venerdì 31 maggio 2013

Laici all'arrembaggio delle parrocchie e della liturgia

Arrivano i neocatecumenali!
Questo brano tratto dall'ultimo editoriale di Radicati nella fede sembra parlare proprio delle celebrazioni del Cammino Neocatecumenale e della loro invasione delle parrocchie.

[...]
E si prepara un futuro che ci sembra poco cattolico.

Sì, perché si parla di “ristrutturare” l'assetto delle comunità cristiane, di fare spazio ai laici (come se in questi anni non ne avessero avuto a sufficienza), si inventa un nuovo genere di fedeli cristiani che diventeranno gli addetti delle parrocchie, che di fatto sostituiranno i preti. Fedeli laici “clericalizzati”, un nuovo genere di preti che terranno le chiese... e nell'attesa di una qualche messa predicheranno loro, come cristiani adulti, il Verbo di verità...

...ma nessuno piange, nessuno prega gridando a Dio.

Forse non gridano perché da anni qualcuno ha preparato questo terremoto nella Chiesa.

Liturgia neocatecumenale
Hanno svilito il sacerdozio cattolico, trasformando i preti da uomini di Dio ad operatori sociali delle comunità. Hanno ridotto loro il breviario e la preghiera, gli hanno imposto un abito secolare per essere come tutti, gli hanno detto di aggiornarsi perché il mondo andava avanti... e gli hanno detto di non esagerare la propria importanza, ma di condividere il proprio compito con i fedeli, con tutti.

E come colpo di grazia gli hanno dato una messa che è diventata la prova generale del cataclisma nella Chiesa: non più preghiera profonda, non più adorazione di Dio presente, non più unione intima al sacrificio propiziatorio di Cristo in Croce, ma cena santa della comunità. Tutta incentrata sull'uomo e non su Dio, tutta un parlare estenuante per fare catechesi e comunità. Una messa che è tutto un andirivieni di laici sull'altare, prova generale di quell'andirivieni di signori e signore che saranno le nostre ex parrocchie senza prete.
Kiko all'ambone
con crocifero e candelieri

E con la messa “mondana”, hanno inculcato la dottrina del sacerdozio universale dei fedeli... stravolgendone il significato. I battezzati sono un popolo sacerdotale in quanto devono offrire se stessi in sacrificio, in unione con Cristo crocifisso, offrire tutta la loro vita con Gesù. I fedeli devono santificarsi: questo è il sacerdozio universale dei battezzati. Ma i fedeli non partecipano al sacerdozio ordinato che è di altra natura, che conforma a Cristo sacerdote. E’ attraverso il sacramento dell’Ordine che Cristo si rende presente nella grazia dei sacramenti. Se non ci fossero più preti sarebbero finite sia la Chiesa che la grazia dei sacramenti.
Liturgia neocatecumenale

Martin Lutero e il Protestantesimo fecero proprio così: distrussero il sacerdozio cattolico dicendo che tutti sono sacerdoti: sottolineando appunto il sacerdozio universale, il laicato.
[...]

martedì 28 maggio 2013

«Secondo voi gli eretici vanno fermati»

Sant'Atanasio schiaccia l'eretico Ario. Ario inutilmente gli comanda di tacere (sapete, certi "arcani" vanno svelati solo a determinate tappe: «non transigerò»):



San Domenico schiaccia l'eretico aggrappato ad un Direttorio da cui fuoriescono serpenti:



Sant'Agostino, tra Carità e Fede, schiaccia l'eretico:



Prendiamo spunto dalle lamentele di un neocatecumenale che si firmava "Aldo da 39 anni in Cammino", che accecato dall'ira ci accusava dicendo: «secondo voi gli eretici vanno fermati».

A lui ha già risposto l'apostolo Paolo (Gal 1,8): «Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!»

Il Cammino Neocatecumenale ha ottenuto l'approvazione del Direttorio Catechetico che però essendo segreto non può essere confrontato pubblicamente con l'insegnamento dei cosiddetti "catechisti" neocatecumenali (esatto, avete letto bene: il Catechismo della Chiesa Cattolica è pubblico, le cosiddette "catechesi" neocatecumenali sono "approvate ma segrete").

Sentiamo cosa ammise Kiko Argüello alla convivenza parroci e presbiteri a Porto San Giorgio dal 24 al 26 maggio 1999:
“Noi abbiamo consegnato alla Santa Sede tutte le catechesi fino all’iniziazione alla preghiera (catechesi iniziali, primo scrutinio, Shemà…), il tutto sono circa duemilaottocento pagine, delle quali abbiamo già consegnato la metà alla Congregazione della Fede che le ha studiate facendoci delle osservazioni per le quali abbiamo fatto delle correzioni, abbiamo introdotto in nota i testi del Catechismo della Chiesa Cattolica, abbiamo corretto quelle espressioni che erano considerate imprecise o non proprio ortodosse. Tutto questo sarà riconosciuto dalla Santa Sede come il Direttorio del Cammino Neocatecumenale.”
Qualche piccolo esercizio per i nostri cari fratelli neocatecumenali:

  • fate qualche esempio di espressioni «imprecise o non proprio ortodosse» di Kiko Argüello e Carmen Hernàndez che prima del 1999 venivano insegnate e che subito dopo sarebbero state rinnegate e corrette
  • durante le cosiddette "catechesi" del Cammino, esibite ai fratelli le pagine del Direttorio Segreto "approvato" per far loro capire che i cosiddetti "catechisti" non stanno ancora recitando a memoria la vecchia versione «imprecisa e non proprio ortodossa»
  • confermate o smentite le "catechesi" di Kiko e Carmen relative alle parabole sul fico sterile, le dieci vergini, il fango sugli occhi, eccetera
  • spiegate come mai Kiko e Carmen "ispirati dallo Spirito" hanno insegnato errori che poi fino ad oggi non hanno pubblicamente ripudiato, ma solo lasciato correggere in un Direttorio Segreto a cui fratelli del Cammino non possono accedere.

venerdì 24 maggio 2013

Come si cambia opinione sul Cammino

Proseguiamo la discussione di questi ultimi giorni, ripartendo da quest'intervento a firma "Gv".


Arrivano i neocatecumenali!
Come ben sapete io non sono neocatecumenale ma ma conosco persone a cui sono affezionato che fanno parte del cammino, conoscevo alcuni in cammino ancora prima che sapessi cos'è il cammino e partecipassi alle sue catechesi.

Ricordo che un giorno un mio amico mi disse di aver scoperto che il cammino non era proprio ben voluto in alcuni ambienti ecclesiali, io sapendo solo quello che vedevo e che mi veniva riferito ho cercato di consolarlo convinto che ci fossero miopi tradizionalisti dietro queste parole.

Poi sono stato invitato alle loro catechesi, e lì ho iniziato a sospettare ci fosse qualcosa di strano, ma in maniera latente ed in realtà pensavo fosse pura ignoranza dei catechisti, non pensavo ci fosse dietro un testo contenente strafalcioni che vanno contro la tradizione della Chiesa e che risultano in contraddizione con il Vangelo ma ho lo stesso lasciato correre.

Poi il mio padre spirituale me ne parlò criticamente fornendomi anche alcuni documenti e facendomi l'esempio della situazione emblematica delle diocesi Giapponesi, non contento della sua opinione mi confrontai con altri parroci di fiducia e cercai informazioni sul web approdando anche a questo blog a cui mi sono affezionato. Siccome i confronti non sono mai troppo pochi sfruttai un'occasione propizia per fare due domande al mio vescovo che mi confermò la natura problematica del movimento, ma comunque mi disse che la comunità che conoscevo non era particolarmente critica e mi disse di non preoccuparmi (un dialogo che in realtà mi lasciò più domande che risposte come potete ben immaginare).

Liturgia neocatecumenale:
il balletto col girotondo
Mi ci son voluti alcuni mesi per cambiare opinione, se ci sono persone a cui tieni che fanno parte di un movimento che non conosci poi così bene come credi è normale che ad ogni attacco a quel movimento ti metti sulla difensiva.

Sarebbe interessante piuttosto confrontarsi con Socci sulla catechesi di Kiko sul cieco nato, o su quelle parole di Benedetto XVI rivolte al Card Burke, o sull'ostinata disobbedienza ai Papi da parte dei vertici del cammino.

