venerdì 6 novembre 2009

Neocatecumenali. Senso del peccato e riconciliazione


Partiamo da tre testimonianze concrete che ci inseriscono nel cuore del problema senza teorizzazioni, ma direttamente dal 'vissuto', per riflettere in tutta la sua gravità e con tutta l'ampiezza consentita dai documenti neocat che citiamo, confrontati con gli insegnamenti della Chiesa. L'articolo sarà lunghissimo, ma vale la pena perché diventa una sorta di "trattato" esaustivo.
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Dice Aldo:
Per 14 anni ho vissuto nella mia ex-comunità un "gesto" che ancora oggi ho difficoltà a comprendere, mi sono sempre reso conto che era una contraddizione, oggi rileggendo i post di Gianluca mi sono venuti in mente, durante il Triduo Pasquale, vivevamo (come sempre) i doppi segni Giovedì Santo, Venerdì Santo anche la Pasqua... ma il giovedì Santo mi ha sempre turbato.. Durante la Cena Domini in Chiesa il Sacerdote/Cristo lava i piedi ai Suoi Discepoli, (quasi sempre 12 uomini che si offrivano come simbolo). In comunità io come responsabile, lavavo i piedi a tutti i fratelli (circa 40) poi si aprivano le danze, e lì cominciava andi/rivieni di tutti con tutti, .. se ci eravamo offesi durante l'anno, (io a te tu a me) fra marito e moglie, figli ai padri, cantori al responsabile dei cantori... etc. etc. un casino... Gianluca, Mic.. ma che gesto era? cosa facevamo? soprattutto "chi interpretavamo"?.. la comunità che si autoassolve? una specie di "Yom Kippur"? dov'era Cristo? attenzione a questo teatrino ho visto sottoporsi anche Sacerdoti...
Fermo restando che questi gesti "ostentati" non hanno mai portato a vere e profonde riconciliazioni.. forse sono uscito fuori tema, ma forse qualcuno di Voi può aiutarmi a capire... cosa ho fatto in questi anni... perchè io sono uno di quelli che ha ascoltato tutto quello che avete scritto e ci ho creduto...
Dice Michela:
Per rispondere ad Aldo, ho ripescato questo testo che ho scritto tempo fa all'uscita dal cammino.
La Lavanda dei piedi è una scimmiottatura: è un atto di orgoglio che permette di ripetere, da laici, quello che ha fatto Gesù e che nella Chiesa può fare solo il sacerdote durante la celebrazione eucaristica.
E poi c'è l'aspetto, anche questo tenuto un po' nascosto e quindi pericoloso,della riconciliazione tra le persone che non è solo un segno simbolico (come nella Messa lo scambio della pace col vicino), ma diventa quasi un sacramentale, perchè il gesto viene ripetuto nella sua completezza (ci si lava veramente i piedi), e quindi si tende a ritenere che sia quello il gesto che mi riconcilia veramente con il fratello, rendendo quindi la confessione personale, e l'eventuale penitenza qualcosa di secondario rispetto al 'segno forte' celebrato in comunità. I neocat dicono che si legge il vangelo di Giovanni, che è vero, e che ci si attiene a quanto sta scritto lì. Ma in realtà è una autocelebrazione della comunità, (quasi sempre senza sacerdote, e quando possibile nelle case private), per mettere in evidenza il peccato e il fango dell'uomo, e poi autoassolversi l'un l'altro con un gesto di apparente umiltà.
Si fa quello che ha fatto Gesù per dire che in fondo non abbiamo più bisogno di Lui, che possiamo perdonarci da soli.
Questa è l'impressone che ho avuto sulla lavanda dei piedi.
Dice Jonathan
Concordo con Michela, è una scimmiottatura. Il Giovedì Santo è proprio un giorno santo. Non sono certa di essere nel giusto, ma ho sempre pensato a questo giorno come al natale della Chiesa, perché natale dell'Eucarestia, del sacerdozio. Gesù si china a lavare i piedi di chi è già mondo, di coloro alle cui mani affida il proprio Corpo, il Sangue e l'Anima, Sé Stesso. Le Sue mani inchiodate saranno da allora in poi le mani dei suoi amici prediletti. Tanto amati e prediletti, che Egli stesso si china ai loro piedi per servirli.
E' Dio Carne che svela il Suo progetto d'amore senza fine.
Il Cnc svuota, snatura, svilisce questo giorno solenne. Estromette l'Eucarestia, e traduce tutto in chiave esistenziale, come sempre. Usa il Vangelo di Giovanni e lo piega ad un consumo ingenuo del Suo 'amatevi come...', attraverso gesti tanto plateali quanto insignificanti.
E questo avviene spesso, lo confermo, in ambienti privati, sale nelle quali normalmente si fanno allegre spaghettate con partitina a carte incorporata. Senza sacerdote, ovviamente.
Il Cnc dimostra così di non aver bisogno di Dio. Basta a se stesso.
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Guardiamo da vicino la predicazione di Carmen Hernandez sulla riconciliazione. (Le citazioni sono prese dagli Orientamenti editi nel '72 a Madrid per le équipes di catechisti)

"Non è per parlarne alle persone tutto quel che dirò, ma perché possa servire come canovaccio, come base per gli innumerevoli problemi che possono presentarsi con le persone. Servirà ad evitare complicazioni, perché il questionario sulla Penitenza si presta a molte discussioni con le persone (p.124)".
È evidente, attraverso questa frase iniziale di Carmen, che i suoi ascoltatori si sentiranno lusingati per la confidenza loro dimostrata: sentiamoci “di casa”, iniziati nei segreti del neocatecumenato. Sono già separati e distinti dalla vil plebe, che non ha diritto di saper tutto. La stessa frase ha anche una finalità didattica, mirando a consigliare i futuri “maestri” – i catechisti – su come meglio operare.

"Non diciamo nulla alle persone di tutte queste cose; semplicemente rivalutiamo il valore comunitario del peccato, la sua natura sociale, il potere della Chiesa, ecc. (p.137)"
Perché il segreto? Perché ella è consapevole che la dottrina che espone è contraria a tutto quello che ha sempre insegnato la Chiesa cattolica e che i cattolici in genere conoscono. Il segreto del neocatecumenato deriva dalla consapevolezza dei suoi responsabili di predicare una dottrina che non è cattolica.

"La Chiesa primitiva considerava peccato mortale quasi unicamente l’apostasia, ossia, la negazione del cammino o l’uscita da esso, perché l’uomo durante il Cammino è debole e cade, ma senza uscire dal Cammino (…) Per questo la Chiesa primitiva non pone l’esame di coscienza al termine del giorno, come fu più tardi introdotto dai Gesuiti, ma invece al mattino al momento di alzarsi, perché convertirsi è porsi davanti a Dio quando si comincia a camminare” (p.128) "
(Quindi nessuna riflessione né responsabilizzazione sul comportamento tenuto…)
I cristiani della Chiesa primitiva correvano il rischio di morire nell’arena, nel caso non cedessero all’apostasia. Era quindi naturale che questa fosse la loro grande prova, la grande tentazione: quella di divenire apostati. Questo era il loro rischio maggiore più che qualsiasi altro peccato e da qui l’importanza del problema. Ma ciò non significa che i cristiani delle catacombe considerassero, ad esempio, l’adulterio un peccato lieve.
Carmen sostiene che la Chiesa primitiva aveva una nozione di peccato totalmente diversa da quella attuale, e per questo la concezione del Sacramento della Penitenza doveva necessariamente essere diversa...

"Dobbiamo spiegare un poco come con Costantino si entrerà nella Chiesa delle masse, perdendosi quindi la sensibilità della comunità. Non si vede più una comunità che cammina in costante conversione sotto gli impulsi dello Spirito Santo. Vediamo persone che peccano individualmente che sono assolte individualmente e, in seguito, vanno a comunicarsi... Ma tutta una comunità in conversione, che si riconosce peccatrice non la vediamo (p.145)"
E, successivamente, mette in opposizione due Chiese, quella sacramentale (prima di Costantino) e quella giuridica (dopo Costantino), che istituzionalizzandosi diviene giuridica, nella quale il peccato diventa violazione della legge che esige una punizione legale...
Conoscete qualcosa di più falso? Anche se nel secolo scorso può essere invalso un certo "giuridismo" siamo ben lontani da questa concezione di peccato che, la Chiesa ci ha sempre insegnato, è innanzitutto un opporsi a Dio... e causare la nostra rovina. Invece per Carmen il peccato ha sempre una valenza solo comunitaria

"Per questo la Chiesa primitiva non pone l’esame di coscienza al termine del giorno, come fu più tardi introdotto dai Gesuiti, ma invece al mattino al momento di alzarsi, perché convertirsi è porsi davanti a Dio quando si comincia a camminare (p.128) "
Mi sembra chiaro che eliminare l'esame di coscienza al termine del giorno elimina il senso di responsabilità e l'esame di quanto operato concretamente nel bene e nel male, mettendosi davanti al Signore e riconoscendo la propria realtà.
All'inizio del giorno puoi fare dei propositi e l'esame riguarda se mai la tua situazione e certo non per lasciarla così com'è ma per cercare di cambiarla con l'aiuto della Grazia santificante che nel cammino non ha alcun diritto di cittadinanza!

