domenica 6 settembre 2009

Dalla speculazione di Rahner (ispiratore dell'Arguello) ai “ piedi a terra” di Mons. Crociata


Sembra proprio giunta l’ora di “uscire da Rahner”, auspicava Benedetto XVI nell’ormai storico discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, sulle “ermeneutiche” del Concilio Vaticano II. Lo “spirito del Concilio” a cui si richiamano gli ermeneuti della “discontinuità” ha infatti la sua fonte nel Geist in Welt di Rahner, quello “Spirito nel mondo” che è il titolo del suo primo importante libro, pubblicato nel 1939.
Se in questo volume Rahner delinea la sua concezione filosofica della conoscenza, nel successivo, “Uditori della parola” (Hörer des Wortes), pubblicato nel 1941, espone la sua visione propriamente teologica.
Oggetto della scienza teologica, per Rahner, non è Dio, di cui non può essere dimostrata l’esistenza, ma l’uomo, che costituisce l’unica esperienza di cui abbiamo l’immediata certezza. Non si può dunque parlare di Dio al di fuori del processo conoscitivo dell’uomo. Dio, più precisamente, esiste “autocomunicandosi” all’uomo che lo interpella. Rahner afferma che nessuna risposta va al di là dell’orizzonte che la domanda ha già precedentemente delimitato. L’orizzonte di Dio è misurato dall’uomo che, delimitando nella sua domanda la risposta divina, diviene la misura stessa della Rivelazione di Dio. Rahner non dice che l’uomo è necessario a Dio perché Dio possa esistere, ma poiché senza l’uomo Dio non può essere conosciuto, la conoscenza umana diviene la chiave di quella che egli definisce la “svolta antropologica” della teologia. Rahner si richiama spesso a san Tommaso d’Aquino, ma di fatto riduce la metafisica ad antropologia e la antropologia a gnoseologia ed ermeneutica.
Come si può osservare agevolmente, molte di queste posizioni stanno implicitamente alla base di tutta l'impalcatura pseudoteologica di Kiko e Carmen, che oltre che alla teologia di Rhaner, molto si ispirano anche a quella di Bonhoeffer e Farnes
La “teologia trascendentale” di Rahner appare in ogni caso, in questa prospettiva, come uno spregiudicato tentativo di liberarsi della tradizionale metafisica tomista, in nome dello stesso san Tommaso.
La risposta piena e sofferta a Rahner , al rahnerismo che ha intriso tutto il Vaticano II e continua a intridere tutto un universo cattoprogressista ormai stucchevole, l’ha data ieri monsignore Mariano Crociata, segretario della Conferenza episcopale italiana.
Una Chiesa forse un po’ meno «politica» ma che non rinunci a «resistere a tutto ciò che contraddice il Vangelo e la fede». Il ritratto della futura comunità cattolica nazionale è stato nella sua relazione all’assemblea dell’Azione cattolica. Con il pensiero naturalmente al caso Boffo - che pure non è stato mai espressamente menzionato - e ai nuovi equilibri che verranno disegnati dalla nomina del suo successore alla guida del quotidiano cattolico «Avvenire».
In Italia, ha spiegato monsignore Crociata, si assiste a un «lento declino dell’appartenenza religiosa forte alla Chiesa cattolica». Una notazione realistica alla quale è seguito un invito alla «resistenza»: i credenti in Italia, ha detto Crociata, non devono lasciarsi «fagocitare dal mondo e dalla sua logica anti evangelica e disumanizzante», e tuttavia non possono nemmeno cedere alla «sindrome d’assedio» di chi «vede attorno a sé nemici e minacce alla Chiesa». «Bisogna vigilare non solo sulla tentazione di ridurre la fede alla dimensione privata, ma anche su quella opposta di adagiarsi sul mantenimento di un ambiente socio-culturale con tratti religiosi e più o meno vagamente cristiani, secondo una prospettiva di religione civile», ha precisato quindi il numero due della Cei. «Una Chiesa di popolo - ha concluso - ha bisogno di personalità credenti spiritualmente forti e culturalmente solide. Ciò esige di assicurare tale qualità dentro il ritmo ordinario della vita».
Significativo il fatto che l’«Osservatore Romano», nel sintetizzare l’intervento di Crociata, abbia titolato: «Da una visione di Chiesa sociologica a una teologica».
Che sia finalmente giunto il momento delle grandi revisioni auspicate da Amerio, Barsotti e dallo stesso Benedetto XVI ?

12 commenti:

  1. Il "«lento declino dell’appartenenza religiosa forte alla Chiesa cattolica». " è frutto ( non esclusivo certamente) del movimentismo selvaggio postconciliare che agosce da forza centripeta nella Chiesa.

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  2. Il Cammino neocatecumenale, in un contesto veramente cattolico, non sarebbe mai proliferato.

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  3. i credenti in Italia, ha detto Crociata, non devono lasciarsi «fagocitare dal mondo e dalla sua logica anti evangelica e disumanizzante»

    e non devono neppure lasciarsi fagocitare dalle sette che si definiscono "iniziazione cristiana"

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  4. Stupendo commento di Francesco Colfemmina, su Fides et Forma, che desidero condividere con voi!