Comunque sta di fatto che io, nei panni di Socci, probabilmente avrei avuto un comportamento analogo.

Gv

lunedì 20 maggio 2013

«Frustrati che aspirano ad un ruolo nella Comunità»

Una testimonianza a firma "c."  sul fatto che i "carismi" e le "ispirazioni", nel Cammino, sono in realtà basse faccende umane.


«Ma prima lo devo dire a Kiko,
deve autorizzarmi lui!
»
In merito alle figure "carismatiche" del cammino vorrei dire cosa ho potuto notare (nei famosi 15 anni in cui ci sono stato), ovvero che spessissimo chi viene nominato lo è non per la sua bravura ma, al contrario, per la sua DEBOLEZZA.

Infatti vengono scelte le persone più fragili, frustrate (non uso questo termine in senso offensivo), irrealizzate che in questo "ruolo" trovano un loro senso di esistenza.

I c.d. "didascali" della mia ex comunità erano (credo siano tuttora) persone altamente incompetenti dal punto di vista educativo in quanto lui era completamente insoddisfatto della moglie, continuamente chiedeva al Signore di fargli amare sua moglie che non accettava (?!), lei soffriva di continue crisi depressive, non realizzata professionalmente e, caso gravissimo per me, più volte ripresa in comunità da altri "fratelli" per aver riportato ai catechisti cose dette nelle risonanze o nelle convivenze...

Su questo apro una parentesi: esiste nelle comunità la gara da parte di alcuni a fare il delatore per ingraziarsi i catechisti nella maniera più subdola, spesso questi "informatori" fanno danni gravissimi perché riferiscono fatti privati che dovrebbero rimanere tali. Nella mia ho assistito a scene veramente brutte di delazioni di fatti privati riportati a catechisti e presbiteri detti in maniera confidenziale.

Nel ambiente del dopocresima c'erano continui litigi tra l'equipe dei didascali e tra le persone, anche davanti i bambini, perché questo? Per un motivo semplice: il problema non erano i bambini, è che nel cammino la maggioranza delle persone aspira ad un "ruolo" all'interno della comunità.

Ho potuto vedere personalmente che dopo tot anni rimanere senza "carisma" (carriera, direi io) equivale ad un fallimento. Nel cammino se ti trovi a 40 anni senza essere sposato o con una vocazione verrai SICURAMENTE redarguito dai catechisti nei passaggi: che fai della tua vita? Non puoi continuare così? Sei un fico sterile (sic) etc.
Tristezza
neocatecumenale
Ho conosciuto persone andate in depressione nelle comunità della mia parrocchia, probabilmente erano fragili e predisposti, ma certamente l'ambiente all'interno del cammino ne ha accentuato le problematiche...

Non vado oltre in queste descrizioni, le approfondirò in un altro post. Solo per dare un quadro su chi sono spesso queste persone che hanno ricevuto un "carisma" nel cammino...

[...]

Volevo aggiungere e precisare che il termine "frustrato", che ho usato per descriverli, non è volto ad insultare gli appartenenti al cammino, pertanto non si scriva di essere offesi o altro, quello che ho utilizzato è un TERMINE MEDICO (in psicologia si dice "avere un io frustrato") basato su una CONSTATAZIONE.

Infatti sono proprio le persone "insoddisfatte" quelle che vengono (saggiamente, nell'ottica nc) scelte per fare questa "mansione" all'interno della struttura gerarchica nc: sono questi soggetti sono quelli che assicureranno la completa fedeltà ed intransigenza.

Un'altra cosa che ho potuto notare, nel corso degli anni, è che spesso chi possiede doti intellettuali e titoli accademici di un certo tipo (lauree, una certa professione, soddisfazioni insomma...) viene escluso a priori da questi ruoli. A meno che non si accerti che la persona sia pienamente manipolabile. Alcuni catechisti da me conosciuti erano laureati. Ma, di fatto, non avevano particolari doti intellettuali: erano arrivati fuoricorso da anni e più per spinta dei genitori. Cosa che continuamente facevano "pesare" nelle loro risonanze.

Insomma, anche queste persone che, agli occhi del "mondo" si mostravano colti, di successo, intelligenti, etc. di fatto avevano un profondo "io frustrato" che non gli permetteva di essere felici. Alcuni si lamentavano di continuo del loro stato, da una parte sembravano come "condannati" a quel ruolo, dall'altra provavano sicuramente un piacere sottile ad avere potere su altri individui (deboli più di loro, però).
In ginocchio davanti a Kiko

Questo stato di insoddisfazione, del resto, è possibile CONSTATARLO in tantissimi video che hanno pubblicato i neocatecumeni in occasione dell'ultima "manifestazione" comandata da Kiko Arguello.

Ho fatto un piccolo "esperimento", far vedere una serie di queste "esperienze" che girano in rete ad un mio amico psicologo, il quale ha confermato lo stato di insoddisfazione profondo (c.d. io frustrato) che traspare da quello che molti di essi stessi dicono.

Quando ero neocatecumeno, manifestai spesso la mia contrarietà a indicare SEMPRE frustrazioni, croci, fallimenti, con l'opera del Signore, quasi che non ci fosse spazio per altro! Questa fu una delle tante cose per cui fui alla fine fui cacciato.

Del resto, io ho mai sentito un "annuncio" che cominciasse dicendo: Fratelli, io sono grato al Signore perché non ho problemi, non ho croci, non ho nulla di cui debba oggi sentirmi triste o frustrato".
Eppure sarebbe un annuncio migliore di tanti altri perché vorrebbe dire che il Signore ha davvero salato la nostra vita.

[...]

Primo. l'analisi è stata fatta da uno PSICOLOGO, non da me. Magari se uno leggesse...
Secondo. Uno psicologo può tranquillamente fare una diagnosi preliminare basandosi su un raccontato di diversi minuti (le "testimonianze" durano anche mezz'ora), del resto non si eccepisce come uno psicologo no ed un c.d. "catechista" possa dare una "parola" basandosi su uno scrutinio di pochi minuti...
Terzo. Non ho detto che chi è laureato non può fare il catechista, infatti molti di quelli che ho conosciuto lo erano, io ho posto l'accento su altro, anche qui magari si dovrebbe leggere (e comprendere cosa uno scrive) prima di scrivere "pepate" risposte che fanno solo capire che uno ha colto dove "il dente duole", ovvero che quanto scritto vi da fastidio perché racconta fatti reali...

Spiritualità neocatecumenale
Comunque d'ora in poi non risponderò più a neocatecumanali astiosi e con evidenti problematiche che dovrebbero curare in apposite sedi e non nelle salette.

Approfitto di questo SOLO per precisare alcune cose a chi non mi conosce:

non ho alcun rancore con NESSUN NEOCATECUMENALE, io racconto dei FATTI OGGETTIVI che sono accaduti nel mio percorso all'interno del cn, se ad alcuni nc questo da fastidio è un problema loro, riflettano su loro stessi e non giudichino chi fino a ieri condivideva con loro questa esperienza.

I membri della mia ex comunità non li vedo da diversi anni e non PER MIA VOLONTA', io sono stato CACCIATO dai c.d. catechisti per aver fatto critiche, non ho "sbattuto la porta" a nessuno. Ed i fratelli che fino a ieri "testimoniavano" l'amore hanno EVITATO di frequentarmi, nonostante io avessi sempre mostrato interesse per loro anche fino a due anni dopo essere stato allontanato.

Ero in Chiesa PRIMA di aver conosciuto il cammino, sono TUTTORA in Chiesa adesso che ne sono uscito, solo in una parrocchia diversa. Sono stimato e, nel mio piccolo, svolgo attività parrocchiale, sono benvoluto (almeno credo :) ). Non ho modificato la mia condotta, non provo alcun odio verso i miei ex fratelli di comunità. Semplicemente ne capisco le dinamiche (che non sono le mie) che li hanno portati ad essere così.
Non cerco, pertanto, la loro "conversione", anzi! gli auguro di finire il cammino in Israele con la veste bianca. Certo che questo non modificherà, però, assolutamente nulla in merito ai loro problemi ed alle loro situazioni di Fede rispetto a quando li lasciai.

