giovedì 31 maggio 2012

Risposta ad una domanda provocatoria. Ma serve per ribadire le ragioni di esserci di questo blog

domanda diretta al gestore del blog (credo sia Mic): di chi ti fidi ?
Leggero' volentieri la risposta.
Anonimo CL
Risponde Tripudio:
Cosa intendi con le parole "di chi ti fidi"?
Stiamo parlando di fiducia oppure di fideismo cieco?Quanto al Cammino Neocatecumenale, chi ne viene a contatto matura delle impressioni, chi ne fa esperienza dall'interno matura dei giudizi.

Che tu sia neocatecumenale o no, io ti domando: quanto ti puoi fidare di quelle impressioni e di quelle esperienze? Vedi, questa è una domanda scottante, perché esistono centinaia, migliaia, decine di migliaia di drammatiche testimonianze che il Cammino è marcio fin dalle radici. E non solo testimonianze ma anche solida documentazione con immagini, video, testi.

E vengono tutte da chi il Cammino lo ha conosciuto, dall'interno o dall'esterno (ricordati che per capire i danni che fa la droga non c'è bisogno di drogarsi: anche standone ben "fuori", ci si può fare un giudizio tutt'altro che infondato).

Noi preferiamo la forza probante degli argomenti. Anche perché le nostre uniche armi sono l'insegnamento della Chiesa, la liturgia della Chiesa, la preghiera della Chiesa, la santità della Chiesa.

Quelle impressioni, quelle esperienze, quei giudizi, li poniamo a confronto diretto con le parole di Kiko e le parole del Papa (come ad esempio sul caso della «comunione seduti»).  Ed invitiamo chiunque a fare lo stesso: il nostro metodo è trasparente, invita alla verifica.

Uno non può dire "non mi fido" senza essersi prima confrontato onestamente con ciò che presentiamo qui. Ecco perché rigettiamo come perdita di tempo tutte le questioni secondarie quali possono essere il "chi è che gestisce questo blog", oppure il "che titoli hai per dire questo", oppure il "voi non sapete ciò che dite", eccetera: sono tutti modi per deviare altrove il discorso, sono tutti modi per evitare di confrontarsi.

Il discorso si fa sui fatti concreti e i primi fatti concreti sono ciò che dice Kiko e ciò che dice il Papa, senza censurare nulla.

Non si può far diventare la frase "il Cammino è dono dello Spirito" come dogma che copre tutte le storture già documentate ed ancora in corso, perché lo Spirito Santo non dona certo la disobbedienza travestita da "approvazione", lo Spirito Santo non dona la menzogna travestita da mezza verità.

Così, possiamo distinguere tra il buon cuore dei neocatecumenali dello strato più "basso", più "plebeo", persone che desiderano appartenere alla Chiesa ma non hanno ancora capito quanto il Cammino sia "autoreferenziale" e tutt'altro che a disposizione della Chiesa, e gli "attivisti" neocatecumenali, quelli che per difendere il Cammino sono disposti a tutto: anche a mormorare, giudicare, mentire.

lunedì 28 maggio 2012

Kiko: «alla Comunione stiamo tutti seduti»

In barba a ciò che comanda il Papa e contraddicendo perfino sé stesso, Kiko Argüello insiste a promuovere la Comunione "da seduti": lo ha fatto il 30 settembre scorso a Madrid, ai cosiddetti "catechisti" del Cammino Neocatecumenale.

Sul blog in lingua spagnola Crux Sancta sono stati pubblicati i "mamotreti" della Convivenza di Inizio Corso con i cosiddetti "catechisti" (salone La Pizarra, dal 30 settembre al 2 ottobre 2011). Ci permettiamo di aggiungere altre citazioni a beneficio dei neocatecumenali dalla memoria corta...



1° dicembre 2005, lettera della Congregazione per il Culto Divino al Cammino Neocatecumenale (a firma del cardinale Francis Arinze e destinata a Kiko Argüello, Carmen Hernàndez e don Mario Pezzi):
Egregi Signor Kiko Argüello,
Sig.na Carmen Hernandez
e Rev.do Padre Mario Pezzi,

a seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre.

Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né aggiungere nulla.
(...)
Modo "non normale"
5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo.
(...)
In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa, segua i libri liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6.

12 gennaio 2006, Discorso di papa Benedetto XVI alle Comunità del Cammino Neocatecumenale:
Modo vietato dai
libri liturgici
Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate. 

17 gennaio 2006, Lettera di Kiko, Carmen e don Pezzi al Santo Padre Benedetto XVI:
...Siamo contentissimi delle “norme che a Suo nome ci ha impartito il Cardinale Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Al riguardo noi vogliamo esprimere la nostra gratitudine a Lei, al Cardinale Arinze e alla Congregazione, per quanto è scritto nella lettera.

Abbiamo rinnovato insieme la disponibilità a seguire in tutto, con grande rispetto e obbedienza, le rubriche del Messale Romano (Gloria, Credo, Lavabo, Orate fratres, Agnus Dei...).

13 giugno 2008, Statuto del Cammino Neocatecumenale:
Art. 13: "Eucarestia":
§ 3. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede [49]. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto.

"Devozione" da seduti
[Nota 49] Cfr. BENEDETTO XVI, Discorso alle Comunità del Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006: Notitiae 41 (2005) 554-556; CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Lettera del 1° dicembre 2005: Notitiae 41 (2005) 563-565; Notificazione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Osservatore Romano, 24 dicembre 1988: «la Congregazione consente che tra gli adattamenti previsti dall’Istruzione Actio pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato “Cammino” possano ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane azzimo, e spostare, “ad experimentum”, il rito della pace dopo la Preghiera universale».

Notiamo che anche lo Statuto definitivo conferma che le due uniche particolarità liturgiche concesse dalla Santa Sede al Cammino in deroga ai libri liturgici approvati per tutta la Chiesa sono solo lo spostamento del "segno della pace" a prima dell'Offertorio (come nel rito Ambrosiano), ed il fare la Comunione "in piedi, restando al proprio posto".

20 gennaio 2012, Discorso del Santo Padre Benedetto XVI alle Comunità del Cammino Neocatecumenale
La celebrazione nelle piccole comunità, regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino...

E invece Kiko cosa dice? Ancora recentemente, nel 2011, riproponeva la "comunione seduti" e ridipingeva a modo suo la figura di Giovanni Paolo II:

30 settembre 2011, Kiko Argüello, Convivenza dei Catechisti - inizio corso 2011-2012 (nel testo è a pagina 26):
I cosiddetti "iniziatori"
danno l'esempio...
Sapete, il Papa [Giovanni Paolo II] ordinò alla Congregazione per il Culto Divino di accettare che noi celebrassimo la Messa con le due specie e col cambio del Segno della Pace, e ciononostante venne a celebrare l'Eucarestia con noi. L'altro giorno abbiamo mostrato al cardinal Cañizares Llovera la foto del Papa che accettò di fare la benedizione col velo omerale, e che gli piacque moltissimo, e ci risponde Cañizares: «sì, anche a me». Gli abbiamo detto: guardi come alla Comunione stiamo tutti seduti e riceviamo il Corpo del Signore.

Il Papa è stato fantastico con noi, non ci ha mai fatto una critica, ci ha sempre difesi, ci ha amati.

(«Sabéis que el Papa mandó que la Congregación del Culto y Sacramentosaceptara que celebráramos misa con las dos especies, y el cambio de la Paz, yademás dijo que Él venía a celebrar la Eucaristía con nosotros. El otro día hemo senseñado al Cardenal Cañizares fotos del Papa que aceptó que hiciéramos labendición con el velo humeral, y que le gustó muchísimo, y nos dice Cañizares: “a mí también”. Le dijimos, observe cómo en la Comunión estamos todos sentados y recibimos el Cuerpo del Señor. Ha sido fantástico el Papa con nosotros, jamás nosha hecho una crítica, siempre nos ha defendido, nos ha amado»).

In realtà Giovanni Paolo II qualche critica l'aveva fatta già nel 1983, in perfetta sintonia con quanto ha detto Benedetto XVI nel 2012 e con la "lettera di Arinze":

10 febbraio 1983, Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alle Comunità Neocatecumenali:
Cattivo esempio dato ai bambini:
il Sacramento ridotto a "snack"
Celebrate l'Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità, con amore per i riti liturgici della Chiesa, con esatta osservanza delle norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con tutti i fratelli [...]
Non chiudetevi in voi stessi, isolandovi dalla vita della Comunità parrocchiale o diocesana [...]


Pertanto le norme giuridiche, come anche quelle liturgiche, vanno osservate senza negligenze e senza omissioni.

sabato 26 maggio 2012

I tantissimi che hanno abbandonato il Cammino

Quando si parla dei grandi numeri dei neocatecumenali, bisogna parlare anche dei "grandissimi numeri" degli ex-neocatecumenali. Per ogni neocatecumenale che arriva al traguardo (quello della curiosa cerimonia del farsi "ribattezzare" nel Giordano da "Kiko-io-sono-Giovanni-Battista-in-mezzo-a-voi"), ce ne sono almeno tre o quattro che nel frattempo hanno abbandonato il Cammino.

Non solo i neocatecumenali non riflettono mai seriamente sul motivo di tanti abbandoni, ma addirittura dichiarano che la colpa è solo delle vittime (dicendo le pilatesche parole: "il Cammino non è per te!"). Citiamo qui sotto una pagina del libro Neocatecumenali sul viale del tramonto", edizioni Segno, che raccomandiamo caldamente.


