e Caicos sulla base di accuse di corruzione, fino alle elezioni del 2012.

* [nota: mons. Peter Baldacchino, presbitero neocatecumenale originario di Malta che ha servito nelle TCI per alcuni anni per ordine del card. McCarrick, si era formato nel seminario R.M. del New Jersey. A marzo 2014 è stato nominato vescovo ausiliare di Miami]

Documentazione essenziale:

domenica 18 gennaio 2015

Chi ha in mano il Segreto dell'Universo non è triste, superbo, altezzoso e urlante

Modellino di Chiesa kikiana nel Bahrein
"Il problema GROSSO che c'è nel cammino è che qualsiasi cosa tu vuoi fare devi chiedere il previo consenso al tuo catechista. Che studi fare, dove fare, che lavoro fare e dove, con chi, come e quando sposarsi, avere figli, dipingere, scrivere un libro, comporre un brano musicale, tutto deve essere soggetto al preventivo OK del catechista." (Giorgio)

Una lettrice del blog commenta così il post di Giorgio:

Qualche anno fa ho fatto amicizia con un musulmano molto osservante. Aveva lo stesso rapporto con il suo imam di riferimento: qualsiasi decisione personale o lavorativa veniva sottoposta all'imam. Non credo che sia una prassi musulmana, ma solo dei musulmani fondamentalisti.
Oltre a questo, ravviso nel cammino NC molte caratteristiche delle classiche sette.

La mia esperienza nel Cammino è da esterna e risale a oltre 10 anni fa. I miei genitori ne fecero parte per circa 2 anni. Ne uscirono turbati, molto turbati.
Io stessa ho assistito a gente esaltata che ha messo piede in casa mia. Il bello, o meglio il brutto, è che si trattava di persone del paese che conoscevano bene... però dentro a quella struttura in qualche modo si deformano la psiche.

Io scrivo dal Veneto.
Ancora oggi i neocat monopolizzano la mia parrocchia.

L'atteggiamento più fastidioso è quello che sembrano detenere il Segreto dell'Universo.

Solo che a guardarli in faccia sono: tristi e presuntuosi. Tristi e altezzosi. Altisonanti e tristi. Tristi e incazzati. Cantanti urlanti e... con un sorriso altezzoso e freddo.
Chi ha il Segreto dell'Universo non dovrebbe essere così triste, altezzoso, superbo, urlante.

Insomma l'Evangelii Gaudium io faccio fatica a vedercelo ancora oggi nel Cammino... I cristiani dovrebbero essere gioiosi e rendere gioiosi gli altri alla sola vista. A me i neocat non ispirano alcuna gioia.
(Pippi)

giovedì 15 gennaio 2015

Un dono di Dio trasformato in perversione dagli uomini

Papa Bergoglio sopporta
l'omelia del laico Kiko
Il Cammino Neocatecumenale, di per sè, sono convinta che sarebbe una cosa buona in questa società dove si è perso soprattutto il senso di famiglia. Credo che meditare la Parola, pregare e parlare di Dio ai propri figli sia indispensabile per la vita di un Cristiano e per la trasmissione della Fede.

Allora cosa c'è che non va nel CN? ci sono due grandi demoni: il POTERE e il DENARO. Quello che con tanta foga denunciano e pretendono che si rinunci si è appropriato piano piano negli anni fino ad arrivare ad una perversione sottile dentro il CN che nemmeno se ne accorgono (i neocatecumenaloni D.O.C.).

Mi spiego: il potere che consiste nei "ruoli" all'interno del Cammino, potere che distrugge i rapporti tra fratelli e la comunità stessa. Ho sentito un capo responsabile dire che i fratelli gli dovevano obbedienza! Il potere di pensare di gestire le vite degli altri in nome dello Spirito Santo! un potere dato loro da uomini per i più umani motivi.

Vi assicuro che quasi tutti ambiscono ad essere eletti catechisti, responsabili, ecc. e c'è perfino chi pur di sentirsi "utile e coinvolto" si accontenta di fare il didascalo o (ultimo in classifica) l'ostiario. Ci sono passata anch'io e a posteriori vedo come nel negarmi questo il Signore mi ha preservato. Da cosa? da tutti i vincoli che questo crea e mi ha reso libera totalmente! Non solo io ma anche mio marito e i miei figli!

I nuovi falsi profeti
trionfano all'inferno
L'apertura alla vita? certo siamo ancora aperti alla vita nonostante ormai anziani e fuori del CN ma perchè la vita è meravigliosa, è un Dono di Dio e va vissuta a 360° (non solo nel partorire). La preghiera? Certo! abbiamo imparato che è la nostra forza nel matrimonio! senza obblighi ma per desiderio! preghiera anche "diversa" da quella imposta dal Cammino (preferiamo per esempio le Orazioni di S.Brigida).

