giovedì 30 aprile 2009

Provocazione: “Ma quale Dramma? La liturgia è una festa!”

Scrive Chislom:

Fondamentalmente, l’eretico, prima di assurgere ad una così antipatica definizione, è un’esteta, un amante del bello. Ama così tanto la bellezza che odia le brutture del mondo, tanto da pensare che il Dio di quelle brutture non può essere il Dio della bellezza. Su questo concetto, permettete il gioco di parole, ci “marcia” come Marcione… Ma non è ancora eretico.
Si chiede, allora, quale sia la vera bellezza che intende esprimere, quali espedienti può usare per diffondere il suo concetto di bellezza. Se, per esempio, fosse musicista, abolirebbe tutta la musica fino a Bach per scrivere la sua, o, se fosse pittore, il Beato Angelico e Masaccio sarebbero da coprire con la calce per lasciar spazi intonsi alle sue opere.
Nossignori: il “bello” è tutto da riscrivere e da ridefinire.
Allora va a cercare la “bellezza” nel sacro e, mio Dio! Rimane inorridito da tanta anticaglia. Liturgie meste e mogie, un popolo di vecchiette e pensionati: manco un giovane!
“E’ ovvio! – pensa – Qui bisogna rifare tutto di nuovo…”.
Bisogna pescare il bello nel ciarpame di crocifissi tetri e turiboli ossidati, tra vecchie canne d’organo e cori in gregoriano.
Allora estrapola da tutta questa anticaglia, quegli elementi che intende sottoporre a restauro. ( Attenzione, però! In questa operazione, lo scegliere qualcosa da preferire al resto e porlo in evidenza, è il primo passo verso l’eresia che, etimologicamente, significa “praticare un’opzione”. Ma questo non lo sa…)
Una volta effettuata la scelta di quegli elementi da salvare, il nostro esteta decide di connetterli ad altri elementi, creare un ibrido artistico che porti la sua firma e la sua originalità.
La chiesa dove si celebra diviene un nuovo drive-in: in realtà aveva pensato anche al posto macchina, ma aveva fatto tanto per togliere l’incenso che ora gli darebbe fastidio doverlo sostituire con i gas di scarico…
Anche l’altare deve essere rifatto: via quella specie di ara sacrificale, in fondo la messa è una festa, ma quale Calvario…
Tutti devono gioire, e cantare, e suonare, e ballare fino a cadere esausti in questa specie di balera dove la sofferenza del Giusto va nascosta, così cruenta da togliere il sonno alle persone sensibili.
Ma quale “dramma”? Che dramma e dramma. Von Balthasar, quel teologo da due lire, da lui doveva andare se voleva capire qualcosa di Cristo. Perché mai quel teologuccio ha chiamato parte della sua opera “Teo-drammatica”? Che voleva dire? Che l’Incarnazione è un dramma e si risolve fino al culmine drammatico del “Dio assente”, impotente per amore, che aleggia sul Figlio crocifisso?
No, no, è tutta una festa: certo, prima si è sofferto un pochino e lo si ricorda col pane del deserto. Ma poi… Poi c’è il vino, che non è il sangue, ma la gioia, la gioia che pervade tutti.
Ma sì, un’idea che è venuta all’esteta dopo aver letto rituali ebraici, anche se, probabilmente, l’idea della quarta coppa l’aveva letta, dove? Ma sì, nel “Simposio” di Platone, e dove se no?
Via: giù colori, suoni, allegria… Questa è la bellezza, questa è la vera bellezza: non il volto deformato del Cristo ingobbito, come in quei quadri dello squallido Rouault che non capiva niente di bellezza. Decide di dipingerlo lui.
Ma quale eresia? Questo è il bello che avanza.
E se non vi piace, tornate nelle messe di vecchiette e pensionati… Fate esposti alla Santa Sede. E fissate per l’ultima volta la Sistina, perché è probabile all’esteta venga dato l’appalto di ridipingere il Giudizio Universale.