Moltissimi, quasi subito o dopo anni di isolamento da ogni altra esperienza religiosa, con sofferenze spesso indicibili dal punto di vista esistenziale e psicologico, riescono a liberarsi da questa realtà totalizzante.

Del grandissimo numero di persone che hanno lasciato e che lasciano il Cammino nessuno parla.

Attraverso un rigido e sapiente controllo delle notizie, all'interno delle Comunità si fa solo apologia del Cammino.

Ad ogni incontro i catechisti, anche con l'ausilio di videocassette, parlano dei trionfi di Kiko, dei suoi viaggi, dei "suoi" seminari, dei "miracoli" che accompagnano la sua opera: donazioni, lasciti, raduni oceanici alla presenza di vescovi e di cardinali.

All'esterno, poi, di grandissimo effetto psicologico sono le grandi adunanze dei neocatecumeni nelle sale-congresso degli alberghi più lussuosi, negli stadi, in Piazza San Pietro.


Per non parlare delle celebrazioni liturgiche accattivanti e suggestive in occasione di tappe importanti come quella dell'Elezione, tali da impressionare positivamente persino vescovi e sacerdoti tradizionalmente critici nei confronti del Cammino.

Ma nessun vescovo conosce quanto forti siano i condizionamenti mentali che dopo 25-30 anni portano gradualmente tutti i membri di una Comunità a gesti, segni, atteggiamenti, modi di esprimersi comuni, che sono rivelatori di un lento processo di clonazione spirituale.

Sia ben chiaro! All'interno del Cammino nessuno agisce con cattiveria o con secondi fini. Sono tutti sinceri, ed in buona fede, anche i catechisti, che per il Cammino trascurano lavoro e famiglia. I condizionamenti mentali sono talmente graduali da risultare impercettibili e solo dopo molti anni si trasformano in una specie di "tela di ragno" da cui è difficile uscire!

Particolarmente disposti a qualsiasi sacrificio sono i catechisti, profondamente convinti che abbandonarsi ciecamente alla volontà di Kiko sia abbandonarsi alla volontà di Dio.

Scacciano con convinzione e spesso facendo violenza alla propria ragione ogni pensiero di critica, ritenuto sempre "attacco di Satana".

Eppure tantissimi lasciano questa realtà.

Molti vescovi si lasciano impressionare dagli aspetti più appariscenti del Cammino, ma nessuno considera che se si potessero radunare quanti hanno lasciato e continuano a lasciare questa realtà a livello diocesano, regionale, nazionale e mondiale, si formerebbe una massa crescente di persone, di molto superiore a quella di tutti i neocatecumeni messi insieme!

Una grandissima massa di persone silenziose, senza un leader, che non possono radunarsi negli stadi e che non possono mettersi in mostra in nessuna piazza, per fare sentire la loro voce e per richiamare l'attenzione delle gerarchie ecclesiastiche sul "problema" del Cammino neocatecumenale.

Questa massa nessun vescovo la vede... e non si vede neppure il problema!

Si calcola che in Italia mediamente l'80% di quanti entrano nel Cammino prima o dopo lo lasciano, soprattutto quando la forza dei condizionamenti interiori non è stata profonda e tale da abolire del tutto la capacità di discernimento e volontà di riappropriarsi della propria vita.

Questa statistica trova un riscontro anche a [...], nelle parrocchie dove l'equipe di cui anch'io facevo parte e che fa capo al dott. Francesco Maggi, ha evangelizzato a partire dal 1980 (in Avvento e in Quaresima) per la nascita di nuove Comunità. Ad ogni evangelizzazione nascevano, specie nei primi anni quando il Cammino non era ancora conosciuto in tutti i suoi aspetti, Comunità formate mediamente da 40-50 membri. In tutti questi anni, pertanto, sono entrate nel Cammino 800 persone! Ma di queste attualmente solo un centinaio sono rimaste, suddivise attualmente in sei comunità.

La Comunità alla quale anch'io appartenevo era formata inizialmente da circa 60 fratelli; ne sono rimasti una quindicina!

[...] Recentemente mi confidava una sorella che frequenta ancora il Cammino nella Prima Comunità: «Vorrei uscirne, ma non ci riesco! Ho paura di non potermi più inserire in Parrocchia! E poi cosa penseranno di me tutti gli altri della Comunità?»

giovedì 24 maggio 2012

Latte e miele... nella liturgia?!

Tra le bizzarre abitudini dei neocatecumenali c'è quella di distribuire latte e miele alla fine della Messa dell'Ottava di Pasqua ai "camminanti" che hanno concluso tutti i passaggi e che perciò hanno l'onore di indossare la vestina bianca griffata da Kiko. Questa messinscena di creatività liturgica viene giustificata dicendo che sarebbe un segno della Terra Promessa "dove scorrono latte e miele" (cfr. Esodo 3,8 ma cfr. anche il Corano, sura LV, "fiumi di latte e miele").

Prima del termine della Messa, cioè prima della benedizione, passa il "ministro" a presentarsi con la coppa di latte (di materiale trasparente, come i piatti che si usano nel forno a microonde), si piazza davanti al neocatecumeno e dice: «gusta e vedi quant'è buono il Signore» e questi risponde: «beato l'uomo che in Lui si rifugia» (cfr. Salmo 34,9) e poi procede a bere.

Vediamo cosa dice in merito l'istruzione Redemptionis Sacramentum al numero 96:
[96.] Va disapprovato l’uso di distribuire, contrariamente alle prescrizioni dei libri liturgici, a mo’ di Comunione durante la celebrazione della santa Messa o prima di essa ostie non consacrate o altro materiale commestibile o meno. Tale uso, infatti, non si concilia con la tradizione del Rito romano e reca in sé il rischio di ingenerare confusione tra i fedeli riguardo alla dottrina eucaristica della Chiesa. Se in alcuni luoghi vige, per concessione, la consuetudine particolare di benedire il pane e distribuirlo dopo la Messa, si fornisca con grande cura una corretta catechesi di questo gesto. Non si introducano, invece, altre usanze similari, né si utilizzino mai a tale scopo ostie non consacrate.
Al numero 3 l'istruzione precisa che le norme non sono affatto facoltative: [3.] Le norme contenute in questa Istruzione si considerino inerenti alla materia liturgica nell’ambito del Rito romano e, con le opportune varianti, degli altri Riti della Chiesa latina giuridicamente riconosciuti.

E così abbiamo capito da che parte sta l'abuso liturgico.

Il nostro discorso non ha il sapore giuridico di uno sterile richiamo alle regole, ma è mosso da questo principio: «... A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale». [Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 52]

In effetti la Santa e Divina Liturgia non è né una rappresentazione né un intrattenimento; ma è l'autentico culto a Dio, suo ius divino e funzione primaria della Chiesa,  per di più identificato nel Santo Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo ri-presentato al Padre ogni volta che lo si celebra: Actio divino-umana del Signore con noi e per noi. Inquinarlo con qualsiasi arbitraria modifica che ne alteri la mirabile 'forma', che è un crescendo che non prevede interruzioni, è una profanazione. Certi 'segni', che in ogni caso la matrice ebraica ci fa ritenere superati e insignificanti - soprattutto nella liturgia, in relazione a ciò che si sta celebrando - potrebbero esser riservati a qualunque altra occasione; ma mai alla Santa Messa. È uno dei tanti inquietanti segnali di giudaizzazione del cristianesimo. [vedi anche]
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Per questa pagina ringraziamo il blog Crux Sancta.


Nel frattempo chiediamo gentilmente ai nostri cari fratelli neocatecumenali come mai sui loro siti web (ufficiali e "non ufficiali") ancora non è comparsa la notizia del provvedimento sulla liturgia del Cammino preso da un arcivescovo filippino.


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Aggiungiamo qui una precisazione che ci è giunta tra i commenti e che dimostra quanto siano bugiardi certi super-attivisti neocatecumenali che negavano che avvenisse durante la celebrazione:
La successione è questa:
Comunione sotto le due specie nel modo noto (pane ricevuto in piedi e consumato seduti tutti insieme, poi vino ricevuto in piedi. Momento di riflessione seduti. Viene portata la coppa con il latte e miele (tiepidi) e il presbitero recita una benedizione. Distribuzione del latte e miele da parte del presbitero durante il canto "Come stilla". Preghiera e benedizione finale. Uscita della croce del presbitero e degli accoliti durante il canto finale. Danza sempre durante il canto finale.

lunedì 21 maggio 2012

«Culto della personalità di Kiko: inaccettabile!»

Nel 1992 un arcivescovo dell'Ecuador, mons. Luis Alberto Luna Tobar, rifiutò l'invito di Kiko e Carmen a partecipare ad uno di quegli incontri dove gli "iniziatori" radunano tanti vescovi per evangelizzarli.

I motivi del suo rifiuto furono espressi nella lettera aperta che riportiamo qui sotto (anche in Français & Español) che dopo vent'anni risulta ancora attualissima per le accuse che egli muove, confermando che il Cammino Neocatecumenale è sempre stato lo stesso in ogni posto del mondo in cui si è impiantato, da quando è nato fino ad oggi. Pensiamo che fino al termine del suo mandato episcopale non abbia mai cambiato idea sul Cammino.


