martedì 29 settembre 2009

Preghiera a S. Michele Arcangelo

Oggi 29 settembre si celebra la festa degli Arcangeli, in particolare Michele, Gabriele e Raffaele secondo la tradizione cattolica.

Preghiera a S. Michele Arcangelo
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, preghiamo supplichevoli: e tu, o Principe della milizia celeste, col divino potere ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen.
(Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.)

sabato 26 settembre 2009

Torna a parlare qualcuno, da Imola

In apertura una foto, che sottolinea gli elementi giudaizzanti del cammino: grande enfasi sulla Torah vestita more iudaico e la dimestichezza con i rabbini (dalla Domus Galileae), per poi passare all'evidente contrasto delle cronache più vicine a noi.
Arriva in questi giorni questo scarno messaggio: piccolo masso erratico dopo il nostro soffermarci, lo scorso giugno, sulle vicissitudini dei NC di Imola
parrocchia delle collegia di Lugo, diocesi di Imola.
comunità alla convivenza della elezione.
In realtà non sono uscito, ma i così detti catechisti dopo aver devastato il centro nc di lugo e aver sparso calunnie su parroci e vescovo stesso hanno abbandonato le 8 comunità con circa 400 persone. chiuso ! siamo stati trovati mancanti.
(Nome e Cognome)
Più che una testimonianza sembra un grido di dolore e di sconcerto. Ricordo brevemente i fatti:
- Cammino sospeso in diocesi da ormai più di cinque mesi, con un messaggio inviato dai catechisti ai responsabili con grande indifferenza nei confronti delle persone lasciate allo sbando o risolvendo (perché i catechisti li ha riconfermati Kiko e non il Vescovo) andando a ricostituire le comunità fuori diocesi, senza che il vescovo della nuova diocesi sia informato di nulla...
- di fatto, ora esiste la realtà della comunità divisa da una parte con i catechisti e dall'altra con il vescovo mentre, a livello regionale, brandelli di comunità diverse confluiscono in altre diocesi in Parrocchie compiacenti all'insaputa del Vescovo e rimangono allo sbando -fuori dalla Chiesa- molte persone che non hanno seguito questi flussi imposti dall'alto
- l'ex parroco della diocesi in risposta alla domanda del nuovo parroco sul fatto che non si fosse insospettito ha detto "..arrivavano delle belle decime.."
- i cosiddetti "catechisti itineranti" sono gli stessi da almeno 25 anni
- la ristrutturazione del "centro Regionale" andava avanti da ormai 15 anni senza sviluppi ed era diventato il Buco nero delle "collette"..
- "centro Regionale" devastato dall' interno con colpi di martello e alberi sdradicati.."
- nelle altre comunità regionali non si sa nulla.
Ripropongo, perché ancora attualissimo, il nostro commento di giugno scorso.
Dallo scarno elenco di "fatti", emerge la problematicità dell'accaduto: uno scandalo intuibile, che ha fatto scalpore e non poteva rimanere nascosto come avviene di solito ed una situazione 'precaria' - soprattutto per le persone coinvolte - rimasta come strascico, sulla quale il potere del Vescovo arriva fin dove c'è qualcuno che, aperti gli occhi, si inserisce nelle parrocchie... per gli altri continua lo strapotere degli onnipossenti catechisti, emanazione di Kiko. Non diciamo nulla di nuovo se ribadiamo che essi obbediscono a lui e non al Vescovo, infischiandosene dello Statuto e di qualunque esigenza di "comunione ecclesiale" raccomandata dal Papa: viene prima l'"idolo" Cammino, il resto è secondario, ininfluente, calpestabile, comprese le persone trattate come oggetti e non come esseri umani.
In conclusione:
1. è cristiano un comportamento di gestione di fondi arbitraria e scorretta (d'accordo che questo succede dappertutto, ma nel cammino che si fa vessillifero di correttezza e campione di cristianità)? Tenendo conto che nel prodotto-Cammino non esiste una regola che renda controllabili i consistenti bilanci che vanno a impinguare anche le casse dei presbitèri e dei vescovadi, ovviamente in second'ordine rispetto a quelle degli iniziatori e delle super super loro emanazioni (questo è il nocciolo del problema). Non lo abbiamo mai evidenziato abbastanza, perché è il lato più sgradevole che abbiamo tralasciato per occuparci prevalentemente - e ce n'era a iosa - delle anomale prassi e insegnamenti difformi da quelli della Chiesa. Ma proprio il caso di Imola ce lo ha sbattuto in faccia con tutti gli strascichi evidenziati, sintomatici di un sistema sballato
2. perché, se succede uno scandalo, lo si "copre" e si preferisce sacrificare i 'piccoli' abbandonandoli a se stessi, purché non si sappia nulla neppure nelle altre comunità? Sappiamo bene che il caso di Imola non è l'unico
3. perché può esistere un movimento i cui catechisti, contestati dal vescovo, vengono confermati dall'iniziatore e vanno a rifondare nuove comunità in diocesi diverse il cui vescovo non viene messo al corrente?
4. esistono persone in preda a sofferenza, paure e sbandamento. Perché non si sente alcuna responsabilità nei loro confronti e si è preferito sciogliere le comunità, riciclando solo gli irriducibili, privilegiando la sussistenza dell'entità cammino alla vita e alla salvezza morale psicologica e spirituale delle persone, che invece avrebbe salvaguardato il vero Pastor Bonus, nostro Signore Gesù?
5. perché si è consentito e si continua a consentire che persone che hanno lasciato tutto per il cammino con una marea di figli messi al mondo per una malintesa 'apertura alla vita' che non corrisponde alla 'paternità e maternità responsabile' insegnate dalla Chiesa, non possano più "tornare indietro", se hanno ripensamenti - che dovrebbero essere consentiti a tutti nella intangibile libertà di ognuno - e sono quindi costretti a restar dentro, con conseguenze facilmente intuibili per loro stessi, per il resto della comunità, per la loro moltitudine di figli, alla fine non seguiti come si deve né da loro né dai responsabili del cammino (compresi quelli di coloro che stanno dentro convinti)? Nessuno ha mai pensato a questo? Si è mai posto questo problema? O i supercatechisti, dalla loro "torre eburnea", molto simile a quella dei vescovi, non vedono non sentono non parlano? Perché?
6. Come non pensare che in questo tanto millantato prodotto-Cammino ci sia troppa improvvisazione, prevalenza di costruzioni umane, mancanza di educazione ad una spiritualità sana e autenticamente cattolica e, come tale, davvero liberante e non generante simbiosi, dipendenza, squilibri (tipo: autoritarismo-assoggettamento) che non fanno bene a nessuno né alle vittime né ai carnefici?
7. la mancata obbedienza al Papa (persistenza del rito blasfemo e separato, che è la cosa più grave e forse origine del maggior inquinamento spirituale; mancata comunione ecclesiale: il caso di Imola è emblematico, ma potremmo portare altri esempi analoghi) non fa sorgere dubbi proprio in nessuno?
8. se per andare avanti c'è bisogno di pubblicità ingannevole o di militanza fanatica, di sudditanza psicologica, è pensabile che nel prodotto-cammino possa essere presente la "Verità che vi farà liberi"?
... potrei ancora continuare

