Risurrezione e vita soprannaturale
Padre Enrico Zoffoli (1915-1996) |
Se all'uomo non è dovuta l'immortalità, assai meno gli spetta la risurrezione: la sua costituzione ontologica non esige né l'una né l'altra...
b) Ora, il privilegio ha un senso solo a condizione di considerare l'uomo in un contesto che lo supera: appunto quello del Cristo, unica, suprema e incomparabile sintesi nella quale e per la quale tutto - sia nell'uomo che nell'universo - ha la sua spiegazione, avendo in Lui il proprio Modello e Fine prossimo secondo l'attuale piano della Provvidenza...
c) Questa la ragione delle ragioni che, allo sguardo della fede, consentono di spingersi oltre tutto il creato, il naturale, l'umano, «il dovuto»... Se infatti tutto deve irradiare dal Verbo Incarnato (= Tipo Ideale), tutto è subordinato alla pienezza della sua affermazione (= Scopo ultimo), nulla può sottrarsi ad una partecipazione della sua gloria, implicante il superamento dei «limiti» propri d'ogni livello del reale. Insomma, l'unione ipostatica non può non avere le sue risonanze dal fondo della materia ai vertici dello spirito, restandone privilegiato - nell'Uomo-Cristo-Gesù - soprattutto l'Uomo, composto di materia e spirito.
d) Ed ecco - nel primo momento - l'elevazione e l'immortalità...; e - nel secondo - la redenzione e la risurrezione... Tutto dunque per grazia, al di là d'ogni facoltà naturale, d'ogni diritto, d'ogni merito... Precisamente in tale contesto acquistano senso e si rivelano attendibili ragioni come le seguenti:
1° l'uomo, concepito e creato immortale, perché membro del Cristo, non solo avverte l'orrore della morte, ma anche l'anelito di una risurrezione che lo restituisca alla sua condizione originaria, reinserendolo nel Cristo, sua unica «matrice»...;
2° l'unione anima-corpo, modellata secondo il tipo dell'Umanità assunta dal Verbo, ha acquistato un'indissolubilità superiore alle naturali esigenze di entrambi, spiegando l'immortalità di ieri, l'istintiva ripugnanza alla morte di oggi, la risurrezione di domani che ristabilirà l'armonia turbata dal peccato...;
3° risurrezione che, essendo essenzialmente relativa a quella del Salvatore, deve coronare una passione espiatrice accettata con tutto-l'essere-umano, come quella del Cristo... Da ciò la giustizia secondo cui alla partecipazione del corpo ad una vita di sofferenza nel tempo risponde una partecipazione del medesimo ad una vita di gloria nell'eternità... Come tutto l'uomo è morto col Cristo al peccato, così tutto l'uomo deve risorgere con Lui nella santità (Catec., 1002-1004).Perché dunque la risurrezione? Per la massima esaltazione del Verbo-Incarnato-Crocifisso-Risorto-Capo-Riepilogo della creazione a tutti i livelli della materia e dello spirito, sotto tutti gli aspetti della rivelazione di Dio: infinitamente buono nella misericordia avuta coi giusti, e non meno buono nella giustizia usata coi malvagi... (Cf. Summa th., III, q. 56, a. 1; Suppl. q. 75, a. 3; q. 76, a. 1; S.c.G., IV, cc. 79, 81, 6um; Comp. th., cc. 154, 230; in Rm 11, lect. 3, 910; 1Cor 15, lect. 2 intera; in 1Ts 4, lect. 2 intera).
Risurrezione e corso della natura
Ci chiediamo se la risurrezione sia credibile per una persona equilibrata, prudente e, insieme, aperta ad un ordine di verità che trascende la sua intelligenza. Pensiamo di sì:
a) per il «credente», secondo il quale il dogma si concilia bene con quello riguardante il Cristo, Capo dell'Umanità redenta, destinata a partecipare alla gloria della sua risurrezione: tra Capo e membra la comunione di vita deve essere perfetta...