Chisolm
PS: spero si comprenda la provocazione...

martedì 28 aprile 2009

Ma quale festa, la Liturgia è un dramma


Scrive Caterina:
“Ma quale festa, la liturgia è un dramma”: lo afferma Monsignor Nicola Bux, teologo e liturgista scelto dal Papa a far parte del suo gruppo che si occupa delle Liturgie del Pontefice. Con lui affrontiamo il tema del senso del sacro nella liturgia: “Credo che questo senso del sacro si potrà recuperare quando comprenderemo che la messa non è mai uno spettacolo, un divertimento o una proprietà del singolo sacerdote, ma un vero e proprio dramma. Spesso ci riempiamo la bocca con la parola festa, ma quale festa. Nella messa ricordiamo il sacrificio di Cristo, ecco la verità. Cristo si è immolato per noi e poi si usa il vocabolo festa. È corretto parlare di festa solo dopo aver compreso e accettato il concetto che Cristo ha dato la vita per noi. Allora, è lecito parlare di festa, ma prima mai”.

Poi aggiunge: “Una buona liturgia deve avere al suo centro la croce, ma essa sempre più spesso, collocata al lato, o in posti poco visibili, ha perso il suo vero ed autentico significato. Sembra molto di più una suppellettile, che non un centro di adorazione. A volte ho la sensazione che una croce al centro dell’altare dia fastidio, quasi sia di impaccio. Per essere duri: il più delle volte non la guarda nessuno”.

Monsignor Bux parla del concetto di devozione: “Per ridare alla liturgia il senso del sacro, è necessaria la devozione. Basta con messe celebrate come avvenimenti mondani e intrattenimento. Occorre la devozione, l’incontro col volto di Dio. Ma spiacevolmente questo avviene molto,ma molto raramente. Senza un incontro con il vero volto di Dio, senza devozione, la messa diventa un rituale, una auto celebrazione del sacerdote che non ha alcun senso”.

Provocatoriamente monsignor Bux si pone e pone una domanda: “Quanti oggi, celebrando la messa, rivolgono lo sguardo a Dio e alla croce? Pochi, ecco perché il senso del sacro si va attenuando nelle nostre messe”. E allora che cosa fare? Penso che una buona idea possa essere la seguente: nella seconda parte della messa, dall’offertorio in poi, tanto per capirci, il sacerdote potrebbe celebrare rivolto verso la croce, ad orientem.

Per quale ragione "ad orientem"? In tal modo, i fedeli non vedrebbero più la figura del sacerdote, che non è il protagonista, ma assieme a lui, contemplano la croce, il mistero. Dunque una posizione "ad orientem" nella seconda parte della messa. Mi sembra conveniente. In questa maniera la liturgia acquisterebbe valore maggiormente escatologico, di mistero ed adorazione, la gente stessa comincerebbe a comprendere ed apprezzare il valore escatologico, per usare una parola difficile, della liturgia. Guardare ad oriente equivale a contemplare il Signore che viene, penso che questa posizione, del resto usata dagli orientali, possa aiutare a trovare maggior raccoglimento. Ecco la mia modesta proposta per una riforma graduale e sensata: guardare ad oriente nella seconda parte della Santa Messa.

In un'intervista che ci ha rilasciato qualche giorno fa, lo storico Franco Cardini ha parlato di crisi del senso del sacro. Bisogna vedere in che senso ha lanciato questa affermazione. Ma il senso del sacro è Dio. Apparentemente questo senso del sacro, cioè di vicinanza e di ricerca di Dio, oggi sembra offuscato,vero. Ma non sarei tanto pessimista. In fondo l’uomo per natura cerca sempre Dio. Molte volte anche per comodità personale o con forme corrotte e sbagliate come la superstizione o la magia, ma alla fine il contatto viene cercato. L’alleanza con Dio anche egoisticamente, conviene all’uomo.