Il mio curriculum neocatecumenale è alquanto ricco, cari fratelli mormoratori. Ero stato nominato catechista dalla comunità, andavo alle convivenze di settore, ho collaborato in missioni, ho incontrato Kiko Arguello PERSONALMENTE (ho ancora la foto con lui nel mio pc, forse molti neocatecumeni che mi criticano farebbero carte false per aver conosciuto il profeta), forse un giorno racconterò il mio incontro con kiko in un post. Sono laureato e lavoro soddisfatto nel mio campo.
Ho già detto che non scrivo contro i nc, scrivo per chi è fuori o non conosce bene il cammino per METTERLO IN GUARDIA, perché è cosa "buona e giusta" informare i fratelli cattolici su cosa è REALMENTE il cammino. Perché VOI NON LO DITE!
Ma quello che sono io è SECONDARIO, potrei anche essere un "frustrato" o un "fallito". Nulla cambierebbe su quanto scritto. Nel post parlo di cose specifiche: di delazioni, di comportamenti biechi, di situazioni OGGETTIVAMENTE E MORALMENTE DEPRECABILI.
Perché non ci sono risposte? Non è vero che non ci sono delazioni? E' inventato? Rispondete su questo invece di criticarmi.

giovedì 16 maggio 2013

Testimonianze: come ti trattano gli ex fratelli di comunità

Proseguiamo la discussione ripartendo da alcune testimonianze di questi ultimissimi giorni, sul modo in cui gli "ex fratelli" trattano chi esce dal Cammino, e sul matrimonio con una persona che frequenta il Cammino.

Da Emanuele, un ex "catechista" neocatecumenale:
La Chiesa mi ha accolto, non mi ha giudicato e io ho trovato uno spazio dentro di essa..

«Kiko ha il carisma!
Chi sei tu per giudicarlo?
»
Io purtroppo a differenza tua, non ho più nulla e non sono più nessuno, dopo quasi trent'anni di cammino senza poterlo mai finire a furia di fusioni su fusioni, della mia comunità iniziale ne eravamo rimasti solo in due arrivati alla tappa del Padre Nostro, poi prima lui poi io ce ne siamo andati.
Troppe cose non mi quadrano più del cammino, e in questo sito ne ho avuto conferma, ho letto cose che io in prima persona ho visto e vissuto.
Ero catechista, perciò puoi immaginare lo scandalo silenzioso che ha potuto procurare nei fratelli specie i piccoli questa mia scelta, ma nessuno poi alla fine ti considera più, neanche il presbitero, per il quale non essendo più in cammino non sono più neanche catechista, e quindi non mi permette di fare nulla in parrocchia... avendo messo mano all'aratro un giorno e adesso mi sono voltato indietro per lui..

Mi è diventato difficilissimo andare anche in quella parrocchia perchè mi sento guardato e giudicato senza tregua, e mi chiedo il perchè dev'essere così! Inutile dire la solitudine che sento dentro, non essendo neanche sposato, è terribile, ma non rinuncio alla mia scelta, Dio mi aiuterà..non posso, e non voglio pensare nè credere che davvero come mi dissero i miei catechisti, Dio ti ha scelto, Dio ti ha chiamato in questo cammino, per cui lasciandolo è come lasciare Dio, forse che Dio alla fine mi amerà di meno?
Per uscirne c'è voluto non poco tempo, ci vuole coraggio, e tanti fratelli pur standoci male non se ne vanno, in compenso criticano solo, non se ne vanno perchè quello che si deve affrontare una volta usciti non è da augurarsi a nessuno, vorrei solo dire ai tanti neocatecumenali, soprattutto quelli che sono ai piani alti che vengono a leggere qui, e magari non hanno il coraggio di scrivere nulla per non essere riconosciuti, che i fratelli dovrebbero restare tali anche quando non condividono più il vostro stesso cammino, è un comando di Gesù quello di amare il prossimo: "Ecco lo specchio nostro è il Signore! Aprite gli occhi e guardatevi in Lui ed imparate com'è il vostro viso. E togliete la sporcizia dalle vostre facce. Amate la Sua Santità e rivestitevene e sarete immacolati sempre davanti a Lui.
Emanuele da Napoli

Intervento di Sophie:
In ginocchio davanti a Kiko
Buonasera leggendo la testimonianza di Emanuele e di fdf sono rimasta molto colpita, perchè anche a me il cammino ha fatto trovare delle amare sorprese. Non so perchè ci sono entrata , forse per seguire il mio fidanzato, per lui il cammino è importante. All'inizio è stato proprio attraverso lui che mi ha colpito, quando ci fidanzammo 6 anni fà e mi disse che avremmo dovuto vivere il fidanzamento in castità. Questa decisione mi sorprese favorevolmente, dal momento che i ragazzi della mia età cercano solo ragazze da mettere nel palmares. Incoraggiata entrai l'anno successivo anche io ,avevo 19 anni, felice di un ragazzo che mi rispettava.

I primi problemi sono inziati con un catechista con il primo passaggio, ma per amore ho sopportato e sono stata zitta. Dopo sei mesi dal primo passaggio la mia comunità venne chiamata per lo shemà. Ascoltata la convivenza chiesi una spiegazione al mio catechista , perchè per me nella mia vita valgono più gli affetti che i soldi. Lui mi trattò da emerita imbecille , però sempre per rispetto al mio fidanzato sono stata zitta.

Sono scoppiata dopo una celebrazione del sabato sera , perchè il catechista venne dal mio ragazzo e gli disse : "Oh ma la vuoi disalienare questa non riesce a capire di essere schiava dei soldi". Mi sono sentita umiliata come mai in vita in mia, anche perchè il mio ragazzo non alzò un dito per difendermi. Dopo quella sera ho detto basta con il cammino, anche se il mio ragazzo ogni tanto cerca di convincermi a riprovare. Il nostro amore è sincero infatti con pazienza ho cercato di superare questo problema eil primo giugno prossimo ci sposeremo.

Ho accondisceso a fare matrimonio con celebrazione neocatecumenale, anche se non è che faccio i salti di gioia ,ma lui tiene al cammino e non voglio contrariarlo. Certo rivedere quel catechista non mi fa piacere ,ma ora siamo su due binari differenti e sono felice della scelta fatta. Vi chiedo solo una cosa vedo che avete molte testimonianze e vorrei sapere da qualcuno imparziale , se i catechisti vengono formati. So che avrei potuto chiederlo al mio futuro marito ma vorrei sentire una campana diversa che non sia interna ai neocatecumenali.

Risposte di "c.":
Kiko all'ambone
con crocifero e candelieri
Mi dispiace della tua storia ma credimi, credo che stare fuori da un posto dove non ti sentivi a tuo agio sia solo un bene adesso per la tua vita.

Posso solo raccontarti cosa successe a me: dopo essere stato "gentilmente" liquidato dai catechisti (il cammino "non era per me" dissero, in realtà ne avevano le scatole piene delle puntuali domande che gli rivolgevo nel corso degli ultimi anni) venni completamente ignorato dai miei ex fratelli di comunità.

Ero in cammino da oltre 15 anni, convivenze, catechesi, scrutini, etc. di colpo nessuno si è più fatto sentire! E dire che, in questo caso, non ero stato neppure io a decidere di andarmene...

All'inizio non fu facile, dovetti ricrearmi un tessuto di amicizie e di incontri ma, con l'aiuto del Signore oggi sono molto più felice di prima. Pensa questo, riparti e affidati alla preghiera, quella vera, silenziosa che indaga l'intimo del tuo cuore. Non occorre una comunità chiassosa (e pettegola) per stare con Cristo. Occorre la Fede e non è assolutamente vero che la si trova in comunità, la maggioranza dei Santi sono figure che hanno avuto Fede senza "cammini" lunghi 30 anni.

Io scrivo le mie esperienze per mettere in guardia chiunque voglia intraprendere questa esperienza, non per dissuaderlo o convincerlo, ma perché è giusto che un cattolico sia informato su quello che andrà a fare. Il resto è opera dello Spirito Santo e non nostra.

Tu, Emanuele, non avercela con i tuoi ex fratelli di comunità, non pensarci perché nella loro mentalità solo il cammino salva, solo quel percorso porta alla Fede.