mercoledì 23 settembre 2009

Moralismo di sfondamento o fedeltà alla Dottrina e alla Liturgia?


Introduciamo la nuova riflessione con questa risposta della nostra Emma a Zufolo, che dice:

"nel frattempo, nessun Papa sano di mente si metterebbe a stroncare uno di questi gruppi perché non gli piacciono i candelabri che usano. e certamente non si lamenterà perché dei laici evangelizzano."

E qui sta una delle mie osservazioni che certo non contribuiscono ad aumentare il mio capitale di fiducia ed ottimismo. Mi spiego: oggi il cammino neocatecumenale avanza indisturbato, facendosi vessillo della morale, ardente difensore della famiglia, prende posizione sulla "scena ecclesiale" come un difensore dei valori tradizionali e per questo è d'altronde considerato, ad esempio all'estero, come un gruppo tradizionalista, conservatore, di destra! La morale, i numeri sostituiscono la sana Dottrina e la divina Liturgia.

I neocatecumenali, profilandosi come difensori della famiglia e della morale, occultano la realtà delle loro prassi liturgiche e catechetiche distorte: "Guardate quanti figli facciamo" e, scrivendo, mi vien in mente Arguello in San Pietro in gennaio mentre si agitava davanti al Papa, vantando le famiglie neocatecumenali e i loro numerosi figli, "anche undici figli, Santo Padre".

Ma questo può succedere solo perchè chi doveva intervenire non lo ha fatto e purtroppo la legittimazione di queste prassi continua.

Il candelabro ebreo non è un dettaglio, come non lo è l'"armadio della Parola" (che non è il Tabernacolo), come non lo sono tutti i simboli ebrei, come non lo sono tutti gli strafalcioni teologici di Kiko Arguello, come non lo è la confusione fra sacerdozio battesimale e ordinato.

Non sono dettagli insignificanti, senza valore e importanza, non dovrebbero esserlo, ma purtroppo sembrano esserlo diventati per l'autorità ecclesiastica, per chi dovrebbe vegliare sul deposito della fede. E questo permettettemi di dire è grave, almeno io lo considero grave.

Quanto al non lamentarsi perché dei laici evangelizzano, purtroppo, può darsi che non se ne lamenti chi non conosce le catechesi Kicarmeniane; ma continua a rimanerne sconcertato chi ormai ha ben chiaro che i famosi "itineranti" -casta davvero elitaria, nel cammino- nel mondo non portano il vangelo di Cristo, il 'Depositum fidei' Apostolico, ma vanno a costituire tante cellule del cammino che non si integreranno mai con la realtà ecclesiale, finché non riusciranno a prenderne il posto. A molti vescovi forse non interessa, perché in fondo anche loro fanno parte di una "nuova" Chiesa che nel post-concilio ha preso il posto della Chiesa di Sempre, tagliando i legami più saldi e significativi con la Sua Tradizione: il Sacrificio di Cristo Signore in primis.

Senza andare molto lontano basta pensare al Vescovo Zollitsch e al suo Cristo morto solo per una grande 'solidarietà' col genere umano; al vescovo di Stoccolma che si è appena reso responsabile di un attacco frontale al Papa; ai vescovi austriaci e quelli tedeschi in fibrillazione spinta perché il Papa sta tentando di ricucire lo strappo con i cattolici di Econe (non li chiamiamo lefebvriani, perché in realtà sono cattolici e basta)...