La "decima"? abbiamo sempre creduto nella condivisione non solo all'interno della comunità! Quando ci siamo "provati" lo abbiamo fatto davanti a Dio, soprattutto mano a mano che andavamo avanti (noi il Cammino Neocatecumenale l'abbiamo terminato). Riguardo la decima ci siamo sempre sentiti liberi anche per il fatto che abbiamo sempre vissuto una notevole precarietà economica (vera) e quando poi mio marito chiedeva qualcosa al Catechista Responsabile non c'erano mai soldi, motivo per cui noi non potevamo permetterci di dare la "decima". Per esempio: un fatto concreto come piace a loro? siamo rimasti 3 mesi senza frigorifero nonostante loro lo sapessero, fino a che non abbiamo trovato noi il modo di prendercelo - e per fortuna era autunno!

Quindi non nego che il CN abbia contribuito come strumento a farci crescere nella Fede... ma ha contribuito solo come strumento temporaneo! Ora, nonostante quello che ti dicono, io e la mia famiglia camminiamo con le nostre gambe e soprattutto con la nostra "testa".

Rispondo a chi si chiede cosa venga dopo la tappa "dell'elezione": continua tutto più o meno come prima! comprese le visite e convivenze con i catechisti. Negli scrutini e non solo, anche in comunità con i fratelli, ho versato tante lacrime a causa dei loro giudizi temerari e dei loro attacchi ma mio marito mi ha sempre detto "noi abbiamo la coscienza a posto davanti a Dio, Lui conosce le nostre intenzioni davante le nostre scelte quindi non ci dobbiamo preoccupare o piangere a causa loro".

Questo, amici, è il Cammino Neocatecumenale: un dono di Dio trasformato in perversione dagli uomini. Volevo aggiungere che il Signore ci ha tanto amati da ascoltare la nostra preghiera per un figlio "tutto suo"! e, se Dio vuole, il prossimo anno avremo un figlio sacerdote diocesano!
(Adriana)

martedì 13 gennaio 2015

Il caso di p.Blockley

Guam: vescovo neocatecumenale
celebra la "liturgia di Kiko"
Riprendendo il tema delle gravi intimidazioni neocatecumenali (nel Cammino, infatti, non si effettuano solo "oliature"), riportiamo qui sotto il caso di p.Blockley, che ha inviato la sua storia su Jungle Watch (traduzione a cura di Valentina). La curia neocatecumenalizzata di Guam ha tutto l'interesse a screditare p.Blockley o almeno a coprirlo con una cappa di silenzio.

Per capire il contesto, è utile sapere che mons.Apuron, arcivescovo di Guam, si professa fratello nel Cammino Neocatecumenale, così come i citati p. Cristobal, p. Tenorio, p. Pius Sammut.




Storia di p.Matthew Blockley

Nel 1992, mentre ero seminarista al Pontificio Collegio di Beda, andai a Guam su invito dell'arcivescovo Apuron. Avevo conosciuto l'Arcivescovo Apuron tramite amici comuni del Nord California. Dovevo scegliere la diocesi in cui venire incardinato e avevo alcune possibilità, così accettai l'invito dell'arcivescovo Apuron di venire a Guam.

Appena arrivato, fui assegnato alla Basilica Cattedrale con il Direttore Vocazionale padre Adrian Cristobal. Fu chiaro fin dall'inizio che a padre Adrian non ero simpatico. Mi ordinò di sedere con lui, mangiare con lui, stare sempre con lui come voleva facessero i chierichetti.

Quando pretese che io gli facessi da cameriere e gli pulissi la sua camera, mi rifiutai di farlo e lui si arrabbiò. Sbraitò e farneticò come un pazzo e mi ricordò, urlando, la sua posizione nell'arcidiocesi e come poteva influire sul mio futuro. Addirittura in un'occasione, nella cucina del rettorato, lanciò tegami e padelle urlando e sbraitando a tutta forza contro di me, imponendo la sua autorità.

Dopo che mi rifiutai di fargli da domestico e di lasciarmi intimorire dai suoi deliri di onnipotenza, Adrian riportò ad Apuron che ero "disobbediente" e che non ero adatto per Guam. Così decisi di andarmene da Guam e di tornare a Roma.

Comunque, prima di partire, avevo incontrato il vescovo Camacho con cui rimasi in contatto anche una volta rientrato a Roma. Nell'estate del 1993 il vescovo Camacho mi invitò a partecipare con lui all'anno pastorale nell'isola di Saipan [delle isole Marianne, nell'oceano Pacifico, ndt], ed io accettai. Comunque, padre Adrian e il vescovo Apuron erano molto infuriati per la notizia del mio ritorno nel Pacifico.