Parentesi finale: a mio parere è estremamente difficile che un neocatecumenale convinto possa essere intaccato dal dubbio o da una seria verifica di quello che sta facendo.
Dobbiamo pensare che il cammino ti investe tempo, soldi, affetti. Persone che hanno 8-9 figli, una vita completamente travolta da impegni e date (fissate da Kiko, ovviamente non da Dio) come si può pensare che prenda in considerazione una revisione di quello che fa? Deve PER FORZA pensare di essere un supercattolico, uno "tosto" e migliore dei "cristiani della domenica", a quello preferirebbe persino suicidarsi, e non è una battuta!

[...]

Gli inventori del Cammino
In merito al "denunciare" abusi che si sono verificati all'interno di comunità neocatecumenali occorre dire questo: purtroppo non è tecnicamente (e neppure legalmente) possibile "denunciare" determinate situazioni alla magistratura o agli organi di polizia.

Il reato di "plagio" non è più perseguibile e difficilmente potresti avere giustizia facendo una causa civile nei confronti di catechisti o presbiteri.

Quello che io ho fatto nel corso degli anni, i soldi dati, le continue umiliazioni perpetrate ed altro ancora sono state fatte con il mio CONSENSO: è brutto da ammettere ma è così. Ed infatti io do la colpa prima di tutto a me stesso, non al cammino.

Il cammino (e non solo quello) sfrutta la fragilità delle persone e le ingabbia dentro. Ma sono esse stesse a farsi ingabbiare, purtroppo. A meno di clamorosi errori o abusi conclamati è difficilissimo poter dimostrare qualcosa. Inoltre, all'interno della comunità è tutto "orale", non ci sono prove scritte, rendicontazioni, etc. tutto è segreto e sei escluso da qualunque informazione.

Per questo è NECESSARIO informare le persone PRIMA che entrino, cercare di illustrare gli arcani e tutto quello che si cela dietro. Io ho potuto vedere persone molto distrutte dall'esperienza catecumenale ma, in parte, ci si sono ficcate esse stesse dentro. Per proprie fragilità che altri, senza tanti scrupoli, hanno sfruttato.

Per Sophie e chiunque sia fidanzato con una persona all'interno del cammino: pensateci MOLTO bene a quello che state facendo, dico seriamente. Il cammino non è la partita di calcetto oppure un hobby che si concede al partner. E' qualcosa che INEVITABILMENTE ingloberà anche la vostra vita. Non ne potrete essere esclusi.
Negli ultimi anni del cammino ho potuto notare che certi catechisti tendevano a non far rimanere in cammino coppie "miste"; in due casi conosciuti personalmente sono state "fermate e allontanate" persone la cui unica colpa è stata quella di essersi sposate con partner non camminanti e che si rifiutavano di entrare in comunità (per i catechisti zelanti nella fede kikiana sposarsi con persone fuori dal cammino e che non desiderano entrare è abominevole, non sto scherzando, è un fatto RIPROVEVOLE: significa che non hai amore al cammino, che per te non è tutto, che non sei sufficientemente convertito per continuare.

Come cattolico e per esperienza diretta sono tenuto a dirvelo: pensateci molto, ma molto bene prima di sposarvi con persone neocatecumenali se non approvate quel percorso


Da parte di Michela:
Il Cammino Neocatecumenale:
spiritualità delle pagliacciate
 
Vorrei aggiungere che chi si sposa nel cammino, anche se uno solo dei due è neocat, deve sapere che non ci si sposa solo col coniuge ma anche CON il cammino.

Anche all'interno del matrimonio ci si giudicherà secondo le norme del cammino, e soprattutto secondo le modalità del cammino, cioè senza misericordia.
Basterà una piccola non conformità con le leggi neocat perchè nella coppia si entri in crisi.
Basta che uno desideri di aspettare prima di avere un figlio, che non abbia voglia di andare in convivenza, che desideri incontrare un amico o un parente ammalato,
e si crea una crepa nel matrimonio, perchè non si corrisponde più all'ideale di coppia proposto da Kiko.

E' necesario sapere bene che il riferimento, la colonna, il punto fermo del matrimonio non sarà Dio, ma sarà il cammino con le sue leggi.

C'è un altro aspetto che sfugge spesso ai coniugi non camminanti: il coniuge che fa il cammino da solo viene compatito in comunità perchè non potrà mai fare il cammino in pienezza, non potrà essere eletto ( catechista, responsabile, garante, didascalo ecc.); è visto come una vittima del coniuge che con la sua caparbietà non vuole entrare nel cammino.
Chi fa il cammino sente queste limitazioni e le fa pesare nel suo matrimonio, anche inconsciamente.

E' bene sapere che il sacramento del matrimonio non ha un valore assoluto nel cammino, per cui la persona sposata sarà sempre un mezzo-camminante se lo sposo non è nel cammino.

Ti ringrazio comunque Sophie, chiunque tu sia, che ci hai permesso di riflettere su quanto disprezzo c'è nel cammino verso il sacramento del matrimonio.


Da parte di "l'apostata":
Ad un certo punto del cammino, cari piccoli neocat in buona fede, il coniuge in cammino dovrà rimanere a casa per almeno un anno, non parteciperà più ai gruppi di preparazione, alle celebrazioni, alle convivenze.

Perché? Perché in quell'anno il suo compito sarà quello di evangelizzare il coniuge! Anche se questi è un cattolico praticante!

In altre parole, dovrà cercare di trascinarlo in comunità.

Dopodiché ci sarà la pubblica inquisizione dei catechisti per sapere com'è andata e che cosa dovrà fare.

Spiritualità matrimoniale...

lunedì 13 maggio 2013

Kiko: «la liturgia neocat vale 100, quella parrocchiale vale 20»

Arriba! Arriba!
Fate largo ai neocatecumenali!
Nel primi anni Ottanta, quando già venivano pubblicate le prime documentate critiche al Cammino Neocatecumenale da parte di p. Rotondi e di mons. Landucci, il laico Kiko Argüello inventava i «didàscali», cioè i laici neocatecumenali incaricati di preparare i bambini alla prima Comunione.

In un suo intervento a Madrid del 3 febbraio 1985 (PDF) (originale spagnolo qui) Kiko presenta alcuni tratti fondamentali del Cammino che dopo trent'anni non sono affatto cambiati: ubbidienza ferrea ai cosiddetti "catechisti" del Cammino, superbia e arroganza, senso di superiorità rispetto ai cristiani della domenica, imposizione ai bambini di fare "monizioni" e "girotondo col passetto"...



Kiko fabbrica il titolo nobiliare di "didàscalo": gli assegna un "carisma", una "autorità", gli assegna il dovere di "lottare" contro i genitori dei bambini, disprezzabili plebei "nevrotici" e "sentimentali" che devono solo umilmente "chiedere" ai cosiddetti "catechisti". Sentiamo cosa dice Kiko:
Cominciamo parlando dell'Eucaristia dei bambini che hanno fatto la Prima Comunione. In questo senso dovete avere le idee molto chiare perché voi, come didascali, dovrete a volte lottare con certi atteggiamenti sentimentali dei genitori; in questo senso dovete avere autorità. Voi siete didascali, maestri di bambini e si suppone che se nella comunità, il Signore, vi ha dato una missione, avete un carisma, vi devono rispettare. Se hai qualche problema coi genitori, per questo hai i catechisti, possiamo illuminarti su alcune cose. Perché ci sono sempre genitori che sono un po' nevrotici o che hanno un atteggiamento sentimentale, non possono sopportare che il bambino soffra niente e commettono molti errori.
Molte delle ingiustizie del Cammino derivano proprio dal fatto che Kiko, a dei laici, dice: avete un carisma, avete autorità, vi devono rispettare! Il "carisma" consiste naturalmente nella fedeltà a Kiko, non nella fedeltà alla Chiesa (infatti quando Kiko e il Papa dicono due cose diverse, per esempio riguardo la liturgia, tutti gli emissari di Kiko seguono la parola di Kiko a costo di disubbidire al Papa).

