venerdì 30 marzo 2012

La "chiesa parallela" kikiana-carmeniana

Le testimonianze qui sotto sono alcuni brevi stralci dal libro «Neocatecumenali sul viale del tramonto» (edizioni Segno, ISBN 978-88-6138-384-5, reperibile anche nelle librerie on-line). Ne raccomandiamo caldamente la lettura, specialmente ai parroci, perché riassume l'esperienza di due cosiddetti "catechisti" neocatecumenali che dopo essersi in buona fede spesi totalmente per il Cammino, sono stati allontanati come paria perché non avevano un atteggiamento autodistruttivo e triste.



Pochi mesi prima che io e mia moglie uscissimo dal Cammino, mio figlio si era alzato durante un incontro coi giovani tenuto a Roma da Kiko per entrare in seminario.

Sono stati subito informati i catechisti locali e regionali, i quali lo hanno seguito e "scrutinato" nel corso di vari incontri.

L'ultimo incontro lo ha avuto nuovamente a Roma con Kiko, che lo ha inviato d'autorità nel seminario "Redemptoris Mater" di Londra. Qui è rimasto sei mesi...; poi, a seguito anche della nostra vicenda, mio figlio ha deciso di lasciare questa esperienza e di entrare nel Seminario diocesano. Questa vicenda mi ha permesso di verificare personalmente la rigida struttura verticistica del Cammino, che si configura come Chiesa parallela.

Infatti della decisione di mio figlio di entrare in un seminario del Cammino non è stata mai data comunicazione al parroco, né al Vescovo.

Erano stati informati invece (prima ancora di noi genitori):
- il "parroco laico", cioè il capo equipe dei catechisti della Parrocchia;
- il "vescovo laico", cioè il capo equipe dei catechisti regionali;
- il "papa" Kiko!


Anche noi ripetevamo spesso durante le catechesi: "Siamo qui a parlarvi in nome del Vescovo, che ci ha inviati...!", ma in realtà in 22 anni solo una volta siamo andati a trovarlo per un gesto "diplomatico"; in realtà veniva da noi ignorato, in quanto in alcune occasioni aveva "osato" muovere qualche critica al Cammino!

Analizzando anche superficialmente la struttura del Cammino neocatecumenale, si scopre di essere in presenza di una vera e propria Chiesa parallela.

Hanno i "responsabili" di ogni singola comunità; i Capi dei responsabili dell'insieme di Comunità delle parrocchie dove sono persenti: i "catechisti" (che contano molto più del parroco); i Capi settore (che contano molto più dei Vescovi); strutture regionali e nazionali che si sovrappongono alle strutture della Chiesa ufficiale!

Nei Seminari "Redemptoris Mater" si forma un clero parallelo, distinto per cultura e formazione, improntato alle idee dottrinali di Kiko.


«...Nella nostra Comunità non si parlava mai di quello che accadeva nella Chiesa. Era tutto un mondo a parte.

Avevamo le nostre immagini, i nostri canti, i nostri riti, le nostre eucaristie, le nostre penitenziali, i nostri preti...

A chi entrava nel Cammino veniva caldamente sconsigliato di fare parte di altre associazioni e di avere rapporti con quei sacerdoti (ed erano in tanti) che avevano espresso qualche critica nei nostri confronti.

Mai abbiamo commemorato un santo o una santa. Queste feste e quelle patronali erano viste come chiaro segno di "fede naturale e di devozionismo". Mai abbiamo fatto adorazione eucaristica...; le processioni, le iniziative di formazione teologica, gli esercizi spirituali parrocchiali... non facevano parte della nostra cultura...

In 25 anni di appartenenza a questa realtà non ho mai vissuto il Giovedì Santo come gli altri fedeli, con la partecipazione alla Messa "in Coena Domini".

Dopo tanto tempo avevo persino dimenticato i canti parrocchiali appresi da giovane... Nell'intento di tenermi in un "utero di gestazione alla fede", mi ero gradualmente isolata dal mondo e dalla Chiesa!...

Quando me ne sono uscita, mi sono trovata nella più deprimente solitudine: nel corso di quegli anni, infatti, tutti i ponti con la vita parrocchiale e diocesana erano stati abbattuti..."


Mario Severi, catechista itinerante che segue numerose Comunità di alcune diocesi della Sicilia nel corso di una catechesi, di fronte a tutte le Comunità riunite, ebbe a dire testualmente:

«Ci accusano di essere una Chiesa parallela! Noi non lo siamo! ...Ma se proprio di Chiesa parallela vogliamo parlare... sappiate che lo sono loro e non noi!»
("loro" = la chiesa dei parroci, dei vescovi e del Papa).

giovedì 29 marzo 2012

La Nueva Teologia Kikiana-Carmeniana...

Qualche Pezzo Grosso del Cammino preannuncia compiaciuto una "nueva teologia" kikiana-carmeniana: ce lo testimoniava un fratello neocatecumenale che si firma "Mko" poco più di una settimana fa. Siamo davvero al colmo della superbia, non bastavano la nueva estetica, la nueva liturgia e le nueve schitarrate calanti, ora addirittura una nueva teologia da studiare al posto di quella cattolica:

Ho assistito ad un incontro in cui un pezzo non proprio minore nel cammino ha spiegato che nel cammino si stanno preparando studi per una nuova teologia.... E questo, insieme ad altre cose, mi ha lasciato una grande amarezza proprio alla fine del cammino.

Prima o poi bisognerebbe avviare una discussione sull'abuso dell'aggettivo "nuovo" in ambito cattolico.

La Divina Rivelazione ci è stata data una volta e per tutte. Quindi, semplicemente, non è prevista nessuna novità.

E come potrebbe essere altrimenti? Forse che Nostro Signore avrebbe rivelato "quasi tutto" agli Apostoli, per poi aggiungere qualcosa dopo un po' di secoli, e poi qualcos'altro dopo altri secoli, e poi... e poi ancor oggi noi saremmo legittimamente rosi dal dubbio di non sapere tutto perché un futuro supplemento di "Rivelazione" darebbe una verità maggiore di quella in cui crediamo oggi...?

Mentre è vero che "non si possono rivelare le equazioni differenziali a chi non ha capito ancora le addizioni e moltiplicazioni", è almeno altrettanto vero che qualsiasi metodo fondato sulla segretezza e su rivelazioni "progressive" è equiparabile alla menzogna e all'inganno.

Nella vita della Chiesa, ciò che "progredisce" non è il contenuto della Rivelazione, ma il modo di porsi davanti ad essa. È un progresso che non fa salti né contraddice ciò che si era sempre insegnato prima. In una sola parola: «Tradizione».

Tento una piccola analogia: da bambini impariamo addizioni e moltiplicazioni, e poi scopriamo che sono utili per quanto riguarda i soldi, per quanto riguarda la velocità del treno, per quanto riguarda la classifica del campionato... E la conoscenza poi si allarga ai "numeri con la virgola", senza tradire né banalizzare quello che già si sapeva... E così via. Nessun uomo onesto e sano di mente viene mai a propinarci una qualsiasi "novità" (incoerente con la "Tradizione") tentando di convincerci che due più due fa cinque e che ciò migliorerebbe di colpo le nostre conoscenze scientifiche.

Ecco perché l'aggettivo "nuovo" applicato alla teologia (e ugualmente alla liturgia, perché il modo con cui si prega è specchio di ciò in cui si crede), nella storia della Chiesa è sempre stato utilizzato per suggerire ironia e disprezzo verso disonestà e assurdità (il vero progresso, nella teologia, è quello che chiarisce, illumina, santifica, non quello che ha bisogno di censurare: il vero progresso è san Tommaso, sant'Anselmo, san Bonaventura...)

Per esempio, il primissimo nomignolo che si beccarono i seguaci di Lutero fu quello di "innovatores": gli "innovatori", coloro che propugnavano cose "nuove", come se fino a quel momento la Chiesa si fosse sempre sbagliata nel prendere sul serio Nostro Signore Gesù Cristo.

Anche nei tempi recenti sono sorti dei fondatori di movimenti che battono tanto sul tasto del nuovo presentandolo come intelligente ed efficace superamento di tutto ciò che c'era prima, sottilmente spostando l'accento dal modo nuovo di vivere le cose tradizionali della fede, ad un nuovo [diverso] modo di concepirle, rivelate dal santone di turno "illuminato" da non si capisce bene quale "Spirito" e magari anche da qualche "visione" (si pensi per esempio alla «generazione nuova» dei focolarini, e alle visioni del «Paradiso» della fondatrice; oppure alla «nueva estetica» kikiana, canzonette orrende e icone ancor più orrende, obbligatorie per preghiere e liturgie neocat, ed ovviamente alla presunta «apparizione» avuta da Kiko e rivelata non certo al vescovo, non certo nella discrezione e nella preghiera, ma ad una ex-suora appena conosciuta al bar).

Nella gran caciara che ha letteralmente circondato ed accompagnato il Vaticano II, l'aggettivo "nuovo" è stato utilizzato boriosamente come risolutore di ogni problema, sottintendendo che tutto ciò che è tradizionale (a partire per esempio dalla liturgia e dalla dottrina), se non è da screditare, è almeno da tener lontano dai cattolici oramai "adulti" (come se con l'acqua sporca bisognasse buttar via anche il bambino): si pensi ad esempio al divieto di inginocchiarsi nelle celebrazioni neocatecumenali, ed al loro bislacco "nuovo" modo di fare la Comunione, con il "nuovo" significato dato da Kiko e Carmen.

Quando il "nuovo" si oppone anche minimamente alla sana Tradizione, è segno che dietro l'etichetta di "nuovo" si nasconde qualcos'altro. Fa riflettere, per esempio, il fatto che i fondatori del Cammino Neocatecumenale minacciarono pubblicamente uno scisma dalla Chiesa (in una convivenza a Porto San Giorgio del 2010, in cui la cosa più agghiacciante non fu la minaccia dello scisma, ma il fatto che nessuno dei presenti ebbe il coraggio di protestare). È noto poi che le alte sfere neocatecumenali intendono promuovere il cosiddetto "sacerdozio femminile" ma ritengono che non sia ancora giunto il momento di rivelarlo agli strati più bassi del Cammino (ai quali la "novità" verrà presentata come esito sacrosanto di tutto ciò che hanno appreso dagli "infallibili" super-catechisti).

Così dunque è possibile comprendere il disagio manifestato da "Mko": ma come, dopo che vi ho seguito così fedelmente, cambiate le carte in tavola? Dopo che vi ho affidato per ventisei anni la mia anima, seguendo anche quando non capivo, obbedendo anche quando sentivo puzza di marcio, sento annunciare una nueva teologia? Come mai anziché appianare i problemi come ci chiede il Papa, escogitate addirittura una nueva teologia per giustificare i vostri abusi? Perché mai ci dobbiamo distaccare in ogni cosa da ciò che fa la Chiesa?