Per comprenderla bene è il caso di ricordare che mons. Luna Tobar, noto per essere di stampo tutt'altro che tradizionalista, guidò una diocesi di circa 600.000 anime ma con pochi sacerdoti (poco meno di 120 allora, ne sono pressappoco altrettanti oggi). Quando parla di "Europa" e di stile "europeo" si riferisce naturalmente a certa strana teologia occidentale (come ad esempio Farnes, il "terminator" dei dogmi), fatta di un "progressismo" più aggressivo, più antidogmatico, ed evidentemente meno caritatevole. Sempre allo scopo di far evitare l'equivoco di classificare mons. Luna Tobar in categorie preconfezionate, notiamo anche che "comunità di base" in Italia ha un significato alquanto più "rivoluzionario" e disobbediente rispetto a quello che aveva in Ecuador.



LETTERA APERTA A KIKO ARGÜELLO

fondatore delle "Comunità Neocatecumenali"

da mons. Luis Alberto Luna Tobar, Arcivescovo di Cuenca (Ecuador)


Amato fratello:

ho ricevuto dai leader delle comunità neocatecumenali dell'Ecuador l'invito per un incontro con te ed altri responsabili del Neocatecumenato a Santo Domingo. Diverse valide ragioni mi hanno determinato a scrivervi (sia per scusarmi della mia assenza che per ringraziarvi caldamente per l'invito a presenziare) questa lettera sincera, leale, e del tutto dovuta per lo spirito pastorale caratteristico di un vescovo.

Undici anni fa scoprii che in quest'arcidiocesi che il Signore mi aveva affidato c'era un'impressionante presenza di comunità neocatecumenali e una notevole parte del clero secolare e regolare che le seguiva e partecipava assiduamente. Ho sempre pensato che nelle città i nuovi movimenti ecclesiali sono un segno molto particolare dei tempi e costituiscono un arricchimento della pastorale nella misura in cui si riesce ad integrare la loro presenza nella chiesa particolare attraverso la vita di parrocchia.

Col passare del tempo ho cominciato a osservare posizioni divergenti e attitudini difficili da sostenere per questa chiesa particolare e la sua organizzazione, che nascevano dalle attività dei gruppi neocatecumenali ed in particolare da alcuni loro rappresentanti; sacerdoti molto vicini al Cammino iniziavano a ritirarsene; persone che erano state nel Cammino lo abbandonavano perché si sentivano schiavizzate dalla comunità che frequentavano. Di fronte a questi fatti ho provato dolore e preoccupazione ma senza che ciò mutasse il mio rispetto per un'esperienza che contiene valori ammirevoli; devo però ammettere che io stesso, interiormente, nutrivo forti preoccupazioni, per cui ho tentato di affrontare le cose con delicatezza, consultandomi con voi stessi, catechisti itineranti, leader che ammiro, sia per chiarire, sia per verificare e avere conferma su ciò che ha maggior impatto sulla pastorale che, in qualità di vescovo, devo difendere ad oltranza.

Persone di mia grande fiducia e di dimostrata saggezza e zelo pastorale e con una profonda conoscenza del movimento neocatecumenale a cui hanno appartenuto o a cui ancora appartengono, corroborate da un sano senso critico che ne ha arricchito il discernimento, mi hanno sostenuto ed illuminato nello scrivere questa lettera da amico, da fratello, da pastore. Di queste persone - sono tutti sacerdoti - io apprezzo immensamente il loro zelo e la loro libertà. Credo che il loro sostegno sia qualcosa di molto grande, un dono di Dio per la diocesi e per ogni associazione o movimento apostolico. Con il loro consiglio e il loro aiuto, desidero dire a Kiko e ai suoi più vicini collaboratori ciò che abbiamo incontrato di positivo e di negativo nel Cammino Neocatecumenale, cosicché possiate opportunamente lavorare per un cambiamento sia in certe attitudini che in certe posizioni dottrinali, per universalizzare il vostro movimento e purificarlo da certe influenze soprattutto di stampo europeo che, nelle nostre terre benedette, stanno suscitando una grossa reazione.

Come punti positivi osserviamo:

- il Neocatecumenato, nonostante l'individualismo universale e tipicamente urbano, ha formato delle comunità che in generale sono conformate tipicamente allo strato medio della società. L'indice di perseveranza ne risulta finora alto.

- L'attrattiva sociale di tali comunità è notevole presso i giovani e non si può negare che in campo etico determina, nel suo ambiente, un cambiamento positivo che come conseguenza mostra un aumento delle vocazioni al sacerdozio originate nel neocatecumenato.

- La vita ascetica imposta e ottenuta dai neocatecumenali determina una crescita spirituale nei suoi componenti in vari aspetti, con caratteristiche di rigorismo e di difesa della comunità a cui però tra qualche riga avremo da fare rilievi negativi.

- Non si può negare che di fronte a ciò che corrisponde o coincide con lo stile di vita neocatecumenale e con la mentalità peculiare dei "catechisti" o degli iniziatori, si può ottenere dalle comunità la partecipazione alla pastorale parrocchiale e diocesana.

Ma se l'esigenza pastorale non è adeguata allo stile neocatecumenale... immediatamente sorgono problemi.

- È ammirevole la fedeltà alla Parola di Dio e alla persona del Papa. Ma come nella nota precedente, esistono eccezioni in entrambi i casi, che vedremo nei punti negativi. Notiamo troppo fondamentalismo quanto alla Parola e l'ignoranza della dottrina della Chiesa presente al livello latinoamericano e del Vaticano II; insisteremo tra poco su questi punti.

- La ritualità e la musica aprono ad un cammino comunitario evidente. Creano un'atmosfera devota e vitale. Ma avremo da fare anche qualche rilievo, con una certa trepidazione, su questo pur positivo aspetto pastorale.

Come punti negativi:

- mi dispiace iniziare questa considerazione partendo da una constatazione personale: il culto della personalità di Kiko e Carmen che si tiene nelle comunità, ha un che di magico e inaccettabile. Credo che i "catechisti" inviati in diverse occasioni siano persone di notevole valore personale e di coraggio, ma sembrano condizionati a dover elogiare la personalità dei fondatori come qualcosa di mitico. Voi dovete dare un esempio di libertà e di liberazione eliminando questa realtà che noi latinoamericani consideriamo come minimo pericolosa e radicalmente anti-cristiana.

- Quanto si è detto con soddisfazione a riguardo della formazione delle comunità Neocatecumenali ci obbliga a presentare comunque una critica della loro particolare organizzazione, di ciò che sono convinte di essere, mentalità che viene coltivata. Pensano di essere l'unica vera Chiesa ed è frequente il loro disprezzo per altre comunità di base non "apostoliche" come loro, ed a questa attitudine esclusivista, in alcuni casi addirittura aggressiva, si aggiunge l'impossibilità di un lavoro pastorale con loro che non sia nel loro stile. Quest'accusa che ho sentito personalmente tante volte, se non si vede negli iniziatori, si riscontra in tanti membri delle comunità e dà la sensazione di essere stata imposta o consentita.

- Questi punti ed altri di ordine dottrinale e morale, con quel fondo rigorista e fondamentalista, ci permettono di pensare che nell'organizzazione delle comunità ci sia un costante controllo dall'alto che elimina il senso di libertà della vera carità cristiana. Il segno di questa imposizione organizzativa che più caratterizza ed incide negativamente il Cammino, è in quel trascurare (quando non addirittura disprezzare) i latinoamericani da parte delle guide neocatecumenali: per la Chiesa latinoamericana, per la sua teologia, per la sua pastorale, per le altre comunità di base, per la nostra opzione preferenziale per i poveri. Un santo e saggio sacerdote che ha lavorato tanti anni per il Cammino me ne ha informato testualmente: «Non si valorizzano e addirittura non si conoscono i documenti di Medellín e Puebla; né quelli della Chiesa equadoregna, nemmeno come Opzioni Pastorali». Questa impressionante testimonianza colpisce in modo particolare la mia coscienza di pastore. Se la Chiesa ci chiede, in funzione della nuova evangelizzazione, come punto di partenza, una profonda inculturazione, Kiko e Carmen devono aprirsi ai latinoamericani, rinunciando allo stile europeo in cui si sono dottrinalmente formati, per ottenere quella costanza e quel realismo tipici dei latinoamericani.

- In questo momento di discernimento poniamo l'ammonizione fraterna più forte. Nel parlare con diversi "catechisti" abbiamo chiesto per anni fino a che punto giunga il Cammino. Mi sono sempre state date risposte molto personali e perciò sono sempre rimasto nel dubbio, nonostante la grande ammirazione per tanti valori del Cammino e dei neocatecumenali, a causa della grande incertezza a proposito dei loro veri fondamenti teologici e spirituali.

Questo punto richiede ai responsabili del Cammino Neocatecumenale una severa revisione dottrinale. Sostenuto dal lavoro molto serio di diversi collaboratori pastorali, che in un modo o nell'altro sono molto vicini al Cammino, propongo una critica dottrinale sulla base di quanto abbiamo scoperto come vostre posizioni dottrinali.

1. Una costante separazione, esclusivista, tra la coscienza personale e la realtà sociale. In realtà ciò che interessa è il percorso che fa il neocatecumenale indipendentemente dalla sua posizione in una società che necessita di redenzione e battesimo al pari della persona.