Andiamo avanti: qui Kiko dice che la liturgia neocatecumenale vale 100, mentre quella parrocchiale vale 20, e perciò proibisce di mandare i bambini neocatecumenali in parrocchia:
Dico questo perché ai bambini del Cammino Neocatecumenale che si preparano alla Prima Comunione noi facciamo una preparazione a parte. La parrocchia ha una messa per i bambini che si preparano alla Prima Comunione e vorrebbe che anche i nostri partecipassero a questa messa. Ma noi non siamo d'accordo perché i nostri bambini non vivono assolutamente la situazione degli altri bambini che vengono al catechismo; è completamente differente. Sarebbe come farli passare da una cosa che vale cento a una cosa che vale venti.

"Carismi" del Cammino...
Kiko obbliga i bambini a partecipare alle liturgie del Cammino perché altrimenti guardano sicuramente i film porno in TV:
Noi non siamo d'accordo con i genitori che senza alcun motivo permettono ai loro figli di non venire all'Eucaristia. Devono assolutamente venire all'Eucaristia perché, inoltre, abbiamo scoperto molte cose. Abbiamo scoperto che il bambino ti dice che si annoia molto che è molto stanco, e - come sono intelligenti i ragazzi - risulta che non era esattamente questo (parlo soprattutto dell'Italia) ma avendo già visto i programmi televisivi sa a che ora c'è un film e allora ti salta la celebrazione. Sta di fatto che rimangono in casa e non appena i genitori vanno via accendono la TV e vedono i film che non possono vedere. Immaginatevi che in Italia ci sono cento canali televisivi e a volte trasmettono perfino film pornografici. Ci sono tre canali che tutta la notte trasmettendo film, uno dietro l'altro, e di ogni tipo, e ciò è una cosa molto grave.

Kiko si arrabbia perché molti genitori non vogliono far «annoiare» i figli nelle farraginose liturgie neocatecumenali e si rifiutano di praticare un moralismo:
Ci siamo arrabbiati con molti genitori che, perché il bambino diceva che si annoiava, non lo portavano all'Eucaristia. Il bambino deve comprendere l'importanza dell'Eucaristia e il padre nella sua casa deve mettere una gerarchia di valori: Dio al primo posto e con questo non si scherza!. Il ragazzo deve vedere che il padre e la madre sono uniti, sono seri in questo senso, che non discutono mai.

Incredibile: nel 1985 Kiko già si lamentava che le eucarestie neocatecumenali sono "lente", incomprensibili ai bambini, e che le cosiddette "risonanze" sono noiose:
Quando già i bambini vengono all'Eucaristia e c'è un numero considerevole di essi, facciamo in modo che l'Eucaristia sia leggera. Per ciò, il responsabile o qualcun altro deve preoccuparsi di velocizzare l'Eucaristia, non deve neanche essere una cosa eccessivamente pesante. I bambini normalmente non connettono più quando incominciano le esperienze degli adulti, perché alcuni parlano con un linguaggio che loro non capiscono; non lo capiscono perché parlano di cose che noi altri comprendiamo, ma il bambino non lo capisce ed allora ascoltare, seguire, gli costa fatica. Forse ascolto alla prima, ma alla terza risonanza già ascolto difficilmente.
Qui occorre riflettere: proprio loro, proprio i neocatecumenali che disprezzano la liturgia "tridentina" in cui -secondo loro- non si "capisce niente", proprio loro, con le loro omelie laicali denominate "risonanze" non riescono a farsi capire nemmeno dai loro figli! Kiko, già nel 1985, sta implicitamente ammettendo che le liturgie neocatecumenali sono farraginose, "lente", noiose per i bambini, addirittura incomprensibili: i cosiddetti "adulti" del Cammino fanno le loro omelie improvvisate in cui a stento si capiscono tra di loro, in una sagra parolaia che pretendono essere una liturgia eucaristica...!


Un altro tratto della spiritualità neocatecumenale è mettere in imbarazzo i partecipanti. A cominciare dai bambini stessi. Anche chi non vuole parlare, "deve" intervenire: ed infatti vediamo qui Kiko comandare che i bambini vadano interrogati durante la liturgia, anche se ciò li opprime:
La cosa ideale è che spontaneamente i ragazzi si alzino e dicano la loro esperienza o ciò che vogliono, come un adulto. Se vedete che gli adulti hanno detto due, tre, quattro esperienze ed i bambini sono silenziosi, è bene allora che il didascalo domandi loro: "vediamo, a te che ti ha detto la Parola?" I bambini devono sapere che cosa il maestro domanda loro... Gli adulti sono arrivati a protestare perché il presbitero si mette a parlar loro con vocina da bambino, e ad interrogare il bambino e il bambino è lì represso... Quando fate il gruppo per preparare l'Eucaristia, prendete un bambino e mettetelo nell'equipe come un adulto (che vada senza i suoi genitori, se è possibile o che lo lascino uscire o che vadano gli altri a chiamarlo; questo dovete vederlo voi) e gli fate fare una ammonizione.

Imbarazzanti "liturgie" neocat
che bisogna imporre a tutti:
bambini, adulti e anziani
Ecco un altro esempio di moralismo neocatecumenale, finalizzato solo ad eseguire le pagliacciate del Cammino, qualcosa su cui Kiko non transige: anche i bambini devono fare lo "stupendo" balletto col girotondo alla fine della celebrazione:
...i bambini non devono essere soli e soprattutto, il didascalo deve conoscerli perché ci possono essere due che sono amichetti e tutta la celebrazione la passano a chiacchierare e allora bisogna separarli, farli sedere in modo che possano vivere tutto il momento senza parlare. È normale che questo costi loro qualcosa, ma è meraviglioso che stiano con i genitori, è stupendo che dopo danzino con i genitori; è meraviglioso che stiano nella festa. [...] E' penoso che alcuni genitori non vogliano portare i bambini, questa è una deformazione ed è necessario in questo senso fare una campagna per insistere affinché portino i loro figli. Non si può transigere assolutamente in questo.

Kiko come i testimoni di geova: la testimonianza consiste nell'attirare gli altri bambini al Cammino. Anche stavolta il centro della "missione" neocatecumenale non è la Chiesa, non è il Santissimo Sacramento, ma è l'attività del Cammino: invita il tuo compagno di scuola a recitare le Lodi a Kiko...
Sarebbe molto buono allora fare una convivenza con loro sull'apostolato nella scuola, affidare una missione ai ragazzi, guardare tutto questo con loro. "Come si può portare Gesù Cristo nella scuola, nella tua classe, ai tuoi amici?" I ragazzi possono rispondere cose stupende; ad uno si può chiedere per esempio che diventi amico del più emarginato della scuola. E come possiamo fare? "Invitalo alle Lodi con te, in casa tua, e fa che rimanga a mangiare con te. Bisogna invitare quei ragazzi che hanno per esempio le famiglie disunite, distrutte, possiamo dar loro un sostituto della famiglia con la tua propria famiglia".

Prima Comunione a confronto:
cattolica e neocatecumenale
La spiritualità neocatecumenale richiede che i singoli abbiano più legami affettivi con i laici "carismatici" del Cammino che non coi propri familiari: qui Kiko comanda che il "didascalo" sia un sostituto del padre:
Attraverso queste convivenze, che cosa pretendiamo? Pretendiamo una cosa molto semplice, che il ragazzo senta il bisogno del didascalo, deve vedere una figura distinta dal padre. Perché? Perché il ragazzo un giorno può dire al didascalo: "io con mio padre non mi capisco, perché mio padre è così, ecc..." e il didascalo possa dirgli: "non ti preoccupare, parlerò io con tuo padre..." Cioè, il maestro deve essere un amico del ragazzo, dovete farvi amici dei ragazzi. Perché quando il ragazzo avrà una crisi sa che può parlarne con il didascalo della sua comunità; un po' in questo senso.
Nessun percorso di fede ha mai richiesto gesti imbarazzanti, "nueve" estetiche, balletti col "passetto", strafalcioni liturgici, "risonanze" obbligatorie, "decime" ancor più obbligatorie, "monizioni" preprogrammate, "cammini" pluriventennali... Per maggiori informazioni, chiedete direttamente a santa Teresa di Lisieux, chiedete a san Pio da Pietrelcina, chiedete a Nennolina (morta a sei anni e mezzo e di cui è in corso il processo di beatificazione), chiedete a san Domenico Savio (neanche quindicenne, santo)...