Se il Cammino è un "dono dello Spirito", le innovazioni dottrinali/liturgiche kikiane-carmeniane possono essere mai parte del "dono"? Quale "Spirito" può contraddire se stesso? Se il Cammino si oppone a qualcosa della Tradizione, cos'è più "dono dello Spirito": il Cammino oppure la Tradizione?

martedì 27 marzo 2012

Comunione sulla mano? No!

Il 19 luglio 1989 la Conferenza Episcopale Italiana votò (con un solo voto in più del minimo indispensabile) l'introduzione della deprecabile prassi della "comunione sulla mano", in deroga a quanto stabilisce il Messale Romano (che ancor oggi non la prevede) e ad imitazione di altre conferenze episcopali.

L'Istruzione della CEI non dice nulla su come evitare la caduta dei frammenti, né spiega precisamente quali sarebbero le ragioni di convenienza, e non lo spiegano nemmeno i vari passi dei Padri della Chiesa (citati nella sua nota 24; senza contare il fatto che il più recente è del V secolo). A questo punto ci chiediamo cosa vorrebbe intendere l'Istruzione quando conferma che la prassi tradizionale della comunione "alla bocca" sarebbe «del tutto conveniente»...

Nell'ottobre successivo un gruppo di laici preoccupati stampò e diffuse a proprie spese il libretto «Comunione sulla mano? Perché intendiamo valerci della facoltà di continuare a ricevere l'Eucaristia sulla lingua». Il clero, benché voglioso di trovare "laici impegnati", si guardò bene dal collaborare o almeno discutere il testo. Testo che dopo decenni di abusi, profanazioni, banalizzazioni del Sacramento, lo scopriamo purtroppo ancora attualissimo.

Il testo completo è leggibile a questo link.

Il testo è disponibile su anche in formato ebook EPUB e MOBI per la visualizzazione sui tablet PC e sui pocket-reader.

Ne raccomandiamo la lettura a tutti. Nel frattempo, giusto per rinfrescarsi la memoria, proviamo a chiedere a papa Benedetto XVI cosa ne pensa del modo di fare la Comunione:

 

domenica 25 marzo 2012

L'inquietante "cena" di Kiko Arguello


A suo tempo avevamo già discusso a proposito dell’inquietante “Cena” di Kiko Arguello, una “icona” nella quale un apostolo, del tutto simile al Giuda dipinto in un’altra opera di Kiko, è raffigurato in una Cena post-Resurrezione mentre si china per intingere nella scodella.

A discapito dei gesti (propri della Cena narrata dall’evangelista Giovanni e precedente alla consegna di Cristo), non esiste alcun dubbio che la pittura sia post-Resurrezione: l’immagine di Gesù ha l’abito bianco e mostra chiaramente, in petto e sulla mano, i segni della Passione. Gli Apostoli presenti, inoltre, sono soltanto undici.

«Non è di Arguello!» gridarono prontamente alcuni kikos intervenendo nella discussione, venendo sbugiardati dai cataloghi neocatecumenali spagnoli:
  1. iconos Kiko [link]
  2. iconos Kiko Ultima Cena [immagine]
  3. dipinto Cena Kiko in vendita in un neocatecumenal-shop
«Non è Giuda!» hanno strillato altri adepti del Kiko’s official fan club. In uno di questi interventi abbiamo letto: «Tutto sta nel capire se la persona nella figura è effettivamente Giuda o meno. Cosa che io non credo, in quanto non avrebbe altra spiegazione che considerare Giuda ancora vivo dopo la Resurrezione di Cristo, il che è evidentemente un falso storico».

Dimostriamo, allora, che il pittore realmente ha inteso raffigurare Giuda (con il conseguente “falso storico” insegnato dalla “falsa icona”). Lo proviamo con una “vera icona”, opera della bravissima iconografa Roberta Boesso*, la quale si è ispirata alla tradizione iconografica bizantina e russa cui (da ‘lontano’, molto da ‘lontano’) evidentemente anche si è riferito Kiko.

Si osserva, sia nell’astruso dipinto neocatecumenale sia nella “Ultima Cena” di Boesso, la presenza del segno cristologico del pesce sopra la Cena Eucaristica.

La tradizione di raffigurare il pesce/ICTYS al centro della tavola risale al XIII secolo (un esempio è l’affresco di Bojana in Bulgaria, del 1259; questa interessante notizia la devo alla Boesso che mi ha comunicato in una mail). Occorre notare che la pittrice, nella sua icona, mantiene in mano a Giuda la borsa dei denari, un attributo (facoltativo) al quale si ricorreva per consentirne il riconoscimento anche se – è un’altra notizia fornitami dall’iconografa – sarebbe stato sufficiente la raffigurazione di profilo e non a volto intero. Così, nel linguaggio dell’icona, sono caratterizzati i personaggi che hanno a che fare con il male o le figure secondarie.

Dunque: c’è qualche dubbio residuo che nel dipinto di Kiko, in una cena post-Resurrezione, sia stato rappresentato Giuda vivo (e senza borsa, forse per non farlo riconoscere dai ‘profani’)?

L’enigma se nel dipinto ci sia o no Giuda, quindi, è risolto. Perlomeno per i vedenti, non per quelli col fango sugli occhi fisici e mentali che espongono un simile sacrilegio nella sala liturgica del Catechumenium della Parrocchia della Paloma di Madrid.

Rimane l’interrogativo più inquietante: perché Arguello raffigura l’Iscariota vivo in una cena post-Resurrezione, per giunta con l’assenza di un Apostolo? Questo ha qualcosa a che fare con il ruolo “necessario” che Kiko attribuisce al suo “intelligente” Giuda nel mistero Pasquale? Esiste un collegamento concettuale con l’inferno vuoto kikiano? Ci sono riferimenti con qualche testo gnostico nel quale non è narrato il suicidio di Giuda? Troppi sospetti suscitano le ambiguità, pittoriche e non, dell’iniziatore del Cammino. Forse qualche megacatechista neocatecumenale – magari quello che mi diede del cretino quando sostenni la presenza dell’Iscariota nel dipinto – potrebbe spiegarci perlomeno questo arcano di Giuda redivivo.

[Lino]

Nota * Roberta Boesso, già restauratrice e direttrice dei lavori in importanti restauri (tra i quali di Giotto e Mantegna), si è specializzata in pittura iconografica bizantina sotto la guida di diversi maestri, tra cui l'iconografo russo padre Andrej-Davjdov, collaboratore dell'archimandrita Zinon, tra i massimi iconografi viventi della scuola di Pskov.

lunedì 19 marzo 2012

Dottrine arcane? e che c'entra er cane?

Premessa: chi non conosce la figura di san Cirillo di Gerusalemme può farsi illuminare da papa Benedetto XVI che, per chi non lo sapesse, è quello che da molti anni insiste (fino ad oggi sempre inascoltato) a che i neocatecumenali seguano «fedelmente i libri liturgici».


Oggi parliamo delle dottrine "arcane" dei neocatecumenali.

Una tipica tattica neocatecumenale è quella di utilizzare contro il proprio interlocutore dei "nomi importanti" (il Papa, qualche Santo, la Bibbia, qualche Pontificio Consiglio...) tentando di attirarlo nella trappola verbale del "se critichi noi, critichi anche loro".

Per esempio, a chi fa presente che gli orrendi canti kikiani dal funereo tono calante trasmettono solo tristezza, chiasso e ulteriore tristezza, loro rispondono urlando: "ma i nostri sono canti biblici! tu dunque critichi la Bibbia?"

Analizziamo adesso la bordata più recente che abbiamo trovato nello spazio commenti del blog; la citiamo così com'è, con le sue sgrammaticature e il suo stile di copia-incolla-urla:
SAN CIRILLO DI GERUSALEMME CAT.XII -(352 C 2): Quando ti viene esposta la Catechesi, se un catecumeno ti chiede che cosa insegnano i maestri , non dirglielo, perchè è un estraneo: ti affidiamo infatti un mistero e la speranza della vita futura .Può darsi che uno ti dica "Che danno hai tu se lo vengo a sapere anch'io?". Anche gli ammalti domandano del vino ma, se ne diamo loro , li fa andare in delirio e così si ottiene un doppio male: la morte dell'ammalto e la squalifica del medico. Così avviene pure nel caso che un catecumeno riceva le confidenze di un fedele: il catecumeno va in delirio (non capisce quanto ha udito, biasima l'azione e deride ciò che fu detto) eil fedele viene condannato come traditore. Già ti trovi al limitare : guardati dal parlare ,non già perche le cose dette siano indegne di venir riferite, ma perchè l'uditore è indegno di riceverle. Fosti anche tu catecumeno e in quel tempo non ti parlai di quello che ti attendeva. Quando capirai per eseprienza la sublimità degli insegnamenti ,comprenderai pure che i catecumeni sono indegni di ascoltarli. (DALLA DISCPLINA SULL'ARCANO). ECCO CARI OSSERVATORI SPIEGATO IL MOTIVO DELLA MANCATA PUBBLICAZIONE DEL DIRETTORIO CATECHETICO CHE NON SARA' MAI PUBBLICO. SALUTI da PINpao

La bordata, come al solito, si divide in tre parti:

- la prima parte è il titolo altisonante
- la seconda parte è il copia-incolla
- la terza parte è l'arrogante commento neocat

Il titolo altisonante vorrebbe indicare una citazione dalla dodicesima catechesi di san Cirillo, e il riferimento è "352 C 2". Ma il riferimento già ci parla di Kiko Argüello: quel "352 C 2" non è per giocare a battaglia navale sui fogli quadrettati, bensì la citazione del paragrafo "Disciplina dell'arcano" negli Orientamenti alle equipes dei catechisti 2° scrutinio.

Per il copia-e-incolla il nostro eroico fratello neocatecumenale si fida infatti solo di ciò che dice il suo idolo Kiko nei favolosi Orientamenti che, guarda caso, è una traduzione errata di ciò che dice il testo originale di san Cirillo di Gerusalemme (che vi invito a leggere e a confrontare con la squinternata traduzione kikiana-carmeniana).

San Cirillo è infatti preoccupato di non dare le perle ai porci (pensiamo per esempio alla reazione dei pagani ateniesi al discorso di san Paolo all'Areopago), tanto più di fronte alla polemica contro pagani, giudeocristiani e manichei (cfr. quanto spiega papa Benedetto XVI), e di assicurare ai catecumeni una formazione solida e senza approssimazioni o personalizzazioni (per cui un fedele non deve improvvisarsi maestro arrogandosi il munus docendi: si pensi per esempio all'eresia scatenata dalla predicazione -iniziata in buona fede- del laico Valdo nel XII secolo).