"Le persone si chiedono se è possibile offendere solo Dio. La domanda è posta così perché abbiamo una concezione verticale del peccato, individualista: che siamo noi che offendiamo, in maniera particolare Dio, come se il peccato fosse un'offesa a Dio, nel senso di rubare a Dio la sua gloria. Accreditiamo l'ipotesi che possiamo causare danno a Dio. La prima cosa che dobbiamo pensare è che non si può causare danno a Dio. Dio non può essere offeso nel senso di togliere a Lui la gloria, perché allora Dio sarebbe vulnerabile e non sarebbe più Dio (p. 140)"
Come teologa, davvero carente, Carmen non sa che si distingue la gloria intrinseca di Dio - invulnerabile, infinita e immutabile - dalla gloria estrinseca di Dio, gloria che può essere maggiore o minore, e che risulta diminuita a causa dei peccati degli uomini. Per questo S. Ignazio ha scelto per la Compagnia di Gesù il motto "Ad maiorem gloriam Dei", affermando che essa avrebbe dovuto lottare per la "Maggior gloria di Dio".
Del resto, basta notare quanto il peccato in qualche modo escluda dalle situazioni della storia individuale e collettiva la "Presenza" del Signore, basta vedere il vuoto e i drammi umani e sociali di questo nostro mondo in cui si è perso il senso del peccato. E purtroppo si è perso il senso del peccato come responsabilità individuale, perché è sempre una mancata risposta alla chiamata costante di Dio alla conversione e al progetto che ha per ognuno di noi. Questo non esclude né un ambito comunitario e sociale né la nostra responsabilità anche nei confronti del prossimo; ma tutto è fondato nel rapporto IO-TU che ogni creatura ha col suo Signore, un rapporto che può anche arricchirsi in ambito comunitario (ek-lesìa = la Chiesa di coloro raccolti insieme in comunione nel Signore) per poi dispiegarsi nelle relazioni interpersonali e nelle scelte individuali e collettive; ma è innanzitutto un rapporto pieno e profondo individuale, non di gruppo né in simbiosi. Il Signore ha creato e vuole relazionarsi con delle persone, non con dei burattini.
Il Sacro Cuore di Gesù è un cuore vivo, che gioisce per le cose belle che facciamo e si rattrista per i peccati. In questo senso, il peccato è un'offesa, eccome se è un'offesa... oltre a offendere Colui che è il Sommo Bene, rompe la comunione tra l'uomo e Dio e quindi, senza mezzi giri di parole, offende anche la dignità umana dal momento che l'uomo è tempio del Dio vivente. Duplice offesa, quindi. È ovvio che il peccato ha anche una ripercussione sociale, ma questa è una dimensione successiva, che non sostituisce ma si va aggiungere a quella individuale.
Lo stesso Gesù nel Vangelo dice: "C'è più gioia nel cielo per un peccatore che si converte che per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione". Dunque se c'è gioia, va da sé che c'è anche tristezza se non camminiamo nella retta via. Poi è ovvio che si potrebbe discutere anche del fatto che ogni peccato è un altro chiodo conficcato in quella Croce e su quella croce Gesù non ha fatto salti di gioia, mi pare, ma ha gridato, magari pianto... sofferto per tanta indifferenza...
Come può non soffrire tuttora per i tanti peccati che commettiamo?
Ricordiamo il grido di S.Francesco per i boschi de La Verna: "L'Amore non è amato". Gridava a squarciagola, e probabilmente soffriva anche lui, dopo aver sperimentato quell'amore nella sua vita.

"La celebrazione del sacramento della Penitenza ha avuto nel corso dei secoli uno sviluppo che ha conosciuto diverse forme espressive, sempre, però, conservando la medesima struttura fondamentale che comprende necessariamente, oltre all'intervento del ministro — soltanto un Vescovo o un presbitero, che giudica e assolve, cura e guarisce nel nome di Cristo — gli atti del penitente: la contrizione, la confessione e la soddisfazione." [Motu Proprio Misericordia Dei di Giovanni Paolo II]
Da notare che il Papa afferma che c’è stata un’evoluzione nelle forme espressive della celebrazione del sacramento, ma che la Chiesa "ha conservato la medesima struttura fondamentale del sacramento", che comprende: 1. l’azione di un ministro che giudica e assolve; 2. l’azione del penitente che include la contrizione, la confessione, la soddisfazione.
Secondo il Papa in questa struttura nulla potrà mutare e la Chiesa così l’ha conservata; per Carmen, ciò che si è evoluto è la concezione che le persone hanno del sacramento, che è ben diverso da quello che dice il Papa
È questa concezione evolutiva della fede, dei dogmi e dei sacramenti che fa del neocatecumenato il movimento eretico modernista che è.
Sulla penitenza è ormai noto che i neocatecumenali pongono l'accento essenzialmente sulla confessione comunitaria e pubblica dei peccati, piuttosto che sulla confessione resa al sacerdote. In più nella confessione (non sacramentale) ma comunitaria che avviene duranti gli 'Scrutini' è il catechista, e non il presbitero, ad interrogare ed a guidare spiritualmente i membri del Cammino. Abbiamo visto che Carmen afferma che "il peccato ha solo una dimensione sociale e, quindi, anche la conversione dovrà riguardare la società. Secondo lei, l'offeso non è Dio ma la Comunità, e quindi sarà la Comunità a perdonare e ad assolvere. La cosa, però, non è poi importante perché in Gesù siamo già stati perdonati". Per i fondatori del Movimento la dimensione reale del peccato è quella sociale e mai quella individuale; inoltre "per Kiko l'uomo sarebbe costretto a peccare: la sua natura non gli permetterebbe di compiere il bene. Sarebbe quindi vano ogni suo sforzo di correggersi". Tra l'altro i fondatori del Cammino hanno una concezione radicalmente pessimista sulla possibilità dell'uomo di evitare il male e di poter scegliere liberamente nella loro vita, per cui "secondo Kiko e Carmen, la conversione non consiste tanto nel dispiacere d'aver offeso Dio e nel proposito d'emendarsi, ma semplicemente nel riconoscimento (anche pubblico) delle colpe commesse e nella totale fiducia nella potenza salvifica di Gesù Risorto. Di conseguenza non avrebbe senso insistere sulla Penitenza perché la Santità non è possibile.