In sintesi, abbiamo visto che Kiko stesso trent'anni fa come oggi, esige:

  • che i suoi "carismatici" emissari laici (i cosiddetti "catechisti", i "didascali" e tutta la variopinta nobiltà neocatecumenale) regolino con autorità la vita dei singoli e delle famiglie
  • che gli imbarazzanti gesti del Cammino siano imposti a tutti, anche ai bambini
  • che il ruolo della parrocchia consista solo nel fornire al Cammino salette per le celebrazioni e fedeli da portare alle cosiddette "catechesi"
  • che le liturgie che hanno inventato lui e la Carmen, obbligatorie per tutti i "camminanti", zeppe di strafalcioni e abusi liturgici, valgono 100 rispetto a quelle parrocchiali che valgono solo 20.

venerdì 10 maggio 2013

..invece che sulle "ispirazioni" di Kiko, ci si basi sulle ispirazioni di una Beata!

Kiko Arguello ha detto a profusione che la "liturgia" delle Comunità obbedisce a canoni indiscutibili che sarebbero stati direttamente "ispirati" da Dio! 
Ci sarebbe da chiedersi come Dio possa contraddire se stesso, paragonando questi presunti "canoni" al Sacro Canone della Tradizione Cattolica! Ma tralasciamo, per ora, questa domanda (a cui peraltro abbiamo risposto in abbondanza).

Kiko considera la SUA "liturgia" come strumento di "evangelizzazione". Come "metodo" per "attirare i lontani" (leggasi i parrocchiani!), e trasportarli sulla "Merkavà" dell' "allegria". Quindi  "canonizza" questo nuovo "dogma". L'assemblea è il "soggetto celebrante" della "liturgia". La quale è una vera e propria "Merkavà" (carro di fuoco), poichè attualizza il "passaggio" di Dio che "fa risorgere" (fa passare dalla tristezza all'allegria). Dunque il "nuovo canone" è quello che relativizza la Liturgia relativizzandone le Sacre Forme. Ovvero: siccome la Liturgia deve essere funzionale alla "resurrezione-allegria", allora le Sacre Forme Canoniche, che si fondano su una data FEDE, devono cedere il passo all' "estetica assembleare". La "nuova estetica". Tale da essere ripresa malamente dal "presunto" cenacolo di Gesù. Infatti, secondo l' "ispirazione" di Kiko, l'Eucaristia celebrata in Comunità riprodurrebbe la sera del Giovedì Santo! Così avrebbe celebrato Gesù Cristo in persona! Chi lo dice? Ovviamente Kiko! Per accreditare questa versione sappiamo che ha tirato in ballo la Beatissima Madre nostra, ma prima di tutto le presunte approvazioni (INESISTENTI) della Chiesa. 

Dunque Kiko ha stabilito un nuovo canone formale, e noi dovremmo credergli...perchè lo dice lui! Inoltre dovremmo credere a lui per il solo fatto che, assicura, il Cristianesimo debba essere praticamente una "costola" dell'Ebraismo di cui avrebbe conservato in sostanza l'identità e con cui avrebbe necessità di "fondersi" (vedere il caso Chabad-Genanrini).

A questo punto è lecito, forse doveroso, ispirarsi agli insegnamenti di una Santa, che a differenza di Kiko Argeullo è stata Ispirata Divinamente DAVVERO e provatamente. Si tratta della Suora Stigmatizzata Anna Katerina Emmerick. Nel libro che raccoglie le sue estasi sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, c'è un interessante capitolo inerente la preparazione del Cenacolo e la Lavanda dei piedi, così come l'Istituzione della Santissima Eucaristia! A lei la parola:

"...Al sorgere dell’aurora, Gesù destò Pietro, Giacomo e Giovanni per dir loro quanto dovevano fare a Gerusalemme. Dichiarò che, nel salire verso il monte Sion, avrebbero incontrato una persona con un recipiente di acqua; che dovevano seguirla fino a casa sua per dirle: – Il Maestro ti annuncia che il suo tempo si avvicina e vuol celebrare la Pasqua a casa tua! Così fecero i tre Apostoli. La persona da seguire era Heli, cognato di Zaccaria di Ebron. Heli si rallegrò di quella notizia, e disse che a casa sua si stava già preparando una cena, ma non sapeva ancora a chi fosse destinata. Egli aveva affittato un cenacolo che apparteneva a Nicodemo e a Giuseppe di Arimatea. Là egli accompagnò i tre Apostoli. Il Cenacolo, situato quasi al centro di un cortile, è quadrangolare e sostenuto da basse colonne: le sue pareti erano pavesate di festoni. La parte posteriore della sala era separata da un’altra per mezzo di una cortina. Al centro del Cenacolo era una specie di altare. Là dentro si facevano i preparativi per il pasto pasquale.


...Il Redentore uscì da Betania, verso Gerusalemme, con nove Apostoli, a mezzogiorno; la Comitiva fu seguita da sette discepoli. Le pie Donne sarebbero partite più tardi. Durante il tragitto, Gesù disse agli Apostoli che, fino allora, aveva dato il suo pane e il suo vino, ma soggiunse che in quella sera voleva dal loro anche la sua Carne, il suo sangue e quanto possedeva. Parlò loro con una espressione di grande dolcezza; pareva ansioso che giungesse l’ora di darsi ai mortali...Il Signore disse che i sacrifici di Mosè e la figura dell’Agnello pasquale si sarebbero compiuti durante quella sera; che quindi, per tale ragione, l’agnello doveva essere sacrificato come si faceva anticamente in Egitto. Il Redentore aveva detto, tra l’altro, che l’Angelo sterminatore sarebbe passato più lontano, che là Lo si doveva adornare senza timore, quando Egli fosse sacrificato quale vero Agnello pasquale, che inoltre stavano per cominciare un tempo nuovo e un novello sacrificio, il quale sarebbe perdurato sino alla fine del mondo. Il Nazareno versò il sangue dell’agnello sul focolare per consacrarlo come un altare; poi consacrò anche il Cenacolo quale nuovo Tempio: le porte erano  tutte chiuse. Gesù disse che l’agnello era soltanto una figura, poiché Egli stesso doveva  essere, il giorno seguente, l’Agnello pasquale.
Quando giunse Giuda, si prepararono le tavole; quindi i convitati indossarono le vesti da viaggio. Rimasero in piedi, con un bordone a lato e le mani alzate....Dopo aver mangiato, i convitati cantarono e quindi si lavarono nuovamente le mani. Gesù era molto raccolto, ma sereno. Disse agli Apostoli che dimenticassero tutte le preoccupazioni, che potessero avere...Ma poi il Redentore, divenuto pensoso e mesto, disse agli Apostoli:
– Uno di voi, la mano del quale si trova su questa mensa, mi tradirà!
Terminato un lungo discorso sulla Confessione e la penitenza, il Salvatore mandò Giovanni e Giacomo, il minore, ad attingere acqua; poi disse agli altri Apostoli di disporre i sedili in semicerchio. Dopo questa disposizione, Gesù si ritirò nel vestibolo per cingersi i fianchi con un asciugatoio. Al suo ritorno, riprese gli Apostoli perché discutevano tra loro sulla preminenza che spettava a ciascuno di essi. Tra l’altro, il Redentore disse che egli stesso diveniva quasi il loro servo, poiché voleva lavar loro i piedi. Li fece quindi sedere, e poi passò dall’uno all’altro per lavare i piedi a ciascuno, e quindi asciugarli. Giunto però a Pietro, costui voleva impedirgli tanta umiliazione, e quindi gli disse: – Signore, Tu lavare i piedi a me? Ma il Nazareno rispose: – Tu non comprendi quanto io ora faccio, ma lo capirai più tardi –. Mi parve che gli dicesse pure sommessamente: – La mia Chiesa sarà edificata su di te, e le porte dell’inferno non prevarranno sopra di essa. La mia forza rimarrà anche con i tuoi successori, sino alla fine del mondo... – Poi, nel presentare Pietro agli Apostoli, soggiunse: – Quando me ne sarò andato, costui occuperà il mio posto! Dopo la lavanda dei piedi, il Nazareno fece collocare la tavola al centro del Cenacolo e porre su di essa un’anfora di acqua e un’altra di vino. Poi Pietro e  Giovanni andarono a prendere il calice ricevuto da Serafia. Lo portarono come  se fosse stato un tabernacolo, e lo posero davanti a Gesù sulla mensa, sopra la quale v’era anche un vassoio ovale, con tre bianchi pani azzimi.