Finalmente fui ordinato sacerdote il 7 luglio 1996 per la Diocesi di Chalan Kanoa in Saipan: l'arcivescovo Apuron era presente. Il giorno seguente, mentre non ero visto, udii l'Arcivescovo Apuron che esprimeva a qualcuno la sua rabbia nei miei confronti; fui sorpreso da ciò che sentii, ma me lo tenni per me.

Nel 1998 l'arcivescovo Apuron con padre Pius, per il tramite di padre Tenorio, cominciarono ad avviare il Cammino Neocatecumenale nell'isola di Saipan.

Conoscendo la storia del CNC in Inghilterra, da dove provenivo, e che era stato denunciato da diversi vescovi, compreso il vescovo di Clifton, che [nel 1994, ndt] definì il Cammino Neocatecumenale «una forma di "schiavismo spirituale"», mi impegnai per fermarne la diffusione a Saipan.

Fu allora che cominciò a scatenarsi il pandemonio.

Diedi gran voce alla mia opposizione al Cammino. Padre Pius si arrabbiò molto con me. Mi disse che stavo ostacolando la volontà di Dio e che il Cammino Neocatecumenale si sarebbe installato a Saipan con o senza di me.

Non posso dire se ciò che sto per raccontare ora sia collegato con la mia opposizione al Cammino Neocatecumenale, ma, come potrete vedere dalla seconda minaccia ricevuta, la prima può esservi collegata.

Era notte. Stavo attraversando in automobile uno dei villaggi.
Fui bloccato e tirato fuori dalla macchina da un uomo armato che minacciò di uccidermi.
Fui poi tenuto ostaggio per varie ore. Non mi disse mai perché mi aveva sequestrato. Forse fu solo per spaventarmi. Mi rilasciò dopo alcune ore.

Nel frattempo, oltre alla mia opposizione al Cammino Neocatecumenale, mi ero scontrato con il vescovo Camacho per una serie di situazioni nelle quali avevo, per motivi di coscienza, rifiutato di cooperare con lui.

Al momento non riferirò quali fossero queste situazioni, dico solo che la mia relazione con lui continuò a peggiorare e cominciai a sentirmi minacciato, soprattutto per il fatto che ora la mia parrocchia veniva regolarmente vandalizzata.

In quel periodo (era il 2000) mi misi in comunicazione con l'arcivescovo Apuron offrendogli aiuto, visto che lui era l'Arcivescovo Metropolitano dell'Arcidiocesi di Agaña (Guam) di cui Chalan Kanoa è una diocesi suffraganea. Mi fece sapere tramite padre Roger Tenorio che non era interessato alla mia assistenza e, di fatto, mi voleva FUORI dalle isole.

Sapevo che il suo tenermi lontano dalle isole era dovuto alla mia opposizione al Cammino, specialmente dopo la grande sfuriata di padre Pius. Quando Apuron confermò di volermi tenere lontano dalle isole, capii che lui e Camacho si erano alleati contro di me.

Comunque, decisi di rimanere e di combattere e presi contatto con l'arcivescovo Patrick Coveney che, allora, era il Delegato Apostolico per la nostra regione. Ma prima che l'arcivescovo Coveney potesse intervenire, il vescovo Camacho mi informò che, visto che non avevo corrisposto alle sue richieste (una di queste era di accettare il Cammino Neocatecumenale nella mia parrocchia, ma ce n'erano anche altre), dovevo firmare una lettera di dimissioni dai miei incarichi di parroco, responsabile finanziario ed esecutivo.

Se non l'avessi fatto, allora la mia vita sarebbe stata in pericolo.

Gli dissi che intendevo oppormi e che sarei andato a Roma. Egli mi ripetè di firmare la lettera di dimissioni, urlandomi di abbandonare la diocesi perché altrimenti «se non lo fai, la tua vita è in pericolo».

Gli risi in faccia e gli dissi che «la mia bocca non avrebbe taciuto i segreti che lui e Apuron non voleva fossero rivelati».

Poco dopo, mentre me ne tornavo a casa dall'Hotel Aqua Resort dove soggiornavano i miei genitori in visita dall'Inghilterra, mi accorsi che mi stavano seguendo.

Cercai di seminare la macchina e pensai di esserci riuscito, ma, mentre stavo andando verso il mio appartamento, fui avvicinato da due uomini.
Uno dei due mi puntò una pistola al cuore. Mi dissero che mi avrebbero ucciso se, il giorno dopo, non avessi firmato la lettera di dimissioni per andarmene via da Saipan.