b) per il non-credente, capace d'intuire:
- che tornare a vivere, per l'uomo risponde ad uno dei suoi desideri fondamentali, insopprimibili: la morte, pur essendo un fatto naturale, resta sempre un limite della vitalità umana, che oggi le scienze biologiche tentano di superare ad ogni costo...;
- supposta la sopravvivenza dell'anima e quindi una sanzione ultraterrena, non disdice, ma conviene ed è comprensibile che anche il corpo partecipi alla felicità dell'anima, come aveva contribuito a maturarla attraverso le esperienze della vita temporale...;
- se non abbiamo nessuna ragione di prevedere una distruzione (sia pur remota) del mondo fisico, è ragionevolissimo che questo continui ad avere nell'uomo la sua sintesi più degna, la sua «coscienza» più ampia, la sua celebrazione eterna... Cosa sarebbe la «natura» senza qualcuno che la capisse, la possedesse, la godesse?...c) Per il credente e il miscredente non è difficile ritenere che:
1° Dio, come è autore dell'uomo in quanto ne ha creato l'anima, ne ha organizzato il corpo, ha disposto che l'una fosse il principio vitale dell'altro...; così per Lui è semplicissimo ricomporre la sintesi-umana, valendosi di un'anima già esistente, sempre capace di vivificare il corpo;
2° l'anima, una volta separata dal corpo, naturalmente (= da sé e per sé) non può più vivificarlo...; e il corpo, una volta corrotto, naturalmente (= da sé e per sé) non può più disporsi ad essere vivificato dall'anima: la morte è un processo irreversibile...
Ma ciò ch'è impossibile alle «cause-seconde» (= agenti creati) è possibilissimo alla causa prima, che ha creato l'anima e ha disposto il corpo alla sua azione vivificante (= informatrice).
3° La possibilità che il corpo risorto sia identico a quello precedente (in modo da potersi parlare di una vera risurrezione) si fonda sul fatto che l'anima, già «individuata» in virtù della sua anteriore unione sostanziale con un determinato corpo, è capace di ricostituire questo medesimo quale suo principio umanizzante, sì da conferirgli l'identica struttura, l'identico tipo e imprimergli l'identica fisionomia sotto ogni riguardo, differenziandolo perciò non solo da tutti gli altri non-umani, ma anche da quelli della medesima specie.
Ne risulta perciò un corpo-risorto identico a quello di un tempo, come oggi resta identico col passare degli anni nonostante il totale mutamento delle particelle di materia dovuto al metabolismo a cui soggiace ogni organismo: nel corpo umano muoiono ogni giorno circa 300 miliardi di cellule dei 60.000 miliardi che compongono il corpo di un uomo adulto...
4° Il prodigio pertanto consiste nell'intervento con cui Dio pone l'anima nelle condizioni di poter esercitare la sua virtù informativa, ossia d'influire nella materia e trarne il proprio-corpo. Ora, tutto ciò, ammessa l'esistenza di Dio, per sé, non sembra affatto impossibile...
CONDIZIONE DEI RISORTI
a) se per le membra la risurrezione ha un senso e uno scopo, Principalmente se riferita a quella del Cristo-Capo, non disponiamo di altri criteri per prevedere quale debba essere la condizione dei giusti: sarà quella medesima di Lui, «Salvatore del suo Corpo». In ciò il magistero paolino è inequivocabile: il Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil 3, 3, 20s).
b) Indubbiamente il corpo di domani risponderà alla vita di oggi; per cui la condizione dei corpi sarà analoga a quella delle anime, riflettendo la fisionomia spirituale di ciascuno... (1Cor 15, 4-27).
c) È di fede che tutti, buoni e cattivi, risorgeranno col medesimo corpo di un tempo, il quale però sarà incorruttibile: ciascuno secondo il sesso e i connotati che lo caratterizzano, per cui tutti saranno perfettamente riconoscibili, quale che sia la loro condizione, felice o infelice.
d) S'intuisce che la condizione d'incorruttibilità annulla i processi biologici che presiedono all'equilibrio, allo sviluppo, alla difesa e alla riproduzione della vita... Non avranno più ragione, dunque, le funzioni degli organi a ciò necessari: «I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi! Ma Dio distruggerà questo e quelli...» (1Cor 6,13). «Alla risurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo...» (Mt 22,30).
e) Quanto ai beati, la risurrezione comporterà le stesse doti del Cristo glorioso:
1° dunque, bisogna parlare di quella bellezza fisica che è sviluppo del corpo, integrità e proporzione delle membra: tutto secondo un'età che possa riflettere il grado di maturità interiore raggiunta... Perciò, eliminati tutti i difetti e le anomalie d'ordine fisico e psichico, non si comprende come, nell'immensa famiglia umana risorta, non debbano figurare anche i bambini, molto più che proprio a questi Gesù ha riservato il regno dei cieli... Forse, sarebbe insopportabile la vista di una moltitudine di adulti... Però, l'essere e sembrare «bambini» può avere dei sensi a noi occulti...