2. Esaltazione superficiale ed esclusivista della Parola. La Parola illumina il convertito e perciò bisogna tenerne presente il legame con la fede nella carità e nella solidarietà comunitaria.

3. Lettura fondamentalista della Bibbia, allo scopo di accentuare unilateralmente il suo influsso nella conversione del singolo. Ma l'interrogativo viene ridotto ad un generico "intervento di Dio nella mia vita" senza alcuna relazione con il mio ambiente sociale e comunitario.

4. Visione moralista rigorista della vita che porta da un individualismo sazio di sé ad un'obbedienza meccanica dei Comandamenti, specialmente quanto al sesto -e in modo ossessivo-, che finisce per comportare tante ingiustizie istituzionali, politiche, professionali.

5. Condizionamenti autoritari che annullano la libertà o, come minimo, la diminuiscono e coartano in molte circostanze. Abbiamo già riferito dell'impressionante presenza delle figure di Kiko e Carmen, che costituiscono la dottrina e il potere di una "chiesa parallela". Se qualcuno non è daccordo con loro, sappia già la risposta che riceverà: «il Cammino non è per te». È inaccettabile che il carisma attribuito a delle persone venga presentato dai neocatecumenali come se fosse «dogma di fede». Questo è un punto capitale su cui occorrerà revisione e cambiamento.

6. Noi pensiamo che ci siano molti vizi e deliberate distorsioni dottrinali sulle fonti teologiche utilizzate per presentare la dottrina neocatecumenale. Abbiamo già annotato l'evidente disprezzo per la teologia che non sia quella che circola in Europa. Non si vede una relazione tra dottrina e cultura, con l'attualità e le sue voci. La «croce gloriosa» e il «servo di Yahvé» non sono segni ed espressioni di speranza, ma di tortura. Lo spazio che si dà alle paure e al demonio sorpassa la dottrina più seria e finisce per essere di una puerilità paurosa e spersonalizzante. Non si sente mai tra i neocatecumeni la parola "giustizia". La fede si cerca più come un "karma" che come una grazia divina.

Con gran dolore ho rivisto queste note: sono molto sincere e nascono dall'amore pastorale che ho sempre portato al Cammino Neocatecumenale. Certe volte, anche tentando di scuotermi e di negare il più possibile di ciò che dicevo, ho scoperto che il Cammino diventa, o almeno si presenta, come una chiesa parallela. L'ho soprattutto compreso in relazione alla questione seria e grave della formazione dei sacerdoti e della loro incardinazione nel movimento. Per quale chiesa si formano e quale chiesa serviranno? Per il Cammino Neocatecumenale? Che è una chiesa? Vedete, cari Kiko e Carmen, che chi vi scrive è stato formato in un ambiente molto rigido: carmelitani scalzi. Sapevo dei «rilievi» che vi venivano rivolti e li ho sempre criticati pensando che non fossero ecclesiastici. Perdonatemi la sincerità, talvolta forte ma rigorosa, di questa lettera fraterna.

sabato 19 maggio 2012

Filippine: il Cammino deve usare le ostie normali, non le pagnotte

14 maggio 2012 - festa di san Mattia apostolo

Circolare 2012-16 riguardante la liturgia del Cammino Neocatecumenale

Miei cari confratelli sacerdoti:

per quanto riguarda le questioni che i nostri parroci hanno sollevato a proposito delle pratiche del Cammino Neocatecumenale nella celebrazione dell'Eucarestia, ho chiesto assistenza alla Commissione Episcopale sulla Liturgia della Conferenza Episcopale Filippina. Allegata a questa circolare c'è la risposta di detta Commissione Episcopale sull'argomento.

Vi prego di notare che gli unici permessi accordati al Cammino sono lo spostamento del Segno della pace a dopo la Preghiera dei fedeli, e la ricezione della Santa Comunione sotto le due specie o in ginocchio o in piedi, ma mai da seduti.

Al di là di queste due concessioni, le Messe celebrate per i membri del Cammino Neocatecumenale devono strettamente osservare l'Ordinamento Generale del Messale Romano e le altre istruzioni della Congregazione per il Culto Divino. In particolare, le ostie e il vino da utilizzare per l'Eucarestia devono essere gli stessi che si usano nelle diocesi delle Filippine. I fedeli laici possono essere autorizzati a predicare nella chiesa o in oratorio ma solo al di fuori della Messa (Redemptionis Sacramentum, 161).

Affido questi chiarimenti alla vostra conoscenza e fedele osservanza. Siate certi della mia sollecitudine pastorale.

Sinceramente vostro,
+ Socrates B. Villegas
Arcivescovo di Lingayen Dagupan

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Riportiamo qui sopra una nostra traduzione dal sito web ufficiale dell'arcidiocesi di Lingayen Dagupan. Qui sotto, i link ad altre comunicazioni dallo stesso arcivescovo Villegas:

- dicembre 2011: nella diocesi di Lingayen Dagupan per tutto il 2012 al Cammino Neocatecumenale è proibito formare nuove comunità e proibito iniziare nuove catechesi

- giugno 2011: il Cammino è ancora da correggere

- gennaio 2011: occorre difendere il Cammino «dall'orgoglio e dall'arroganza dei suoi leader».

venerdì 18 maggio 2012

Risposta ai kikos più impermeabili

Apro un nuovo post perché il precedente è saturo di interventi e diventa illegibile. [Chi vuole può continuare a riflettere sull'articolo inserito da Tripudio stamane]. Perciò, proseguendo nella discussione, trascrivo di seguito il messaggio di kikos destinato al thread precedente. Oltrettutto esso è emblematico, perché con la solita instancabile impermeabile ostinazione ci ripropone cose che abbiamo già confutato una miriade di volte con argomenti seri, ma che non fanno breccia nella gabbia di in linguaggio - che veicola anche una rivelazione e quindi anche una visione di Dio del mondo delle cose - e conseguentemente anche un'antropologia  -DIVERSE da quella cattolica. Ne abbiamo dimostrato i punti di distorsione non con nostre opinioni, ma con i documenti del Magistero; ma a nulla sembra servire con chi non riesce ad uscire dalla morsa ferrea di quel linguaggio che alla fine incarna una logica distorta e distorcente...
Dice kikos: non sono simili astuzie. e che voi accusate a senso unico tutto ciò che riguarda qualsiasi cosa del cammino con le solite accuse all'autorità dei catechisti, alle paroline usate da kiko e sbobinate in una notte, ma pretendete risposte nuove. le risposte poco la volta vi stanno arrivando. sono arrivati gli statuti che confermano tutto. è stato approvato il direttorio catechetico. sono state approvate le liturgie presenti all'interno dei passaggi e ora aspettiamo l'ultima approvazione che manca alla liturgia di rito cattolico latino con le concessioni che verranno fatte al cammino. se sono stati approvati significa che non contengono eresie o no? e ti prego di non rispondere con la solita affermazione che kiko ha corrotto i cardinali perchè approvassero perchè sinceramente non so con che mezzi avrebbe potuto fare una cosa del genere, visto che il cammino è sempre in rosso. grazie su Padre Zoffoli ci parla dell'Eucarestia.
Ebbene, qui si torna alla carica partendo da:
  1. le nostre sarebbero astuzie e accuse a senso unico di qualsiasi cosa del cammino, le solite accuse all'autorità dei catechisti... Cominciamo col dire che noi non accusiamo, ma documentiamo. Chiunque fa il cammino riconosce che il catechista, oltre ad essere il ripetitore acritico degli insegnamenti degli iniziatori è arbitro e domino della vita degli adepti compresi i sacerdoti. Se non è un'anomalia questa, avuto riguardo che essi oltre ad esse nominati d'ufficio maestri senz'altra formazione che quella dell'infarinatura di formazione kikiana che ripetono acriticamente, si improvvisano direttori spirituali e purtroppo anche psicologi, con i guasti ed i drammi di cui siamo tutti testimoni e che sono facilmente intuibili anche a lume di logica. Prima di continuare nelle sue sparate, invito kikos a documentarsi a questo link e a rispondere senza svicolare e quello che vi si argomenta con molta serietà (altro che accuse!).
  2. Ci riferiremmo a paroline di kiko sbobinate in una notte.... Dunque le catechesi del 1999 usate nei nostri più recenti articoli sarebbero "paroline sbobinate in una notte?  A quanto risulta da vostre affermazioni, sarebbero quelle approvate dalla Dottrina della Fede [o dal Pontifico Consiglio dei Laici (!?)]. Comunque continuate a fregiarvi di questa approvazione per tapparci la bocca. E non possono certo essere le approvazioni le risposte che secondo lui ci arriverebbero, che abbiamo detto e ripetuto non sono un dogma di fede; quindi chiunque può criticare e dire la sua se lo fa con rispetto e a ragion veduta e soprattutto documentando come facciamo noi. 
  3. Ci chiama maestri senza formazione... A prescindere dal fatto che non siamo maestri di nessuno, ma solo cattolici che testimoniano la propria fede, molti di noi hanno anche una solida formazione teologica ma soprattutto le conoscenze e le esperienze di una fede vissuta e non parlano del cammino per sentito dire con infarinatura o improvvisazione, ma per averne fatto esperienza diretta dall'interno e averne prese consapevolmente le distanze, non per resa, ma ma averlo riconosciuto "altro" dal cattolicesimo, oltre a trovarne assurde le prassi manipolatorie, rigettandone la malsana dipendenza. Questo soprattutto chi di noi ha persino finito il cammino e ne aveva subito a lungo i martellanti condizionamenti. 
  4. Sulla corruzione dei cardinali, pur riconoscendo che ingenti somme di denaro molto possono essere convincenti, ci siamo sempre tenuti sul generico e non abbiamo mai formulato accuse dirette. Piuttosto, conosciamo anche il livello di fascinazione di certi aspetti del cammino, che purtroppo possono far presa chi è genericamente ben disposto e non lo approfondisce quanto dovrebbe, fermandosi alle apparenze che sono molto ben enfatizzate e  amplificate
  5. Sul fatto che il camino sia sempre in rosso, credo che serva soltanto a giustificare i frequenti salassi economici richiesti agli adepti per una miriade di cose, la principale delle quali è il sostegno dei famosi itineranti, che vanno in tutto il mondo a impiantare il cammino e non la Chiesa, tanto che non entrano mai in contatto con la Chiesa locale quando c'è, salvo a fagocitarla..