Ed ecco ancor più chiaramente, come Carmen distrugge il Sacramento della Penitenza:
“Con il Concilio di Trento, e dal XVI al XX secolo tutto rimane bloccato. Appaiono i confessionali, queste casette sono molto recenti. La necessità del confessionale nasce quando si comincia a generalizzare la forma della confessione privata, medicinale e di devozione portata dai monaci… Chi mette i confessionali dappertutto è San Borromeo. Con dettagli che riguardano anche la grata… Adesso comprendete che molte delle cose che diceva Lutero avevano fondamento”(OR, p. 174).
“Ma a Trento si punta tutto sulle essenze, sulla efficacia, e si perde di vista il valore sacramentale del segno. Per questo è lo stesso fare la comunione col pane o con l’ostia che non sembra più pane ma carta, che il vino lo beva uno solo o che lo bevano tutti perché essenzialmente il sacramento si realizza lo stesso.
“Si vedrà dunque molto l’efficacia del sacramento della penitenza per perdonare i peccati e l’assoluzione diventa un assoluto. Così la confessione acquista un senso magico in cui l’assoluzione di per se sola è sufficiente a perdonare i peccati. L’assoluzione ti perdona i peccati e tu resti tranquillo.
“Così abbiamo vissuto la confessione: per l’efficacia assoluta del sacramento si perde di vista il valore sacramentale che è quello che ti fa capace di ricevere questo perdono. Questo passa in secondo piano rimanendo in primo piano e come essenziale il semplice confessare i peccati e ricevere l’assoluzione. La confessione si trasforma in qualche cosa di magico o privato e questo dura fino ai nostri giorni. E’ giunta fino a noi una concezione legalista del peccato, per la quale non importa tanto l’atteggiamento interiore, quanto il confessate esternamente e dettagliatamente tutti i peccati d’ogni tipo. E’ una visione individualista del peccato, completamente ‘privata’. La Chiesa non compare da nessuna parte ed è un uomo che ti perdona i peccati. “Ora potete capire perché questa pratica, oggi, è totalmente in crisi. Per questo la chiamiamo confessione. Non appare da nessuna parte il processo penitenziale né il processo sacramentale. Per questo, e anche perché l’umanità oggi cammina verso visioni sociali e comunitarie del peccato e non legaliste e individualiste, capite come la pratica della confessione sia in crisi. E per questo la gente si comunica tranquillamente senza confessarsi” (OR, p. 175).
“Molti pensano… visto che la confessione personale è odiosa,… ci fossero assoluzioni generali… E per questo non crediate che sia una cosa nuova, perché già Pio XII concesse di dare assoluzioni generali, durante la guerra, a tutti i soldati. I grandi liturgisti dicono che è stato una fortuna che questo non si sia imposto perché avrebbero distrutto completamente la penitenza, rendendola ancora più magica. Perché il valore del rito non sta nell’assoluzione, visto che in Gesù Cristo siamo già perdonati, ma nel rendere l’uomo capace di ricevere il perdono che è ciò che vuole il processo catecumenale ed il processo penitenziale della Chiesa primitiva” (OR, p. 176).
“Uno si sente perdonato nel profondo, quando si sente in comunione con i fratelli. Per questo è importante l’abbraccio di pace… quello che noi facciamo è recuperare a poco questi valori del sacramento della Penitenza, facendo però ancora la confessione privata che è tuttora in uso” (OR, p. 177).
“Tu sei schiavo del male: sei schiavo del maligno e obbedisci alle sue concupiscenze e ai suoi comandi” (OR, p. 129).
“Questa è la realtà dell’uomo: vuol fare il bene e non può. Il marxismo dirà che non può perché alienato dalle strutture… la psicologia… a causa dei suoi complessi psicologici. Tutto questo non mi convince. Il cristianesimo dice un’altra cosa. Dio ha rivelato la realtà dell’uomo così: L’UOMO NON PUO’ FARE IL BENE PERCHE’ SI E’ SEPARATO DA DIO, PERCHE’ HA PECCATO, ED E’ RIMASTO RADICALMENTE IMPOTENTE E INCAPACE IN BALIA DEI DEMONI. E’ RIMASTO SCHIAVO DEL MALIGNO. IL MALIGNO E’ IL SUO SIGNORE. (Per questo non valgono né consigli né sermoni esigenti. L’uomo non può fare il bene).
“Non serve a nulla dire alla gente che si deve amare. Nessuno può amare l’altro… chi può perdere la vita per il nemico… E’ assurdo.
“E chi ha colpa di questo? Nessuno. Per questo non servono i discorsi. Non serve dire sacrificatevi, vogliatevi bene, amatevi. E se qualcuno ci prova si convertirà nel più gran fariseo, perché farà tutto per la sua perfezione personale” (OR, p. 136).
“Uno guarda se stesso e si rende conto di essere un comodo cui costa perfino andare in chiesa la domenica e che è triste di non essere capace di cambiare. Al massimo cercherà di fare qualcosina per guadagnarsi il cielo nell’altra vita con qualche opera buona. Non può fare di più perché è profondamente tarato. E’ carnale. Non può fare a meno di rubare, di litigare, d’essere geloso, di invidiare, ecc. Non può fare altrimenti e non ne ha colpa” (OR, p. 138).
“Lo Spirito che Gesù invierà non è affatto uno Spirito di buone opere e di fedeltà al Cristo morto” (Or, p.151).
“L’uomo che pecca vive nella morte. Ma non perché lui sia cattivo, perché vuol fare del male. Perché questo è religiosità naturale, che crede che la vita è una prova, che tu puoi peccare oppure no. No, no, l’uomo pecca perché non può fare altro, perché è schiavo del peccato” (1°SCR, p. 93).

Per chi accoglie ignaramente queste affermazioni si ha una distruzione del vero senso del peccato. Non è possibile che codesti personaggi si aggirino per la Chiesa senza che nessuno della Gerarchia li fermi.

I neocatecumenali sono soliti affermare, per sostenere la loro attendibilità e soprattutto difendersi dalle accuse di eresia, che "Kiko non ha inventato nulla, lui ha solo preso quello che di meglio - a suo giudizio - gli dona la storia millenaria della Chiesa. Come fà del resto ogni ordine religioso."Falso: Kiko - oltre a non appartenere ad un ordine religioso - non ha preso quel che gli ha donato la storia millenaria della Chiesa, l'ha semplicemente riscritta, criticandola a morte (leggendo i più volte citati "Orientamenti" o ascoltando le catechesi si evince proprio questo!)
Affermano i neocat che il sacramento della riconciliazione fu istituito solo nel sec XIII (il che è vero, ma non ne giustifica la critica distruttiva); inoltre essi affermano che il sacramento della Penitenza è solo riconciliazione con la Chiesa e quindi non c'è bisogno di assoluzione, ma basta sentirsi in pace e in comunione coi fratelli, per cui la confessione sacramentale è destinata a scomparire. (Orientamenti pag. 177) Infatti è la comunità che assolve: questo è il vero significato del 'segno della pace' nonché della "lavanda dei piedi", che il Giovedì Santo celebrano nelle case, senza sacerdote!
Questi sono gli insegnamenti della Chiesa?
In realtà Kiko fa una storia della Confessione da un certo punto in poi e respinge in modo deciso la Confessione privata e arriva in alcuni punti a beffeggiarla, a ironizzare sui confessionali "casette di legno", "non ridete perché questo è successo anche a me a confessare ogni stupidaggine (riferendosi certo ai peccati veniali). Si arriva addirittura a fare della confessione una devozione per la santificazione personale, cosa che giungerà fino ai nostri giorni". C'è nelle catechesi un punto in cui Kiko fa abboccare le persone semplici col dire: "(...) le persone pensano che perfino il confessionale fu inventato da Gesù Cristo" (p.143)

La confessione così com’è prevista, non va bene. Dice ancora Kiko "Confessandoti ritorni tranquillo. La confessione privata ci ha segnati in questo senso. Ma il Catechismo della Chiesa Cattolica nell’elencare gli effetti spirituali della confessione dice che essa conferisce la pace e la serenità della coscienza e la consolazione spirituale. Se il peccatore non ha offeso Dio, non ha neppure senso la contrizione, il dolore personale. "Come è curiosa l’idea (v. p. 174) di confessarsi prima di fare la Comunione, e questo è durato fino ai nostri giorni. Così abbiamo vissuto noi la Confessione: per l’efficacia del sacramento!". "Attualmente la Chiesa non compare da nessuna parte ed è un uomo che ti perdona i peccati".
Così Kiko non nega solo la finalità del sacramento della Confessione, ma anche il ruolo del ministro ordinato ed il potere che gli è conferito nella persona di Cristo. Nel Cammino i peccati passati, presenti e futuri sono già perdonati in partenza. Ma questo concetto non è cattolico!
Sostanzialmente Kiko contesta la Confessione privata, la Confessione di devozione, la direzione spirituale e la Confessione come mezzo di santificazione: tutte sciocchezze da superare. Si tratta solo di accogliere questo perdono gratuito. "Ma alla gente non dite nulla di tutte queste cose"! La stessa frase ripeterà a proposito della vendita dei beni personali che porrà come condizione per continuare il Cammino Neocatecumenale, per fare certi passaggi e quindi per accedere alla Salvezza. Kiko è cosciente di essere su un’altra strada e raccomanda di non imbarcarsi per nulla in questo discorso quando si parla con la gente "perché creereste un mucchio di problemi".
Tra i modi ricorrenti di vivere la "confessione" è quella coram populo dei propri peccati e delle proprie debolezze che caratterizza ogni passaggio e che indiscutibilmente è una scimmiottatura del sacramento vero della confessione.
A partire da quest'ultimo punto, si può senz'altro osservare che anche uno psicologo da quattro soldi rispetta i 'tempi' di una persona perché possa aprire il cuore e l'anima (chiamiamolo pure inconscio o anche quella parte consapevole che può essere problematica). E c'è un pudore grande in ogni persona nello 'scoprirsi'! Ma se facciamo fatica a farlo - quando facciamo sul serio - anche cuore a cuore con il Signore!
Esecrabili quelle corali proclamazioni di colpevolezza che sembrano giochi al massacro e quasi quasi viene il dubbio che qualcuno per non sentirsi da meno possa anche amplificare le proprie colpe.
Si può ragionevole pensare che è sano tutto questo?
Ricordo le raccomandazioni martellanti dei catechisti prima delle penitenziali con confessioni individuali: "Siate chiari e sintetici, non vi perdete in chiacchiere, confessate i vostri peccati con nome e cognome e non allungate il discorso inutilmente!". Ricordo il senso di vuoto che dopo tale esortazione provavi accostandoti al presbitero mentre l'assemblea cantava a squarciagola per coprire le parole, la paranoia di un dialogo che tutto poteva sembrare meno che riconciliazione con Dio e con i fratelli.
Non possiamo non riconoscere contrario agli insegnamenti della Chiesa quanto detto dai catechisti.
PRIMO, perché la confessione non è l'elenco dei peccati. Per confessarsi occorre innanzitutto scrutare dentro di sé e saper riconoscere cosa c'è dietro a quell'errore ricorrente (dico 'errore' anziché peccato, così attenuiamo anche un po' quella cupa atmosfera di colpevolezza, ma senza voler sminuire la responsabilità). E poi occorre guardare dentro di sé con gli occhi della misericordia di Dio : il Signore ha detto "non sono venuto per condannare, ma per liberare"! Certo poi occorre anche la buona volontà e l'aiuto del Signore, la preghiera, l'Eucarestia. Ma ogni confessione è sempre una tappa ulteriore nella conoscenza di noi stessi alla luce della Parola e dello sguardo del Signore.
SECONDO, perché non allargare il discorso, che invece significa tirar fuori i blocchi, i problemi, le angosce in maniera razionale e consapevole? E' proprio questo che aiuta a crescere nella fede e come persone.
La confessione non è l'autoaccusa (ricordiamo chi è l'accusatore?) ma il discernimento sereno e consapevole, ma anche pieno di contrizione per i peccati - della nostra realtà interiore che si traduce in comportamenti e la ricerca delle modalità per superare le difficoltà e le cadute, con la nostra buona volontà, i consigli che riceviamo dal sacerdote e l'indispensabile aiuto della Grazia.
Poi forse troppo spesso dimentichiamo e certo non ce l'insegnano i NC che la confessione oltre alla CONFESSIO VITAE (la individuazione delle difficoltà, delle cadute, ma anche delle conquiste con l'aiuto della Grazia della propria vita nella fede), in sostanza il bilancio della nostra fatica ma anche della nostra gioia di essere uomini e donne in cammino!! è anche la CONFESSIO LAUDIS, il riconoscimento e la lode per le meraviglie che il Signore ha operato e opera nella nostra vita!! Ed è infine CONFESSIO FIDEI, cioè della fiducia che riponiamo nel Signore che è un affidarsi, un corrispondergli...