2° Per gli eletti, l'incorruttibilità equivarrà alla impassibilità per la quale non potranno più temere alcuna offesa dal mondo esterno; per cui saranno loro risparmiate le molestie, le privazioni e le sofferenze che, nel tempo, preludono e dispongono alla morte... (Ap 7,16s; 1Cor 15,42-49).
3° Si parla anche di splendore: «I giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 13, 43). È una luminosità che varia da un beato all'altro, secondo il grado di gloria proprio di ciascuno (1Cor 15, 50s), sempre riflesso della luce emanata dalla persona del Cristo e contemplata sul Tabor da alcuni Apostoli (Lc 9, 29. Cf. Fil 3, 21; Gv 12, 41; 17, 24; Sap 3, 7; Dan 12, 3).
Non è facile giudicare se sia necessario pensare alla nostra luce corporea... Forse basterà parlare semplicemente di quella visibilità quale elemento della bellezza fisica dei corpi risorti: visibilità del tutto propria, indipendente da qualsiasi fonte esterna di luce...
4° La teologia, infine, parla anche di sottigliezza e di agilità, ma sulla base di conoscenze scientifiche superate da secoli. Non è possibile trarre dalla S. Scrittura dati certi al riguardo... Neppure i Padri, quindi, hanno potuto trasmetterci qualcosa di fondato e credibile... Tutto potrebbe riassumersi affermando che il corpo dei beati, sublimato dallo spirito, è sottratto a tutte quelle leggi del mondo fisico che oggi costituiscono per noi un ostacolo per la più incondizionata libertà della «persona» nel contesto di questo universo della materia, dello spazio e del tempo. In ogni caso possiamo riferirci:
- ad una piena dipendenza del corpo dall'anima, conseguendone una spiritualizzazione del medesimo, a cui conferirebbe proprietà ed energie nettamente superiori a quelle comprese nell'attuale sistema della natura...;
- alla piena dipendenza dell'anima (e, per essa, del corpo e di tutto l'essere umano) dal Cristo Risorto, supremo Tipo di ogni possibile glorificazione della materia...
f) Dei «dannati» non possiamo dire altro che i loro corpi saranno incorruttibili e parteciperanno alla pena meritata dall'intera persona umana, ostinata nel suo rifiuto di Dio...
Non possiamo aggiungere altro: gli stessi Padri e teologi hanno lasciato insoluto ogni quesito. Ma non è arbitrario attribuire ad essi proprietà del tutto opposte alle prerogative dei beati... (cf. Atenagora, Legatio pro christ.; Tertulliano, Adv. Marcionem, III, 24; Ippolito, Adv. Graec., 2; Origene, Principi, III, 6, 6; Ilario, Tr. in Ps 1 18; 2, 41; Cirillo Ger., Catech. XVIII, 18; Agostino, De Civit. Dei, XIII, 18; XXII, 16, 19s; iv. 30; Enchir., 89, 91; De Gen. ad litt. VI, 24, 35; Serm. 241s, 8; 242, 3, 5; S. Girolamo, Ep. 108, 24; Contra Joann. Hierosol., 253; Fulgenzio, De fide ad Petrum 3, 35; Gregorio M., Moral. XVIII, 77; Eadmerus, De S. Anselmi simil.,, 51; S. Bonaventura, in Sent. IV, d. 49, p. 2, a. 1, s. 3, q. 1; iv. d. 44, p. 1, a. 3, q. 2; Brevil., 7, 5. - S. th. Suppl. qq. 80-86; S.c.G. IV, cc. 82-89; Comp. th., cc. 155-161, 167-168).
(citato da: Enrico Zoffoli, Cristianesimo. Corso di teologia cattolica, edizioni Segno, 1994, codice ISBN 88-7282-105-3, pagg. 937-942; la prima parte era a questo [link])