Negli Orientamenti kikiani la citazione è distorta: san Cirillo infatti afferma che il catecumeno può fare domande al maestro ma non deve fidarsi degli estranei... e Kiko invece afferma che il catecumeno non deve avere risposta (sottinteso: non deve nemmeno chiedere! sappiamo tutti che durante le "catechesi" neocatecumenali nessuno è autorizzato a fare domande, e i cosiddetti "catechisti" sono talmente evasivi che appena hanno finito di ripetere a pappagallo il verbo kikiano, scappano via praticamente senza salutare!)

Dunque, mentre san Cirillo difende il principio evangelico di non dare le perle ai porci (chi sarebbe mai così stupido da voler parlare del sublime dogma dell'Immacolata Concezione con un ateo militante?), Kiko adopera le parole di san Cirillo per promuovere una "segretezza" totale, da cui il comando perentorio ai suoi adepti di non curiosare su "cosa viene dopo" (di modo che, per esempio, quando capiterà la tappa del pagare la "decima" non ci sia scampo: o si abbandona tutto o si paga).

I primi cristiani, in realtà, non avevano alcun problema di segretezza:

Nel primo impatto del cristianesimo col mondo giudaico e pagano, non si sentì il bisogno di proibire ai catecumeni di parlare (anche con i catecumeni!) di quanto appreso nelle istruzioni prebattesimali e specialmente mistagogiche. Le prime attestazioni circa questa proibizione sono del III secolo (cf. Clemente Alessandrino, Protrettico 12, 118-123; Tertulliano, Ad uxorem 2, 5). Più vistose quelle dei secoli IV-V, influenzati da esoterismi pagani, filosofici e teosofici. L’espressione «disciplina dell’arcano» risale solo al sec. XV.

Dunque - come al solito - i cosiddetti "iniziatori" del Cammino Neocatecumenale prendono dai "primi cristiani" solo ciò che fa comodo (e solo quando fa comodo) al proprio programma.

Infine, il tronfio neocatecumenale che si firma "PINpao", grida (tutto in maiuscolo) che quell'errata traduzione kikiana giustificherebbe la mancata pubblicazione del Direttorio Catechetico. Caro fratello PINpao, a a smentirti è lo stesso Kiko, che a giugno 2008 confermò che il Papa vuole che «le catechesi diventino pubbliche».

Dunque, è più importante obbedire al Papa, oppure è più importante obbedire a Kiko?

venerdì 16 marzo 2012

Egitto: un presbitero neocatecumenale "evangelizza" i copti

Apprendiamo oggi da Rorate caeli.
Come vedete certe osservazioni non siamo soli a farle.


Le liturgie tradizionali orientali un ostacolo alla "nuova evangelizzazione"?

All'inizio di questa settimana, Zenit ha pubblicato un'intervista con un giovane prete italiano addestrato dal Cammino Neocatecumenale e ora incardinato nella Chiesa cattolica copta in Egitto. ( UN SACERDOTE IN EGITTO -. Intervista a don Orazio Patrone, giovane sacerdote in una parrocchia del Cairo) Di seguito riprodotti sono i suoi commenti riguardo la liturgia copta e la tradizione penitenziale, i commenti che riprendono molte delle affermazioni peggiorative di routine fatte da progressisti liturgici contro la liturgia tradizionale romana, e significative alla luce della crescente influenza del Cammino Neocatecumenale e il suo coinvolgimento nelle Chiese orientali cattoliche.

In relazione a questo, ricordiamo ai nostri lettori che il Patriarca della Chiesa copta cattolica in Egitto, il cardinale Antonios Naguib, è stato il relatore del Sinodo dei Vescovi 2010 sul Medio Oriente, che chiedeva una riforma importante delle liturgie orientali. Enfasi mia. [Lo avevamo sottolineato anche noi qui]
Zenit: Ha avuto delle difficoltà?
Don Orazio: Le difficoltà certo non sono mancate e non mancano tuttora: differenze culturali, difficoltà con la lingua, paesi che vivono conflitti profondi; ma le ho potute affrontare grazie al fatto di aver visto la fedeltà del Signore nella storia, un po come Abramo che si è incamminato senza sapere dove andare, guidato dalla Parola e da una promessa, imparando giorno per giorno a fidarsi di Dio e sperimentando la sua presenza nella storia. [come Abramo, non come un Alter Christus!]
Zenit: Come vengono vissuti tempi forti come la Quaresima e la Pasqua?
Don Orazio: Il tempo di Quaresima è vissuto in maniera molto intensa, con un digiuno stretto, vissuto in maniera devozionale [è un'usanza millenaria !?] più che come un'occasione di preparazione alla Pasqua. Probabilmente questo è dettato anche dalla forte influenza del mese del ramadan islamico. [se mai è il ramadam islamico che ha attinto proprio dalle usanze cristiane egiziane copte, che risalgono alle origini. Questi archeologisti liturgici, quanta ignoranza!] Nella Pasqua si sottolinea più l'aspetto sacrificale del venerdì santo, piuttosto che l'aspetto fondamentale della resurrezione nella Pasqua.
Si usa, infatti, celebrare il funerale del Signore con una liturgia molto lunga come era anche l'usanza delle chiese latine preconciliari. Prova di tutto ciò è il fatto che la partecipazione al culto: quasi il doppio il venerdì rispetto alla domenica di Pasqua.
Zenit: Che cosa sintende fare per l'anno della fede e per la Nuova Evangelizzazione?
Don Orazio: La chiesa in Egitto è molto legata alle sue tradizioni, soprattutto liturgiche, e ha difficoltà ad entrare nel dinamismo della Nuova Evangelizzazione auspicato dal Concilio Vaticano II. D'altra parte ci sono tentativi e aperture soprattutto dal versante cattolico, che è attento e relativamente partecipe a ciò che accade in occidente. Lo dimostra, tra laltro, l'apertura, anche se lenta, ai carismi sorti dopo il concilio. Sono presenti nelle parrocchie realtà come i focolarini e il cammino neocatecumenale, ed altri movimenti nati in Egitto con l'intento di un rinnovamento in vista della Nuova Evangelizzazione.
Non c'è quasi alcun riferimento chiaro qui (e nel resto dell'articolo) al fatto che il popolo cristiano copto ha dato una testimonianza magnifica di sofferenza e di martirio per mano dei musulmani per quasi 1.400 anni, una prodezza che non avrebbe potuto essere possibile senza la tradizione liturgica di quel popolo e dei suoi lunghi digiuni. (Ogni riferimento a "sporadiche" persecuzioni e alla discriminazione "sociale", e un paio di riferimenti al "fondamentalismo", semplicemente non è tagliato.) L'Egitto è anche sede di comunità bizantino e di Rito Armeno.

Su Rorate caeli c'è chi si chiede perché questo p. Patrone non cerca di diffondere la fede cristiana tra i musulmani, invece di fere proselitismo neocat nei confronti dei cristiani copti, ricordando come San Francesco abbia agito in modo diverso tra i maomettani. E chi sottolinea che non è sorprendente che i copti non siano aperti alla Nuova Evangelizzazione. Essi non hanno mai cercato di distruggere se stessi attraverso gli sforzi di aggiornare i loro pratiche tradizionali e considerano una grazia del cielo il fatto che "(La Chiesa in Egitto) è molto legata alle sue tradizioni, soprattutto quelle nella liturgia, e ha difficoltà ad entrare nel dinamismo della Nuova Evangelizzazione voluta dal Concilio Vaticano II". Tenendo conto che i "kikos" hanno alterato e fatto la loro liturgia, estorcono grandi donazioni dai loro membri e, talvolta, fanno cerimonie bizzarre solo per loro. Ricordando che in Spagna, hanno portato la divisione nelle parrocchie.

giovedì 15 marzo 2012

Liturgia e cammino neocatecumenale nell'insegnamento di Benedetto XVI

Manuel Nin, su L'Osservatore Romano del 15 marzo scorso, affronta l'argomento di cui al titolo. Ne risulta evidente la necessità di chiarire esattamente i termini di una questione che nel cammino viene interpretata a proprio uso e consumo, fornendo le coordinate indicate dal Papa nel suo discorso del 20 gennaio.

Pur apprezzando l'esigenza di chiarezza e di precisa interpretazione della mens e degli insegnamenti del Santo Padre, torniamo a esprimere quello che resta lo scandalo di continuare ad elogiare e permettere quella che è una evangelizzazione distorta. Ecco, questa forma di 'inclusivismo' di conio conciliare, non può non essere dannosa per il bene della Chiesa, pur nell'istanza di salvaguardare il bene di tante anime coinvolte in buona fede in quel contesto. Insomma anche il discorso dell'Osservatore è fatto in ecclesialese, linguaggio comprensibile solo a chi VUOL ascoltare. Nel cammino invece prevale e signoreggia il linguaggio direttivo degli iniziatori, che veicola altri contenuti e comportamenti.

Del resto sappiamo quanto le puntualizzazioni del Papa siano state accolte con contrarietà e di quanto il richiamo a confluire nella Parrocchia strida col comportamento esattamente opposto di inglobare, non di integrarsi. Solo l'integrazione, altezzosamente rifiutata, potrebbe essere un autentico segno di cristianità e di cattolicità.


I Padri della Chiesa (in particolare Cirillo di Gerusalemme, Giovanni Crisostomo, Teodoro di Mopsuestia) nelle loro catechesi prebattesimali predicate soprattutto durante la Quaresima, introducevano, si potrebbe dire portavano per mano, guidavano i catecumeni, cioè coloro che si preparavano a ricevere il battesimo nella notte di Pasqua, a scoprire, conoscere e memorizzare la fede cristiana attraverso la professione di fede, il Credo, e dando loro un modello di preghiera, il Padre nostro. Durante tutto questo periodo di preparazione, nell'attesa del battesimo che, come tutti i sacramenti, è un dono che si riceve, che si accoglie nella grande Chiesa, nel suo grembo che rigenera, i catecumeni erano iniziati alla fede, all'ascolto e alla comprensione della Parola di Dio, e partecipavano soltanto alla prima parte della celebrazione dei santi misteri. Dopo il Vangelo infatti - e di questo abbiamo una testimonianza ancora oggi nelle liturgie orientali - il diacono congedava i catecumeni, intimava loro di uscire dalla chiesa, mettendoli in qualche modo in attesa, una gioiosa attesa, di partecipare all'unico sacrificio di Cristo, quello celebrato la notte di Pasqua dal vescovo nella grande e unica madre Chiesa che nel Battesimo li rigenerava in Cristo. Perciò i catecumeni, accolti nella chiesa al canto del versetto paolino "Tutti quelli che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo, alleluia", non venivano più chiamati "catecumeni" bensì "neofiti", cioè innestati, inseriti. Dove? In Cristo nell'unica e grande Chiesa; e da quel momento partecipavano pienamente ai santi misteri del Corpo e del Sangue di Cristo che erano - e sono tuttora - non più una tappa nel catecumenato bensì la pienezza dell'appartenenza di tutti i fedeli cristiani alla vita di Cristo nella Chiesa.