la Chiesa non ha mai sollecitato, incoraggiato, concesso in alcuna forma di celebrazione (Non ne abbiamo riscontri nemmeno per la Chiesa delle Origini o - come qualcuno spesso impropriamente dice - per la Chiesa Primitiva) la confessione o la testimonianza corale, pubblica.
La Samaritana ritornando tra la sua gente dopo la guarigione ottenuta gratuitamente al pozzo di Sicar, grida la sua esperienza di fede, ma prima di essa ha ottenuto, in un solo attimo, la guarigione da parte di Gesù nella sua esperienza individuale e "segreta" con lui.

Ridurre, minimizzare, annacquare, mistificare (nel senso meno polemico possibile del termine: usare collateralmente o addirittura in sostituzione della confessione sacramentale una mistagogia della confessione sia in senso di pubblica testimonianza della propria fede sia in senso pedagogico per l'assemblea, per il gruppo) non è esattamente "cattolico".
In ogni caso siamo su piani completamente diversi!
Il battesimo neocatecumenale lo dà la comunità alla fine del cammino, l'eucaristia neocatecumenale è fatta dalla comunità, il perdono dei peccati lo dà la comunità neocat.
NO HAY VIDA CRISTIANA SIN COMUNIDAD!!!
Kiko ancora non può eliminare i Sacramenti (per lui "magici") della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, pena l'esserne escluso. Ma solo per ora. Lo stesso concetto di Sacramento che hanno i "cattolici della domenica" è sbagliato per Kiko, è "magico", e sparirà. Per lui è solo una questione di tempo, e Sacramenti e Dogmi cadranno per lasciare posto ad una chiesa tutta nuova...
Per i neocatecumenali la confessione individuale è solo formale, un atto a cui per ora li obbliga il Papa, ma il vero perdono è ottenuto con la confessione davanti alla comunità.
La prassi vince sulla teoria.
La psiche prevale sullo spirito.
I neocatecumenali "si sentono" battezzati, "si sentono" perdonati, "si sentono" in comunione solo per mezzo della comunità. È un sentimento religioso. Un relativismo molto sottile...

28 commenti:

  1. L'articolo che ho inserito, caro Steph, serve proprio a dimostrare che non siamo 'babbei'!

    Se qualcuno lo leggerà con attenzione avrà molto su cui riflettere sul Cammino e sulla Chiesa e sulla contrapposizione chiara che esiste e non si può ignorare.
    ho inserito anche i testi di Gianluca che completano l'analisi

    più tardi (ora devo smettere) dirò qualcosa di più -stimolata da Aldo e Michela- sulla "lavanda dei piedi", perché c'è ancora dell'altro, ma non potevo inserirlo nell'articolo che è già lunghissimo, ma credo esamini compiutamente il tema del titolo

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  2. "Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso persino parlare" (Ef 5,10-12)

    ...Kiko ancora non può eliminare i Sacramenti (per lui "magici") della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, pena l'esserne escluso. Ma solo per ora. Lo stesso concetto di Sacramento che hanno i "cattolici della domenica" è sbagliato per Kiko, è "magico", e sparirà. Per lui è solo una questione di tempo, e Sacramenti e Dogmi cadranno per lasciare posto ad una chiesa tutta nuova...

    La cosa tragica e' che all'interno del CN tutto questo e' gia' avvenuto, di fatto il CN distrugge impietiosamente, attraverso la dottrina dei loro fondatori, i Sacramenti di iniziazione Cristiana, piu' il sacramenti dell'ordine e del matrimonio, la Chiesa tutta nuova nel CN gia' esiste e per chi ne fa parte in buoina fede e' veramente tragico che non vengano preservati, (da chi comanda la Chiesa), da tutto questo.

    Difatti, I falsi profeti addormentano le coscienze, i profeti veri le svegliano. E non si deve neppure tacere; specialmente le sentinelle costituite da Dio devono "suonare la tromba e dare l’allarme" (Es 33,2-3) avvertire della morte spirituale, conseguenza delle iniquità (Ez 33,10-16). Chi blandisce o tace colpevolmente compromette la salvezza eterna altrui.

    Il mite san Francesco di Sales ha una parola molto forte: "Faccio eccezione per i nemici dichiarati di Dio e della Chiesa; quelli vanno screditati il più possibile: per esempio, le sette eretiche e scismatiche con i loro capi. È carità gridare al lupo quando si nasconde tra le pecore, non importa dove" (Filotea III 29).

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  3. NO HAY VIDA CRISTIANA SIN COMUNIDAD!!!
    Kiko ancora non può eliminare i Sacramenti (per lui "magici") della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, pena l'esserne escluso. Ma solo per ora. Lo stesso concetto di Sacramento che hanno i "cattolici della domenica" è sbagliato per Kiko, è "magico", e sparirà. Per lui è solo una questione di tempo, e Sacramenti e Dogmi cadranno per lasciare posto ad una chiesa tutta nuova...
    Per i neocatecumenali la confessione individuale è solo formale, un atto a cui per ora li obbliga il Papa, ma il vero perdono è ottenuto con la confessione davanti alla comunità.
    La prassi vince sulla teoria.
    La psiche prevale sullo spirito.
    I neocatecumenali "si sentono" battezzati, "si sentono" perdonati, "si sentono" in comunione solo per mezzo della comunità. È un sentimento religioso. Un relativismo molto sottile...
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    ben centrata questa conclusione.
    si evidenzia chiaramente la coincidenza della comunictà NC con la Chiesa, ma ancor di più con Cristo - e quindi con Dio - ma non si riconosce la ss Trinita'

    Le devianze sono nette e inequivolcabili, perfino la citazione di Lutero, se a qualcuno potessero sfuggire le sottigliezze del discorso!

    Non conosco il Cnc se non per sentito dire, ma alcune esperienze mi avevano creato dubbi.Sto seguendo da tempo le vostre analisi che li confermerebbero. Grazie per questo lavoro di chiarificazione e di divulgazione. Per essere ancora più credibili, dovreste domostrare l'autenticità dei testi NC che citate

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  4. "Le persone si chiedono se è possibile offendere solo Dio. La domanda è posta così perché abbiamo una concezione verticale del peccato, individualista: che siamo noi che offendiamo, in maniera particolare Dio, come se il peccato fosse un'offesa a Dio, nel senso di rubare a Dio la sua gloria. Accreditiamo l'ipotesi che possiamo causare danno a Dio. La prima cosa che dobbiamo pensare è che non si può causare danno a Dio. Dio non può essere offeso nel senso di togliere a Lui la gloria, perché allora Dio sarebbe vulnerabile e non sarebbe più Dio (p. 140)"

    Vorrei dire solo “sul rubare la gloria di Dio” che il peccato, ex parte hominis, ruba soprattutto la “nostra gloria” di Sua immagine, non Gli rende giustizia, ne offusca la Santità, Lo rinchiude nel terrificante numinoso della religione istintuale.
    Il Dio impassibile della metafisica è invulnerabile come Superman, e questo è ontologicamente corretto, ma Dio si rende “scorretto” infischiandosene di Aristotele e incarnandosi.
    Il Signore assume la nostra carne per restituirci la Gloria che ci attende: sfora le rigide regole dell’impassibità per farsi passibile (passus est!), per condividere con noi tutto ma non il peccato.

    Dovremmo essere più rispettosi verso il “peccato”, rispettosi nel senso di “conoscere” l’avversario della nostra gloria e temerlo per quel che è. Non banalizzarlo nel fare del peccato un mega-confiteor generale nel quale ciascuno la spara più grossa fidando nella metafisica corazza di cui sopra.

    Da ragazzini, prima della confessione, ci si confidavano i peccatucci quasi a prender fiato prima di affrontare la griglia bucarellata da dove sarebbe uscita la voce del Perdono. Ma ci si raccontavano le colpe comuni, le marachelle, le fesserie fatte bambinescamente. Tuttavia, esisteva un locus di intimità, nel quale il peccato, per quanto ridotto, chiedeva di poter uscire allo scoperto, nell’intimità col Signore che molto bene sa di cosa siamo fatti.