Potete immaginare la paura che mi strinse il cuore. Volevo ancora oppormi, ma ero senza protezione.
Il giorno dopo mi incontrai con il vescovo Camacho e gli riferii quanto era successo.
Egli si limitò a chiedermi di firmare le lettere dicendomi: «oppure la tua vita è in pericolo».

Gli risposi: «Firmerò le lettere di dimissioni e lascerò Saipan, ma lo faccio per la terribile pressione e l'ansia che lei mi ha instillato. Può usare la sua strategia del terrore da Vescovo Cattolico e vincere, lei ha il potere ed io no. Spero solo che il Signore la perdoni.»

Firmai e me ne andai.



Nostre note a margine.

Nota 1: mons.Tomas Aguon Camacho dal 1985 è stato vescovo di Chalan Kanoa (isola di Saipan, a 200 km circa da Guam) e si è ritirato ad aprile 2010 per raggiunti limiti di età. Non sappiamo i motivi per cui la sede è tuttora vacante (ancor oggi non è stato nominato un successore).

Nota 2: p.Blockley ha avuto paura anche di rivolgersi alla polizia, per questo è andato via da Saipan. Anche chi si rifiutasse di credere alla testimonianza di p.Blockley deve ammettere che c'è del marcio dietro le quinte (Camacho prima finge di non sapere che Blockley è sull'isola e poi lo caccia via in malo modo nel 2008, pubblicamente, pochi giorni prima di presentare le dimissioni per limiti di età e proprio quando Blockley aveva trovato una diocesi pronta ad accoglierlo).

La campagna diffamatoria di Camacho e della curia di Guam contro p. Blockley evidentemente riguarda non solo l'opposizione al Cammino ma anche i "segreti che Apuron e Camacho non vogliono veder rivelati". Notiamo fra parentesi che in tempi recenti sono emerse accuse di molestie sessuali a carico di mons.Apuron, oltre che di malversazioni ai danni dei fedeli cattolici e a vantaggio del Cammino.

Chi si oppone al Cammino si può dunque ritrovare sequestrato e con una pistola puntata al cuore, e abbandonato o addirittura minacciato dal suo stesso vescovo, come avvenuto anche in Perù.

domenica 11 gennaio 2015

"Apertura alla vita" NC

Tutti "fratelli", eh?
Carissimi vorrei raccontare solo una parte di quello che ho vissuto nel Cammino, quello che è il motivo per cui siamo usciti dopo tanti anni di combattimento interiore nei confronti del Cammino stesso non per la "sostanza" e cioè l'incontro personale con il Signore, ma per i meccanismi, il fanatismo e tutto quanto ne consegue e che inquina un dono dello Spirito Santo!

Quello che posso dire è che il cammino si sta "autoalimentando" visto ormai che le nuove comunità nascono solo grazie ai figli dei catecumeni ma che a mio parere sta andando alla deriva e questo lo dice anche mio figlio (nato nel Cammino). Anzi vi dirò di più: quando è successo quanto vi racconterò, è stato il primo a dirci di "tagliare"!

È difficile estrapolare un singolo evento dalla nostra storia di Fede, ricca di miracoli, segni e fedeltà di Dio! Arrivando in cammino che eravamo lontani e in un momento della nostra vita dove veramente eravamo arrivati al fondo, l'incontro con il Signore è stato travolgente, non tanto a livello comunitario ma proprio personale e di coppia.

Questo da subito ci ha dato una spinta "missionaria" nel senso che tutto quel tesoro e Amore ricevuto da Dio non potevamo tenerlo per noi! questo per dirvi come siamo arrivati alla adozione di Valerio. Già avevamo fatto una esperienza di affido, che però ci è costata la carica di corresponsabili e catechisti del Cammino (non si era mai sentito che un "catechista" del Cammino venisse eliminato!): tutto questo avveniva nel lontano 1991, e non sto a dirvi quante lacrime per le sofferenze gratuite inflitteci dai supercatechisti del Cammino in quella occasione.

Il lato più terribile è che i supercatechisti, punendoci davanti a tutti i fratelli, hanno ottenuto che i fratelli si mettessero dalla loro parte. Grati al Signore non potevamo però "tacere" ed essendoci trasferiti lontano (prima abitavamo in una parrocchia dove c'era il Cammino) abbiamo deciso di far fare ai nostri figli il percorso di catechismo nella parrocchia nuova e questo ha fatto sì che noi ci inserissimo con catechismo, corsi per fidanzati, ecc... Risultato: enormi critiche e giudizi da parte di fratelli e catechisti del Cammino.