Quando per il Vicariato erano eretici...

In questi ultimi anni lo Statuto neocatecumenale e il Direttorio (tuttora non pubblicato, contrariamente alla volontà del Papa) sono stati approvati da dicasteri romani in cui i neocatecumenali ci dicevano di avere "potenti appoggi". Statuto e Direttorio danno indicazioni al Cammino Neocatecumenale su come restare nell'alveo della Chiesa ma nulla precisano di quegli strafalcioni liturgici ed errori dottrinali che i seguaci di Kiko e Carmen, in assenza di una «chiara e dettagliata professione di fede» dei due "iniziatori", hanno sempre perpetrato e perpetrano ancor oggi, addirittura tentando di far passare l'idea che quei documenti certifichino l'infallibilità del Cammino passata, presente e futura.

È legittimo nutrire delle perplessità sul Cammino, non solo perché sono perplessità anche di tanti Pastori della Chiesa (cfr. ad esempio i casi relativi a Giappone e Filippine), ma anche per certi inspiegabili dietro-front come quello del Vicariato di Roma, oggi più che benevolo verso i neocatecumenali. Il servizio a firma di Piero Mantero che citiamo qui sotto comparve sul numero di ottobre 1994 della rivista Il segno del soprannaturale, alle pagine 10 e 13.



I Neocatecumenali sono eretici? ECCO LE PROVE!

In due libri approvati dal vicariato di Roma i neocatecumenali risultano "fuori dalla Chiesa cattolica"!

Dal "Dizionario del Cristianesimo" con approvazione ecclesiastica (della Diocesi di Roma - Vicariato), con presentazione di don Luigi Bogliolo, recensito da don Dario Composta su "L'Osservatore Romano" e da A. Ferrua su "La civiltà cattolica" del 16 gennaio 1993:

Voce Neocatecumenali. - Movimento sorto, fra gli altri, nella Chiesa post-conciliare e fondato nel 1964 a Madrid dal laico Kiko Argüello, seguito da Carmen Hernàndez. Si propone, mediante un certo "cammino", di ovviare alla riscoperta del battesimo per una riforma di vita cristiana che scuota dall'ignoranza e dall'apatia i credenti e apra la porta della fede ai lontani. Il Movimento, propagatosi in molte diocesi del mondo cattolico, è favorito e protetto dall'autorità ecclesiastica ma, insieme, vivacemente discusso in seguito a quanto è emerso da testimonianze di suoi ex-associati e soprattutto da un esame approfondito di un testo-base, inedito, riservato ai "catechisti".

Da esso risulta che il suo fondo dottrinale è gravemente compromesso da errori che colpiscono i dogmi fondamentali del Cristianesimo qual è stato sempre interpretato e proposto dal Magistero di Papi e Concili. Si nega la "redenzione", il carattere sacrificale della morte di Cristo e, quindi, il "Sacrificio dell'altare" col relativo culto eucaristico (transustanziazione, adorazione...); si sostiene l'unico sacerdozio di Cristo, che annulla la distinzione essenziale tra "sacerdozio ministeriale e "sacerdozio comune", restando perciò soppressa la "Gerarchia", fondata su quella distinzione. Si nega il dovere e la possibilità dell'imitazione di Cristo; si altera gravemente la nozione del peccato, della grazia, del libero arbitrio...; si fantastica un "perdono" concesso a tutti da Dio e che implica il rifiuto dell'inferno.

I benefici del "cammino" per un primo approdo di alcuni alla fede sembrano reali; si spiega pure come l'ignoranza e la buona fede possano lasciare tranquilli molti neocatecumenali, rimasti fedeli al Magistero e alla liturgia cattolica... Ma è certo che la dottrina fondamentalmente errata del Movimento costituisce una gravissima minaccia per tutti.

[a pagina 338-339], Edizioni Sinopsis Iniziative culturali, Roma, febbraio 1992 (divenuto oggi Edizioni Segno - pp. 594 - L. 60.000).

***

Anche nel più recente libro di p. Enrico Zoffoli, intitolato Eucarestia o nulla, ed uscito nel mese di febbraio 1994 con l'approvazione ecclesiastica (Roma, 20 gennaio 1994) a pag. 19, 20 e 21 leggiamo (sul Cammino Neocatecumenale) di "gravissima minaccia".

"La sintesi di tutte le prevaricazioni teologiche è contenuta nei presupposti dottrinali del Cammino Neocatecumenale."

[...]

Il libro Eucarestia o nulla, oltre che nelle migliori librerie, si può richiedere presso le Edizioni Segno - pp. 136 - L. 10.000.

Nel libro Lettera al direttore di Radio Maria (Pro Deo, Christo et Ecclesia - pp. 82 - L. 10.000), curato da p. Enrico Zoffoli, risalta in modo notevole la testimonianza di un sacerdote in merito ad una profezia di Padre Pio che non lascia adito a dubbi: "...Il venerato Padre Pio da Pietrelcina chiamò i neocatecumenali i nuovi falsi profeti già dal loro inizio, e così è stato..." L'originale della lettera è depositato presso l'Autore, e chiunque può verificarne l'esistenza.

Sempre a pag. 40 del sopra citato libro, vi è la testimonianza di un sacerdote morto in odore di santità, conosciuto da tutti, padre Antonino Santangelo di Adrano (scomparso non molto tempo fa). Egli dichiarò:
- Conosco troppo bene i Neocatecumenali. Ne avevo sentito cose meravigliose e, quando vennero in Italia e vollero fare il I Convegno Internazionale, dietro loro preghiera li ospitai gratuitamente nel mio Eremo dell'Adonai a Brucoli (Siracusa).

Diresse il convegno tutti gli otto giorni il loro fondatore Kiko Argüello. Osservai varie cose che mi dispiacquero molto e dissi al gruppo dirigente: "tutte queste irregolarità nella celebrazione della S. Messa mi dispiacciono!".

Essi mi risposero: "nella Chiesa, se nessuno disobbedisce, non si fa mai un passo avanti!".

Da allora ruppi ogni rapporto con loro. Molte volte sono venuti da me per fare nella mia comunità una comunità neocatecumenale; ma mi sono rifiutato sempre..." (Adrano, 14.2.1992)
Risulta che "anche la presenza del Vescovo viene richiesta solo in particolari momenti, nei quali però egli non può rendersi conto delle «eresie» contenute e insegnate nei movimenti Neo-catecumenali" (Da Le Comunità neo-catecumenali di Riccardo Blàsquez, c. 1).



LIBRI "SEGRETI" NEOCATECUMENALI

Può un movimento che si considera cattolico conservare per moltissimi anni, nel segreto più assoluto, una serie di libri di insegnamento? Non è questo un atteggiamento tipicamente settario o massonico?

Oltre al libro Le Comunità Neocatecumenali di R. Blàzquez, le Edizioni Paoline hanno dato alle stampe nell'anno 1993 il volume Il Cammino Neocatecumenale secondo Paolo VI e Giovanni Paolo II a cura di Ezechiele Pasotti. L'opera, curata da neocatecumenali, è un'esaltazione totale del Cammino, e fin qui niente di sorprendente. Ciò che sgomenta ancora una volta è che quando si leggono le pagine della Bibliografia si scopre, o meglio, non si capisce perché viene nuovamente taciuta la parte bibliografica inerente i cosiddetti testi segreti. Mentre da una parte figurano editi come pro manuscripto i testi Il Cammino Neocatecumenale nei discorsi di Paolo Vi e Giovanni Paolo II e Il Neocatecumenato... a cura del Centro Neocatecumenale, piazza san Salvatore in Campo, Roma 1991 il primo, 1976 e 1977 il secondo (dello stesso Centro), del famoso Orientamenti alle équipes neocatecumenali edito dallo stesso Centro, non c'è traccia. E neppure degli scritti Shemà e Scrutinio battesimale pure viziati da insegnamenti erronei.

Neppure, nella sopra citata bibliografia, compaiono i libri dell'esimio studioso p. Enrico Zoffoli, diversi, anteriori alla data di uscita del libro apologetico sul Cammino che noi, pur non condividendone l'impostazione, per amore alla verità non temiamo certo di citare.

L'atteggiamento è pertanto sospetto, tanto più che nel 1992 uscì la pubblicazione Dizionario di cristianesimo con tanto di approvazione del Vicariato di Roma, che denunciava sotto voce specifica il Cammino Neocatecumenale.