sabato 25 aprile 2009

l'eresia nella Chiesa

Nell'ultimo thread abbiamo assimilato agli insegnamenti di Kiko le parole del vescovo tedesco che hanno fatto scalpore in questi giorni: Zollitsch ha pubblicamente affermato che "Cristo non è morto per i peccati della gente come se Dio avesse preparato un'offerta sacrificale, un capro espiatorio." Piuttosto, Gesù ha offerto soltanto "solidarietà" con i poveri ed i sofferenti.
Zollitsch ha inoltre affermato "che questa è la grande prospettiva, questa tremenda solidarietà." L'intervistatore ha chiesto: "Dunque lei non descriverebbe più la cosa quasi come se Dio avesse donato Suo Figlio, perchè gli uomini erano talmente peccatori? Non lo descriverebbe più così?" Monsignor Zollitsch ha risposto: "No."
Ci scrive Fabio:
Mic tu dici che le parole del vescovo riportate da Caterina, sono identiche a quelle di kiko nelle sue catechesi...perdonami ma ti parlo della mia realtà (perchè di questa posso parlarti visto che la vivo in prima persona) e per fare un pò di chiarezza..a me hanno sempre detto che Gesù Cristo è morto,è stato donato,ha sofferto,ha patito ed è risuscitato distruggendo la morte al tempo stesso,per tutti noi che siamo peccatori.e anzi questo messaggio che è poi centro del kerygma,tanto caro a kiko,viene detto più o meno ad ogni incontro che viene fatto e a cui io ho partecipato.O io sono stato talmente fortunato di non aver mai sentito che Cristo è morto per solidarizzare con i poveri e i sofferenti, o non ci ho proprio capito nulla (il che è altamente probabile..:)..)...Fabio
Fabio, ti illustro la mia esperienza e trascriverò le testuali parole di Kiko:
Per Carmen e Kiko l'espressione sacrificale è pagana! Secondo loro l'Eucaristia è una Festa di ESULTAZIONE non un sacrificio: sarebbe da pagani vedervi qualcuno che si sacrifica!

Anche la Chiesa ha ben presente il Significato pasquale, il banchetto escatologico, il ringraziamento; ma non prescinde dal sacrificio, dall'espiazione, dalla propiziazione, che rendono possibile la Redenzione operata da Cristo. Anzi sono termini che non entrano nel gergo neocatecumenale. E Kiko arriva a dire. "E' per questo che è venuto Lutero!"
"Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali, che Israele aveva avuto e aveva sublimato, si introdussero di nuovo nell'Eucaristia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del sangue di suo figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di suo Figlio, alla maniera degli dei pagani... Ma le cose non stanno così. Dio, in Cristo, dice San Paolo, stava riconciliando il mondo in noi. Non perché Cristo placa Dio in qualche modo, ma perché vuole dimostrare agli uomini che ci ama nonostante il nostro peccato; aveva bisogno di dimostrare che anche se ammazzavamo suo Figlio continuava ad amarci. Dio stava riconciliando il mondo con sé attraverso Gesù Cristo. E' il mondo che aveva bisogno di riscoprire l'amore di Dio (OR p. 333)
Gesù non abolì il culto antico ma lo portò a perfezione; disse infatti: "Non sono venuto ad abolire, ma a portare a compimento" (Mt 5,17)
Nell'AT si offrivano in sacrificio animali. Nel NT 'per Cristo, con Cristo e in Cristo' si offre la propria vita. E' cambiato il contenuto del sacrificio, ma non ne è abolita la realtà (Ef 5,1s; 1Pt 2,4s; Lumen Gentium 10a; 11b)
"Negare la natura sacrificale della celebrazione eucaristica significa incorrere nella censura di eresia" Non sono parole nostre, ma lo dice Giovanni Paolo II (Lettera Apostolica "Ad tuendam Fidem", nota dottrinale illustrativa, n.5,9,11). " a questo sacrificio di rendimento di grazie, di propiziazione, di impetrazione e di lode i fedeli parteciperanno con maggiore pienezza, quando non solo offrono al Padre con tutto il cuore, in unione con il sacerdote, la sacra vittima e, in essa, loro stessi, ma ricevono pure la stessa vittima nel sacramento (P.O. n:3e)
Se si nega la natura sacrificale dell'Eucaristia, la S. Messa diventa semplicemente un 'banchetto fraterno' per il quale non c'è bisogno di un'altare ma di una mensa (del resto Kiko esplicita in altre catechesi, "Noi non abbiamo altari"). Il pane ed il vino sono solo simbolo della presenza e dell'influenza salvifica di Gesù risorto.
Non dimentichiamoci che per la dottrina Nc si fa la Consacrazione delle Sacre Specie salvo poi farle passare per dei SIMBOLI giudaizzanti del "pane dell’afflizione" e del "vino dell’esultanza dell’entrata nella terra promessa". Dov'è il Corpo e il Sangue di Cristo "offerto in sacrificio per noi e risorto" del quale ci nutriamo per divenire simili a Lui? Cos'è altrimenti essere cristiani?
Ci sembra che i NC non siano altro che Ebrei usciti dall'Egitto che attraverso il 'cammino nel deserto' fatto nella comunità entrano nella 'terra promessa' di un preteso "cristianesimo adulto" - che non è altro che giudaismo luteranesimo e gnosticismo ben amalgamati - col battesimo al Giordano, vanificando il nostro battesimo nel sangue salvifico di Cristo

giovedì 23 aprile 2009

Testimonianza di Manuele

Pubblico la testimonianza di Manuele, ringraziandolo ancora una volta e, di seguito, le mie considerazioni. Riorenderemo il nostro percorso da qui...