lunedì 21 settembre 2009

Custode di Terrasanta. Sinodo, Comunione

“Un segno concreto di come la Chiesa sia vicina a questa realtà così problematica”. Con “grande soddisfazione” il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, accoglie la notizia dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente , convocata da Benedetto XVI, che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema ‘La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza: La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’ (At 4,32)”. Annuncio dato dallo stesso Pontefice nel corso del suo incontro con i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori Orientali, lo scorso 19 settembre.
“E’ la prima volta che si fa un Sinodo regionale e non continentale, dedicato al Medio Oriente – dice al SIR Pizzaballa – ed è un segno concreto di come la Chiesa sia vicina a questa realtà così problematica”. Per il Custode “i temi che potrebbero trovare spazio nella assemblea sono quelli emersi già nella riunione con i patriarchi, ovvero la crescita del fondamentalismo, la formazione, l’emigrazione”. Tuttavia, aggiunge, “il tema del Sinodo fa menzione anche della testimonianza e della comunione. I cristiani della regione sono noti per il fatto che pur essendo pochi non sono sempre uniti. E quella della comunione potrebbe essere una importante pista di lavoro”.
Non a caso il Custode di Terrasanta chiama in causa IL TEMA DELLA COMUNIONE. Bisognerebbe potessimo verificare se le Comunità NC lì presenti, per le quali ci chiedeva di pregare Zufolo, mettono in pratica le direttive di Benedetto XVI, che il fatidico 10 gennaio ricordava loro:
"... la necessità di una aderenza totale del Cammino agli insegnamenti della Chiesa e di adesione “docile” alle direttive del papa e dei vescovi, in un contesto di unità con le altre realtà ecclesiali e di “inserimento organico” dell’itinerario neocatecumenale nella pastorale parrocchiana e diocesana".
Dalle nostre parti non succede e ci sono diocesi in cui è la Chiesa che si sta neocatecumenalizzando (es. Roma). Chissà cosa accade in Terrasanta? Ma forse in quel contesto il problema viene assorbito da quello più cogente del contesto e delle difficoltà ricordate da Mons. Twal, che credo proprio che i neocatecumenali non conoscano, per effetto del rapporto privilegiato con lo stato d'Israele e con i rabbini locali e non, che sono soliti frequentare la loro cittadella sul Monte delle Beatitudini, la Domus Galileae.

Cambiamento titolo. Cos'è la "buona battaglia"?


Avrete notato che ho cambiato, su suggerimento di Stefano e col parere favorevole di molti, il titolo al Blog. Inserisco quindi questo articolo per renderne esplicite le motivazioni e mi servo di quanto scritto anche nel thread precedente, che credo le contenga tutte, anticipando quella più cogente che è l'avvenuto inserimento ecclesiale del movimento e sorvolando su circostanze e osservazioni ampiamente illustrate nel sito.

Aggiungo qualche precisazione: io il nostro impegno non l'ho mai considerato una battaglia: S. Paolo parla di "buona battaglia" ma è quella che dobbiamo fare con noi stessi e le nostre pulsioni negative, che solo con la Fede e l'Amore del Signore possono essere vinte e noi possiamo essere ri-generati. Ciò non toglie che siamo anche nella "Chiesa militante", che lo è sia a livello personale che comunitario.

Ebbene, partendo dall'informazione e dalla denuncia, ci siamo trovati implicati in una sorta di 'militanza' non cercata, ma non per questo meno impegnativa.

Comunque la ricerca della Verità e la conseguente denuncia di storture permanenti, nonostante i ripetuti richiami, è una militanza che -oltre a fedeltà alla Chiesa e quindi al Signore- è anche carità nei confronti delle potenziali vittime, nonché di quelle in atto che, se l'errore non viene denunciato, vi persisteranno inesorabilmente.

D'altronde, mi sembra che nessuno di noi ha mai puntato a risultati precisi, anche se prima dell'approvazione potevamo avere qualche aspettativa di maggior rigore nell'applicare gli statuti, ad esempio; ma eravamo ben consapevoli che nulla dipendeva né dipende da noi, che davvero siamo "servi inutili", che solo ambiscono a conoscere e far conoscere sempre di più e sempre meglio lo Sposo...

Aggiungo che anche la preghiera e il silenzio, in realtà, fanno pur sempre parte della battaglia. E c'è chi, nell'economia della salvezza è chiamato a dedicare la propria vita interamente alla preghiera e al silenzio...

Ora noi siamo fedeli comuni, ognuno con il proprio 'posto' (noto solo al Signore) in questa economia della Salvezza presente nella Sua Chiesa e siamo solo portatori e testimoni della nostra personale -ognuno con i suoi doni e peculiarità- conoscenza ed esperienza, la cui condivisione ha la pretesa di essere utile a chi passa, seme per il viandante, che solo il Signore può far germogliare. Questa agorà ne offre l'opportunità. Ciò non toglie che anch'io sento che, per quanto mi riguarda, i 'tempi' dedicati al silenzio e alla preghiera debbano aumentare, non per sostituirsi a questo impegno ma solo per alimentarlo con maggiore carità e discernimento.

Trascrivo un brano di una corrispondenza di P. Zoffoli che leggevo proprio ieri sera.

...Ciò penso riflettendo sulla solita ragione addotta dai neocatecumenali di non permettersi di spiegare la loro dottrina, quando la richiesta può avere il senso dell'accusa. Essi ripetono: "Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra" (Mt 5,39). Ma nel caso nostro il testo evangelico è applicato a sproposito:

- la reazione proibita da Gesù è quella suggerita dal risentimento destato da offese personali. Ma qui la protesta è motivata dal dovere di difendere la fede: quella compromessa dagli errori insegnati nella catechesi di Kiko e Carmen... Le parti allora s'invertono: gli OFFENSORI SONO QUESTI (in buona o cattiva fede), mentre i credenti sono gli OFFESI, che DEVONO reagire non per difendere interessi personali, ma l'ORTODOSSIA quale sommo di tutti i beni... E' per questo che proprio Gesù, se tacque agli insulti dei manigoldi, si oppose sempre e vivacemente agli scribi e ai farisei, al sinedrio, a Caifas e a Pilato quando si trattò della CAUSA DEL PADRE, della VERITA' DELLA SUA MISSIONE. Dunque, privo di qualsiasi fondamento biblico il silenzio opposto dai neocatecumenali ai loro critici: la ragione con la quale si pretende di giustificarlo si riduce ad una grossolana fandonia quando non tradisce una menzogna diabolicamente raffinata... La verità fa bene a tutti, e la purezza della fede è un BENE COMUNE A TUTTI: precisamente quello che noi intendiamo salvare anche per i Neocatecumenali, e ciò unicamente per un dovere di carità, non per uno sciocco puntiglio. Tanto vero che io ed altri saremmo dispostissimi e felicissimi di ricrederci, se si arrivasse a dimostrare che ci siamo ingannati... Cosa si potrebbe esigere di più da persone oneste?

Quante volte ho detto con profonda convinzione queste stesse cose, senza aver mai letto questa lettera? E dico ancora a Stefano e a tutti: anche rispetto a chi parla della battaglia per il riconoscimento degli errori del Vaticano su Concilio e Tradizione, la vera battaglia non consiste nel fare la rivoluzione (che in genere opera cambiamenti rapidi, ma spesso traumatici, come del resto ha operato la riforma di Paolo VI). Chi prende coscienza degli errori e delle ingiustizie, pur non essendo tenuto a fare la rivoluzione o a imporre le proprie convinzioni, è tenuto tuttavia a non tacere, continuando a pregare e ad aver fiducia in Chi, solo, è Giustizia (oltre che Verità) e può donare la Giustizia, la Verità e la Carità che non vanno mai separate sia nel parlare che nell'agire.

Questo è il nostro intento. Talvolta facciamo qualche scivolone; ma, se siamo ben orientati, e restiamo Fedeli e preghiamo e Adoriamo, la nostra via si illumina e il nostro agire diventa portatore di una Presenza, che è la sola che può operare secondo la volontà del Padre.

Del resto, le molte voci che si stanno unendo alla nostra nel prendere atto delle derive post-conciliari, cosa fanno se non corroborarci, aumentare le consapevolezza e ripristinare la Verità della Tradizione? Se esse avessero continuato a tacere o non se ne alzassero altre, non credete che sarebbero in molti di più a seguire i tanti pifferai magici post conciliari spiritodelconciliodipendenti?

domenica 20 settembre 2009

Situazione a rischio per i cristiani in Terra Santa

Stranamente nessun media lo ha riportato, ma il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, durante un discorso pronunciato l'8 settembre nella Cattedrale di Westminster, a Londra, ha avvertito che il futuro della Chiesa in Terra Santa è a rischio. Per questo motivo, ha chiesto ai cristiani di tutto il mondo di unire i propri sforzi per aiutare i fedeli della terra di Gesù. Mons Twal ha sottolineato che l'emigrazione ha ridotto drasticamente il numero dei cristiani sia in Israele che in Palestina. Egli ha confessato che fino ad ora il pellegrinaggio svolto da Benedetto XVI in Terra Santa a maggio non ha portato a una minore oppressione delle minoranze e che "la continua discriminazione in Israele minaccia sia i cristiani che i musulmani".

"Tra la limitazione degli spostamenti e la noncuranza per le necessità abitative, le tasse e la violazione dei diritti di residenza, i cristiani palestinesi non sanno da che parte voltarsi". Il Patriarca Twal ha condannato in particolare il muro eretto da Israele intorno alla West Bank, affermando che oltre a ostacolare la libertà di movimento "ha chiuso molti palestinesi in zone-ghetto in cui l'accesso al lavoro, all'assistenza medica, all'istruzione ed ai servizi di base è stato gravemente compromesso". "Abbiamo una nuova generazione di cristiani che non può visitare i Luoghi Santi della sua fede anche se distano solo pochi chilometri dal luogo in cui risiede"
Nell'omelia della Messa che ha celebrato nella Cattedrale di Westminster prima dell'incontro, ha espresso la propria riconoscenza affermando: "Contiamo sul vostro affetto e sul vostro sostegno. Senza di voi, che ne sarà del nostro futuro?".
Il presule ha poi sottolineato l'importanza delle cinque "P": preghiera, pellegrinaggio, pressione, progetti, che portano tutti alla quinta "P", quella della pace. "Se in 61 anni non siamo riusciti a ottenere la pace, vuol dire che i metodi che abbiamo usato erano sbagliati", ha commentato parlando della necessità di raggiungere una soluzione definitiva nella regione. "Sembra che i politici siano più preoccupati della pace che della guerra e preferiscano gestire il conflitto piuttosto che risolverlo".
Secondo il presule, ricorda l'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che ha organizzato l'incontro londinese, si pensa che i fedeli di Gerusalemme diminuiranno dai 10.000 attuali a poco più di 5.000 nel 2016. In tutta la Terra Santa, ha aggiunto, i cristiani sono scesi dal 10 al 2% in 60 anni, anche se altre prove mostrano che il declino potrebbe essere superiore.
In compenso aumentano i "cristiani d'importazione": conosciamo tutti la Domus Galileae [vedi] e la capacità di penetrazione del Cammino neocatecumenale, che è riuscito ad assicurarsi l'appoggio del Vescovo Melchita nonostante sia uno dei firmatari della Lettera degli Ordinari di Terra Santa che richiama il Cammino NC a rispettare le tradizioni millenarie delle Chiese orientali che lì convivono da millenni, appunto, e che corrono -oltre al rischio della diaspora forzata in base alla situazione- anche quello dell'inquinamento come è accaduto e continua ad accadere alla Chiesa di Roma.
Innalziamo la nostra preghiera per i Cristiani di Terra Santa e di tutte le altre regioni martoriate dal Medio Oriente, invocando e attendendo anche dal Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente convocato dal Papa per ottobre 2010, al quale sono chiamati a partecipare anche ebrei e musulmani, proposte e interventi di pacificazione e di armoniosa convivenza.