Gesù stava tra Pietro e Giovanni; le porte erano chiuse; tutto procedeva in un modo solenne e misterioso. Allorché il calice venne tolto dalla borsa, il Salvatore pregò e poi prese a parlare solennemente, Lo vidi spiegar la Cena e   tutte le cerimonie: mi parve un sacerdote che insegnasse a celebrar la Messa agli Apostoli. 
Tolse dal paniere una tavoletta; prese quindi un panno bianco, che copriva il calice, e lo distese sul paniere. Lo vidi togliere dal calice la patena  che ne copriva l’apertura. Presi poi i pani azzimi, li collocò sulla stessa  patena; estrasse inoltre dal calice il vasetto che vi stava dentro; poi dispose,  a destra e a sinistra di esso, sei coppe.
Allora benedisse il pane e gli oli, come suppongo; alzò con ambedue le mani la patena con i panini; quindi innalzò gli occhi al Cielo per pregare e far l’offerta;  poi ripose la patena sulla mensa e la coprì.
Preso poi il calice, vi fece infondere vino da Pietro, e acqua da Giovanni: quella che aveva prima Egli stesso benedetta. Quindi benedisse il calice, che  sollevò verso il Cielo mentre pregava. Dopo l’offertorio, ripose il calice sulla  mensa.
Giovanni e Pietro versarono acqua sulle mani, che il Salvatore teneva sopra la patena, dov’erano stati i pani; Gesù attinse con un cucchiaio un po' di  quell’acqua per spargerla sulle mani dei due Apostoli; quindi passò la patena  piena di acqua agli altri Apostoli, affinché essi pure si lavassero le mani.
Tutte queste cerimonie mi ricordavano, in un modo straordinario, quelle della Messa.
Ruppe quindi il pane in cinque pezzi, che mise sulla patena. Prese un frammento del primo pezzo e lo introdusse nel calice. Mentre faceva ciò, mi parve  di vedere la Vergine ricevere il Sacramento in un modo spirituale, quantunque  Ella non fosse presente. Non so come avvenne ciò, ma mi parve di vederla entrare  nel Cenacolo senza che ne toccasse il pavimento, per presentarsi al divin  Figliuolo e ricevere dalle mani di Lui la S. Eucaristia. Poi non la vidi più.
In quel mattino infatti, a Betania, Gesù Le aveva detto che avrebbe celebrato  la Pasqua con Lei in un modo spirituale; Le aveva, anzi, precisato l’ora  in cui Ella si sarebbe dovuta mettere in preghiera per riceverLo sacramentalmente.
Presa poi la patena con i frammenti di pane, Gesù, disse ai convitati:
– Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo, che sarà dato per voi! – Protese quindi la destra, come per benedire e, mentre così faceva, irradiava da Lui  un abbagliante splendore.
Il Nazareno aveva posto il Pane prima sulla lingua di Pietro e poi su quella di Giovanni; quindi aveva fatto segno a Giuda di avvicinarsi. L’Iscariota  era stato il terzo al quale Gesù aveva presentato il Sacramento; poi gli aveva  detto: – Fa’ presto quanto vuoi fare!
Aveva comunicato quindi gli altri Apostoli che gli si erano avvicinati a due a due.
Il Salvatore alzò poi il calice all’altezza del suo viso, e pronunciò le parole della consacrazione. Mentre le proferiva, si trasfigurava e diveniva quasi diafano.
Durante il pasto, vedevo vicino a Giuda un’orrenda figura, con le zampe pelose; quando il traditore aveva varcato la soglia del cenacolo per andarsene,  avevo visto tre demoni d’intorno a lui: uno gli entrava per la bocca, un altro lo  spingeva, e il terzo gli correva davanti. Perché notte, pareva che quei mostri  gli facessero lume. Intanto il traditore correva come un forsennato.
Dopo la scomparsa di Giuda, il Salvatore versò dentro il vasetto il divin sangue rimasto al fondo del calice; poi mise le dita sul suo orlo, e Pietro e  Giovanni gli versarono sopra acqua e vino.  
Pulito il calice, Gesù vi rimise dentro il vasetto e lo coprì con la patena; quindi lo collocò tra le sei coppe. Sulla patena, posta sopra il calice, il Nazareno aveva messo gli avanzi del Pane consacrato. Dopo la risurrezione di Lui, vidi gli Apostoli comunicarsi con quel Pane eucaristico.  
Quanto fece il Salvatore durante la istituzione dell’Eucaristia era tutto improntato a solennità; anche i suoi movimenti erano maestosi. 
Vidi gli Apostoli prendere diverse note su fogli di pergamena; e notai che essi facevano diversi inchini come i sacerdoti all’altare.  
Il Redentore disse agli Apostoli che dovevano consacrare il SS. Sacramento, alla sua memoria, sino alla fine del mondo. Insegnò loro le formule essenziali  della Consacrazione e per la Comunione. Li istruì pure su quanto dovevano  insegnare riguardo a questo mistero. Precisò il tempo in cui dovevano consumare  il resto delle Specie consacrate e il quantitativo di esse che avrebbero  dovuto dare alla Vergine.  
Parlò anche del sacerdozio, dell’unzione, del crisma e degli olii santi..."
(Da "LE RIVELAZIONI  DI  CATERINA EMMERICK", edizioni cantagalli,  1998 a cura di Don E. Pilla)

giovedì 9 maggio 2013

Astuzia di Kiko per la "comunione seduti"

"Seduti" per il Signore...!?!?
Ancor oggi nelle celebrazioni delle comunità del Cammino Neocatecumenale si effettua la bizzarra "comunione seduti", che significa un sottile disprezzo per il Santissimo Sacramento e la volontà di andare contro ciò che la Chiesa ha sempre celebrato.

Subito dopo l'esplicito divieto della Santa Sede confermato da Benedetto XVI, Kiko Argüello e Carmen Hernàndez hanno escogitato un'astuzia che è un capolavoro di ipocrisia: i "camminanti" si alzano in piedi per ricevere l'ostia, e poi si siedono in attesa del segnale convenuto in modo da fare la Comunione tutti insieme contemporaneamente al sacerdote, svilendo così sia il Sacerdozio che l'Eucarestia.

Col beverone-insalatiera
Infatti Kiko, Carmen e don Pezzi, il 17 gennaio 2006, in una lettera inviata a papa Benedetto XVI ringraziavano per «i due anni per adeguare» le comunità del Cammino al non sedersi... anzi, no! adeguare solo la «distribuzione». Notate l'astuzia dei cosiddetti "iniziatori" messa per iscritto al Papa: ridurre la Comunione alla... distribuzione!
Vorremmo anche ringraziarLa per la benevolenza, misericordia e bontà che ha mostrato verso i più lontani nel concedere lo spostamento del gesto della pace e i due anni per adeguare il modo della distribuzione della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore.
Gli "iniziatori" del Cammino
danno il (pessimo) esempio:
Kiko se la canta e se la suona,
e Carmen aspetta il segnale
anziché comunicarsi
Infatti Kiko comanda che nel Cammino si faccia la "comunione seduti", e continua ancor oggi a vantarsene.

Kiko Argüello, 30 settembre 2011, convivenza dei cosiddetti "catechisti" inizio corso:
L'altro giorno abbiamo mostrato al cardinal Cañizares Llovera la foto del Papa che accettò di fare la benedizione col velo omerale, e che gli piacque moltissimo, e ci risponde Cañizares: «sì, anche a me». Gli abbiamo detto: guardi come alla Comunione stiamo tutti seduti e riceviamo il Corpo del Signore.

Il Papa è stato fantastico con noi, non ci ha mai fatto una critica, ci ha sempre difesi, ci ha amati.
"Mai fatto una critica" per l'inosservanza delle norme liturgiche? Ma davvero? Di quale Papa parla?