    Di quell’intimità col peccato individuale, ho sempre avuto rispetto perché sapevo bene quanto fosse dolce e salutare quel cor ad cor loquitur, quello scavo nell’io che cresceva e con lui il peccato che si apriva o poteva aprirsi a ben più ampie possibilità di male.

    Il fatto di condividere l’umana fragilità non fa del dono della Riconciliazione un prodotto da consumare nel megastore della Salvezza. Credo che la confessione sia pari all’intimità sponsale, quella che unisce nel bene e nel male, nella salute e nella malattia, per tutti i giorni della vita. Non ci si unisce, biblicamente parlando, in grovigli collettivi (tanto siamo tutti esseri umani…) ma nella penombra e nel silenzio, pudore d’amore e di ansie inesprimibili, nella delicatezza degli sguardi e dall’assenza di frastuono lasciandosi andare tra le braccia di Colui che mi è più intimo di me stesso.

    Ecco, la confessione andrebbe consumata nell’intimità di un atto d’amore ad opera di Colui che l’umanità ha sposato e con la quale alimenta il rapporto sponsale singolarmente, specialmente, dedicando alla finitezza di ogni creatura la propria In finitezza, come se ciascuno fosse il solo e l’unico.
    Per questo, l’assoluzione, è l’ultimo bacio prima di uscire di casa e immergersi nel quotidiano, almeno fino al prossimo bacio di perdono da parte dello Sposo. Lui ci lascia col bacio del fragrante perdono, Triplice bacio da raccontare nell’esemplarità di vita. E’ come se ci dicesse, quel bacio, “fatti riconoscere per quel che sei veramente nel mio Amore”, come se ci dicesse “racconta il mio Amore”, non certo “non raccontare agli altri l’Amore nostro, perché non capirebbero…”

    Chisolm

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  5. Caro Chisolm, dovrò tornare meditando su tutto ciò che ci hai donato, che è un crescendo del "mostrare ciò che tu sei nel Signore" e che illumina tanti nostri spazi interiori che non attendevano altro... non so dirti quanto sono felice e grata di questa tua incursione mattutina!

    Molto pertinente con la nostra analisi; ma col valore aggiunto dell'ala dello Spirito accolto e metabolizzato e ri-donato a noi...

    il mancato rispetto della persona, del suo foro interno, della sacralità e della inviolabilità della coscienza, di quell'intimo indicibile dolce e salutare cor ad cor loquitur di cui parla Chisolm, deriva direttamente dalla banalizzazione e dalla descralizzazione della Liturgia e dall'antropocentrismo spinto che vede l'uomo-nella-comunitàNC costruttore della sua salvezza, non accolta dal Signore, ma realizzata giorno dopo giorno tappa dopo tappa: "il cammino si fa, non si studia"... c'è qualcosa di Prometeico, se non di mefistofelico in tutto questo!

    Scusate, il resto a più tardi...

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  6. Se avranno la pazienza di leggere e di documentarsi, queste riflessioni valgono anche per i neocatecumenali che sono 'dentro' il cammino, perché non tutti -specie coloro che non hanno ricevuto alcun insegnamento cattolico precedente- sono in grado di distinguere il Cammino dalla Chiesa cui pretende di appartenere.

    Certo la loro pazienza ha ancor più valore perché sono abituati piuttosto agli insegnamenti orali, agli apprendimenti esperienziali, piuttosto che alla ricerca e studio personale ed alla lettura prolungata che l'articolo richiede; ma tant'è, ci proviamo lo stesso...

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  7. aggiungo qui due precisazioni:

    1. gli insegnamenti di Carmen e Kiko di cui riportiamo i testi sono per i catechisti e dipende dal livello di "iniziazione" a cui ognuno è arrivato, averli interiorizzati o meno

    2. a Philos, che si interroga sulla attendibilità dei testi che citiamo, dico che disponiamo degli originali -cosa che abbiamo ricordato più volte- e, se ha interesse, può scaricarseli dal sito scorrendo con pazienza i titoli di questa pagina

    Una prova 'fotografica' la può trovare qui ;)

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  8. Una prova indiretta può essere che nessun neocat ha mai dimostrato il contrario... magari ci accusano di dire il falso; ma non dimostrano il perché né espongono cos'è che dicono gli iniziatori

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  9. in ogni caso, quello che esponiamo serve alla informazione corretta che tuttora e nonostante tanti sforzi ancora non sembra essere 'passata' all'interno nella Chiesa, dato che prevale la grancassa pubblicitaria del cammino nc, del quale è ormai inutile sottolineare il potere nonché la prevaricatoria aggressività

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  10. Purtroppo l`ignoranza è generale, dentro e fuori del cammino nc.
    Anche se in realtà all`interno del cammino l`ignoranza, nel senso di ignorare la retta dottrina, è eretta in sistema, è una condizione sine qua non per far passare l`insegnamento di Arguello.
    Con l`inganno si fa credere alla gente, che ci crede in buona fede, di essere gli eletti, di essere stati scelti, di essere nel vero, mentre la Chiesa è nel falso.
    Caricaturando la storia e la dottrina della Chiesa, si sostituisce la verità con la menzogna, ricoprendola con il velo dell`arcano che impone il segreto all`interno fra le tappe e per quelli di fuori.

    È vero le informazioni che i lettori possono trovare su questo sito, come questo ultimo e importante thread, sono utili a tutti i cattolici, a quelli che non conoscono il cammino nc e sono molti, o lo conoscono solo attraverso gli spot pubblicitari, ma anche e forse sono utili sopratutto ai neocatecumenali stessi che, in buona fede, credono a ciò che viene detto loro, fanno fiducia ai catechisti che evitano con cura di dire che le loro catechesi non sono quelle corrette dalla commissione, ma quelle originali di Arguello, che possiamo leggere in parte qui e constatare quanto siano difformi.

    Mi dico anche che una persona che vede, ascolta Benedetto XVI, al mimimo qualche domanda dovrebbe porsela.
    O i neocat sono talmente occupati a seguire le attività e l`insegnamento iniziatico dei loro catechisti che non hanno più il tempo per fare altro, di studiare ad esempio il Magistero della Chiesa, tutto i Magistero e non solo quello cammino-conforme o cammino-adattato?
    Hanno letto i testi di Giovanni Paolo II sulle errate applicazioni della Sacrosanctum Concilium?
    Hanno letto la Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI?
    Ascoltano le sue omelie? Le sue catechesi?
    Le leggono? Le meditano?

    Temo di no, purtroppo di Benedetto XVI circola solo il video di lodi e ringraziamenti del 10 gennaio che copre ogni altra domanda o considerazione: ci ha approvati!
    E con quel "il Papa ci ha approvati " si continua a seminare l`errore e a moltiplicare gli erranti, sviandoli su false vie.
    Nell`indifferenza di chi dovrebbe intervenire e correggere.
    È terribile.

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  11. Hanno letto i testi di Giovanni Paolo II sulle errate applicazioni della Sacrosanctum Concilium?
    Hanno letto la Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI?
    Ascoltano le sue omelie? Le sue catechesi?
    Le leggono? Le meditano?


    Cara Emma,
    quando gliele abbiamo richiamate, ci hanno detto che NON SONO PER LORO. Loro hanno GLI INDULTI... questo è quel che dicono i catechisti e che ognuno si beve!

    Del resto i catechisti parlano con AUTORITA' difficilmente scardinabile in quel contesto che tutto e tutti ad essi assoggetta; noi invece parliamo dal cuore e dalla nostra Fede cattolica ricevuta nutrita e vissuta dalla e nella Chiesa!

    Diveniamo credibili nella misura in cui esprimiamo le verità della Fede, ma soprattutto nella misura in cui, chi legge e quindi ascolta, riesce ad attivare il proprio spirito critico ed il discernimento

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  12. Quale indulto potrebbe rendere conformi le prassi catechetiche e liturgiche neocat?
    Da quando in qua l`autorità invece di correggere l`errore non solo lo tollera ma lo incoraggia?

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  13. Splendido thread! Complimenti a Mic .
    Sono davvero felice di veder messa a confronto la dottrina di Kiko con quella perenne della Santa Chiesa : credo che questo sia il culmine dell’efficacia di questo blog, sia per i non conoscitori del CN, sia e soprattutto – come dice Emma – per gli aderenti al Cammino che per grazia di Dio sono disposti a verificare, a confrontare, a capirci qualcosa in più …

    Nessuno faccia l’errore di pensare che stiamo trattando problemi “astratti”, come dire … “teologici” e come tali avulsi dalla concretezza delle esperienze vissute, poiché è da una dottrina sballata assorbita e fatta propria che nascono quelle scelte quotidiane sbagliate che a lungo andare danneggiano la vita, fino a poterla distruggere.

    Ed il pensiero di aver passato tanti anni nel Cammino per la prima volta mi rallegra e mi consola, perché, conoscendo questa realtà abbastanza bene, ciò mi consente di aiutare consapevolmente molti a capirne e a smascherarne gli inganni. Ma ciò non sarebbe possibile senza questo strumento (il blog), che oggi in particolare sta offrendo un servizio eccellente. A nome degli nc in buona fede, grazie.