venerdì 18 settembre 2009

Evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici


Più volte abbiamo affrontato in questa agorà il tema scottante del vero ruolo che il laicato cattolico deve assumere alla luce della Christifideles Laici, ma, in generale ,di tutto il Magistero e di tutta la sana e sempre fondante Tradizione della Chiesa.

Ci ritorniamo stavolta con le parole del Garante Supremo di tale Magistero e di tale Fondamento Ecclesiale, il Sommo Pontefice stesso.
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Il Santo Padre ai vescovi Brasiliani, il 17 settembre scorso:

Con i suoi fedeli e con i suoi ministri, la Chiesa è sulla terra la comunità sacerdotale organicamente strutturata come Corpo di Cristo, per svolgere efficacemente, unita al suo capo, la sua missione storica di salvezza. Così ci insegna san Paolo: "Voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra" (1 Cor 12, 27). In effetti, le membra non hanno tutte la stessa funzione: è questo che costituisce la bellezza e la vita del corpo (cfr. 1 Cor 12, 14-17). È nella diversità fondamentale fra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune che si comprende l'identità specifica dei fedeli ordinati e laici. Per questo è necessario evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici. In tale prospettiva, i fedeli laici devono quindi impegnarsi a esprimere nella realtà, anche attraverso l'impegno politico, la visione antropologica cristiana e la dottrina sociale della Chiesa.

L'approfondimento armonioso, corretto e chiaro del rapporto fra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale costituisce attualmente uno dei punti più delicati dell'essere e della vita della Chiesa. Il numero esiguo di presbiteri potrebbe infatti portare le comunità a rassegnarsi a questa carenza, consolandosi a volte con il fatto che quest'ultima evidenzia meglio il ruolo dei fedeli laici. Ma non è la mancanza di presbiteri a giustificare una partecipazione più attiva e consistente dei laici. In realtà, quanto più i fedeli diventano consapevoli delle loro responsabilità nella Chiesa, tanto più si evidenziano l'identità specifica e il ruolo insostituibile del sacerdote come pastore dell'insieme della comunità, come testimone dell'autenticità della fede e dispensatore, in nome di Cristo-Capo, dei misteri della salvezza.

Sappiamo che "la missione di salvezza affidata dal Padre al proprio Figlio incarnato è affidata agli apostoli e da essi ai loro successori; questi ricevono lo Spirito di Gesù per operare in suo nome e in persona di lui. Il ministro ordinato è dunque il legame sacramentale che collega l'azione liturgica a ciò che hanno detto e fatto gli apostoli e, tramite loro, a ciò che ha detto e operato Cristo, sorgente e fondamento dei sacramenti" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1120). Per questo, la funzione del presbitero è essenziale e insostituibile per l'annuncio della Parola e per la celebrazione dei sacramenti, soprattutto dell'eucaristia, memoriale del sacrificio supremo di Cristo, che dona il proprio Corpo e il proprio Sangue. Per questo urge chiedere al Signore di mandare operai per la sua messe; oltre a ciò, è necessario che i sacerdoti manifestino la gioia della fedeltà alla propria identità con l'entusiasmo della missione.

Alla luce di queste parole e del ruolo dei sacerdoti nella Chiesa, appare sempre più anomala la prassi del Cammino neocatecumenale che vede nel ruolo di guide onnipossenti i catechisti - emanazione del potere verticistico degli iniziatori - ai quali sono assoggettati anche i sacerdoti, tuttora e nonostante tutti i richiami, a partire da quello di Giovanni Paolo II:

...In questo cammino l'opera dei sacerdoti rimane fondamentale. Di qui la necessità che sia ben chiara la posizione che a voi spetta come guide delle Comunità, affinché la vostra azione sia in sintonia con le reali esigenze della pastorale. La prima esigenza che vi s'impone è di sapere mantener fede, all'interno delle Comunità, alla vostra identità sacerdotale. In virtù della sacra Ordinazione, voi siete stati segnati con uno speciale carattere che vi configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in suo nome (cfr. Presbyterorum Ordinis, 2). Il ministro sacro quindi dovrà essere accolto non solo come fratello che condivide il cammino della Comunità stessa, ma soprattutto come colui che, agendo "in persona Christi", porta in sé la responsabilità insostituibile di Maestro, Santificatore e Guida delle anime, responsabilità a cui non può in nessun modo rinunciare. I laici devono potere cogliere queste realtà dal comportamento responsabile che voi mantenete. Sarebbe un'illusione credere di servire il Vangelo, diluendo il vostro carisma in un falso senso di umiltà o in una malintesa manifestazione di fraternità. Ripeterò quanto già ebbi occasione di dire agli Assistenti Ecclesiastici delle Associazioni Internazionali Cattoliche: "Non lasciatevi ingannare! La Chiesa vi vuole sacerdoti, e i laici che incontrate vi vogliono sacerdoti e niente altro che sacerdoti. La confusione dei carismi impoverisce la Chiesa, non la arricchisce"(Dal Discorso di Giovanni Paolo II ai Sacerdoti delle comunità neocatecumenali il 9.12.1985)

mercoledì 16 settembre 2009

Ratzinger e il concilio, 1988: attualissimo

Dal discorso rivolto nel 1988 dall'allora Cardinale Ratzinger ai vescovi cileni:

Se ci sono molti motivi che potrebbero condurre tantissima gente cercare un rifugio nella liturgia tradizionale, quello principale è che trovano la conservata la dignità del sacro. Dopo il Concilio, ci sono stati molti preti che hanno elevato deliberatamente la "desacralizazione" a livello di un programma, sulla pretesa che il nuovo testamento ha abolito il culto del tempio: il velo del tempio che è stato strappato dall'alto al basso al momento della morte di Cristo sulla croce è, secondo certuni, il segno della fine del sacro. La morte di Gesù, fuori delle mura della città, cioè, dal mondo pubblico, è ora la vera religione. La religione, se vuol avere il suo essere in senso pieno, deve averlo nella non sacralità della vita quotidiana, nell'amore che è vissuto. Ispirati da tali ragionamenti, hanno messo da parte i paramenti sacri; hanno spogliato le chiese più che hanno potuto di quello splendore che porta a elevare la mente al sacro; ed hanno ridotto il liturgia alla lingua e ai gesti di una vita ordinaria, per mezzo di saluti, i segni comuni di amicizia e cose simili.
La liturgia non è un festa; non è una riunione con scopo di passare dei momenti sereni. Non importa assolutamente che il parroco si scervelli per farsi venire in mente chissà quali idee o novità ricche di immaginazione. La liturgia è ciò che fa sì che il Dio Tre volte Santo sia presente fra noi; è il roveto ardente; è l'alleanza di Dio con l'uomo in Gesù Cristo, che è morto e di nuovo è tornato alla vita. La grandezza della liturgia non sta nel fatto che essa offre un intrattenimento interessante, ma nel rendere tangibile il Totalmente Altro, che noi [da soli] non siamo capaci di evocare. Viene perché vuole. In altre parole, l'essenziale nella liturgia è il mistero, che è realizzato nel ritualità comune della Chiesa; tutto il resto lo sminuisce. Alcuni cercano di sperimentarlo secondo una moda vivace, e si trovano ingannati: quando il mistero è trasformato nella distrazione, quando l'attore principale nella liturgia non è il Dio vivente ma il prete o l'animatore liturgico

....Certamente c'è una mentalità dalla visuale ristretta che tiene conto solo del Vaticano II e che ha provocato questa opposizione. Ci sono molte presentazioni di esso che danno l'impressione che, dal Vaticano II in avanti, tutto sia stato cambiato e che ciò che lo ha preceduto non abbia valore o, nel migliore dei casi, abbia valore soltanto alla luce del Vaticano II

.... Il Concilio Vaticano II non è stato trattato come una parte dell'intera tradizione vivente della Chiesa, ma come una fine della Tradizione, un nuovo inizio da zero. La verità è che questo particolare concilio non ha affatto definito alcun dogma e deliberatamente ha scelto rimanere su un livello modesto, come concilio soltanto pastorale; ma molti lo trattano come se si sia trasformato in una specie del superdogma che toglie l'importanza di tutto il resto.

lunedì 14 settembre 2009

Preghiamo per Caterina, la figlia di Socci

Leggete qui

http://www.antoniosocci.com/2009/09/stialo-lottando-per-caterina/

Memoráre, o piíssima Virgo María, non esse auditum a sǽculo, quemquam ad tua curréntem præsidia, tua implorántem auxilia, tua peténtem suffrágia, esse derelíctum. Ego tali animátus confidéntia, ad te, Virgo Virginum, Mater, curro, ad te vénio, coram te gemens peccator assisto. Noli, Mater Verbi, verba mea despícere; sed áudi propitia et exáudi.
Amen.