Cara Caterina,
Buona Pasqua a te e a tutti.

Ho letto i tuoi recenti appelli, anche a quello di rifarmi vivo, ma non sono intervenuto di proposito perché ciò che ho letto mi ha fatto un po’ male.
Io sono nel CNC e mi sono aperto a te e a voi perché ritengo che alcune cose nel CNC devono cambiare e molte cose che ho appreso da voi, ma come ti spiegai anche dal forum di oriens, mi hanno spinto a cercare di capire dove si annidano questi problemi.
Ti avevo anche spiegato che con il parroco siamo andati prima di persona ma anche per lettera, presso il vicariato di san Giovanni per cercare di capire alcuni riscontri anomali che si registrano nel condurre due liturgie diametralmente differenti e ti dissi come il nostro parroco che non è del CNC abbia le mani legate.

Mi fa male sentire parlare di noi come di eretici, quasi che le testimonianze solo dei fuoriusciti possano spiegare tutta la realtà così complessa che è questo Cammino, davvero come hai spiegato tu stessa, o hai tentato di spiegare, per quelli come me che vivono (non dico perfetta) una armonica situazione fra parrocchia e particolarità del cammino, è necessario aiutarci (ed aiutarsi in reciprocità) a comprendere meglio dove si annidano questi errori per trovare proprio negli aderenti del CNC un valido aiuto di progressione e armonizzazione con la parrocchia, non una continua battaglia fatta di espressioni forti che non tutti possono comprendere.

Devi pensare, cara Caterina (ma scrivendo a te lo scrivo a tutti gli altri), che molti aderenti al CNC vengono da situazioni di profondo ateismo o perché non avevano capito la Chiesa e l’avevano abbandonata, allora, tu prova ad immaginare queste persone che ritornano alla Chiesa per mezzo del CNC e poi si sentono dire che sono eretici, è impensabile per loro (ma anche per me) accettare una cosa del genere, chi mi ha riportato alla Chiesa, direbbero, una eresia? Davvero questo stona!

Infine è inutile e controproducente mettere in mezzo il papa e le sue scelte. Ho letto la tua accorata difesa e te ne sono grato, ti dico pure che se dovessero chiedermi un parere su questo Papa per me è davvero un grande, se l’altro mi ha tenuto saldo con le GMG questo papa mi sta spiegando ed insegnando il valore di essere nella Chiesa e la sua pazienza, la sua maestria, io sono sicuro che prima o poi risolveranno un mare di problemi.

Il Papa ci ha confermati nella fede, se poi questa fede viene stravolta dai catechisti del CNC che colpa ne può avere il papa?

Ma possiamo provare a fare un esame, fatemi domande sull’Eucarestia, sulla Messa, sui Sacramenti, se risponderò da eretico correggetemi, ma se risponderò bene dovrete accettare il fatto che forse non tutti nel CNC hanno ricevuto un cattivo insegnamento, non ti pare?

Ciò che comincia forse a mancare al vostro blog è un confronto serio e dinamico sulle dottrine. Si, avete postato molto materiale su ciò che dicono questi dossier e questi direttori (io naturalmente non ho neppure un libro), ma manca un confronto con gli interessati che intervengono spesso in malomodo anch’essi, ma con i quali si potrebbe tentare di avviarsi verso questa specie di cartina tornasole come qualcuno aveva accennato.

Sei una catechista no? Proviamo, mettiamoci tutti alla prova.
Questo non vuole però pensare di risolvere tanti altri problemi.

Ho trascorso i riti pasquali con la mia parrocchia e il parroco, è stato davvero molto significativo per me, ecco credo di poter dire che la Messa di Pasqua della notte possa davvero diventare una sola Messa celebrata dal parroco al modo di Benedetto XVI come ha fatto il parroco, non vedo alcuna necessità infatti che il CNC debba fare una messa tutta sua in questa Notte Santa strascinata fino all’alba, imponendo un peso così eccessivo sulle spalle di molti che solitamente ne sono coinvolti emotivamente perché parte di un gruppo, ma non perché si possa comprenderne il significato. Che significato vuoi che ci sia che non debba contrapporsi al senso che la Chiesa da a questa Notte Santa? Ma dipende da noi questo o dal vescovo? Io non lo so se il Papa queste cose le conosce, ma quelli che sanno lasciano fare, perché un NC dovrebbe crearsi il problema?