Sulla scia dei grandi Padri della Chiesa, delle loro catechesi e delle loro mistagogie, possiamo collocare il discorso di Benedetto XVI ai membri del Cammino neocatecumenale dello scorso 20 gennaio; udienza, che lo stesso Papa situa nell'insieme di udienze da lui concesse ai fondatori e agli aderenti a questa realtà ecclesiale. Si tratta di una lezione di teologia liturgica valida e utile per il Cammino neocatecumenale e per tutta la Chiesa. Il Papa sin dall'inizio sottolinea il valore dell'impegno missionario e di evangelizzazione del Cammino neocatecumenale, impegno che deve essere fatto sempre - e il Santo Padre lo ricorda per ben due volte - "in comunione con tutta la Chiesa e con il Successore di Pietro"; cercando "sempre una profonda comunione con la Sede Apostolica e con i pastori delle Chiese particolari nelle quali siete inseriti". Si direbbe che il Vescovo di Roma non dimentichi mai il suo ruolo di principio di comunione con tutti i pastori della Chiesa cattolica: "l'unità e l'armonia del Corpo ecclesiale sono una importante testimonianza a Cristo e al suo Vangelo nel mondo in cui viviamo".

Benedetto XVI, da buon pastore, ancora e giustamente non si risparmia nel mettere in luce la generosità e lo sforzo missionario del Cammino neocatecumenale - e anche le difficoltà che incontra nel suo impegno evangelizzatore - e nell'incoraggiare i suoi membri, sacerdoti, laici, famiglie intere a continuare nello zelo di annunciare ovunque, anche in luoghi molto lontani dal cristianesimo, il Vangelo, sempre nell'amore a Cristo e alla Chiesa. [che dovrebbe essere manifestato nell'aderenza agli insegnamenti ed ai Sacramenti da essa impartiti, dalla quale siamo purtroppo lontani.]

Dopo le parole introduttive, il Papa spiega il senso dell'approvazione per il Cammino neocatecumenale di quelle celebrazioni che "non sono strettamente liturgiche, ma fanno parte dell'itinerario di crescita della fede". Benedetto XVI ricorda al Cammino neocatecumenale e a tutta la Chiesa che le celebrazioni liturgiche sono quelle approvate dalla Chiesa nei diversi testi del magistero del vescovo di Roma o dei vari concili ecumenici che hanno regolato e approvato la liturgia della Chiesa.

Il Papa mette in evidenza come l'approvazione delle celebrazioni presenti nel Direttorio Catechetico del Cammino neocatecumenale vada letta in maniera strettamente vincolata al sensus Ecclesiae e in sintonia con le esigenze della costruzione del corpus Ecclesiae. Il Papa mostra il suo cuore di Pastore della Chiesa "che comprende la vostra ricchezza, ma guarda anche alla comunione e all'armonia dell'intero Corpus Ecclesiae".

Ancora una volta, lungo il pontificato di Benedetto XVI, vediamo Pietro come fondamento di comunione e di unità nella Chiesa. Quanto detto sul ruolo e l'impegno nell'annuncio del Vangelo da parte del Cammino neocatecumenale e sull'approvazione delle celebrazioni non strettamente liturgiche previste dal Direttorio Catechetico, offre a Benedetto XVI anche l'occasione per parlare del valore della liturgia. In fondo il Papa si intrattiene col Cammino neocatecumenale parlando della liturgia, cioè di quella realtà della vita ecclesiale che precisamente non ha nessuna necessità di specifica approvazione perché già esaminata, approvata e regolata dalla Sede romana e dallo stesso Vaticano II. Il Papa non pretende di "spiegare" cos'è la liturgia, bensì ne vuol mettere in luce il "valore", cioè quello che essa ha di centrale e di valido nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Volendo fissare dei principi chiari nel suo ragionamento, Benedetto XVI inizia la sua riflessione partendo dal n. 7 della Sacrosantum concilium: la liturgia è "opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa".

Mette al centro della sua catechesi l'anno liturgico che non soltanto ricorda ma celebra, fa presente e attuale con una forza veramente epicletica tutto il mistero di Cristo per e nella Chiesa: "La Passione, Morte e Risurrezione di Gesù non sono solo avvenimenti storici; raggiungono e penetrano la storia, ma la trascendono e rimangono sempre presenti nel cuore di Cristo. Nell'azione liturgica della Chiesa c'è la presenza attiva di Cristo Risorto che rende presente ed efficace per noi oggi lo stesso Mistero pasquale, per la nostra salvezza; ci attira in questo atto di dono di Sé che nel suo cuore è sempre presente e ci fa partecipare a questa presenza del Mistero pasquale". La Chiesa, quindi, celebrando il mistero di Cristo ne diventa il suo corpo. E Benedetto XVI corrobora la sua riflessione citando sant'Agostino: "Questa opera del Signore Gesù, che è il vero contenuto della Liturgia (…) è anche opera della Chiesa, che, essendo suo corpo, è un unico soggetto con Cristo - Christus totus caput et corpus".

Fedele alla tradizione catechetica e mistagogica dei Padri della Chiesa, Papa Benedetto situa l'Eucaristia come "culmine della vita cristiana"; essa è la piena comunione con Cristo attraverso il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, e con la Chiesa che a sua volta ne è anche corpo e suo custode. Le Chiese orientali, fedeli all'antica tradizione cristiana, celebrano sempre i sacramenti dell'iniziazione cristiana tutti e tre insieme: Battesimo, Cresima, Eucaristia. Quindi il culmine del cammino del catecumenato che finisce col battesimo nella notte di Pasqua è la partecipazione - nella piena comunione della Chiesa - ai santi e divini misteri.

Il Papa, citando gli statuti del Cammino neocatecumenale, che contemplano anche l'Eucaristia come una sorta di catecumenato post-battesimale, situa questa particolare visione dell'Eucaristia soprattutto in vista "di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata". È come se il Papa volesse in fondo ricondurre l'Eucaristia da una visione e un contesto di catecumenato verso quel contesto di mistagogia vera e propria che le è specifico. In tal modo intende ricondurre anche l'Eucaristia celebrata dal Cammino neocatecumenale o da qualsiasi altro gruppo o movimento ecclesiale, al contesto ecclesiale fuori dal quale la celebrazione stessa dei divini misteri si vedrebbe privata dal suo fondamento cristologico ed ecclesiologico: "Ogni celebrazione eucaristica è un'azione dell'unico Cristo insieme con la sua unica Chiesa e perciò essenzialmente aperta a tutti coloro che appartengono a questa sua Chiesa. Questo carattere pubblico della Santa Eucaristia si esprime nel fatto che ogni celebrazione della Santa Messa è ultimamente diretta dal Vescovo come membro del Collegio Episcopale, responsabile per una determinata Chiesa locale".

Benedetto XVI ancora una volta ribadisce il ruolo, unico e insostituibile, del vescovo come custode e liturgo della Chiesa. La liturgia non appartiene - magari adattata, modificata, fatta a propria misura - a nessuno, si tratti di persone o gruppi o movimenti, ma appartiene alla Chiesa stessa avendo come garante colui che per l'imposizione delle mani ha ricevuto la pienezza della grazia divina e del dono dello Spirito Santo, per pascere il gregge, per essere colui che "veglia dall'alto" (questo è il senso vero e proprio del termine epìskopos). Oserei dire che la liturgia, in qualsiasi Chiesa cristiana d'Oriente e d'Occidente va rispettata e accolta quasi come i santi doni che si ricevono come tali, come doni, non come qualcosa che ognuno si prende o di cui si serve a propria misura e piacimento. Concludendo il suo discorso, il Papa ricorda al Cammino neocatecumenale - e a tutti i membri della Chiesa - la necessaria fedeltà ai libri liturgici che sono lo strumento che regola la celebrazione liturgica, evita qualsiasi arbitrarietà e soggettivismo e che in fondo sono al servizio della comunione ecclesiale che ne deriva.

Il necessario inserimento nella piena vita ecclesiale viene ancora sottolineato dal Papa: "Al tempo stesso, la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato, la sua forma ordinaria".

Infine, Benedetto XVI ribadisce il filo conduttore di tutto il suo intervento: "Ma anche durante il cammino è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell'Eucaristia che è il vero luogo dell'unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell'unico pane che ci rende un unico corpo. La teologia, la liturgia, la comunione ecclesiale. Ecco tre argomenti che stanno a cuore a Papa Benedetto. Nel testo del 20 gennaio sono trattati da teologo? Sì, ma soprattutto da mistagogo che sa portare per mano i fedeli alla vera comprensione dei misteri, nella piena comunione con Cristo nella Chiesa.
(©L'Osservatore Romano 15 marzo 2012)

lunedì 12 marzo 2012

Eucarestia: cosa ne pensano i santi

«C'è il SS. Sacramento: è tutto quel che mi abbisogna» (S. Pier Giuliano Eymard)

«Ho un tale desiderio della S. Comunione, che, se fosse necessario camminare a piedi nudi sopra una strada di fuoco per giungervi, lo farei con indicibile gioia» (S. Margherita Maria Alacoque)

«La sua vista mi dà il desiderio e anche la forza di immolarmi, quando avverto di più l'isolamento e la sofferenza» (S. Bernardetta)

«I miei occhi li ho riempiti di Gesù che ho fissato all'elevazione dell'Ostia nella S. Messa, e non voglio sovrapporgli nessun'altra immagine» (S. Coletta Boylet)

«A forza di adorare e di mangiare la Bellezza, la bontà e la Purezza in persona in questo divin Sacramento, diverrai tutta bella, buona e pura» (S. Francesco di Sales)

«L'uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il cielo intero deve essere commosso, quando sull'altare, tra le mani del sacerdote, appare il Figlio di Dio» (S. Francesco d'Assisi)

«Sarebbe più facile che la terra si reggesse senza sole, anziché senza la S. Messa» (S. Pio da Pietrelcina)

«Io credo che, se non ci fosse la Messa, a quest'ora il mondo sarebbe già sprofondato sotto il peso delle sue iniquità. È la Messa il poderoso sostegno che la regge» (S. Leonardo da Porto Maurizio)

«Con l'orazione noi domandiamo a Dio le grazie; nella S. Messa costringiamo Dio a darcele» (S. Filippo Neri)

«Il martirio non è nulla in confronto alla Messa, perché il Martirio è il sacrificio dell'uomo a Dio, mentre la Messa è il sacrificio di Dio per l'uomo!» (S. Curato d'Ars)

«La Messa è la devozione dei Santi» (S. Curato d'Ars)

«I minuti che seguono la Comunione sono i più preziosi che noi abbiamo nella vita; i più adatti da parte nostra per trattare con Dio, e da parte di Dio per comunicarci il suo amore» (S. Maria Maddalena de' Pazzi)