sabato 12 settembre 2009

La fedeltà del servo di Cristo non cerca di adeguare la fede alle mode del tempo

Ci colpiscono le accorate parole del Papa durante l'odierna messa solenne in San Pietro: parole taglienti come lame usate nei confronti dei pastori di Santa Romana Chiesa.
Si soffre anche nella Chiesa, come nella società civile, perché molti, lavorano per se stessi e non per la comunità. Questi molti sono coloro ai quali è stata affidata una responsabilità”. Lo ha detto oggi Papa Benedetto XVI durante la messa solenne nella Basilica di San Pietro, in cui ha ordinato cinque nuovi vescovi, tutti uomini provenienti da incarichi di Curia e della Segreteria di Stato della Santa Sede. Il Papa ha ricordato che Gesù è venuto nel mondo per servire ed ha dunque esortato i vescovi a essere “servi fedeli, prudenti e buoni”.
Ecco due tra i brani più significativi della splendida Omelia:“Per questa connessione tra la preghiera e l’agire di Cristo sull’uomo, la Chiesa nella sua Liturgia ha sviluppato un segno eloquente. Durante la preghiera di Ordinazione si apre sul candidato l’Evangeliario, il Libro della Parola di Dio. Il Vangelo deve penetrare in lui, la Parola vivente di Dio deve, per così dire, pervaderlo. Il Vangelo, in fondo, non è solo parola – Cristo stesso è il Vangelo. Con la Parola, la stessa vita di Cristo deve pervadere quell’uomo, così che egli diventi interamente una cosa sola con Lui, che Cristo viva in lui e dia alla sua vita forma e contenuto. In questa maniera deve realizzarsi in lui ciò che nelle letture dell’odierna Liturgia appare come l’essenza del ministero sacerdotale di Cristo.
“... La fedeltà del servo di Gesù Cristo consiste proprio anche nel fatto che egli non cerca di adeguare la fede alle mode del tempo. Solo Cristo ha parole di vita eterna, e queste parole dobbiamo portare alla gente. Esse sono il bene più prezioso che ci è stato affidato. Una tale fedeltà non ha niente di sterile e di statico; è creativa”.
“... Sappiamo come le cose nella società civile e, non di rado, anche nella Chiesa soffrono per il fatto che molti di coloro, ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità”, ha detto il Papa. La “Chiesa non è la Chiesa nostra, ma la sua Chiesa, la Chiesa di Dio. Il servo deve rendere conto di come ha gestito il bene che gli è stato affidato. Non leghiamo gli uomini a noi; non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi”, ha esortato il Papa.
Un vescovo deve avere la "prudenza", non intesa come astuzia, ma come capacità di giudicare in base all'insieme “e non a partire da dettagli casuali”. Infine, l'uomo di Chiesa deve essere 'buono', nel senso del dialogo costante con Dio.
Un richiamo che non potrà non suscitare una vasta eco nel mondo cattolico, nel quale, specialmente negli ultimi tempi, sempre più spesso molti vescovi hanno inteso agire per conto proprio pur parlando a nome della Chiesa intera: si ricordi in proposito - oltre alle recenti inquietanti performances di vescovi austriaci e tedeschi - anche la gravissima scorrettezza dell'aprile 2008 dei 156 vescovi e di 9 cardinali alla Domus Galileae, ospiti di Kiko Arguello , che osarono stilare un documento, sostituendosi al Sinodo dei vescovi e agli altri organismi costituiti della Chiesa.

giovedì 10 settembre 2009

Dalla Terra Santa

Oggi riprendiamo a parlare della situazione in Terra Santa.

Ho preferito passare sotto silenzio la testimonianza inserita ieri, che resta del tutto significativa per chi ha fatto in tempo a leggerla, ma dalla quale mi è parso più prudente passare oltre.

Tuttavia, per rispetto a tutti coloro che ci hanno dedicato il loro tempo e la loro attenta riflessione, trascrivo i commenti pervenuti, dai quali ripartire per l'approfondimento.

Da parte mia vi rimando a questo link per aggiungere un elemento alla riflessione, riscontrando il grado d'inquinamento e di penetrazione di cui purtroppo il Cammino NC è capace. Il documento risale allo scorso anno ma nulla di quanto vi è scritto, a parte l'intervenuta nel frattempo approvazione degli Statuti, è da ritenersi superato; anzi, pervengono voci di una sempre maggiore e aggressiva penetrazione del "novum di cui i neocatecumenali sono portatori, in un contesto nel quale i vescovi con accenti accorati chiedevano il rispetto delle millenarie tradizioni [Testo della lettera degli Ordinari di Terra Santa] rimasta purtroppo lettera morta come tutti i richiami provenienti anche dalla Santa Sede (non ultima la raccomandazione del Papa alla comunione ecclesiale il 10 gennaio scorso). Comunione ecclesiale totalmente inestistente come ben conoscono tutti coloro che sono in diaspora dalle loro parrocchie invase al cammino, che fagocita nelle sue strutture e nei suoi schemi ogni altra pastorale esistente o proponibile. Perchè il Cammino NC ha la sua IDENTITA' irreformabile e indiscutibile.

domenica 6 settembre 2009

Dalla speculazione di Rahner (ispiratore dell'Arguello) ai “ piedi a terra” di Mons. Crociata