Siamo dinanzi, per la Chiesa romana, ad un serio problema e chi continua a rimandarne la soluzione chiaramente lo fa sulla pelle dei cattolici, neocatecumenali e non.

Se poi, padre Zoffoli è vecchio e rimbecillito, come sostengono voci incontrollate e incontrollabili fatte circolare per Roma, mentre lo stesso godeva di buona salute, perché non si autorizza un "processo" che esamini la posizione del padre passionista e di chi con lui sostiene una posizione di ferma critica ad un movimento potente e che opera in seno alla Chiesa? Oppure si organizzi un'udienza privata con il Santo Padre, presenti Kiko e Carmen. Ogni volta che si vuole incontrare Kiko e Carmen i dirigenti del Movimento rispondono che sono impegnatissimi.

La chiave di lettura dell'intero problema sta nella mancata conoscenza del Santo Padre Giovanni Paolo II dei testi nascosti.

Perché non gli sono mai stati donati? Visto che a quanto pare Kiko e Carmen hanno la possibilità di incontrarlo spesso?!

Se gli scritti fossero corretti non ci sarebbe motivo di nasconderli e di non mostrarli neppure al "papa amico". È proprio nella mancata consegna di questi testi al Sommo Pontefice che vi è la prova più evidente della loro carente ortodossia. Sono di fatto catechesi eretiche, protestanti con influssi ebraici.

Diversi del M.N. hanno riferito che non si tratta di catechesi vere e proprie. Ma ciò è falso. Lo stesso Kiko dice a pag. 31,32 ed in altre parti: "Queste catechesi..." rivolgendosi ai suoi catechisti, all'élite delle équipes!

Ed a pag. 44 li invita ad andare "di casa in casa", contraddicendo così l'insegnamento del Vangelo di Luca 10,7: "Non passate di casa in casa". L'evangelista Luca ci mette in guardia proprio contro i falsi profeti di ogni epoca. I N.C. si comportano esattamente come i Testimoni di Geova.

Considerando la gravità del momento invitiamo tutti i cristiani autentici a scrivere una cartolina al Santo Padre, vittima di un raggiro, di un inganno, di un tradimento. Scriviamo che gli vogliamo inoltrare i testi segreti neocatecumenali. Le Edizioni Segno si assumono ogni responsabilità ed ogni onere, qualora il Sommo Pontefice dovesse convocarci per qualsiasi tipo di chiarimento. Non abbiamo paura della verità, perché soltanto essa ci fa liberi!

martedì 15 maggio 2012

Padre Zoffoli ci parla dell'Eucarestia

Riportiamo qui sotto le pagine introduttive del libro "Eucarestia o nulla", che padre Enrico Zoffoli pubblicò nel gennaio 1994 (edizioni Segno, ISBN 88-7282-111-8). Come al solito invitiamo i nostri cari fratelli neocatecumenali a leggere interamente questa pagina prima di inviare commenti.



EUCARESTIA O LA PEGGIORE DELLE IMPOSTURE

P. Enrico Zoffoli
Il dogma eucaristico va impegnando tutte le mie risorse intellettuali. Spesso la preoccupazione arriva a turbarmi specialmente quando sento parlare di irriverenze e sacrilegi, o di aperta e ostinata negazione del mistero.

Tale sofferenza ha la sua spiegazione più logica e seria nei rapporti tra l'Eucaristia e la Chiesa, il Cristianesimo, la vita umana, la civiltà in generale.

Mi basta riflettere che l'autorità con la quale la Chiesa può imporsi alle coscienze deriva dalla sua costituzione di società visibile e gerarchica...; che tale sua costituzione è fondata sull'Ordine sacro...; che l'Ordine sacro rende il battezzato partecipe del sacerdozio di Cristo...; che il sacerdozio di Cristo è esercitato principalmente nell'offerta del Sacrificio eucaristico...; che il Sacrificio eucaristico esige indispensabilmente il prodigio della transustanziazione, che rende presente nei nostri tabernacoli il Cristo in persona.

Ora, procedendo a ritroso, devo concludere che, se la presenza di Cristo non è reale e sostanziale, non si dà Sacrificio eucaristico..., non si dà sacerdozio..., non si dà Gerarchia..., non si dà neppure un Magistero oggettivo e infallibile...; e, venendo meno questo, non possiamo più credere in verità indiscutibili, assolutamente certe, d'ordine dogmatico e morale: quelle che hanno creato la civiltà cristiana, l'unica salda contro gli assalti del laicismo, che va risolvendosi nei gorghi di uno storicismo fatalmente scettico e anarchico.

Queste le considerazioni che mi animano ad affontare l'argomento ritenuto più arduo ed affascinante di ogni altro.



È PROPRIO VERO CHE EGLI È QUI PRESENTE?

L'enorme difficoltà che la ragione umana incontra nel credere che un frammento di pane contenga Dio stesso, l'Infinito, l'Immenso, è aggravata da sacerdoti e fedeli che Lo trattano come se realmente Egli non ci fosse.

Mi pongo nei panni dell'ateo, del musulmano, dell'ebreo, del protestante, ed entrando nelle chiese cattoliche spesso osservo cose, persone e comportamenti che mi obbligano a chiedere di nuovo se Cristo ci sia realmente, come ho sempre creduto.

In effetti, gruppi di visitatori, vestiti come vogliono, ossia al di là d'ogni limite della decenza e del pudore, vi passeggiano liberamente come in una galleria d'arte, guardano curiosi e loquaci, senza degnarsi di fare alcun gesto di rispetto e di fede.

Spesso i fedeli vi trovano soltanto dei comodi banchi per sedersi come in una sala da concerti... Non vi sono inginocchiatoi per umiliarsi, raccogliersi, adorare. L'altare, quasi spoglio, non è più il suo trono perché Lo hanno relegato altrove, come un qualunque oggetto, che non è sempre facile scoprire. D'altra parte, spesso le prescrizioni del diritto canonico restano lettera morta.

Tutto concorre a far sì che gli stessi fedeli non si curino più di Lui: essi preferiscono genuflettersi davanti a statue ed immagini piuttosto che al tabernacolo. Molti non sanno distinguere tra consacrazione e benedizione; la quale - se data da qualche esorcista di grido - è preferita alla celebrazione eucaristica.

Molti sono convinti di potersi comunicare anche in peccato mortale, bastando un atto di contrizione: la misericordia di Dio supplisce a tutto...

A tutti è lecito ricevere l'Eucarestia sulla mano, anche prevedendo che i frammenti, caduti in terra, possono essere calpestati. Che importa? Non bisogna «scrupoleggiare»: Dio si adatta a tutto...

Più volte ho sentito ripetere che Egli, istituendo l'Eucaristia, si è offerto come il pane delle nostre mense... Dunque, disposto ad essere trattato senza eccessivi riguardi... Precisamente come se - dopo la consacrazione - quel pane non diventasse LUI STESSO...

Non c'è quasi più nessuno che non possa distribuire la Comunione. A vescovi, sacerdoti, diaconi, accoliti, religiosi, si è aggiunto un numero indefinito di laici, uomini e donne.

E tutti - come certi ecclesiastici vanno dichiarando - sono autorizzati a comunicarsi da sé. Se la Messa è un puro convito, e se a mensa non si danno né gerarchie né precedenze, chiunque può servirsi da solo, senza dipendere da nessuno...

Alcuni canti, accompagnati da certi strumenti musicali, non richiamano la presenza di Dio, non invitano a raccogliersi, a supplicare, a piangere le proprie colpe... Ebrei e Musulmani non potrebbero neppure sospettare che noi crediamo veramente nella sua presenza; e ciò soprattutto se assordati dai battimani, se ascoltano il noioso e indiscreto racconto di esperienze personali, se notano la scena tutt'altro che seria di gente che si abbraccia, si bacia, arriva a danzare...

Molti sacerdoti, all'altare, sembrano dei funzionari del culto, non curandosi di rispettare le rubriche, dimostrandosi sbrigativi, abitudinari, distratti, annoiati... Preferiscono parlare del sociale piuttosto che di Dio; si preoccupano di raccogliere fondi per costruzioni e restauri, organizzare mense e accogliere stranieri, barboni, emigrati, dimenticando tutto il resto, che è molto e assai più importante. Antropologia, psicologia e sociologia interessano più della teologia: l'amore del prossimo sembra che prevalga sull'amore di Dio e la sua giustizia.

Ho visto suore che, appena ricevuta l'Eucaristia, scompaiono, prese da infinite altre cose, incuranti dell'unica veramente necessaria. Sono talmente disinvolte e sicure di sé, da non degnarsi neppure di genuflettersi davanti al Santissimo... La loro confidenza con Lui non ha quasi limiti; ma c'è anche da chiedersi se ci credano ancora. Io ne dubito.

Se non fossi cattolico, il loro esempio non m'indurrebbe a credere, come di fatto scandalizza molti fedeli che, demoralizzati, vanno disertando le nostre chiese.

I Protestanti ci ripetono che, se fossimo convinti della presenza eucaristica, non tratteremmo il Signore come tutti possono notare e deplorare.



QUALE LITURGIA CATTOLICA?

Papi e Concilii hanno sempre difeso il dogma della presenza reale contro l'eresia protestante; e il Vaticano II ha confermato in modo inequivocabile il magistero tradizionale.