«Non darei quest'ora di ringraziamento (dopo la Comunione) neppure per un'ora di Paradiso» (S. Luigi Grignon de Monfort)

«Guardiamo che il non potere non sia il non volere. Il ringraziamento lo devi fare sempre» (S. Pio da Pietrelcina)

«Non è per restare nel ciborio d'oro che Egli discende ogni giorno dal cielo, ma è per trovare un altro cielo che Gli è infinitamente più caro del primo: il cielo dell'anima nostra, fatta a immagine sua, il tempio vivo dell'adorabile Trinità» (S. Teresa di Lisieux)

«Se dovessi percorrere miglia e miglia sui carboni accesi pur di arrivare a ricevere Gesù, direi quella via facile come se camminassi su un tappeto di rose» (S. Caterina da Genova)

«Non vi è che la Comunione che può conservare puro un cuore a venti anni... Non ci può essere castità senza Eucarestia» (S. Filippo Neri)

«Più Ti amo, meno Ti amo, perché di più vorrei amarTi. Non ne posso più. Dilata, dilata il cuor mio!...» (S. Francesca S. Cabrini)

«Quando vi sono due strade per arrivare in un luogo passo per quella in cui s'incontrano più chiese, per stare più vicino al SS. Sacramento...» (ven. Jean-Jacques Olier)

«Che dolcezza delle dolcezze, mio Dio! Più di quindici ore senza aver altro da fare che questo: guardare Voi e dirVi: Signore, Vi amo! Oh che dolcezza!» (beato Charles de Foucauld)

«Se io incontrassi un Sacerdote e un Angelo, saluterei prima il Sacerdote, poi l'Angelo... Se non ci fosse il Sacerdote, a nulla gioverebbe la Passione e la Morte di Gesù... A che servirebbe uno scrigno ricolmo d'oro quando non vi fosse chi lo apre? Il Sacerdote ha la chiave dei tesori celesti» (S. Curato d'Ars)

«Godo nel Signore che spesso vi troviate immersa ed abissata nella SS. Passione del dolce Gesù e nella gran fornace del Sommo Bene Sacramentato, perché ivi berrete a fiumi di fuoco di santo amore i tesori della divina grazia e sante virtù...» (S. Paolo della Croce)

sabato 10 marzo 2012

Inghilterra: il Cammino porta fuori strada

Riportiamo qui sotto un intervento di Annie Elizabeth, una cattolica inglese, evidenziando alcune espressioni che ci suoneranno molto familiari poiché il Cammino Neocatecumenale produce sempre gli stessi risultati in ogni parte del mondo dove si impianta...

Il "Cammino" porta i cattolici fuori strada?


Ho incontrato per la prima volta il Cammino Neocatecumenale (CNC) circa otto anni fa. Ciò che inizialmente mi aveva incuriosito era stata la segretezza mantenuta dai suoi membri per ciò che riguardava le loro liturgie, private e chiuse al pubblico. Mi meravigliava in particolare il fatto che certe famiglie cattoliche delle mie parti, che erano riconoscibili come cattolici solo di nome, facevano chilometri e chilometri per andare in una parrocchia che non aveva una Messa in latino (l'unico motivo che io abbia mai trovato nelle persone che pur disponendo di tante parrocchie attorno a sé percorrono lunghe distanze pur di andare a Messa), oltre che il fatto che andassero alla Messa solo il sabato notte.

Volevo capirne di più su ciò che loro chiamavano "Cammino" ma non riuscivo ad avere informazioni dai suoi membri... Così ho cercato nell'internet e ho trovato informazioni e anche parecchie opinioni. Non mi piaceva troppo ciò che avevo trovato, tutte le fonti presentavano ragioni abbastanza personali. Cercavo infatti di saperne di più sul CNC direttamente dai suoi stessi membri.


Nell'arco dei successivi sei anni circa, ho incontrato tante altre famiglie neocatecumenali ma tutte mantenevano lo stesso grado di segretezza quando si parlava delle loro comunità. Questo mi sembrava strano - io ero sinceramente interessata a conoscere di più da loro stessi, non da fonti alternative. Inoltre, praticamente tutti i cattolici che conosco e che sono entusiasti della loro fede, sono anche sempre desiderosi di condividere, di evangelizzare. Se tu appartenessi a una parrocchia seria, non inviteresti mai nessuno a Messa con te? Se tu fossi in una buona situazione - di quelle che possono salvare anime - non tenteresti mai di condividerla? Nel caso dei neocatecumenali che ho finora incontrato, pare proprio di no. E pare proprio che sia tutt'altro che raro, poiché il neocatecumenale "recluta" stando fuori dalla Chiesa, non all'interno.

Oltre alle famiglie neocatecumenali che ho incontrato, in questi anni ho avuto anche la possibilità di ospitare due studentesse NC. Una non era ancora pienamente "dentro", anche se sua madre era NC da parecchi anni; l'altra era invece membro a pieno titolo, da molti anni nel Cammino, con la sua "comunità" nella sua nazione di origine, e che aveva temporaneamente trovato una "comunità" da frequentare mentre viveva qui a Londra. La prima delle due - quella che non era ancora entrata pienamente nel Cammino - era assai favorevole al CNC benché sembrasse conoscerlo poco: pur avendo partecipato ad alcune "Eucarestie" neocatecumenali con sua madre, c'erano diverse cose che lei non poteva conoscere prima di decidere di aderire al CNC. Era una ragazza perspicace, di vent'anni abbondanti: questo mi fece intuire che sarebbe stata una testimone attendibile. L'altra ragazza era di circa otto anni più giovane e piena di entusiasmo per il CNC. Parlava di quanto fosse speciale cantare e ballare attorno al «tavolo decorato con fiori» (ciò che io e te chiameremmo "altare"), e di come tutti i bambini gareggiassero nel portarsi a casa i fiori al termine della celebrazione. Ma ci sono anche altre cose che mi ha detto provocandomi i brividi, anche se lei non ci trovava nulla di male.

La prima è che la sua famiglia raramente andava a Messa insieme. Tre dei suoi figli avevano la loro propria comunità neocatecumenale (ognuno in una comunità diversa), e la madre andava presso un'altra comunità coi due figli più giovani. Il padre andava, da solo, alla Messa "normale" (in parrocchia) poiché non era entrato nel Cammino, cosicché abbiamo cinque Messe differenti per una famiglia di 7 persone e, assumendo che i figli più giovani entreranno da grandi ognuno in una "sua" comunità avremo sette Messe diverse! A Natale e Pasqua la famiglia andava a Messa insieme in parrocchia, ma il resto dell'anno erano come "fratturati" - liturgie diverse in stanze diverse, spesso all'interno dello stesso edificio. Lei inoltre mi disse che anche quando è disponibile una chiesa, preferiscono celebrare in un salone usando un tavolo anziché un altare.


Nel 2005 il cardinale Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, scrisse una lettera a Kiko Argüello, Carmen Hernàndez e don Mario Pezzi (un membro del consiglio internazionale responsabile del CNC) evidenziando serie preoccupazioni per le irregolarità con cui i neocatecumenali celebravano la sacra liturgia. Datata 1° dicembre 2005, la lettera comincia così: «A seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre».

I punti principali erano:
  • il Cammino deve entrare in dialogo col vescovo diocesano per chiarire che le comunità NC sono incorporate nella parrocchia - anche nel contesto delle celebrazioni liturgiche. Almeno una domenica al mese, le comunità NC devono partecipare alla Messa parrocchiale.
  • Le "monizioni" prima delle letture devono essere brevi.
  • Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore disposizione. [Nelle Eucarestie del CNC lo scambio della pace avviene prima dell'Offertorio]
  • Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione.
Dopo sei anni, a quanto pare, nulla è cambiato: il Cammino non ha cambiato il modo di ricevere la Santa Comunione (Kiko Arguello, fondatore del CNC, dice che il "sacrificio" non riguarda la Messa: «Forse che Dio ha bisogno del sangue del suo Figlio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? [sic!] Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di suo Figlio alla maniera degli dei pagani»), e il CNC non è integrato nelle parrocchie più di quanto non lo sia stato nel 2006. Per di più a coloro che non sono membri del CNC non è permesso di partecipare alla "Eucarestia" neocatecumenali (il termine "Messa" non è gradito ai neocatecumenali perché ha la connotazione del sacrificio).


Perché questa cosa mi preoccupa? Ci sono tanti diversi "sapori" nel cattolicesimo - non perdo certo tempo a lamentarmi sulle messe folk o sui gruppi evangelici, tanto meno sulle parrocchie novus ordo color grigio-fango-marrone. Ma penso che il caso del Cammino neocatecumenale sia diverso per tante ragioni, molte delle quali preoccupanti:

1) le celebrazioni del CNC hanno lo stile di una setta. Notate, non sto dicendo che il CNC è una setta, ma usa metodi simili alle tecniche delle sette quanto al reclutare e conservare membri, in particolare: separare l'individuo dagli amici e dalla famiglia, orrende pressioni psicologiche (confessioni pubbliche dei peccati e delle cadute: «ripeti a tutti quale è la peggior cosa che tu abbia mai fatto» - seguite dal "love-bombing" per legare l'individuo al gruppo).

2) il CNC crea lealtà verso il Cammino stesso, non verso la Chiesa Cattolica: infatti molti insegnamenti della Chiesa vengono o derisi o trascurati. Nel CNC si crede che la Chiesa Cattolica sia stata inquinata da superstizione e paganesimo lungo i secoli e che il Cammino può mostrare ai singoli il modo di pregare così come Cristo avrebbe inteso. A noi sembrerà incredibile che un rispettabile "nuovo movimento" possa andarci così pesante contro la dottrina della Chiesa, ma da una registrazione delle parole dello stesso Kiko (OR.Conv., pag. 317) sentiamo dire:
«Troviamo poi una assemblea che si riunisce. Non si concepisce, in alcun modo un rito individuale. Gli ebrei non possono far Pasqua se non sono almeno in 11 come gruppo familiare. Perché il sacramento non è solo il pane e il vino ma anche l'assemblea; la Chiesa intera che proclama l'eucarestia. Non ci può essere una Eucarestia senza l'assemblea che la proclama».
Mark Alessio, che è stato membro del CNC per 7 anni ed anche ex seminarista CNC, ci fa sapere che:
«Senza quest'assemblea che proclama l'Eucarestia non può esserci Eucarestia. Per i fondatori del CNC, la Messa non ha un valore intrinseco. Riceve la sua forza e la sua motivazione dal fatto di essere celebrata dall'assemblea. Un prete che dice Messa da solo, per fare un atto di riparazione al Signore e implorare benedizioni sul mondo, è come se stesse giocando al solitario»... «Nell'ottica dei fondatori del CNC, la Messa degenerò velocemente da un banchetto di lode fervente e ispirato ad un'abitudine statica e superstiziosa riempita di immagini di "sacrificio"».
Ma ecco che per fortuna i fondatori del CNC hanno potuto riprendere in pugno la situazione e riportare la Chiesa sui suoi passi, attraverso una "Eucarestia" (i fondatori del CNC sembrano detestare il termine "Messa") che tenta di ripristinare la supposta gioia dei primi "banchetti" cristiani...