    bisogna solo essere pazienti. I frustrati non dobbiamo essere e non siamo certo noi, ma coloro che credono di trasformare questo mondo nel luogo della perfezione e del benessere materiale. Se la Chiesa Cattolica si è trasformata negli ultimi decenni ciò è accaduto proprio perchè ha rinunciato parzialmente al suo posto nel Cielo, pensando che tutto possa e debba risolversi qui sulla terra.
    Alla fine a noi interessa solo Cristo e il fascino dell'Ortodossia sta proprio in questo rapporto più intenso con il Signore. Entrare in una piccola chiesa Ortodossa, baciare un'icona, segnarsi tre volte con le dita racchiuse a indicare la Trinità, accendere una candela e pregare per i vivi e per i morti, non è forse questa semplice ed essenziale ritualità a metterci in diretto contatto con Dio?
    Invece entrare in una squallida chiesa cattolica moderna, dove devi cercare il Tabernacolo, dove tutto è luce e non c'è l'oscurità serena che indica il Mistero, dove le pareti sono bianche e luminose come in un ospedale... questo ingresso non è in un luogo di transizione fra l'umano ed il divino, ma in un luogo continuativo dell'umano.
    Tutto ciò è triste ma la differenza è sempre univoca: l'Ortodossia è una Chiesa fortemente devozionale e cristallizata nel rispetto della tradizione. E' fatta da uomini di confine (Grecia, Serbia, Bulgaria, Romania, Russia etc.) che hanno vissuto non nella completa "autodeterminazione", ma nella profonda schiavitù (feudale, ottomana, comunista). La Chiesa che arretra, che penosamente subisce è Chiesa viva. Quella invece che domina e cresce non spiritualmente ma nel potere finisce per distruggersi.
    A questo punto la consapevolezza di tali eventi deve indurci alla riscoperta di un ruolo fondamentale del laicato, inteso non come accessiorio delle gerarchie, bensì come essenza della Chiesa stessa. Bisogna trovare coraggio e confutare certe eresie che sembrano provenire dalla nostra Chiesa, insegnare un nuovo rispetto della tradizione, ripristinare il legame tra devozione popolare, preghiera e liturgia.
    Spero di riuscire ad esemplificarlo in un articolo che scriverò la prossima settimana. A presto e coraggio! Non siamo soli!

    6 settembre 2009 14.32

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  5. Un OT utilissimo^__^

    http://cristianicattolici.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8777262&a=2#last

    La Parrocchia: è possibile aiutarla? (amare la Parrocchia lettera di un Parroco)...


    è del 1988...ma è un ottimo antidoto contro chiunque, facendo il cuculo....intenda rubarci la Parrocchia...
    ^__^

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  6. ''Nei decenni successivi al Concilio Vaticano II - ha ricordato papa Ratzinger stamani -, qualcuno ha interpretato l'apertura al mondo non come una esigenza dell'ardore missionario del cuore di Cristo, ma come un passaggio verso le secolarizzazione, scorgendo in quest'ultima alcuni valori di grande densita' cristiana come l'uguaglianza, la liberta', la solidarieta', e mostrandosi disponibili a fare concessioni e a scoprire campi di collaborazione.
    Si e' assistito cosi' ad interventi di alcuni responsabili della Chiesa nei dibattiti etici che corrispondevano alle aspettative dell'opinioni pubblica, ma si tralascio' di parlare di certe verita' fondamentali della fede, come il peccato, la grazie, la vita teologica e le cose ultime''.
    ''Senza accorgersene - ha proseguito nella sua analisi il pontefice -, si cadde in una auto-secolarizzazione di molte comunita' ecclesiali che, sperando di riuscire gradite ai lontani, videro allontanrsi, traditi e disillusi, molti di quelli che erano vicini''.

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  7. Questa forza "centripeta" stà portando l'inversione della nostra
    dottrina e l'oscurantismo Cattolico.
    Anche la Santa Eucarestia viene celebrata con molta tiepidezza e poca consapevolezza, condizioni pericolose per svilire il nostro credo.

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  8. E` una forma di secolarizzazione non solo il "dialogo con il mondo" che ha sostituito la solidarietà al "dono di se' in Cristo, la cultura della morte al posto della promozione della vita in tutti i campi.

    E` una forma di secolarizzazione anche tradire la Verità e mettere l`uomo al posto di Dio e lasciar proliferare quelle 'forze', come anche il Cammino nc, che mettendo l'Assemblea, la Comunità al centro di tutto, prendono il posto di Dio, banalizzano il sacro e impedendo l`autentico culto a Dio sottraggono al Corpo Mistico di Cristo la capacità di 'far lievitare la pasta'
    ma il Signore non lo permetterà ancora a lungo

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  9. Segnalo alcuni aggiornamenti sul blog in lingua spagnola La Verdad sobre los Kikos (la verità sui "kikos").

    Spero che qualcuno più capace di me possa tradurre dallo spagnolo in italiano almeno le parti più importanti di quelle pagine (senza usare traduttori automatici!)

    Negli ultimi inteventi l'autore si chiede se esista la misericordia nel Cammino, commentando le idiozie dette dai "catequistas".

    Da quel che leggevo da altri suoi post, mi sembra che l'autore sia stato criminalizzato dai "catequistas" a causa della sua omosessualità (ma non è un attivista gay) ed espulso dalla comunità (anche per disobbedienza ai "catequistas"), mentre alla comunità i catechisti hanno comandato di isolarlo.

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  10. mi associo a Tripudio per dire che mi spaventa la Carità dei Catechisti del Cammino! ma Gesù non ci ha insegnato ad amare?
    Papa Giovanni non ci diceva che dobbiamo cercare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide?
    "io sono di Paolo, io di Barnaba io di Pietro..." ma Cristo non è Uno solo?
    "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi!"

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  11. quando cio' che ci unisce e' un banale buonismo e quel che ci divide e' il tradimento della Fede cattolica che diventa tradimento di Cristo Signore, non si puo' rimanere indifferenti e tacere

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  12. Da leggere assolutamente anche a questo riguardo il seguente articolo:

    http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2009/09/de-labbe-claude-barthe-il-punto-di.html

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