Ma tra il pensiero ufficiale della Chiesa e la dottrina che alcuni teologi, scritturisti e liturgisti propagano - imponendola ai fedeli - il contrasto è aperto, scandaloso. Alcuni fatti, particolarmente significativi al riguardo, hanno sollevato problemi angosciosi nei laici più informati e coerenti.

Evidente la graduale riduzione dei segni di fede nel culto eucaristico. Si è notato, oltre all'eliminazione del tabernacolo dall'altare, anche la soppressione delle balaustre che, separando il presbiterio dal corpo della chiesa, indicavano la distinzione tra Clero e popolo, sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune. È stato soppresso l'uso del campanello che annunziava ai fedeli il momento culminante della liturgia eucaristica, per disporli ad una più intensa concentrazione interiore... È ormai ridotto il numero dei lumi per l'esposizione solenne del Santissimo; davanti al quale non sarebbe più prescritta la doppia genuflessione di un tempo. Non si tratta di inezie; e, anche se fossero tali, appunto per questo conveniva conservare la precedente consuetudine che - senza nuocere a nessuno - stimolava ad un più fervoroso esercizio di fede nella presenza di Dio... L'uso delle vesti sacre (amitto, camice, stola, casula, ecc.) è sempre più ridotto e lasciato agli umori del celebrante.

***

Paolo VI non approvava la prassi della Comunione sulla mano dei fedeli, e per anni si è battuto opponendosi alla petulanza di vescovi, più sensibili alla dottrina e al costume del mondo protestante, che preoccupati di coltivare la fede del popolo. Le sue ragioni erano e restano oggettivamente validissime, soprattutto perché fondate sul pericolo di moltiplicare irriverenze e profanazioni.

Ma non è stato ascoltato.

In moltissime diocesi del mondo cattolico - comprese quelle della Conferenza episcopale italiana - catechisti improvvisati, liturgisti senza scrupoli, vescovi arrendevoli, sacerdoti superficiali e liberaloidi, non solo hanno accettato la nuova prassi, ma non si curano neppure di far osservare le norme prescritte, arrivando anzi ad obbligare arrogantemente adulti e bambini a ricevere l'Ostia sulla mano, nonostante la ritrosia e le vivaci proteste dei migliori...

Il pericolo delle previste e temute profanazioni si è venuto traducendo in una realtà deplorata da innumerevoli testimoni oculari, purtroppo impotenti ad impedirla. Il nuovo rito - secondo cronache quasi quotidiane - ha fatto salire a cifre impressionanti il numero delle «messe nere» celebrate ovunque con Ostie consacrate rubate e pagate da losche figure di emissari di Satana.

«Giungono voci su casi di deplorevoli mancanze di rispetto nei confronti delle specie eucaristiche, mancanze che gravano non soltanto sulle persone colpevoli di tale comportamento, che anche sui Pastori della Chiesa, che fossero stati meno vigilanti sul contegno dei fedeli verso l'Eucarestia (...) È difficile non accennare ai dolorosi fenomeni sopra ricordati...». Così, fin dal 1980, Giovanni Paolo II (Dominicae Cenae, 11). Ma i suoi lamenti non hanno avuto alcun'eco e le profanazioni si sono moltiplicate.

La reazione opposta al nuovo rito - sostenuta oltre tutto dalla piena conoscenza della posizione di Paolo VI e dei veri responsabili denunziati dallo stesso Pontefice - ha provocato risposte rivelatrici delle mire ereticali di teologastri e liturgisti scapigliati. Essendosi lamentato il pericolo della caduta dei frammenti del Pane consacrato, il pubblico - su riviste e giornali - ha sentito rispondersi con irritante sicumera che non c'era motivo di preoccuparsene perché quei frammenti, staccati dalle Ostie e caduti in terra o rimasti in fondo alle nostre pìssidi sotto forma di polvere bianca, perdono le parvenze che caratterizzano il pane, per cui non sono più «il segno» della presenza di Cristo.

Ma è stato facile controbattere, osservando che:

- nessuna delle minuscole particelle di quella polvere cambia natura, restando sempre vero pane, come non la cambiano quelle del pepe, del cacao, dello zucchero semolato e di qualsiasi altro corpo ridotto in polvere... Lo attesta con assoluta certezza anche il buon senso di ogni comune casalinga...;

- anche se ciascun granellino della suddetta polvere non presenta le dimensioni che comunemente rendono il pane commestibile, esso tuttavia conserva le qualità sensibili sufficienti a costituire il «segno» inequivocabile della reale presenza di Cristo, come il colore, il sapore, l'odore, il peso, le proprietà nutritive ed altre chimicamente osservabili... Del resto, appunto la qualità (oggetto proprio dei singoli sensi) rende sensibile la quantità (oggetto comune di tutti i sensi)...;

- inoltre, se con la polvere delle ostie, raccolta nel fondo delle pissidi, posso riempire un cucchiaio e nutrirmene realmente (come potrei fare per comunicare un infermo), è segno che i granellini che la compongono restano vero pane: si tratta di «parti integranti» di un «tutto» omogeneo...;

- supporre che i granellini che compongono la polvere suddetta non abbiano più valore sacramentale significa sollevare il formidabile e insolubile problema dei LIMITI della grandezza sotto i quali cessa la reale presenza di Cristo. Chi ha l'autorità per fissarli? Qualsiasi indicazione non potrebbe essere che arbitraria e sacrilega...;

- ed è veramente arbitraria e sacrilega per chi, accettando il solenne magistero della Chiesa, crede ancora che - secondo i Concili ecumenici di Firenze e di Trento - Cristo è PRESENTE IN TUTTA L'OSTIA CONSACRATA E IN CIASCUNA DELLE SUE PARTI, GRANDI O PICCOLE CHE SIANO.

Presenza, ovviamente, che suppone in modo indispensabile quella prodigiosa TRANSUSTANZIAZIONE richiamata con insistenza dalla Chiesa, per la quale la presenza di Cristo NON È CONDIZIONATA ALLE DIMENSIONI del pane consacrato, ma alla sua SOSTANZA. Dunque, finché questa presenta le proprietà che la caratterizzano, la transustanziazione è certa, la presenza di Cristo è innegabile.

***

Alcuni nuovi liturgisti presumono di risolvere il problema dei «frammenti» sottacendo abilmente il fatto della transustanziazione. E appunto il rifiuto di tal dogma è connesso con la concezione di una Messa celebrata come semplice convito, dove il pane è preso da ciascuno con le proprie mani e mangiato tranquillamente, senza preoccuparsi delle briciole che, cadendo, sono poi gettate nella pattumiera e destinate agli animali.

Ora, negata la transustanziazione, non si dà Sacrificio eucaristico, né quindi il sacerdozio che, derivato dal sacramento dell'Ordine, distingue essenzialmente la Chiesa gerarchica dal laicato. Appunto la tesi di liturgisti secondo i quali la consacrazione sacerdotale non supererebbe né si distinguerebbe da quella prodotta in ogni fedele dal Battesimo, ossia dal fatto di essere inserito nel Corpo Mistico come suo membro. Nel Cristo, i credenti sarebbero tutti eguali, per cui potrebbero celebrare l'Eucaristia, essendo partecipi del suo sacerdozio.

Una vera serie di assurdità nell'ambito di un dogma ripetutamente definito.

***

Il Vaticano II ha autorizzato la concelebrazione. Ma il fatto che essa - contro ogni previsione e intenzione dei Padri conciliari - è stata poi caldeggiata al punto da trasformarsi in ordinario e quotidiano esercizio del sacerdozio fa sospettare che da alcuni si mirava a fare dei concelebranti altrettanti commensali, ossia a trasformare la Messa in convito, dove tutti i partecipanti sono protagonisti, aventi la medesima dignità, gli stessi diritti. Dove, precisamente, la dimensione orizzontale del rapporto di parità tra i concelebranti fa passare in secondo ordine quella verticale della dipendenza di tutti dall'unico vero Celebrante che è Cristo, Sacerdote e Vittima.
Un "banchetto", un "convito"

La tendenza che fa prevalere (spesso in modo esclusivo) il «convito» al Sacrificio spiega come molti ritengano che la concelebrazione sia preferibile alla celebrazione individuale, come se il Sacrificio di Cristo offerto in ogni Messa individuale valesse meno della Messa concelebrata da cento sacerdoti; come se dal numero dei ministri (pure cause strumentali) dipendesse il valore del Sacrificio di Cristo, unica Causa principale. L'importanza dell'argomento obbligherà a riprenderlo.

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La sintesi di tutte le prevaricazioni teologiche e liturgiche è contenuta nei presupposti dottrinali del Cammino Neo-catecumenale (*).

Esso rifiuta la distinzione essenziale tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune...; nega il carattere sacrificale della Messa...; non crede nella transustanziazione e conseguente reale e sostanziale presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche...; ignora il culto che ne scaturisce.

Tali errori sono stati segnalati da alcuni anni in pubblicazioni seriamente documentate. Ma risulta che molti parroci e vescovi non ne sono ancora informati... Più strano è il fatto che numerosi sono coloro che accolgono e proteggono il Cammino, partecipando attivamente alle sue liturgie; mentre «presbìteri» e «catechisti» seminati nelle diocesi di tutti i Continenti propagano gli errori insegnati dai fondatori del Movimento nelle loro catechesi, senza che la Gerarchia intervenga.