C'è stato un momento nel quale davanti al Vangelo dell'Annunciazione mio marito ed io (ma anche i nostri figli) abbiamo detto il nostro al Signore disposti ad andare ovunque e a lasciare tutto per lui. Ovviamente noi non siamo nemmeno stati presi in considerazione dai catechisti del Cammino, ma quel nostro SÌ era vero, era interiore e davanti a Dio. Da questo SÌ è scaturito il desiderio di aprire la nostra casa ancora una volta alla vita e soprattutto alla vita abbandonata perchè diversa.

Fu così che in piena Redditio neocatecumenale ci venne stato affidato da Dio quel bambino: aveva solo 46 giorni ed era stato abbandonato alla nascita perchè down.

Raccontarvi cosa è successo in comunità sarebbe troppo lungo. Vi dico solo che i catechisti, siccome dovevamo andare in sud Italia, ci hanno affiancato un catechista di lì perchè "non facessimo errori" (46 anni io, 47 mio marito). La fantasia di Dio ha voluto che questo fosse un diacono che aiutava presso il tribunale per i minori in difficoltà e... pensate un pò... in fondo è stata una garanzia per il giudice che senza pensarci troppo ci ha riconosciuti in grado di prendere con noi Valerio.

Valerio ci è "costato" la perdita ulteriore di qualsiasi possibilità di testimoniare nella parrocchia, comunità o altro, per quanta disponibilità abbiamo dato (catechismo, ecc) siamo sempre stati rifiutati con la scusa dicevano che avevamo Valerio. Non vi dico i giudizi dei fratelli!

Ancora molti anni dopo il datore di lavoro di mio marito (grande capo neocatecumenale) che si è premurato bene di togliere l'extra che ci permetteva di vivere dignitosamente non appena mio marito ha richiesto il sussidio della legge 104, ha avuto il coraggio di dirgli che se fosse stato lui il nostro "catechista", ci avrebbe buttati fuori del Cammino!

All'epoca, dieci anni fa, essendo lontani dalla parrocchia dove frequentavamo il Cammino, chiedemmo la possibilità di un avvicinamento almeno per favorire Valerio. E invece... ecco cos'è successo: Valerio ricevette la Cresima e noi pensammo (per maggior crescita spirituale) che avrebbe potuto poi proseguire col corso di postcresima, sul quale ci sarebbe da aprire un capitolo a parte. Diciamo subito che nella comunità neocatecumenale non era ben accolto: anzi, era per noi sempre motivo di isolamento e i ragazzini NC non venivano educati all'accoglienza. La logopedista privata che segue nostro figlio, si era resa disponibile ad affiancarlo per un po' (anche lei aveva finito già il cammino anche se non inquadrata nella stessa parrocchia). Ma non c'è stato nulla da fare! I kikos hanno iniziato a dire che lei era un'estranea, avevano chiamato anche i grandi capi a Roma e a insistere che non era possibile.

E pensare che una coppia di padrini era della nostra comunità! insomma facciamo un incontro con il parroco (NC doc) e il responsabile del post-cresima e ci dicono che non è per lui, ecc, ecc. c'era presente anche la logopedista che ha addirittura proposto di fare un tentativo di un mese da solo con i padrini ma ovviamente per i NC non c'era niente da fare. Sabato sera mio marito va all'eucarestia in comunità e durante le risonanze si sfoga dicendo tutto il suo dolore per questo rifiuto (tenete conto che Valerio è stato rifiutato dai neocatecumenali fin dalla nascita) dicendo di sé che se non fosse cambiato rispetto a una volta sarebbe andato dritto dall'Ordinario diocesano.

Non l'avesse mai fatto! già al momento, durante la messa, un fratello lo ha aggredito e poi... udite, udite... sono andati dritti a fare la spia ai catechisti (e poi ci vanno dicendo che di quel che succede in comunità "non deve uscire nulla")! Intanto noi aspettiamo che ci diano una risposta. Arriva finalmente la telefonata del parroco NC per incontrarci e... sorpresa: ci sono i nostri catechisti NC con lui! E a quel punto, giù parole contro mio marito per quello che ha detto (riportato), accusando lui e me di essere i classici genitori arrabbiati per il figlio disabile.

Senza contare il parroco che ci dà la motivazione del "no" al postcresima per nostro figlio dicendo che dei genitori (NC) sono andati a dirgli che se c'era Valerio non mandavano i loro figli (o i loro figli non volevano andare)... al che ovviamente gli organizzatori del corso di postcresima non volevano rischiare di perdere gli altri per il mio.