Sembra proprio giunta l’ora di “uscire da Rahner”, auspicava Benedetto XVI nell’ormai storico discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, sulle “ermeneutiche” del Concilio Vaticano II. Lo “spirito del Concilio” a cui si richiamano gli ermeneuti della “discontinuità” ha infatti la sua fonte nel Geist in Welt di Rahner, quello “Spirito nel mondo” che è il titolo del suo primo importante libro, pubblicato nel 1939.
Se in questo volume Rahner delinea la sua concezione filosofica della conoscenza, nel successivo, “Uditori della parola” (Hörer des Wortes), pubblicato nel 1941, espone la sua visione propriamente teologica.
Oggetto della scienza teologica, per Rahner, non è Dio, di cui non può essere dimostrata l’esistenza, ma l’uomo, che costituisce l’unica esperienza di cui abbiamo l’immediata certezza. Non si può dunque parlare di Dio al di fuori del processo conoscitivo dell’uomo. Dio, più precisamente, esiste “autocomunicandosi” all’uomo che lo interpella. Rahner afferma che nessuna risposta va al di là dell’orizzonte che la domanda ha già precedentemente delimitato. L’orizzonte di Dio è misurato dall’uomo che, delimitando nella sua domanda la risposta divina, diviene la misura stessa della Rivelazione di Dio. Rahner non dice che l’uomo è necessario a Dio perché Dio possa esistere, ma poiché senza l’uomo Dio non può essere conosciuto, la conoscenza umana diviene la chiave di quella che egli definisce la “svolta antropologica” della teologia. Rahner si richiama spesso a san Tommaso d’Aquino, ma di fatto riduce la metafisica ad antropologia e la antropologia a gnoseologia ed ermeneutica.
Come si può osservare agevolmente, molte di queste posizioni stanno implicitamente alla base di tutta l'impalcatura pseudoteologica di Kiko e Carmen, che oltre che alla teologia di Rhaner, molto si ispirano anche a quella di Bonhoeffer e Farnes
La “teologia trascendentale” di Rahner appare in ogni caso, in questa prospettiva, come uno spregiudicato tentativo di liberarsi della tradizionale metafisica tomista, in nome dello stesso san Tommaso.
La risposta piena e sofferta a Rahner , al rahnerismo che ha intriso tutto il Vaticano II e continua a intridere tutto un universo cattoprogressista ormai stucchevole, l’ha data ieri monsignore Mariano Crociata, segretario della Conferenza episcopale italiana.
Una Chiesa forse un po’ meno «politica» ma che non rinunci a «resistere a tutto ciò che contraddice il Vangelo e la fede». Il ritratto della futura comunità cattolica nazionale è stato nella sua relazione all’assemblea dell’Azione cattolica. Con il pensiero naturalmente al caso Boffo - che pure non è stato mai espressamente menzionato - e ai nuovi equilibri che verranno disegnati dalla nomina del suo successore alla guida del quotidiano cattolico «Avvenire».
In Italia, ha spiegato monsignore Crociata, si assiste a un «lento declino dell’appartenenza religiosa forte alla Chiesa cattolica». Una notazione realistica alla quale è seguito un invito alla «resistenza»: i credenti in Italia, ha detto Crociata, non devono lasciarsi «fagocitare dal mondo e dalla sua logica anti evangelica e disumanizzante», e tuttavia non possono nemmeno cedere alla «sindrome d’assedio» di chi «vede attorno a sé nemici e minacce alla Chiesa». «Bisogna vigilare non solo sulla tentazione di ridurre la fede alla dimensione privata, ma anche su quella opposta di adagiarsi sul mantenimento di un ambiente socio-culturale con tratti religiosi e più o meno vagamente cristiani, secondo una prospettiva di religione civile», ha precisato quindi il numero due della Cei. «Una Chiesa di popolo - ha concluso - ha bisogno di personalità credenti spiritualmente forti e culturalmente solide. Ciò esige di assicurare tale qualità dentro il ritmo ordinario della vita».
Significativo il fatto che l’«Osservatore Romano», nel sintetizzare l’intervento di Crociata, abbia titolato: «Da una visione di Chiesa sociologica a una teologica».
Che sia finalmente giunto il momento delle grandi revisioni auspicate da Amerio, Barsotti e dallo stesso Benedetto XVI ?

mercoledì 2 settembre 2009

Romano Amerio e la 'pochezza' di Avvenire

Avvenire di ieri fa una recensione di Romano Amerio, che è una stroncatura ideologica dalla prima all'ultima virgola e dimostra davvero la pochezza di chi scrive, che sarebbe già un complimento definire mediocre, se risce a esprimersi in questi termini:
Iota unum (e ancor più il suo seguito Stat veritas, 55 chiose all’enciclica Tertio millennio adveniente di Giovanni Paolo II) è in larga parte una delusione, e non solo perché non riesce a tener testa al suo stesso mito ... Adesso che si può leggerlo, lo Iota appare proprio uno iota: una critica cioè «piccola» nel suo giuridicismo e letteralismo, che estrapola singole frasi dal contesto per trarne conclusioni teologiche generali e assolute; secondo un metodo di dissezione dei particolari che – proprio nella sua apparenza di oggettività analitica – conduce invece a perdere di vista il panorama globale, con esiti paradossali di incomprensione.
Intanto Iota Unum non è né era un mito, ma un colto, appassionato, circostanziato "studio" multidisciplinare (con pregnanza filosofico teologica, ma con contributi filologici, storici, antropologici, sociologici ecc.) sulle "variazioni" della Chiesa cattolica nel XX secolo.
Non si può non notare che per fornire i giudizi quotati (quello sull'estrapolazione è confutabilissimo) il nostro Beretta neppure "estrapola", stronca e basta, senza riuscire ad entrare nella corposa profondità dello studio di Amerio, che racchiude una riflessione frutto di un ricchissimo universo culturale ma anche di credente, dipanatasi nell'arco dell'intera vita di uno dei più grandi pensatori del nostro tempo. Mi spiace esprimermi con questa vis polemica - determinata dal primo impatto con certe pseudo-riflessioni che hanno suscitato tutta la mia indignazione - che dovrò smaltire per rispondere con il dovuto equilibrio. [Intanto per vostra documentazione inserisco il link ai due testi che potrete scaricarvi in formato rtf].
Tuttavia penso che è già importante che se ne parli e che nel mondo cattolico per lo meno si stia aprendo un dibattito, che sarà opportuno alimentare.
Da parte dell'universo 'neoterico' c'era da aspettarsi una simile accoglienza, dato che esso è formato dalla cultura degli slogan e della superficialità, più basata sul sentimento che sulla Ragione che approfondisce e chiarisce e interpreta argomentando.
E così Avvenire dimostra ancora una volta da che parte sta.
Anche il secondo articolo, di Cesare Cavalleri, non è da meno nel voler affermare a tutti i costi la 'continuità' del Vaticano II... questo sì che è diventato un mito! Ma almeno ha il pregio di indicare con esattezza alcuni punti chiave di lettura, con citazioni puntuali, ma molto sommarie e senza approfondimenti.
Ovviamente non è detto che con le tesi di Amerio si debba necessariamente essere d'accordo; ma un conto è fare un dibattito serio, un conto stroncature ideologiche o troppo rapidi excursus. Quando di parla dell'opera di Amerio bisogna darsi tempi di studio e di meditato approfondimento che in genere 'pesca' in più orizzonti: ed è quello che farò dopo questa essenziale re-azione, ripromettendomi una adeguata necessaria puntualizzazione.