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  14. Mi dispiace, mi è venuto un po’ lungo, scusate …
    Vorrei, se mi è consentito, fare solo un’aggiunta ai brani catechetici del thread, in riferimento all’ultima pagina della catechesi sulla penitenza, perché c’è qualcosa che Carmen dice, alla fine, che mi impressiona sempre molto quando lo leggo, suscitandomi una conclusione veramente inquietante: (Orientamenti alle Equipes dei catechisti per la fase di conversione – catechesi di Carmen sulla penitenza, pag.176/177)

    1)“Alla gente non dite nulla di tutte queste cose, semplicemente rivalorizzate il valore comunitario del peccato, l'indole sociale, il potere della Chiesa e tutte queste cose.”

    (Carmen, da perfetta filo-giudea qual è, inculca che il peccato ha solo conseguenze sociali, cioè solo una dimensione orizzontale, perché questo era il concetto di peccato in Israele al tempo dell’Esodo. Chi in Israele disubbidiva alla Legge causava “il ritiro del braccio del Signore”, che non aiutava più il suo popolo finché il colpevole non veniva scoperto e tolto di mezzo. Carmen, incurante dell’evoluzione pedagogica usata da DIO con Israele, pretende di fermarsi lì, salvo poi contraddirsi, un secondo dopo, con la seguente successiva frase:)

    2)“Nell'evoluzione di questo sacramento, come in quella di tutti, si vede come i sacramenti sono sempre stati qualche cosa di vivo che mai è rimasto statico. L'essenza rimane ma le espressioni esterne variano. Per questo la riforma non consiste nel tornare alle forme della Chiesa primitiva, ma mantenendo lo spirito del sacramento, il suo nucleo e il suo centro, nell'adeguare le espressioni in modo che si accordino con il momento presente, così da trovare espressioni che esplicitino sacramentalmente il perdono dei peccati e lo realizzino, ossia che la gente si senta perdonata, si senta in pace.”

    ( E’ incredibile! Kiko e Carmen non fanno altro che predicare ossessivamente il “ritorno alla Chiesa primitiva”, ma quando ciò non fa più comodo per le loro rivoluzioni, esce fuori che i Sacramenti sono vivi, non statici, devono “evolvere” e che perciò: “la riforma non consiste nel tornare alle forme della Chiesa primitiva”. E come se non bastasse tale avallata “trasformazione” dovrebbe obbedire ai gusti e alle sensibilità delle mode di pensiero del momento, e come finalità non c’è l’efficacia spirituale del Sacramento, ma “che la gente si senta perdonata, si senta in pace.”: cioè proprio quello di cui veniva accusata la confessione individuale e cioè di “mettere la coscienza a posto”. (!) Perciò, trovata una giustificazione all’azione rivoluzionatrice, prosegue promettendo una cosa inquietante: )

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  15. 3)“Tutto cammina evolvendosi così andremo evolvendo con il sacramento della penitenza per cominciare una volta trovatone il centro, nel cammino catecumenale a entrare veramente in conversione, in un vero riconoscimento del peccato. PER QUESTO LA VERA RINNOVAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA VERRA' CON LA SCOPERTA DEL CATECUMENATO E LA RIVALORIZZAZIONE DEL BATTESIMO. Con ciò si comincerà a vedere che segno deve avere il sacramento penitenziale.”

    (Carmen sta dicendo che, oltre alla riforma della Confessione operata dal Concilio, nel Cammino si vivrà UNA ULTERIORE EVOLUZIONE, che comincia con il reale cambio di concezione del peccato all’altezza del Catecumenato (Secondo Passaggio, quando si eleggono i catechisti e si da loro un indottrinamento segreto, con incontri a parte rispetto agli altri fratelli di comunità, in cui si consegnano loro segretamente i testi di Bonhoeffer) e che terminerà con un completo RINNOVAMENTO DEL SACRAMENTO che avverrà dopo la RINNOVAZIONE BATTESIMALE, cioè dopo l’ultimo passaggio alla fine del Cammino! Questo è veramente molto inquietante: perché il Cammino è di natura iniziatica (con la scusa che la Chiesa primitiva aveva “gli Arcani”), perciò come viene celebrata la cosiddetta Penitenziale da una comunità che ha finito il Cammino in realtà nessuno lo sa, solo Dio sa cosa viene ad essi inculcato e fatto fare.)
    Sembra proprio che tale “programma teologico” sia partorito dal cervello di Carmen, perché Kiko aggiunge:

    “Spero che quello che ha detto Carmen vi serva come è servito a me.”

    Carmen: “Con l'apparire della comunità ecclesiale apparirà di nuovo la penitenza comunitaria. La cosa fondamentale è creare la comunità e per ottenere ciò, il processo catecumenale.”

    (Il Programma è già deciso a tavolino: tradotto dal “Carmenese” significa: “Quando saremo riusciti ad invadere tanto la Chiesa da trasformare le Parrocchie in “comunità di comunità” [terza catechesi iniziale] e la Chiesa sarà diventataun’immensa “comunità ecclesiale” (neocatecumenale) allora i nostri usi interni dilagheranno e riprenderà piede la Penitenza comunitaria. Ma per ottenere questa “comunità ecclesiale” è fondamentale invadere tutta la Chiesa con il processo catecumenale.”)

    Due esempi di “giudaizzazione” di Neocatecumenali che hanno finito il Cammino: Giuseppe Gennarini, uno dei “Dodici Cefa”(la cerchia ristrettissima più vicina a kiko), nonché super catechista itinerante della prima ora, nonché membro della I comunità dei Martiri Canadesi, nonché Responsabile del Cammino per gli Stati uniti d’America, si è permesso di pubblicare un articolo – perché è un giornalista – in cui sostiene apertamente che Kiko insegna loro che Teodor Herzl, FONDATORE DEL SIONISMO, intuì che “L’unione tra ebrei e cattolici avrebbe salvato il mondo”!
    Pino Manzari (mio catechista per otto anni), membro dei Dodici, catechista itinerante, prima persona che conobbe Kiko in Italia, membro della I comunità dei Martiri Canadesi, Responsabile dell’Umbria e di parte della Puglia, durante gli Annunci di Avvento , Quaresima e Pasqua, varie volte si è lasciato andare in sublimi predicazioni del Talmud e dello Zohar, accennandoci la concezione cabalistica dei Rabbini sull’Albero della vita, costituito dalle nove Sephirot (più la decima Sephira nascosta che dovrebbe rappresentare il Cristo…) ed altre amenità giudaiche del genere.
    Sto dicendo questo perché più vado avanti più mi convinco che il Cammino, cominciato con la frequentazione di Kiko nella Commissione liturgica “Consilium” del 1965 convocata da Paolo VI, divenne presto la longa manus del programma riformistico del massone Annibale Bugnini, il quale progettava una nuova religione mondiale, un nuovo MONOTEISMO MONDIALE sotto la guida giudaica. Ma può darsi che io abbia le traveggole, se è così ditemelo voi.

    Kiko: “Penso che quello che vi ha detto Carmen vi avrà dato la stessa allegria che ha dato a me.”

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  16. Aldo si chiede " cosa ho fatto in questi anni...". Come ti capisco!

    Eccolo qui, cosa abbiamo fatto, spalancato sotto i nostri occhi, chiaro e tondo (grazie, Mic).

    Abbiamo celebrato la fanatica superbia di un uomo che pretende di affossare la Chiesa con le sue chiacchiere insipienti, rattoppi disordinati che vanno oltre il relativismo o il sincretismo religioso.

    Abbiamo celebrato un dio che non esiste, un dio senza storia, senza carne ed ossa, un dio col volto di Kiko, annidato nella comunità, mito segreto assiepato nel tavolo dei catechisti che promettono sempre 'vieni e vedi', 'vedrai, la tua vita sarà trasformata' e ancora ' conoscerai il Signore...'. Promesse rimandate 'scaltramente' di passaggio in passaggio, rimescolate, e sempre tradite.

    Perché il Cnc tradisce il Vangelo, lo smentisce, lo travisa, lo traduce a suo uso e consumo. Per farsi una chiesa a sua immagine.

    Il cn ci ha rubato la meraviglia di quell'incontro a tu per tu con l'Altro, l'Atteso, il Diletto. Entrambi assetati. Come la Samaritana di fronte a quel Gesù che ancora non conosce. Dopo una mezza vita spesa magari senza troppi perché, è lì, nel Suo Sguardo, che finalmente si trova, svelata a se stessa nel bene e nel male, si vede nella sua nuda realtà di donna, amante, peccatrice incallita, ma assetata di Lui.

    Il Cn ci ha portato via la limpidezza di quell'incontro di cui così bene ha detto Chisolm. Di quell'intimità segreta, ineludibile, che mentre ti svela a te stessa, ti risana e ti sospinge, come la Samaritana, verso il grido, l'annuncio, la testimonianza.

    L'incontro al pozzo di Sicar è l'eredità del perdono lasciata alla Chiesa, affidata alle mani di uomini che il Signore ha voluto mettere da parte per Sé. Non uomini e basta, ma uomini scelti dall'eternità per essere segno di Lui, sacerdoti della Sua Volontà.

