Scrive oggi Tripudio, in riferimento ai testi richiesti dall'estensore dell'ultima testimonianza:
Quei libri documentano che il Cammino è sempre stato lo stesso, ha sempre prodotto gli stessi problemi, ovunque si sia impiantato. Per una persona che vuole uscire dal Cammino possono essere utili per capire di più, per aprire di più gli occhi, ma purtroppo non rappresentano la soluzione definitiva. Quei libri li vedrei bene sulla scrivania di un vescovo. Aperti, pieni di note e sottolineature da parte di sua eccellenza. Purtroppo non è andata così.
Kiko non cerca pubblicità, se non quella necessaria a mantenere in piedi il grande inganno. Ciò che i neocat temono di più è l'esistenza di persone (dentro e fuori il CN) che si interrogano sul CN chiedendo o addirittura fornendo informazioni precise. Anche quando avessero il comando esplicito di ignorarci, alcuni finiscono su questo blog a sparare commenti infuriati e minacciosi perché non hanno resistito nel vedere smascherati alcuni degli arcani segreti di Pulcinella del Cammino.
Ma il grande inganno è architettato bene e prosegue. Vi racconto l'ultimo episodio, che mi intristisce non poco.
Mi riferisco all'indifferenza rispetto al CN da parte dei preti progressisti, tifosi irriducibili del Novus Ordo Missae e del Concilio Vaticano II. Qualche giorno fa con delicatezza ricordavo ad uno di costoro quanto il CN abbia tradito (!!!) il NOM e il CV2, ricevendo in risposta un agghiacciante «sì, ma sono tanti, sono in crescita...»
Aggiungevo che il CN rovina le famiglie e mi sentivo rispondere che ogni movimento ecclesiale ha le sue beghe interne. In realtà, sembrava che il sacerdote in questione semplicemente non volesse occuparsi del caso. Come se NOM e CV2 gli significassero distruzione del passato e trascuratezza nel presente.
Dev'essere una malattia molto diffusa, altrimenti qui con noi avremmo anche degli strenui difensori del NOM a condannare le storture liturgiche del Cammino...
Infatti Tripudio; avevo appena predisposto il nuovo articolo che inserisco qui:
Vogliamo fornire un breve excursus di Storia della Liturgia per dare informazioni corrette a quei novatori, di cui fanno farte anche i neocatecumenali, i quali sono soliti citare a pappagallo insegnamenti frutto di quell'"insano archeologismo liturgico" già stigmatizzato da Pio XII nella Mediator Dei - (Le citazioni sono tratte da "La mia vita" di Joseph Ratzinger) :
"Pio V si era limitato a far rielaborare il messale romano allora in uso, come nel corso vivo della storia era sempre avvenuto lungo tutti i secoli. Non diversamente da lui, anche molti dei suoi successori avevano nuovamente rielaborato questo messale, senza mai contrapporre un messale a un altro. Si è sempre trattato di un processo continuativo di crescita e di purificazione, in cui, però, la continuità non veniva mai distrutta. Un messale di Pio V che sia stato creato da lui non esiste. C'è solo la rielaborazione da lui ordinata, come fase di un lungo processo di crescita storica [..] Ora, invece, la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell'antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano solo essere tragiche. Come era già avvenuto molte volte in precedenza, era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse a una revisione del messale, soprattutto in considerazione dell'introduzione delle lingue nazionali. Ma in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti".
Commento della Redazione di Messainlatino, ed è quel che avremmo scritto noi: "La Messa antica risale almeno al Papa Gregorio Magno, nei suoi elementi essenziali, tanto che il card. Castrillòn proponeva l'espressione 'messa gregoriana'. 1500 anni di applicazione ininterrotta (con crescita e modifiche, ma sempre gradualissime e 'organiche') rappresentano di sicuro un tempo immemorabile che giustifica appieno l'espressione Messa o liturgia di sempre. Invece la Messa di Paolo VI, che esiste da 40 anni e che, come scriveva il card. Ratzinger, è un 'edificio nuovo', non merita in alcun modo quel titolo. Il che non esclude la validità della nuova liturgia, sia ben chiaro.