3) Il culto della personalità costruito attorno a Kiko: ho sentito tante bislacche descrizioni di Kiko il santo vivente, ma ciò che mi ha colpito di più è stata la giovane studentessa parlare della GMG 2010 a Madrid. «Hai visto il Santo Padre?» le ho chiesto. «Sì» ha risposto, «ero alla sua Messa ma il giorno dopo finalmente ho potuto vedere Kiko - sai, il fondatore del Cammino, lo abbiamo visto in persona, è stato bellissimo». Il Papa? uh, uhm... Kiko? esperienza che cambia la vita. Hmmm...

Insomma, se volete distruggere la Chiesa dall'interno, non potete trovare arma migliore che un'organizzazione qualificata come cattolica che usa tecniche psicologiche persuasive per reclutare e trattenere nuovi membri, mentre nel frattempo li "ricatechizza" e sottilmente (e a volte non proprio sottilmente) smantellando alcune delle più importanti verità di fede. Dite loro che inginocchiarsi è superstizioso e fategli ricevere Nostro Signore mentre stanno seduti. Dite loro che l'idea di Messa come sacrificio incruento sarebbe inquinamento pagano delle intenzioni di Gesù. Rigettate l'idea di sacerdozio, altari, di altari di pietra: stando a quanto dice Kiko nei suoi Orientamenti: «Nel cristianesimo non c'è tempio né altare né sacerdozio, nel senso della religiosità naturale... Il tempio del cristianesimo siamo noi cristiani...» Denigrate la Presenza Reale chiamandola un "problema", come fa la Carmen:
«Descritto come "un'ossessione se Cristo fosse nel pane e del vino", questo problema venne causato - dice Carmen - dai teologi del sedicesimo secolo, il cui lavoro lei giudica come "ginnastica mentale con poca esperienza biblica di come nasca l'Eucarestia". E così anche per i teologi di Trento e gli infallibili dogmi del Concilio di Trento! Carmen continua, facendoci sapere in termini approssimativi in quale dottrina crede: "Il mistero è centrato nella Presenza; i Protestanti lo dicono, Calvino lo dice, e la Chiesa Cattolica ha quest'ossessione sulla Presenza, che per la Chiesa tutta la questione si riduce alla Presenza Reale". L'Eucarestia del CNC è il veicolo perfetto col quale dare forma all'agenda liturgica di Kiko e Carmen, agenda basata sul deliberato rifiuto dell'infallibile dottrina cattolica che a cui i cattolici debbono credere per salvarsi. Gesù Cristo è menzionato spesso nella liturgia NC del sabato notte, ma sono gli uomini e le donne delle comunità neocatecumenali che contano. Infatti, al momento in cui ci sono le monizioni e le risonanze dopo il Vangelo, la distribuzione del pane e del vino sembra un una faccenda secondaria».
Credeteci o no, questa è una Santa Prima Comunione

Sì, avete capito bene: i fondatori del CNC sono d'accordo con Calvino e con i Protestanti per quanto riguarda la Presenza Reale. Gli "iniziatori" rifiutano deliberatamente la dottrina Cattolica. Questo spiegherebbe perché non hanno scrupoli a utilizzare normali pagnotte (secondo la ricetta di Kiko - due parti di farina bianca e una di farina integrale: simile a quella che tira fuori il mio forno ogni mattina) per celebrare la loro "Eucarestia" senza preoccuparsi dei frammenti sparsi dappertutto.


Già che ci siete, si può denigrare ulteriormente il sacerdozio eliminando la comunione del prete dal "banchetto" e costringendolo ad aspettare finché tutti sono stati serviti, per finalmente "mangiare il pane" tutti contemporaneamente in un gesto simbolicamente comunitario.

Un cattolico come dovrebbe qualificare tutto questo? Come si può tollerare - o addirittura approvare - un movimento del genere mentre in molte diocesi è virtualmente impossibile ottenere che il Vetus Ordo venga celebrato, nonostante il Summorum Pontificum?

Sospetto che la risposta sia nei numeri: ci sono oltre 40.000 comunità neocatecumenali nel mondo. Ognuna di queste ha 20-30 membri. Assumendo una media di 25 si arriverebbe al totale di un milione di membri nel mondo. La vasta maggioranza sono "convertiti" o "ritornati", ossia "nuovi" cattolici. Il CNC è chiaramente buono per i fogli di statistiche: ma questi neocatecumenali diventeranno membri dell'Unica Santa Chiesa Cattolica e Apostolica oppure rimarranno per sempre dei fratelli separati, membri della "Chiesa di Kiko e Carmen"?


Kiko ha descritto il Cammino Neocatecumenale come frutto del Concilio Vaticano II. Penso che sia più onesto dire che il successo del CNC è dovuto al fallimento del cattolicesimo mainstream nel raggiungere le anime assetate di contatto col Signore, e che questo fallimento può essere direttamente attribuito alle conseguenze spirituali dello "spirito" del Vaticano II: relativismo, mancanza di fiducia, disprezzo della Tradizione, annacquamento della fede, eterodossia.

Io non ho niente di personale contro i singoli membri del CNC, e ci ho pensato a lungo e seriamente prima di scrivere questa pagina poiché ci sono tanti neocatecumenali che io stimo molto come persone fondamentalmente decenti e cristiani esemplari. Ma sospetto che la maggioranza dei membri ordinari sono attratti dal Cammino perché tale movimento ha una confidenza e un'insistenza sulla sua dottrina che molte normali parrocchie non hanno. Ciò che mi preoccupa è che quando mi sento dire che qualcuno sta seguendo il Cammino - definito come qualcosa che di fatto è separato dal Catechismo della Chiesa Cattolica - so già che si tratta di una persona separata dal cattolicesimo "mainstream": vengono privati della piena verità e della sublime bellezza del sacrificio incruento della Santa Messa, viene insegnato loro che il cattolicesimo è inquinato con superstizioni pagane: rispetto ad alcune cose dette da Kiko, la Protestant Truth Society non potrebbe riuscire a far di meglio in termini di retorica anti-cattolica.

Come ha detto l'ex seminarista NC sopra citato,
«il problema è che tanti membri NC sono uomini e donne che sono stati a lungo lontani dalla Chiesa. La Chiesa di Kiko e Carmen è o l'unica che conoscono, oppure l'unica che ha parlato loro con fervore e convinzione. Per questo credono che il Cammino sarebbe realmente e veramente... Il Cammino. Punto».
E questo è ciò che penso che debba far scattare gli allarmi.

venerdì 9 marzo 2012

Nuova testimonianza dalla Sardegna: famiglia a rischio!

Pubblico questa testimonianza, perché emblematica. Ci sono molte grida di disperazione come questa anche nella nostre mail. La estraggo dal primo thread sulla Sardegna, perché è questo il clima quotidiano che si respira nelle comunità, non quello enfatizzato dalla pubblicità ingannevole:


Antonella da CZ scrive:

famiglia a rischio!
il presunto prete che guida questa comunità dove altro non fanno che il lavaggio del cervello è : ABOMINEVOLE. un prete e ve lo dico perchè in questa comunità ci sono stata 4 anni dove ti dicono devi venire alle catechesi, devi venire alle loro riunioni che altro non sono un modo di chiedere soldi in continuazione o dove ti dicono se il tuo datore di lavoro non ti dà i giorni lascia il lavoro che il Signore te ne farà trovare un altro ancora meglio. VERGOGNA dire magari ad un padre di famiglia di lasciare il lavoro e poi chi li mantiene loro???? per non parlare di un prete che si permette di dire ad un marito non stare con tua moglie ed i tuoi figli tu devi andare in comunità EBBENE io sto perdendo mio marito per colpa di questo schifo o che se tuo marito esce con un altra ma che è della comunità dov'è il problema fa parte della comunità o ti dicono è un disegno del Signore questo vi serve per crescere ...SONO NAUSEATA E DECISA DI DENUNCIARE TUTTO E TANTO ALTRO SCHIFO!!
08 marzo, 2012 21:25

Peccato che tante denunce e tante grida di dolore siano rimaste fino ad oggi inascoltate.
Christe, audi nos. Christe, exaudi nos!

mercoledì 7 marzo 2012

Nuove testimonianze dalla Sardegna, che completano la precedente

Aggiungiamo qui alcune testimonianze, nell'ordine in cui sono arrivate nel thread corrispondente. Le immagini allegate sono redazionali. I nomi sono stati storpiati di proposito.


Dunque ho letto alcuni dei passaggi di alcune testimonianze. Per quanto riguarda il Natale è tutto VERO. Certo è che i catecumeni sono liberi di assistere alla messa di Natale oppure stare con le loro famiglie, diverso è che alla fine sono persone che vivendo in comunità alla fine si ritrovano quasi in tutte le occasioni, fregandosene quando invitati a cene Natalizie di Parenti non Neocatecumenali del fatto che a metà cena mollano tutto è vanno via a volte irritando i bimbi che aspettano un Babbo Natale tanto promesso in quel mese. Prove di maleducazione a iosa davanti ai ragazzi che dovrebbero essere educati diversamente. Tutto in nome del Cammino mai della Chiesa.

Poi andiamo alla vita in comunità dove i catechisti chiedono l'obbedienza a loro, anche quando moltissimi fratelli chiedono la presenza del sacerdote,.... che è Testa della chiesa in quanto Madre è Maestra. Loro sono insindacabili, a volte sforano nell'integralismo con persone magari un pò Bonaccione chi vedono questi signori come figure messianiche. Poi alcuni diventano non solo ficcanaso anche quando non lo devono essere ma scambiano la catechesi come dictat...che qualcuno mi provi il contrario....... Però sempre si rifugiano nella liberta dei figli di Dio, cosa che invece sovente dimenticano.Parliamo dei Parroci là dove esiste il movimento.

A Cagliari il precursore è Padre Erminio P. che al primo annuncio le mandò per campi, poi chissà come....ma posso immaginarlo, decise di far attecchire quel Movimento lì al Poetto nella chiesa Vergine della Salute. Fino a qui niente di strano, lo strano inizia quando a distanza di una diecina d'anni iniziarono a gravitare grosse somme di danaro, dal ricavato delle famose collette, decime ecc. ecc. Da lì le cose iniziarono a prendere la piega che solo il danaro conosce. Fino ad arrivare ad impedire il normale avvicendamento dei Parroci che guarda caso volevano si il cammino lì ma con discernimento leggermente diverso da quello di chì per anni aveva lasciato ai laici il controllo del Movimento. Tutto ciò è ben conosciuto dai vari Padri generali che guidano quei sacerdoti, ma qualcuno per affetto personale acconsentiva ciò.