Come se non bastasse, quando ribadisco che a scuola Valerio non ha problemi ed è normalmente accettato, sapete cosa ci ha detto il parroco? "A scuola sono pagati per tenerlo!". Siamo usciti seccatissimi, anche se poi il parroco ci aveva detto che forse c'era una coppia disponibile. La logopedista va ad incontrarla e si lasciano d'accordo di vedersi al gruppo venerdì. Ebbene, come prevedibile, giovedì sera arriva la telefonata che non c'era niente da fare!

A causa di questo comportamento (del parroco NC, dei catechisti NC, ecc.) Valerio ha sofferto tantissimo. Perciò noi da quel momento non abbiamo più rimesso piede nè in Comunità nè nella parrocchia che ospitava la comunità (dove andavamo tutte le domeniche a messa con Valerio che faceva pure il chierichetto). Pensate che qualcuno sia venuto a cercarci'?????? NESSUNO!

La ripresa è stata dolorosa perchè il cammino ti sradica dalla tua parrocchia territoriale e quindi abbiamo dovuto iniziare da capo. ci è voluto molto tempo anche per ritrovare la Pace interiore ma io personalmente ce l'ho fatta. Ora Valerio è molto amato nella parrocchia che frequentiamo qui vicino casa, ha iniziato a partecipare agli incontri dei giovani dell'Azione Cattolica, io ho iniziato a ottobre a insegnare il catechismo e abbiamo trovato finalmente un sano equilibrio di vivere la nostra Fede!

CHI NON VUOLE VALERIO NON VUOLE NEMMENO NOI!!!!

(Marta)

giovedì 8 gennaio 2015

Perù: vescovo neocatecumenale se ne infischia dell'incolumità dei suoi sacerdoti (e per di più...)

Stemma del vescovo kikiano:
notare i caratteri e l'ottagono
La Diocesi di Callao, in Perù, (poco più di un milione di anime e un centinaio di sacerdoti), continua a fare notizia.

Nel 2011 vi fu infatti scelto come vescovo un "presbitero" spagnolo sessantunenne di stretta osservanza kikiana - era stato infatti "itinerante" fin dal 1970, ed ai vertici del Cammino fino ad oggi.


Traduciamo qui sotto uno strano fatto di cronaca riportato lo scorso agosto da alcuni giornali on line, domandoci quanto siano "fratelli" del Cammino i soggetti citati...



Un gruppo di sacerdoti della diocesi di Callao, ha affermato di aver ricevuto minacce di morte da sicari aver segnalato presunti atti di pedofilia commessi da membri del clero Chalaco.

Victor Manuel Torres Vásquez, chierico della Chiesa S. Teresa ha detto al Daily Mail che sono stati intimiditi da criminali dei quartieri Castilla e Atahualpa.

Inoltre, secondo la testimonianza dei sacerdoti Paul Sam Chu (parrocchia di Chucuito), Jorge Eduardo Ramirez (S. Angela Merici, chiesa del Carmen de la Lega), e José del Rosario Cornejo (di san Juan Macias) i malfattori li hanno costantemente intimoriti attraverso chiamate telefoniche o di persona.

Torres Vasquez ha detto di aver deciso di andare al Vescovo di Callao, José Luis Pérez Del Palacio Medel, per informarlo dei fatti.

Quello che non si aspettava è stata la risposta sorprendente del prelato, che gli ha detto: «Se ti uccidono, sarai martire della fede».

Quelli che si sono schierati con i pastori colpiti sono alcuni parrocchiani, come Yobany Bazán Beatriz Pizarro, una delle signore volontarie della parrocchia di S. Angela Merici, che ha presentato la denuncia alla Procura della Repubblica di Callao.

Vescovo kikiano in Perù
Il documento dice che padre Jorge Ramirez ha ricevuto la visita di due uomini che hanno richiesto il sacramento della confessione e che, seguitolo nella sagrestia della parrocchia, gli hanno detto che avevano l'ordine di ucciderlo "per aver cospirato contro il vescovo."

Il parroco Victor Torres ha detto che gli uomini armati che minacciavano sono due soggetti chiamati Morote e Chepono del quartiere di Castilla, ma che non intende denunciarli, perché ritiene che in questo caso "ci siano dei mandanti ideologici".

Da parte sua, il Vescovo di Callao, ha detto in una recente intervista radiofonica che nessuno dei sacerdoti menzionati "ha detto nulla a tal riguardo".

martedì 6 gennaio 2015

Un altro esempio di devastazione della famiglia

Riprendiamo qui sotto la testimonianza di una lettrice del blog Messainlatino, datata 12 dicembre 2014 (con alcune correzioni sintattiche ed evidenziazioni nostre), sul dramma di avere un marito "neocatecumenalizzato" che pensa solo al Cammino e trascura i suoi doveri familiari.