E prima del V secolo? Quel che c'era nei primi secoli non lo sappiamo con certezza, ma con ogni probabilità era più simile a quel che immediatamente e organicamente è seguito (ossia la 'messa gregoriana') che non la ricostruzione di Bugnini, archeologistica a parole ma in realtà impastata di pregiudizi novecenteschi, che ha recuperato qualcosa qui e là (ad es. le preghiere dei fedeli) ma in realtà distruggendo lo spirito di quel che si faceva ai tempi apostolici. [Lo stesso dicasi per le aggiunte e manipolazioni introdotte da Kiko Arguello sul Novus Ordo, tratte da una rivelazione di nuovo conio luterana e giudaizzante]
Come nella comunione in mano: che era sì usanza antica, ma circondata di tali e tanti atti devozionali da corrispondere negl'intenti infinitamente di più al successivo inginocchiarsi e comunicarsi in bocca, che non all'odierna fila per il rancio (e si tratterà pure di abusi, ma indicateci una sola parrocchia ove la comunione mostra il grado di riverenza non diciamo del rito 'tridentino', ma degli usi dei primi secoli, con lunghi digiuni, la mano lavata degli uomini e coperta da un velo le donne, ecc.).
Cosa dice, oggi in nostro Papa? Nell'ultima catechesi tenuta il 5 agosto scorso, dedicata al Curato D'Ars, Giovanni Maria Vianney, scelto come protettore dell'Anno Sacerdotale - e richiamato come esempio di una pastorale feconda in virtù della centralità dell'Eucaristia, dell'Adorazione e dell'assiduità alle confessioni - dice il Papa: " Lungi allora dal ridurre la figura di san Giovanni Maria Vianney a un esempio, sia pure ammirevole, della spiritualità devozionale ottocentesca, è necessario al contrario cogliere la forza profetica che contrassegna la sua personalità umana e sacerdotale di altissima attualità. Nella Francia post-rivoluzionaria che sperimentava una sorta di “dittatura del razionalismo” volta a cancellare la presenza stessa dei sacerdoti e della Chiesa nella società, egli visse, prima - negli anni della giovinezza - un’eroica clandestinità percorrendo chilometri nella notte per partecipare alla Santa Messa. Poi - da sacerdote – si contraddistinse per una singolare e feconda creatività pastorale, atta a mostrare che il razionalismo, allora imperante, era in realtà distante dal soddisfare gli autentici bisogni dell’uomo e quindi, in definitiva, non vivibile.
Cari fratelli e sorelle, a 150 anni dalla morte del Santo Curato d’Ars, le sfide della società odierna non sono meno impegnative, anzi forse, si sono fatte più complesse. Se allora c’era la “dittatura del razionalismo”, all’epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di “dittatura del relativismo”. Entrambe appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell’uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità. Il razionalismo fu inadeguato perché non tenne conto dei limiti umani e pretese di elevare la sola ragione a misura di tutte le cose, trasformandola in una dea; il relativismo contemporaneo mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l’essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo. Oggi però, come allora, l’uomo “mendicante di significato e compimento” va alla continua ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo che non cessa di porsi.
Purtroppo oggi il relativismo è penetrato anche in campo religioso e liturgico e sta mettendo a serio rischio i fondamenti della nostra fede: la categoria di "liturgisti" con cui ci troviamo a confrontarci e che pretende di eludere i dogmi della Chiesa ormai vive prigioniera dei propri "dogmi" incapace di mettere in discussione alcunché. E non riesce neppure a cogliere la portata dello scempio, perché manca degli strumenti di comprensione -avendo oltretutto interiorizzato una invincibile ostinata rigidità mentale- che sono gli insegnamenti e le intenzioni della Chiesa di Sempre di rendere autentico culto a Dio. Nelle celebrazioni bugniniane, nonché in quelle kikiane, abbiamo il culto dell'uomo: l'Assemblea che celebra, il Sacrificio di Cristo sullo sfondo e neppure tanto. L'escatologia scaturisce dall'Assemblea e non dal vero Celebrante che è il Signore e dalla sua Espiazione Redentiva!
Tutto questo ovviamente per sommi capi. Il problema è che non solo i neocatecumenali, ma molti sacerdoti e vescovi della "nuova" Chiesa sono portatori di questa forma di neo-protestantesimo e noi non smetteremo di tener desta l'attenzione e di ricordare le Verità di Sempre