Ma secondo voi Un Sacerdote dei F.S.M.I. cioè frati legati all'obbedienza al loro padre Generale, al voto di povertà, come potevano gestrire quelle somme.... a volte smisurate.. Vedi conti in banche cittadine, perciò ecco l'illuminazione ci pensano i laici con il bene placet dei superiori che dovevano essere la testa della chiesa.

Cari Fratelli del Cammino, arrivare a fare tutto ciò che avete combinato impedendo ad un Parroco, con l'aiuto di Mons. Ma., di prendere possesso della parrocchia del poetto, solo perchè voleva far sì che il cammino avesse un immagine veramente cristiana, e non Arguelliana, è il peccato più grosso che si poteva commettere.

Sanno bene i Vari P.Pass., Puxed., Vers., P.Bind., che la si può fare agli uomini ma a Dio no!!!!!!! Ecco la verità suprema. Con ciò tutta Cagliari conosce la storia di P. Sco.Antonio, a cui è stato impedito di fare il parroco al Poetto dopo che in 8 anni aveva fatto risorgere la Chiesa di S.Bartolomeo, ora ridotta come prima dell'arrivo del P. Scon., in che maniera, usando Mons. Ma. a cui dal poetto arrivavano cospicue somme di danaro,(magari non per LUI) invece quel povero sacerdote cercava di far rifiorire quella chiesuccola (parole di Mons. Ma.). Oppure sanando i debiti creati da un suo confratello un pò disattento, magari omettendo di mandare al Vescovo ciò che chiedeva. Creava mille iniziative per far sì che i fedeli lontani andassero in quella chiesuccola. Non dimenticatevi che sposarsi a S. Bartolomeo era per molti sposi la bellezza suprema. Poi visto che non dava la questua al Vescovo, spedito a Verona, e ma lì c'è stata l'obbedienza del periodo dei 9 anni, mentre al poetto il p.Pass. vi era circa 30... domandatevi il perchè. Ecco cosa ha combinato il cammino a Cagliari è con l'arrivo di Mons. Ma. tutto è peggiorato. Che Dio li perdoni e ci perdoni tutti. Pace
04 marzo, 2012 18:33

Noto che nessuno vuole capire perchè il Cammino neocatecumenale, nelle persone che a Cagliari lo guidano, sta commettendo delle cose gravi è scandalose. Martedì 06/03/2012 grande adunanza presso l'othel setar, per il consueto annuncio di Pasqua. Fin qui nulla di strano. Ma lo strano che dopo la grande catechesi sul momento che il mondo religioso stà vivendo;come si chiuderà tale incontro ma con la grande colletta.... Spontanea, e a pugno chiuso... chissà se anche stavolta la dividono così: la metà alla chiesa, parrocchiale viste le spese per gli affreschi, da parte dei pittori... forse Spagnoli.... e tutto il resto? Rendetevi conto che questo annuncio gravita su quasi mille presenze, è l'affitto della sala al Setar... chi la paga?... Ma non vi preoccupate è tutto denunciato, pensate che sono soldi antievasione fiscale.. basta non farlo sapere molto in giro. Queste sono gli errori ma non del cammino... ma di chi lo gestisceeeee.. Però c'è il Parroco che controlla tutto..... Ma se lo estraneano quasi sempre. Sveglia Cagliari altro che Massoneria, quella realtà massonica deve veramente aver paura di essere sorpassata dal cammino. Povero Gesù Cristo, A!!! basta con accusare le persone con la frase non giudicare, perchè questi sono fatti oggettivi visti con i miei occhi, facendomi molti nemici nel cammino. Son uscito perchè sono rimasto in coerenza con la Parola: Andate è professate il vangelo, solo con i sandali, la veste ed in spalla la bisaccia vuota, affidandovi alla Provvidenza; IO sarò con Voi. Che Dio vi perdoni e ci perdoni tutti. Pace
06 marzo, 2012 22:08

lunedì 5 marzo 2012

"Per la credibilità del cammino di fede... mettere tutto a tacere"

Notizia pubblicata sulla Gazzetta del Sud del 29 febbraio 2012


Porgi l'altra guancia. Pure in caso di stupro

La vicenda maturata in una comunità religiosa è sfociata in un processo. «Anche la Chiesa ci ha emarginato»

Elena Sodano

Come si riesce a trovare la serenità d'animo e la lucidità interiore quando si scopre che due dei propri figli hanno subìto violenza sessuale da parte di un caro amico e quando, oltre alla disperazione e alla confusione, si aggiunge anche la batosta di ricevere tante porte chiuse in faccia proprio da parte di chi non ci si aspetta?

Il capofamiglia e sua moglie ci accolgono nella loro casa. Ci sediamo in cucina. Sul tavolo c'è tutto l'occorrente per la preparazione di una parmigiana che la famiglia mangerà quando usciranno i bambini da scuola. «Se abbiamo deciso di raccontare questa storia – ci dice il capofamiglia che per comodità chiamiamo F. – è perchè non vogliamo più tacere. In questo sistema, se denunci un fatto grave come questo sei un traditore che ha commesso il grave reato di far luce su un intreccio di logiche di potere ed interessi economici».

La scoperta è avvenuta una domenica di tre anni addietro quando il presunto pedofilo insieme a sua moglie era a pranzo a casa della famiglia F. «Era seduto proprio dov'è seduta lei – ci dice il capofamiglia –. All'improvviso mia figlia, che all'epoca aveva solo 11 anni, è scappata nella sua stanza. Io l'ho seguita e l'ho trovata che piangeva disperata, chiedendomi perché mangiavamo insieme a chi la toccava».

Il racconto che è seguito è stato molto lungo e pieno di particolari molto dolorosi da ascoltare anche per noi. Un calvario difficile da sopportare principalmente per la ragazza. Ma alcune cose non possiamo tacerle. Sia la famiglia di F. sia quella del presunto pedofilo all'epoca dei fatti facevano parte di una comunità religiosa, che in città conta numerosi gruppi di fedeli. Tra di loro si chiamano fratelli e sorelle. La famiglia di F., in particolare, faceva questo cammino di fede da 20 anni, trascinando in quest'educazione religiosa anche i figli.

«La prima persona alla quale ci siamo rivolti – continua il capofamiglia – è stato il responsabile catanzarese della comunità religiosa. Mi aspettavo che per prima cosa allontanasse dalla comunità quest'uomo abominevole, che mi indicasse la strada da seguire, e invece mi ha consigliato di non dire niente a nessuno, che forse la bambina si era sbagliata e che avrei dovuto perdonare perché la Bibbia dice: "Scagli la prima pietra chi è senza peccato". Ma io gli ho risposto che Gesù Cristo ha anche detto che "chi toccava un bambino avrebbe dovuto mettersi una macina a collo e buttarsi a mare". Allora si prodigò in consigli e si offrì di farci accompagnare dal suo autista fuori città nello studio di un suo psichiatra di fiducia, che dopo aver ascoltato la bambina è andato lui stesso a fare la denuncia. Dopo qualche giorno sono arrivati da fuori tre catechisti della congregazione, i quali mi hanno detto che per la credibilità del cammino di fede, per l'immagine della chiesa e per la figura del responsabile della comunità religiosa avrei dovuto mettere tutto a tacere.

Credendo di potermi infatuare come fanno con chi si avvicina a questi movimenti, mi hanno detto che Gesù Cristo con questa storia stava creando un disegno santo per la mia bambina e quello che era successo era un segno della sua santità sulla nostra famiglia. E poi mi hanno detto che se io avessi denunciato l'accaduto Gesù Cristo ci avrebbe mandato un castigo superiore a quello che stavamo già subendo.

Ero nauseato, anche perché stavamo scoprendo il marcio di una setta fatta di gente corrotta che per i propri interessi mette a tacere cose abominevoli. Sono stato lasciato solo, divenuto un reietto per i tutti i fratelli e le sorelle di fede, cacciato dalla comunità perché, secondo loro, andando a parlare con un vescovo li avevo scavalcati.

Per la comunità religiosa rappresentavamo una "vergogna", in quanto per loro il vero cristiano era quello che perdonava tutto e se non ero come loro ero contro di loro. Il responsabile della comunità mi ha detto che non dovevo più scocciarlo».

Un giorno alla moglie di F. venne un atroce dubbio: «Ho chiesto alla Questura di sottoporre ai test anche gli altri miei bambini e è così che abbiamo scoperto che forse anche l'altro mio figlio ha subìto violenza, e ora è lui che, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, sta patendo il calvario che ha subito la sorella. E noi con lui».

Per questa vicenda è tuttora in corso un processo in Tribunale, nel quale il presunto autore delle molestie è formalmente imputato di violenza sessuale.

domenica 4 marzo 2012

"Ma prima lo devo dire a Kiko... deve autorizzarmi lui!!"

Le citazioni di qui sotto provengono dal volume «Neocatecumenali sul viale del tramonto» (edizioni Segno, ISBN 978-88-6138-384-5, reperibile anche nelle librerie on-line; la citazione è alle pagine 32-34), libro di cui raccomando caldamente la lettura perché è un'altra di quelle tante testimonianze che pur partendo dal più aperto e generoso punto di vista, riconosce e conferma l'entità del problema neocatecumenale.

Ne ho comprate più copie per poterne regalare ad alcuni sacerdoti che conosco, ma lo raccomando in particolare ai neocatecumenali che credono sinceramente nella bontà del Cammino, affinché nel leggerlo si domandino: ma queste cose sono avvenute anche nella mia comunità? Ma ho mai visto itineranti comportarsi così? Ma la mia coscienza, il mio buon nome, i miei soldi, sono sempre stati rispettati oppure queste cose sono successe anche a me? Ma devo proprio tener sempre chiusi occhi e orecchie di fronte a queste cose?



Eravamo riuniti a casa mia con gli altri membri dell'equipe per preparare una catechesi. Sul tavolo c'erano i libri delle catechesi di Kiko aperti: uno di noi leggeva la catechesi e gli altri seguivano, ognuno sul proprio testo. Ad un certo punto suonano alla porta. Vado ad aprire: era una sorella del Cammino. Quando la faccio accomodare mi accorgo con grandissimo stupore che il responsabile dell'equipe, nel giro di quei pochissimi istanti in cui ero andato ad aprire, aveva fatto sparire sotto il tavolo tutti i testi delle catechesi.

Come per magìa sul tavolo non c'era niente!

Dopo gli chiedo delle spiegazioni, ma vengo ripreso con una certa durezza: "Ma non li hai sentiti i catechisti??!! Non lo hai capito che nessuno deve vedere questi testi!".