"Liturgia" neocatecumenale

Sono moglie e mamma, mio marito frequenta assiduamente il Cammino, per il Cammino farebbe qualsiasi cosa, destina cifre consistenti al movimento: io non so che cosa significa andare a mangiare una pizza, a vedere un film o una vacanza, perchè non c'è tempo, ma per seguire tutti gli incontri durante la settimana, il sabato e le convivenze fuori casa della durata di due giorni e mezzo, che si avvicendano abbastanza di frequente e che mi comunica all'ultimo momento, ci mette tutto il tempo.

Siamo quasi a Natale, ebbene c'è convivenza dal venerdì sera alla domenica pomeriggio, io sono a casa non ho ancora adornato la casa, né mi sento di farlo, è questo che il Signore vuole da me...?

Mi sento offesa, trascurata, umiliata, come è possibile che il papa non capisca che esistano anche queste situazioni, perchè non impedisce questi oltraggi, le persone che entrano in questo cammino, oltre che ad essere alleggeriti, usano comportamenti con la propria famiglia se non frequentano allucinanti, quante volte ho pensato di dividermi, di farla finita, ma non ce la faccio a fare nulla di tutto ciò, per ora almeno.

Convinta a partecipare all'incontro del papa con le famiglie, circa due anni fa andai a Milano, successivamente partecipai all'incontro con Kiko Argüello - per conto mio un "assatanato" -, la cosa che mi ha più schifato, sentirlo urlare per convincere la gente a sborsare cifre considerevoli perchè l'affitto della fiera andava pagato, se ricordo bene chiedeva centinaia di migliaia di euro.
Di Kiko e Carmen si sa veramente tutto, o sono degli impostori, che accumulano per se cifre da capogiro.

Mio marito è sempre stato una persona di carattere fragile nel senso che lui si fa colpa per tutti i suoi comportamenti (trascurando naturalmente l' atteggiamento che tiene con me, da padrone), pertanto il lavaggio del cervello che gli hanno fatto funziona benissimo, io non posso permettermi di chiedergli nulla del suo operato: una donna come può continuare a vivere così? non lo so.

Capisco che questo periodo sotto tutti gli aspetti è uno schifo, in tutte le cose ci vorrebbe un limite, tutte le esagerazioni non vanno bene, questi comportamenti generano solo frustrazioni.

Grazie

venerdì 2 gennaio 2015

A proposito di certe idee protestanti di Kiko Argüello e Carmen Hernàndez

Kiko all'ambone con crocifero e candelieri
(foto © cammino.info)
Citiamo un articolo che sembra scritto proprio allo scopo di confutare gli errori di Kiko e Carmen riguardo il peccato e la grazia.


La fede è un edificio armonioso, in cui tutti i misteri si legano mirabilmente e si abbracciano in quello che si suol chiamare “nexus mysteriorum”; talmente i dogmi sono legati fra essi e uniti intimamente, in quanto riflesso dell’unità di Dio, che se si destabilizza una sola “torre” del “castello della fede”, tutto l’edificio rovina in terra (Leone XIII, nella Satis cognitum, ricorda che si perde la fede negandone un solo articolo).

La Rivelazione ci insegna che, da figli delle tenebre che eravamo, possiamo essere lavati, purificati, vitalizzati, resi giusti, figli di Dio, liberi, luminosi, nuovi. La teologia tomista parla a ragion veduta di un “transitus”, di una “translatio”: l’anima del peccatore che diventa giusto passa dallo stato di inimicizia con Dio a quello d’amicizia. La “giustificazione è un passaggio dallo stato di peccato a quello di grazia”. E il Concilio di Trento infallibilmente definisce: “la giustificazione del peccatore è il passaggio da quello stato in cui l’uomo nasce figlio del primo Adamo allo stato di grazia e di adozione dei figli di Dio [Rm 8, 15] per mezzo del secondo Adamo Gesù Cristo Salvatore nostro”.

L’uomo rinnovato, risanato quindi ed elevato all’ordine soprannaturale, riacquista la realtà dell’amicizia con Dio, è mondato ed elevato anche perché possa in questa vita accedere degnamente al Sommo Sacramento, l’Eucarestia, ove si unisce con Gesù Cristo stesso. E’ l’anticipazione terrestre dell’unione con Dio nella gloria e ci vuole quindi una certa “connaturalità” da parte di chi s’unisce. L’uomo si congiunge al suo Creatore e Redentore che si degna elevarlo a tale contatto e deve corrispondere essendone per così dire “degno”, ovvero essendo in grazia (senza peccato originale né attuale grave).