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  17. Carissimi,
    sono commossa e felice di questo scambio sereno e consapevole, alto e anche solenne, direi, perché nasce da cuori che hanno incontrato la Verità e riconoscono solo la voce del Pastore Bello, mentre quelle degli estranei le sentono 'stridere' nel loro spirito e fare a pugni con quello che hanno nella mente e nel cuore...

    c'è qualcosa che vorrei aggiungere a quanto sapientemente detto negli ultimi post da A.Rita e da Jonathan

    L'autocoscienza della Chiesa cangiante e mutevole secondo l’ermeneutica della discontinuità di conio modernista predicata da Carmen e da Kiko Arguello e diffusa dal cammino NC -insieme a tutte le altre 'sperimentazioni' post-conciliari- sta correndo il rischio di svellere l’albero della Tradizione dalle radici e dall’humus vitale che la rende feconda, veramente viva e vitalizzante perché portatrice di una Presenza, che ne sancisce l’atto di nascita...

    Tradizione ‘viva’, quindi, che torna sempre alle origini, mai indietro: vera Tradizione, che è la forza di un organismo vivente.

    Non Tradizione ‘vivente’ (vedete la ricorrente ambiguità nell’uso dei termini, suscettibili di interpretazioni plurime, che dal concilio in poi abbiamo imparato a riconoscere?), tradizione 'vivente' com’è definita dai novatores (e come predica Carmen e ben smaschera A.Rita : sacramento che evolve con il cammino e chi lo fa). Per i novatori 'vivente' acquista il significato di mutevole, a seconda della moda del momento, sempre nuova in base ai criteri immanentistici antropocentrici e storicistici post illuministi che si ispirano al sentimentalismo, al romanticismo e forniscono di volta in volta unicamente risposte a domande contingenti, pretendendo di conformare il dogma e la dottrina alle molteplici variazioni del fragile pensiero umano, anziché ancorarli alla Divina Rivelazione, che ci rende partecipi dell’ordine Soprannaturale... Pensiamo alla differenza che c'è tra 'sentirsi' salvati o 'esserlo' realmente...

    Capiamo bene che Tradizione e fissità non stanno insieme e nemmeno Tradizione e sprimentazione e neppure Tradizione e pseudo-ritorni alla Chiesa primitiva, quando generazioni di credenti ci hanno tramandato tesori di sapienza. Gli Apostoli ci hanno lasciato quanto da Cristo avevano ricevuto ratione ecclesiae, non i carismi personali (o pseudo tali autoproclamati dagli iniziatori NC) ma le verità riguardanti la Fede e la Chiesa. Tradizione da tradere: trasmettere, consegnare, comunicare; il che implica l’atto, il contenuto, l’Autorità che trasmette la sapienza metabolizzata dalle più lontane generazioni consegnata alla presente da consegnare alle future.

    Paolo a Timoteo afferma che la grazia ricevuta con l'imposizione delle mani lo abilita a trasmettere la verità ricevuta a uomini 'sicuri'. Ecco già in atto la catena della successione apostolica. Tertulliano parla di trasmissione della 'semente apostolica'. I Padri la chiamano Traditio Dominica o Traditio Apostolica. Giovanni (14, 26) “lo Spirito Santo vi ricorderà tutte le cose che vi ho insegnato io”.

    L’insufflatio dello Spirito non ha per oggetto una o più, ma “quaecumque dixero vobis”: tutte le cose; il che significa acquisizioni sempre più approfondite, nova et vetera (Gv 16,13). Non è quindi il dogma o il sacramento che muta o che si evolve, ma la capacità della Chiesa -e in essa del singolo credente- di approfondirlo, estrarne come lo Scriba del Regno le inesauribili ricchezze: nova et vetera.
    L'Ermeneutica della continuità di cui parla Papa Benedetto...

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  18. Aldo,
    non ho dimenticato la tua domanda sulla lavanda dei piedi. C'è molto da dire. Quando sarà esaurito questo thread ne farò un nuovo articolo.

    Grazie per il lavoro che stai facendo con Strl, scusate se non vi ho ancora risposto ma vi dico che siete insuperabili!

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  19. divenne presto la longa manus del programma riformistico del massone Annibale Bugnini

    in effetti fu questo il primo "lasciapassare" che diede la spinta al cammino, proprio a partire da Roma (Martiri Canadesi)
    con la "nota laudatoria" per la liturgia, scritta negli Acta Apostolicae Sedis proprio da Bugnini nel 1974: un battesimo un po' 'spurio' direi...

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  20. Sono davvero felice di veder messa a confronto la dottrina di Kiko con quella perenne della Santa Chiesa :

    con articolo meno lunghi, ma è quello che abbiamo sempre fatto :)

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  21. "con articolo meno lunghi, ma è quello che abbiamo sempre fatto :)"

    Sì, forse, paradossalmente, è proprio la lunghezza del thread quella che paga...voglio dire che, forse non mi assisterà la memoria, ma una intera catechesì, così ben sviscerata, analizzata e commentata, proprio non me la ricordavo...
    credo che sia questo metodo: stralci di catechesi alternati a commenti, come anche quello adottato da Gianluca nei giorni passati: passi della Dottrina della Chiesa a confronto con la catechesi del CN, siano entrambi molto efficaci ed illuminanti.

    "divenne presto la longa manus del programma riformistico del massone Annibale Bugnini"

    A proposito della collaborazione più o meno manifesta tra Kiko e Bugnini, ricordo che nella "preziosa" catechesi di Annuncio di Quaresima tenuta da Kiko a Madrid nel 2006, costui racconta che quando in quegli anni la Chiesa doveva pubblicare il RICA (Rituale d'Iniziazione Cristiana per gli Adulti) Mons. Bugnini si incontrò con i responsabili del Cammino e restò talmente "edificato" della loro opera di un catecumenato post battesimale per gli adulti che decise di stilare il RICA sulla falsa riga della struttura dei passaggi, ed annessi riti, di cui si compone il Cammino. E quello fece pubblicare.
    Quindi non una realtà ecclesiale che si rifaccia alla Tradizione della Chiesa, ma - paradosso dei paradossi - la Chiesa che si configura ad una realtà appena uscita fuori. (!)
    E se addirittura l'OICA (a cui nello Statuto del Cammino si dice che si rifacciano "gli Orientamenti" ed i Passaggi!) fosse stato "copiato" dal Cammino??

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  22. Sant'Agostino.

    3. Riguardo, poi, alla richiesta che mi fa la tua lettera: " di dire proprio tutti i punti, sui quali gli eretici discordano dalla verità ", io, anche se li conoscessi tutti, non potrei accontentarti; quanto meno lo posso, dal momento che non posso saperli tutti? Ci sono, infatti, eretici, come si deve ammettere, che sono in contrasto con la regola della verità su particolari dottrinali o ben poco di più, come i Macedoniani e i Fotiniani, e tutti gli altri eretici che si comportano allo stesso modo. Ma quelli che io potrei chiamare ciarlatani, cioè coloro che intrecciano favole insulse e, nello stesso tempo, lunghe e molto intricate, sono così pieni zeppi di false dottrine, che loro stessi non riescono a contarle o vi riescono assai difficilmente. Né facilmente un'eresia diventa tanto nota ad un estraneo, quanto lo è per i propri aderenti: pertanto possono dichiarare di non aver detto, né di aver potuto conoscere tutte le dottrine delle eresie che ho elencato. Chi, infatti, non sarebbe in grado di vedere che mole di lavoro e che lunghe trattazioni non richieda tale argomento? Ciò nonostante, non è, però, di poca utilità la lettura di tutti codesti errori che ho messo insieme in questa mia opera, e, quindi, evitarli, dopo che si sono conosciuti. Hai creduto, infatti, che io dovessi dire che cosa professi la Chiesa cattolica di fronte alle affermazioni eretiche menzionate: è una richiesta superflua, dal momento che a questo scopo basta sapere che essa professa dottrine contrarie a quelle eretiche menzionate, e che nessuno ne deve accettare alcuna nella sua professione di fede. Trattare, però, della maniera con la quale si debbono asserire e difendere contro queste dottrine eretiche i dogmi che la verità possiede, eccede l'ambito di questo mio lavoro. Tuttavia, è pur sempre di grande aiuto per il cuore fedele sapere quello che non si deve credere, sebbene egli non lo possa confutare con le proprie capacità dialettiche. Ogni cristiano cattolico, dunque, non deve credere le eresie da noi ricordate. Tuttavia, non ne segue che, chiunque non crede le affermazioni eretiche riportate, deve ritenere o dire di essere cattolico cristiano. Possono, infatti, esserci o formarsi altre eresie, che non sono state menzionate in questa nostra opera: e, conseguentemente, non è cristiano cattolico quel tale che ne professa qualcuna. Si deve, quindi, ricercare in seguito quale sia il criterio costitutivo dell'eresia, e, così, noi con l'aiuto del Signore evitandone la caratteristica, siamo in grado di evitarne anche i veleni ereticali, non solo quelli che conosciamo ma anche quelli che ignoriamo, sia quelli già esistenti, sia quelli che potranno ancora sorgere. Ma si metta ormai il termine a questo volume; e proprio per questo motivo ho ritenuto di dovervelo inviare prima di portare a compimento tutta l'opera, e cioè affinché voi tutti che lo leggerete, aiutiate con le vostre preghiere me, il suo autore, a completarlo con la parte rimanente, la quale però, come vedete, è molto vasta.