***
I catechisti devono imparare bene tutte le catechesi per trasmetterle fedelmente, fin nei minimi particolari, alle Comunità nascenti e a quelle già formate. Nessuno nell'equipe, neppure il sacerdote, può esprimere dubbi o criticare certe affermazioni di Kiko, giudicate "eretiche" o "fondamentaliste" da molti teologi e vescovi! Se qualcuno osa esprimere qualche critica corre il rischio di essere esonerato da catechista e nessuno vuole subire questa umiliazione di fronte a tutta la Comunità. D'altra parte quasi nessuno è in grado di muovere critiche ai testi delle catechesi di Kiko, per mancanza di cultura teologica.

Nella mia equipe, formata da quattro coppie, nessuno aveva fatto studi teologici, né corsi di preparazione per diventare catechista; nessuno aveva esperienza di catechismo in parrocchia, neppure il nostro capo-equipe.

Soltanto io, per gli studi fatti in seminario da giovane, notavo, ad esempio, certe affermazioni luterane, un certo fondamentalismo ed una costante visione negativa dell'uomo, ma venivo sempre accusato di orgoglio e di "non fidarmi". Il capo-equipe mi ripeteva spesso:

"La cultura ti impedisce di fidarti...; Kiko ha il carisma e parla sotto ispirazione divina, come puoi criticarlo?!".

E mi faceva sentire nell'equipe come la "pecora nera"!

Resta un mistero, tuttavia, come tanti sacerdoti si siano lasciati soggiogare dalla personalità di Kiko e dalla sua dottrina, cadendo in una sorta di venerazione e di cieca obbedienza che non si sognano di avere nei riguardi dei loro vescovi.

La totale dipendenza da Kiko riguarda tutta la gestione della propria vita, anche riguardo a quelle scelte che rientrano nella sfera della personale valutazione e responsabilità.

Un piccolo, ma significativo esempio.

Padre C. L., presbitero di una equipe itinerante, tempo fa, dopo avermi fatto leggere delle poesie che egli stesso aveva composto durante gli anni del suo sacerdozio, mi confidò: "... Sono tutte delle piccole catechesi ... scritte col cuore! Vorrei pubblicarle e farne un libretto ... non per guadagnarci, ma per poterlo regalare ... penso che potrebbe fare del bene! Ma prima lo devo dire a Kiko ... deve autorizzarmi lui !!!".

Nel Cammino sono tutti così e la conclusione è drammaticamente semplice: la dipendenza da Kiko è assoluta!

venerdì 2 marzo 2012

Ai neocatecumenali riflessione de iure liturgico

Non siamo noi a puntualizzare questa volta, ma il Blog Scuola Ecclesia Mater, che appare Tradizionalista per l'indicazione dei Centri di Messa extraordinaria in Puglia. La riflessione contiene, ben sistematizzati, con sottolineature puntuali ai documenti del Magistero, molti elementi già da noi ripetutamente puntualizzati.

Eccone il testo:

«Osservanza fedele alle norme della Chiesa»: un inciso non irrilevante è quello che Benedetto XVI include non raramente nei discorsi che rivolge alla numerose Comunità del Cammino Neocatecumenale presenti alle udienze pontificie.

L'invito più recente a prestare un'adesione piena al Diritto della Chiesa risale allo scorso 20 gennaio e riguarda l’ambito liturgico. Il Santo Padre, in occasione dell'approvazione delle celebrazioni - "non strettamente liturgiche" - di questo itinerario di iniziazione cristiana, ribadiva ai membri del Cammino che nella Celebrazione eucaristica i Libri liturgici «vanno seguiti fedelmente, con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino». La stessa precisazione è contenuta all'interno del medesimo Statuto all'art. 13 §3.

Senza nulla togliere alla preziosità del carisma e ai cospicui frutti spirituali che sta suscitando in tutto il mondo, desideriamo qui rilevare alcune incongruenze liturgiche che, con costante regolarità, si verificano diffusamente all'interno delle Sante Messe celebrate nelle piccole comunità del Cammino. [
Stesso stile del Ppa: allisciamento e reprimenda]

Partiamo dalle più rilevanti: le cosiddette "risonanze", ovvero quegli interventi di fedeli laici che, prima dell'omelia del ministro ordinato, condividono pubblicamente quanto le letture ascoltate nella Liturgia della Parola hanno detto alla loro vita. I membri del Cammino continuano ad essere indebitamente persuasi che gli Statuti le ammettano nella Santa Messa. Anche un occhio miope non avrà difficoltà a scorgere che gli Statuti non le contemplano affatto all'interno della Celebrazione Eucaristica (ma solo nella celebrazione settimanale della Parola [cfr. artt. 11 §2, 13]). E inoltre, nessun Libro liturgico fa un benché minimo accenno a tali pronunciamenti. Anzi! Sono espressamente vietati dal Magistero. Per una immediata e inconfutabile conferma si possono leggere alcuni documenti come la Ecclesiae de Mysterio (art. 3, §§ 2 e 3) e laRedemptionis Sacramentum(n. 74).

Un'altra questione decisamente non secondaria riguarda la genuflessione all'interno della Celebrazione eucaristica. Essa è prevista dai Libri liturgici al momento della consacrazione, se lo permettano lo stato di salute del fedele, le condizioni di spazio fisico, o altri ragionevoli motivi (cfr. OGMR, n. 43). Ebbene, nelle Messe con il Cammino vi è una consuetudine, una sorta di regola non scritta, secondo la quale si debba necessariamente rimanere in piedi, conservando una "posizione da risorti". Anche qui non è difficile reperire quanto autorevolmente insegna la Chiesa.

Non sembra fuori luogo nemmeno un riferimento alla concessione esplicita che la Santa Sede ha fatto al Cammino circa la distribuzione della Santa Comunione. Da quanto si evince dallo Statuto, i membri del Cammino La ricevono sotto le due specie, in piedi, restando al proprio posto (cfr. art 13 §3). Poiché non vi sono ulteriori precisazioni in merito, bisogna ricorrere a quanto previsto dai Libri liturgici per una corretta distribuzione della Comunione. Innanzitutto, è a discrezione del presbitero celebrante decidere come distribuire la Santa Comunione sotto le due specie. Le modalità previste sono due: a) il fedele riceve prima il Corpo di Cristo (in bocca o sul palmo della mano sinistra) e poi il ministro gli porge il calice dal quale beve; b) il fedele riceve dal ministro il Corpo di Cristo intinto nel Sangue. Non è contemplato che i fedeli ricevano prima in mano il Pane Eucaristico e, custodendoLo fino a che la distribuzione sia terminata, tutti insieme poi se ne cibino. Non si tratta di esigenze da galateo! Non è ammesso che alcuno trattenga, pur per qualche istante, l’Eucaristia nelle proprie mani, ma bisona consumarLa immediatamente.

C’è anche da chiarire un ulteriore “dettaglio”. I fedeli che intendono comunicarsi, al momento della Comunione, non possono accomodarsi e attendere seduti che il ministro li raggiunga con le Specie eucaristiche per poi alzarsi e riceverle. Coloro che devono ricevere la Santa Comunione, La aspettano in piedi e, una volta ricevutaLa, si inginocchiano o si sedono per il ringraziamento.

Ancora in merito al Sacramento dell’Eucaristia c’è un particolare non trascurabile su cui soffermarsi. Il presbitero che celebra la S. Messa per le piccole comunità del Cammino Neocatecumenale non si ciba del Corpo di Cristo insieme agli altri fedeli, ma prima di essi, come prescrive l’Ordinamento Generale del Messale Romano (cfr. n. 86).

Raramente poi l’Eucaristia è celebrata dalla piccola comunità in chiesa o in una cappella annessa ad essa. Anche se la chiesa è libera, si predilige celebrarLa piuttosto in locali parrocchiali alternativi alla chiesa stessa. Quando ciò avviene regolarmente, e non ad actum, deve essere esplicitamente concesso dal Vescovo diocesano. Bisogna quindi verificare che Egli abbia permesso che l'Eucaristia venga ordinariamente celebrata in una stanza o in un luogo opportuno che non sia la chiesa.

Nelle poche occasioni in cui la piccola comunità celebra l’Eucaristia in chiesa o in una cappella parrocchiale, all’altare fisso, quello benedetto dal Vescovo, è preferito un banco che - immancabilmente - viene posto nel centro dello spazio liturgico. Non viene così riconosciuta la dignità dell'altare, pietra sacrificale in cui Cristo si immola per noi.

Può risultare interessante anche riflettere su alcuni abusi, di minore entità rispetto a quelli precedentemente analizzati, ma pur sempre inopportuni.

Nell’Eucaristia celebrata nelle piccole comunità si dà non poco rilievo alle monizioni. Secondo quanto insegna la Chiesa esse sono brevi didascalie, opportune ma non necessarie, che un ministro ordinato o un laico può rivolgere all’assemblea per predisporre e introdurre i fedeli a meglio comprendere le letture che la Liturgia propone. I Libri liturgici vietano di farle dall'ambone perché la dignità di esso esige che ad esso acceda solo il ministro della Parola (cfr. OGMR 309). Nelle Eucaristie del CN le monizioni sono spesso lunghe, ridotte contenutisticamente a testimonianze su ciò che quella Parola ha suscitato nel cuore di colui che la comunica. L’identità liturgica della monizione viene così snaturata e l'ambone diventa piuttosto uno "speakers' corner".

Come sottolineavamo all’inizio quelle riportate sono solo alcune infedeltà celebrative che si registrano nelle Celebrazioni eucaristiche del Cammino. Siamo ben consapevoli che non sono esclusive dei seguaci di Kiko. A malincuore le pratiche abusive nel Culto liturgico sono sempre più diffuse. Questi errori dipendono soprattutto da una incuria celebrativa per nulla esemplare di non pochi prelati, pur autorevoli. Le riflessioni qui proposte scaturiscono da quanto autorevolmente afferma il Concilio Vaticano II: «a nessun altro assolutamente, nemmeno se sacerdote, sia lecito aggiungere o togliere o mutare qualcosa in materia liturgica» (Cost. dogmatica Sacrosanctum Concilium n. 22). Ciò è ribadito anche in Redemptionis Sacramentume in altri documenti magisteriali.

Nella Santa Messa, allora, i fedeli tutti rispettino debitamente quanto previsto dalle norme dei Libri liturgici. Le rubriche, infatti, non costituiscono indicazioni facoltative per i ministri e gli altri membri dell’assemblea liturgica, bensì prescrizioni obbligatorie che devono accuratamente essere osservate. Non si tratta di essere “schiavi della legge”! Gli stili celebrativi che introducano innovazioni liturgiche arbitrarie non solo generano confusione dividendo i fedeli, ma ledono l’autorità della Chiesa nel venerando patrimonio della sua secolare Tradizione liturgica, nonché l’intima unità della comunione ecclesiale.