Presentarsi senza la veste candida davanti allo Sposo - tanto più se l’atteggiamento è deliberato, pertinace e pubblico - sarebbe offendere tutto il disegno della Redenzione e disprezzarne i doni soprannaturali [cfr. Mt 22]. Grave offesa da parte del fedele che comunicherebbe, ancor più grave da parte del sacerdote che se ne renderebbe complice e persino promotore. Se la veste è sporca del peccato va lavata, ed è ciò che fa l’infusione della grazia col Battesimo o con la Confessione, ma non vi è possibilità di conciliare peccato e grazia, c’è solo possibilità di transitus, ovvero di passaggio da uno stadio cattivo ad uno buono. E’ la giustificazione dell’empio, che, divenuto figlio della luce, può accedere alla Mensa del Cielo.

«Se vuoi, domani lo sigillerai»
Non così per il protestante, che crede che l’uomo dopo il peccato originale può essere al contempo giusto e peccatore, “simul iustus et peccator” secondo la nota espressione. Ovvero colui al quale sono imputati i meriti di Cristo - e che sarebbe quindi un giusto - non per questo è rinnovato dalla grazia santificante, non è vestito della veste candida dopo aver dismesso l’abito sporco del peccato, non è un’anima nuova, un “homo novus”, ma è una “carogna” (i termini sono luterani) che è “avvolta” dal manto bianco dei meriti di Cristo pur restando “putredine” nel di dentro. Restando nell’immagine esso è un qualcosa di abominevole all’interno - “peccator” -, ma gli vengono estrinsecamente imputati i meriti di Cristo che lo rendono in certa maniera “simul iustus”. Egli quindi, senza abbandonare il suo peccato, può essere un giusto.

Per il luterano poco importano lo stato effettivo dell’anima, le sue disposizioni, i suoi sforzi e soprattutto i suoi sacrifici, sostenuti dalla grazia cooperante, per evitare il peccato o per emendarsene, quel che conta è un’illusoria fede-fiduciale nella propria salvezza, a prescindere dall’applicazione della volontà, dai propri meriti e soprattutto, di fatto, dal difficile sacrificio di sé e dei propri capricci.

La radicale corruzione ha portato Lutero alla teorizzazione di una salvezza “sola fide”, una “fede” la cui nozione - che ha oggi invaso il mondo cattolico - è falsa, perché non è la fede dogmatica, per cui è essenziale l’adesione ai contenuti della Rivelazione, ma la fede-fiduciale in cui quel che conta è l’aspetto per così dire “sentimentale. Quindi “pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente” (“pecca fortiter, sed crede fortius”), ovvero più si è incalliti nel peccato, più si continua a peccare e più si dimostra la propria assoluta e completa fiducia nei meriti di Cristo, gli unici capaci di salvare, indipendentemente dal libero arbitrio dell’uomo, il quale non può far altro che “sperare” con forza.

“Pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente”, ovvero se lo stato di peccatore e nemico di Dio è permanente e se è e sarà inesorabilmente tale, se solo resta la giustificazione imputata da Cristo, che copre col suo bianco mantello l’uomo, putredine peccatrice e incapace di merito volontario, non resta altro che continuare a peccare, o addirittura è meglio stabilizzarsi nel rifiuto della legge morale di Dio, peccando ancor di più.

(...) In effetti il giusto - e peccatore al contempo - non s’affida all’efficacia dei sacramenti, cercando di riceverli il quanto più degnamente possibile, né tantomeno s’appoggia sugli effetti della degna assunzione dell’Eucarestia, ma confida nel “risveglio” nella sua anima della fede-fiduciale nella propria salvezza. Salvezza alla quale lui, a rigor di logica, non può cooperare, perché è imputazione dei meriti di Cristo, ma nella quale deve tuttavia fermamente “credere” (vi è qui una certa incoerenza interna delle tesi protestanti). E i sacramenti, ormai snaturati, sono ridotti alla funzione di ravvivare questa “convinzione”.

In merito all’Eucarestia inoltre, non essendo nemmeno più il Corpo di Cristo transustanziato ed essendo la Messa ridotta ad una “Cena evocatrice”, il problema dell’unione fra il Corpo santissimo di Cristo e l’anima di un peccatore incallito non si pone più in questi termini.

L’eresia luterana ha strutturato attorno alle sue teorie sulla grazia che si oppongono al dogma cattolico, delle tesi che sono una diabolica contraffazione della vera fiducia nella Misericordia di Dio e che hanno sempre avuto un evidente - e satanico - “fascino”, poiché esse permettono di coniugare il nome cristiano e la stessa partecipazione ai “sacramenti”, con la persistenza (persino legittimata di principio) negli sbandamenti peccaminosi più gravi. Sono i frutti, come accennato, della teoria del “simul iustus et peccator”.


(stralci citati da un articolo di d. Stefano Carusi)