    Ecco cio' che in, piccolo, puo' fare questo benemerito Blog

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  23. Mic... da Chisolm in poi ho ricevuto tutte le risposte che volevo.. Michela, Emma, A.Rita, Jonathan.. hai fatto un lavoro stupendo sviscerando le eresie del nc... questo è un modo concreto per "chi ci legge" di cominciare ad aprire gli occhi.. per quì noi oltre alla Fedeltà alla Chiesa raccontiamo "fatti concreti" e questa è la frase cavallo di battaglia dei catechisti... e come dicono i latini "contra factum..."
    faremo così io metterò a disposizione i miei "fatti" la mia memoria e Tu la confronti con la CHIESA - e proviamo a smascherare anche ciò che non si comprende a prima vista

    p.s.: con strl ci stiamo divertendo un mondo... fra un pò Ti presentiamo il lavoro, chissà che qualcuno comincia a sobbalzare dalle sedie..

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  24. E se addirittura l'OICA (a cui nello Statuto del Cammino si dice che si rifacciano "gli Orientamenti" ed i Passaggi!) fosse stato "copiato" dal Cammino??

    sono dinamiche da verificare; ma, a quando ricordo dalle mie cognizioni sull'antico catecumenato dei neofiti in attesa del battesimo, questi 'passaggi' erano previsti... Quando si è passati ai battesimi ai bambini perché le famiglie erano già state tutte "iniziate" e vivevano la vita sacramentale nella Chiesa che è di per sé una formazione continua, queste prassi hanno lasciato il posto, appunto alla vita sacramentale nella sua pienezza.

    Naturalmente le norme del RICA valgono per le persone che chiedono il battesimo da adulte; ma esse prevedono un percorso di gradualità e comunque di duranta bi-triennale e non 20ennale e oltre come nel cammino ed in ogni caso, sono curate nella Chiesa con il massimo rispetto del foro interno delle persone e tutta la delicatezza che tiene conto delle differenze individuali.

    Tenendo poi conto che, dopo il battesimo, queste persone vengono immesse nella Chiesa e non in una Chiesa parallela che agisce e ingloba come una setta e non entra in comunione con le altre realtà ecclesiali.

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  25. Sì, forse, paradossalmente, è proprio la lunghezza del thread quella che paga...voglio dire che, forse non mi assisterà la memoria, ma una intera catechesì, così ben sviscerata, analizzata e commentata, proprio non me la ricordavo...

    sai, cara A.Rita, che il sito è PIENO di pagine del genere su tutte le principali storture del cammino con il raffronto con gli insegnamenti autentici della Chiesa?

    Nel blog abbiamo sempre fatto la stessa cosa, ma in termini più discorsivi, mossi di volta in volta o dalle testimonianze oppure dagli accadimenti all'interno della Chiesa, per seguirne i risvolti sempre in un'ottica di comparazione. Tuttavia non sono mancate trattazioni, magari non così esaustive, ma con lo stesso metodo. Non so se ricordi come e quanto abbiamo sviscerato l'Eucaristia che è il colmine e fonte di tutta la spiritualità e di tutta la vita di fede nonché, in virtù della lex orandi lex credendi, anche dell'approccio personale con Dio e quindi con gli altri e con la vita in genere.

    Inoltre, dopo l'approvazione, avevamo attenuato il tiro -pur proseguendo nella critica degli elementi chr conoscevamo più irriducili- dovendo dare per scontato, almeno in teoria, il rispetto dei sia pur aleatori statuti, per non incorrere nella troppo facile contestazione che eravamo noi quelli in contrasto con la Chiesa, non accettandone le decisioni. E questo, anche se ognuno di noi con la propria esperienza e l'amaro sconcerto riaffermato anche recentemente, ritenesse irrealistico qualunque cambiamento nel cammino che ha la sua identità irreformabile: esso è una "entità" (attenzione alla pregnanza del termine "entità")peculiare che qualunque modifica snaturerebbe. E anche nella consapevolezza che 'approvazione' non è garanzia di ortodossia, ma richiede pur sempre ulteriori verifiche sul campo.

    Ora, constatato che nel cammino NULLA è cambiato, è indispensabile proseguire nell'opera di informazione e di raffronto e, vista l'efficacia dell'ultimo thread, continueremo sviscerando un tema per volta.

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  26. LA CONVERSIONE E’ SOLO DONO, CHIAMATA, INIZIATIVA DI DIO

    “Il peccato nella Scrittura… ha sempre un senso esistenziale ed ontico di situazione dell’uomo sulla terra. Così lo presenta il Genesi: situazione di nudità, di timore, di morte. Non ha mai un senso legalista e giuridico come ha acquistato ai nostri giorni.
    “A questa idea di peccato come situazione della natura umana di impotenza, di caduta in potere del male corrisponde l’idea della conversione. La conversione non è mai uno stringere i denti, uno sforzo dell’uomo. La conversione in tutta la Scrittura appare come un dono di Dio, una chiamata di Dio, una iniziativa di Dio. … Chiamare a conversione non è esigere dalla gente, ma dare alla gente l’opportunità di convertirsi avendo presentato davanti a loro Gesù Cristo Risuscitato… (OR, p. 163).
    “Qui si vede che la conversione è un dono enorme di Dio, frutto della resurrezione di Gesù Cristo, con la quale dona all’umanità la possibilità di convertirsi. Per questo la conversione è un’opera di Dio, non è affatto uno sforzo volontarista dell’uomo. “Per questo gli annunci che voi fate del Kerygma chiamando a conversione, sono sempre kerygmatici, perché gridano, proclamano la conversione, che è l’essenza del Kerygma.
    “Quando diciamo: tutti i peccati sono perdonati in Gesù Cristo, diciamo la verità, però… per poter ricevere questo perdono c’è bisogno di essere prima in uno spirito di conversione, avere questa illuminazione: che tu sei nel peccato” (OR, p. 164).
    “E’ una grande verità che Dio ha perdonato tutti i peccati nel suo Figlio Gesù Cristo, però è anche vero che devi accettare questo perdono dei peccati.
    “E per accettare questo perdono per prima cosa devi riconoscerti peccatore, cosa difficilissima. Per questo viene in tuo aiuto Dio chiamandoti a conversione.
    “Ed inoltre questo non è mai in un senso individualista. Tant’è vero che per il peccato nascosto di uno solo vengono sconfitti dai loro nemici ad Ay e devono scoprire chi ha rotto l’Alleanza se vogliono vincere i loro nemici. Perché se uno solo rompe l’alleanza è come se la rompesse tutto il popolo. In tutta la Scrittura c’è sempre un senso comunitario del peccato” (OR, p. 165).

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  27. Dove si trova nelle catechesi di codesti personaggi il concetto basilare che ogniuno di noi ha ricevuto in dono il libero arbitrio per cui noi siamo liberi di scegliere?
    E' dove si trova in questo terribile insegnamento una corretta catechesi sulla Grazia Santificante?
    Se non sono da fermare codesti falsi profeti chi allora deve essere fermato affinche' non continuino a distruggere tutte le coscienze che compaiono loro davanti?

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  28. don Ivo Cisar

    La voce dei falsi profeti spesso sovrasta quella dei veri, come quella di Anania in contrasto con Geremia (Ger 28). Ciò non porta alla conversione (penitenza) e alla salvezza. La gente pretende: "Non fateci profezie sincere, diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!" (Is 30,10). Ma Dio avverte: "Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi e i vostri indovini; non date retta ai sogni che essi sognano. Poiché con inganno parlano come profeti a voi in mio nome; io non li ho inviati. Oracolo del Signore" (Ger 29,8-9). "I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato le tue iniquità per cambiare la tua sorte; ma ti han vaticinato lusinghe, vanità e illusioni" (Lam 2,14). Così avviene anche oggi in certe conferenze, prediche, liturgie che non evangelizzano, cioè non inducono alla conversione-penitenza, ma sono falsamente consolatorie. San Paolo ha scritto: "Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole". (2Tm 4,3-4). E accenna anche a dei "falsi fratelli" (Gal 2,4).

    San Gregorio Magno, commentando i passi biblici sui "cani muti" (Is 56,10), guardiani infedeli (ivi), non difensori (Ez 13,5), scrive dei falsi profeti: "La parola di Dio li rimprovera di vedere cose false, perché, per timore di riprendere le colpe, lusingano i colpevoli con promesse di sicurezza, e non svelano l’iniquità dei peccatori ai quali mai rivolgono una parola di riprensione. Il rimprovero è una chiave. Apre infatti la coscienza a vedere la colpa che spesso è ignorata anche da quello che l’ha commessa. ..." (Reg. past. 2,4).

    I falsi profeti sono addormentatori di coscienze mediante l’aperturismo e lo pseudoottimismo ("aggiornamento" e "speranza"). Conducono all’indurimento nel peccato e all’impenitenza finale, peccati "irremissibili", perché contro lo Spirito Santo, contro la grazia di Dio (Mt 12,32); conducono non alla salvezza, ma alla perdizione (Fil 3,19; Mt 7,13).

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