Giovanni Paolo II, 10 febbraio 1983, discorso alle comunità neocatecumenali:
Celebrate l'Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità, con amore per i riti liturgici della Chiesa, con esatta osservanza delle norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con tutti i fratelli [...]
Non chiudetevi in voi stessi, isolandovi dalla vita della Comunità parrocchiale o diocesana [...]

Pertanto le norme giuridiche, come anche quelle liturgiche, vanno osservate senza negligenze e senza omissioni.
Quel tizio imbambolato aspetta
il segnale convenuto per
consumare la sua porzione
Kiko e i neocatecumenali hanno tradito anche la fiducia di Benedetto XVI.

Benedetto XVI, 12 gennaio 2006, discorso alle comunità neocatecumenali:
Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate.
Una "prima comunione" neocatecumenale (e
nessun "camminante" ha mai osato criticare)

lunedì 6 maggio 2013

La questione della nuova estetica neocatecumenale

Riportiamo qui sotto alcune puntuali riflessioni - ne ringrazio di cuore Lino - sul tema in più occasioni già affrontato in precedenza. Sono utilissime per riprendere e anche approfondire il discorso.


"Solo una nuova estetica salverà la Chiesa del terzo millennio". La categorica affermazione fu pronunciata, nel corso di una convivenza di Vescovi, da Kiko Arguello, il pittore spagnolo fondatore del Cammino neocatecumenale.  L'asserzione viene collegata alla frase pronunciata dal principe Miškin nel romanzo 'L'idiota' di Dostoevskij: "La bellezza salverà il mondo".  È opportuno, allora, tentare di capire il  significato assegnato da Kiko Arguello alla nozione di "estetica", la quale è normalmente intesa dai più, in modo restrittivo, come disciplina che concerne la bellezza naturale e dell'arte, i prodotti artistici e il giudizio critico su di essi.

Essendo kiko un iconografo che pure si diletta di musica e di oggettistica, la lettura in senso restrittivo intesa dai più appare scusabile. Le produzioni artistiche, però, sebbene importanti nella filosofia del Cammino per i motivi che saranno successivamente esposti, non esauriscono la "nuova estetica".

Questa robaccia
"salverà la Chiesa"?
La questione, infatti, nel contesto nel quale opera Kiko, concerne l'estetica sacra e quindi riguarda un ambito ben più esteso della mera arte: gli schemi rituali intorno ai quali si sviluppa la liturgia, i gesti e i movimenti con cui si celebrano gli atti di culto, gli spazi celebrativi e comprendono – per l'appunto precedente – le suppellettili, l'iconografia, la musica, i canti. La bellezza estetica della liturgia, nella Chiesa, tutto ciò coinvolge: dallo spazio sacro alle rubriche, ai gesti,  alle posture, ai movimenti, agli abiti, agli arredi, ai canti. Lo spazio e l'azione liturgica devono "manifestare armonia e bellezza... Il gesto liturgico è chiamato ad esprimere bellezza in quanto è gesto di Cristo stesso".

La “nueva estetica” è distante millenni-luce da cotanto gesto. Non mi riferisco alle “forme”, per le quali la bellezza è percepita con criteri emotivi e soggettivi. Il problema sta nei significati, nella sostanza. La nuova estetica di Kiko Arguello, per ammissione degli stessi neocatecumenali, si fonda su altri gesti e su differenti spazi: essa è basata sulle teorie dell’architetto Rudolf Schwarz, in primo luogo.  È bastevole, per ogni altro ragionamento, un solo asserto di Schwarz:
«È bello quando lo spazio sacro si fonda totalmente sulla comunità e sul suo operare, quando esso si sprigiona dalla liturgia e con essa di nuovo affonda, e si rinuncia a ogni messa in scena architettonica. All’inizio qui non c’è nient’altro che lo spazio cosmico e, dopo, non rimane altro che lo spazio cosmico: il Signore è passato»
La parrocchia al Poetto
completamente "kikizzata"
Ecco, allora, la ragione per la quale tutto della Chiesa tradizionale, dallo spazio sacro alle rubriche alle icone ai canti etc. etc., deve essere annichilito nel vuoto cosmico delle salette neocatecumenali, le quali possono essere riempite soltanto dalla Comunità e dal suo agire. In questa logica dell'operare comunitario, anche vanno collocate le creazioni più propriamente artistiche di Kiko Arguello (icone, arredi, musiche, canti), le sole ad essere ammesse perché, per mezzo del fondatore, esse identificano la Comunità e le sue prassi.

Tutto, essendo ricondotto alla Comunità e al suo agire, deve essere "semanticamente riconoscibile" – è un'altra affermazione di Kiko Arguello, questa: il simbolo teologico deve cedere il passo al "segno" comunitario. Nella nuova estetica, come  nella Sala dei Cavalieri di Rudolf Schwarz, il simbolo non è più "porta regale", "soglia di confine tra i due mondi”, per dirla con Pavel Florenskij.  Lo spirito umano,  nel suo viaggio personale verso l'epifania, non deve più cercare di risalire le guglie di una cattedrale, provare a elevarsi sulle note di una musica gregoriana, non deve tentare di attraversare la superficie di una 'vera icona' bizantina: esso deve, semplicemente, essere informato e formato. Una simile operazione può avvenire soltanto sul piano della conoscenza sensibile, nei tempi e nei luoghi dove "lo spazio sacro si fonda totalmente sulla comunità e sul suo agire". Di conseguenza, l'azione stessa dello Spirito Santo è considerata ristretta negli spazi e nei segni del movimento.

In tale ermeneutica, codificata e decodificata secondo il codice monòtono del fondatore,  il simbolo cristiano perde la sua profondità polisemica e diviene inabile a evocare, mediante "ciò che sta in basso", quello "che sta in alto".  Viene troncata la corrispondenza tra il manifestato e il non manifestato, tra i due ordini differenti, l’umano e il trascendente. La firma sulle icone, il volto di Cristo dipinto in varie opere con lineamenti simili a quelli di Kiko, conducono alla  immediata riconoscibilità dell'unico artefice ammesso. Il “marchio di fabbrica” chiude la "porta regale", conduce in primo luogo all'autore-fondatore del Cammino e ai suoi seguaci: non rinvia all'Altro e all'Altrove. La semantica della nuova estetica si fonda prioritariamente "sulla comunità e sul suo agire". È antropologica, quando non anatomica («la bocca», «lo stomaco», «l’utero», come nelle definizioni del tempio secondo Kiko Arguello).
La Domus Jetsons, costoso
esempio di Nueva Estetica
Il simbolo cristiano è ridotto a segno sì, ma a un segno terra-terra appiattito sul "pensiero di questo mondo".  Accade come nella catechesi neocatecumenale della guarigione del cieco nato (Gv 9),  dove il balsamo formato da Cristo con la sua saliva e con l'argilla/pêlos (del vasaio) è ridotto a mota, terra/borboros che sporca, semanticamente riconosciuto come segno del peccato.  L'impasto spalmato sugli occhi del cieco nato è privato della saliva con la sua profondità di significati: la Parola, l'alito divino, la Ruah. Il gesto dello spalmare (che nel verbo originale epichriô in greco rinvia all'unzione e quindi a Cristo medesimo) non è più tale, non vi si riconosce la ri-creazione dell'uomo.

La locuzione "Solo una nuova estetica salverà la Chiesa del terzo millennio", in sintesi, può così essere letta: “Soltanto la liturgia, gli spazi e i segni del fondatore, propri della comunità e del suo agire, salveranno la Chiesa del terzo millennio”.

Non c'è bellezza, in tutto ciò che non conduce all’Altro e all’Altrove ma soltanto  al Cammino e ai suoi luoghi. Non può esserci bellezza in un’estetica che, dentro le forme, racchiude costantemente il fondatore, la comunità e il loro operare. È come nella celebrazione eucaristica neocatecumenale dove, ancora una volta in assonanza con  R. Schwarz,  il Sacramento è vissuto come finalizzato al banchetto conviviale  e nella durata del banchetto comunitario circoscritto: "All’inizio qui non c’è nient’altro che lo spazio cosmico e, dopo, non rimane altro che lo spazio cosmico: il Signore è passato".
La questione, più che estetica, è teologica.
Lino Lista