Al riguardo non c'è osservatore estraneo che non abbia diritto di chiedersi quale sia - o debba essere - la vera liturgia cattolica realmente fedele alle verità definite dal solenne magistero della Chiesa. Ed ecco l'aspetto più angoscioso del problema: i dati raccolti in questo e nel capitolo precedente non potrebbero essere interpretati come il segno di un piano riguardante una graduale e insensibile soppressione del Mistero eucaristico?... Mistero che il Protestantesimo ha sempre respinto e che oggi il movimento ecumenico potrebbe sacrificare?

Tale cedimento, suggerito dall'ansia dell'unità dei Cristiani, sembra sia favorito da certa produzione liturgica e catechistica particolarmente attiva a livello popolare, dove la propaganda neocatecumenale propina sottilmente il veleno delle sue tesi ereticali.

La strategia sarebbe semplice quanto efficace. Occorre solo adattarsi alla mentalità moderna chiusa ad ogni concetto e valore metafisico, come la dottrina della transustanziazione, che sottende la realtà della «sostanza» quale essenza avente un proprio atto-d'essere per il quale sussiste. All'essere-in-sé, e quindi alla sostanza, si preferisce l'essere-di-coscienza secondo il relativismo gnoseologico che, rifiutando la verità oggettiva, assoluta, si ferma al livello fenomenico dei simboli...

Appunto ciò - credono - basterebbe a salvare la presenza eucaristica... Ma s'intuisce che, nel caso, alla sostanza si oppone il segno (= le specie sacramentali), e la transustanziazione è ridotta alla transignificazione... Perciò, il pane, che ontologicamente resta pane, potrebbe servire per celebrare un convito quale simbolo di una fraternità universale, che attua il programma di un'attività pastorale come oggi è concepita e più raccomandata.

Mira forse a questo la liturgia cattolica, facendo buon viso a quella celebrata dal Cammino neocatecumenale?

Il clero, se ne condivide le premesse dottrinali, non si accorge di essere complice del tentativo di scardinare la Chiesa?

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"Prima Comunione"
neocatecumenale
(*) Parlo dei presupposti dottrinali contenuti nelle catechesi di Kiko Argüello e Carmen Hernàndez, quali risultano principalmente negli Orientamenti alle Equipes di Catechisti per la fase di conversione. Appunti presi dai nastri degl'incontri avuti dai medesimi per orientare le equipes di catechisti di Madrid nel febbraio del 1972. Si tratta della "Pubblicazione a cura del Centro Neocatecumenale Servo di Jahvè in San Salvatore, Piazza S. Salvatore in Campo. - 00186 Roma, tel. (06) 6541589. - Siccome, fino ad oggi, nessuno - per quanto ci risulta - ha negato l'autenticità delle catechesi incriminate; nessuno le ha ritoccate e corrette; nessuno ha confutato la nostra critica dimostrando la piena ortodossia della dottrina di Kiko, ci sentiamo ancora autorizzati ad attribuirgli gli errori del Cammino Neocatecumenale.

domenica 13 maggio 2012

"Il cammino mi ha salvato". Ma da cosa? E a che prezzo?

A dirla tutta, è assai noioso sentire quelle testimonianze-fotocopia sul "bene" fatto dal Cammino Neocatecumenale. Dicono sempre la stessa cosa, sempre con le stesse parole generiche: "il Cammino mi ha salvato".

Riprendiamo oggi un intervento di Luisa, che riproponiamo ai nostri fratelli neocatecumenali per invitarli a riflettere e ad interrogarsi con libertà e sincerità.


Anche se le parole dell'anonima neocatecumenale, che dice di aver incontrato Dio attraverso il "cammino" (non senza prima graffiare i sacerdoti che non sono NC), sono la fedele fotocopia di quelle che abbiamo già letto qui e altrove, anche se si resta stupiti nel vedere questa assoluta somiglianza nella descrizione delle esperienze vissute prima dell'entrata nel cammino NC e quelle vissute dopo la trasformazione radicale ottenuta grazie al cammino NC, anche se il dubbio fa capolino, perché ogni esperienza di scoperta o riscoperta della fede è unica, assolutamente unica, come uniche sono le persone, come unici sono i percorsi di vita e come unico è, o dovrebbe essere, anche il modo di darne testimonianza, anche volendo credere alla sincerità di chi ha scritto, tante sono comunque le domande che sorgono, alcune sono già state poste e le condivido.

Sappiamo in che modo è ottenuto lo svuotamento dell`adepto neocatecumenale dai suoi falsi concetti di sé, sappiamo in che modo è "fatto scendere alla sua realtà di peccatore" (art.19 dello statuto) per poi restarci inesorabilmente, sappiamo quanto grandi siano l'influenza, il potere, di chi guida il neocatecumenale in quello svuotamento e come egli diventi il consigliere onnipotente e onnisciente che sa meglio dell'adepto stesso ciò che è bene o male per la sua vita, che sa meglio dell'adepto stesso leggere la storia della sua vita, perché ha vissuto le stesse esperienze(!).

Ed ecco che le parole martellate, sempre le stesse, in primis dall`iniziatore e poi ripetute pedissequamente dai catechisti, si fanno strada all'interno di chi le ascolta, si stampano sempre più in profondità, viverle in comunità con fratelli e sorelle non fa che rinforzarne l'effetto, quelle parole diventano la verità, sono la verità, nessun dubbio è possibile, quelle parole ascoltate, martellate, si materializzano, diventano realtà, l'adepto le farà sue,leggerà tutto quello che la vita gli propone attraverso la chiave di lettura che gli è stata data, ed ecco che quando si tratta di dare testimonianza dirà quelle parole che assomigliano quasi a delle formulazioni stereotipate.

Ecco anche perché chi decide di lasciare il cammino, spesso dopo un lungo e difficile percorso interiore, all`inizio si trova smarrito, svuotato della sua identità, privo delle risposte preconfezionate date nel cammino, ma ancora influenzato da esse, deve ricominciare un lungo lavoro di ricostruzione, per ritrovarsi, per ritrovare fiducia in sé, per ritrovare la stima di sé, per scollarsi da dosso quella visione del peccato che gli è stata impressa nel cammino nc, difficile farlo da solo, spesso c`è bisogno di aiuto, in ogni caso spirituale e troppo spesso psicologico.

Può un neocatecumenale immaginare la sua vita senza il "cammino"?
Senza tutto quel che implica essere in quel percorso?
Può anche solo immaginare di porsi la domanda, di vedersi vivere al di fuori del cammino neocatecumenale?
E se ci riesce, come si vede?
Sente forse come un panico da vuoto, la paura di quel mondo senza il supporto rassicurante del cammino, l`inutilità o il poco interesse di quella vita senza il cammino?

Se il cammino diventa il centro di una vita, la stampella senza la quale non poter vivere, se alle domande che mi pongo trovo risposta solo nel cammino, se tutto quel che mi succede nella vita nel bene o nel male, se i problemi che non mancherò di avere nella vita, li leggerò solo attraverso la chiave di lettura che mi è data nel cammino, allora dovrei pormi la domanda se non sto rinchiudendomi in un sistema di dipendenza, se non sto dando le chiavi della mia vita a chi decide per me, a chi pretende sapere tutto di me e meglio di me, e lo fa in modo che io pensi che è la volontà del Signore che ha un progetto per me, per la mia vita, pretendendo di parlare a nome di Dio; cosa che neppure un vero Direttore spirituale fa né può fare.

Ancora una riflessione basata su un'altra ricorrente affermazione: "la piccola comunità però crea una esperienza di fede (almeno io l'ho vissuta così) di appoggio reciproco con altre persone, di vera e propria condivisione (anche materiale) che fuori di essa non si ritrova. 


Intanto è tutto da dimostrare che non ci siano altri ambiti di condivisione, forse difficili da trovare; ma non si può pensare che il cammino ne abbia l'esclusiva. Da notare, poi, che la condivisione - nel contesto NC - è fondata sul denominatore comune che è il "cammino": è quello il legante, è quello il collante; togli il "cammino" e la condivisione sparisce.

Quando tutti sanno tutto di tutti, quando si subisce la stessa intrusione nella propria intimità messa a nudo davanti ai fratelli e sorelle di comunità, quando anche la celebrazione dell'Eucaristia diventa l'occasione di rinforzare quella condivisione, quando tutto è fatto per suscitare, mantenere e rinforzare l`identità gruppale, la solidiarietà, se noi dall`esterno siamo in grado di osservare la dipendenza che viene così creata, chi è dentro vive solo quella condivisione rassicurante, sostegno vissuto come indispensabile e insostituibile.

Poi, quando le domande, i dubbi, le critiche, riescono a farsi strada in quel muro di certezze granitiche, anche la condivisione, gli appoggi, la comprensione cominciano a sgretolarsi, l'accettazione da incondizionata (sedicente incondizionata) diventa condizionata e si colora di incomprensione, di rimproveri, di colpevolizzazioni, perchè è l'unità del gruppo che è messa in discussione.

Si mettono allora in moto i meccanismi classici di reazione: bisogna colpevolizzare il Giuda che sta tradendo, bisogna dirgli che è vittima dei tranelli di satana, che lasciando il "cammino" lascerà Cristo, lascerà la Chiesa (il "cammino" non è né Cristo né la Chiesa, dovrebbe essere solo uno strumento invece diventa un idolo). Quando avrà lasciato, tutto sarà fatto per discreditarlo e ricomporre l'unità del gruppo. Sparite la condivisione, la solidarietà, la comprensione, l'amicizia!..