Io infatti non me lo creo, e quest’anno sono andato a dormire tranquillo alle 2 di notte dopo la Messa con la Parrocchia iniziata ragionevolmente alle 22,30. Ma per parlare di tutte queste cose occorre essere parchi nei giudizi, parchi nelle critiche, un po’ più caritatevoli, altrimenti quelli come me o altri non riusciremo a capire cosa,secondo voi, dovremo fare quando la Chiesa non ci dice nulla.
Ancora Buona Pasqua a tutti, con la Pace del Risorto, Manuele

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1. - Manuele ha già più che un piede "fuori" dal Cammino, anche se - comprensibilmente - è legato ad esso, non solo per motivi di gratitudine: l'aver ritrovato l'entusiasmo e occasioni di approfondimento della Fede. Soffre perché ci "è scappato" di definire "eretici" i neocatecumenali e, giustamente, dice: se una realtà mi ha avvicinato alla Chiesa, come faccio a riconoscere che è eretica?

1.a - L'aggancio alla Chiesa e l'apparente accesso ad essa che il Cammino fa è molto strumentale: è un fritto misto di insegnamenti e storia della Chiesa, ma con una marea di elementi spuri ed eretici (ti sei letto il post di Gianluca con le parole di Kiko, le sue interviste di giugno, il Vangelo secondo Carmen e molti altri documenti del sito?) che, proprio chi è sempre stato lontano non riconosce e non ne coglie il sincretismo spinto con gli elementi giudaizzanti, ad esempio... Nel contempo, tra il love bombing, le tecniche di manipolazione mentale - che per noi sono ormai scoperte ed evidenti, per chi è ancora "dentro" emotivamente come Manuele no - la "dipendenza" si fa davvero forte ed è difficile da smantellare per riacquistare una PIENA libertà, verso la quale Manuele comunque è incamminato, perché per Grazia del Signore è rimasto ancorato al suo parroco e, ora, assorbe e recepisce gli insegnamenti e il clima spirituale della vera Chiesa.
Egli non riesce però ad accettare né ad ammettere che il Cammino è una Chiesa 'altra', davvero parallela e, per dimostrarlo, basta pensare a come i due riti NON POSSONO essere intercambiabili, perché sottendono teologie diverse. Oltretutto, se facessimo domande a Manuele, si potrebbe facilmente attribuire al Cammino anche quanto, a questo punto del suo percorso, egli ha 'assorbito' dal suo parroco e dall'attuale frequentazione ecclesiale... In ogni caso, nei primi tempi del cammino le rivelazioni eclatanti difformi da quelle della Chiesa, risultano molto attenuate, perché è soltanto nel momento in cui si è raggiunto un certo livello sia di manipolazione che di corrispondente dipendenza, che le fratture e le discrasie con la rivelazione Apostolica si fanno più consistenti, ma continuano a rimanere accessibili (anche se molto spesso non riconoscibili) solo a chi resta all'interno... all'esterno nulla trapela! Ti sei mai chiesto, Manuele, il perché del "segreto" con quelli che sono "di fuori" (già questo linguaggio sancisce una netta separazione, perché "quelli di fuori" sono anche i cattolici come noi e tutti i battezzati). E le vere ragioni di questo "segreto" non sono quelle che accampanno i catechisti, che fanno credere alla perdita di efficacia dell'esperienza da farsi se conosciuta in anticipo... il discorso è molto più complesso e, insieme ad altri elementi sui quali non mi dilungo qui, esprime un comportamento nettamente settario...

Caro Manuele, carissimi tutti, per ora devo fermarmi qui e non posso sviluppare gli altri punti, che proseguirò nel corso della discussione con l'aiuto di tutti voi.

mercoledì 22 aprile 2009

Potere e obbedienza nella Chiesa

Vi invito a leggere con attenzione e commentare questo stralcio dal testo di p. Zoffoli "Potere e obbedienza nella Chiesa". Ricordiamoci che a parlare è un grande filosofo, teologo e un santo sacerdote... e che quanto esprime supporta e ispira il nostro comportamento, sempre ovviamente alla condizione che sia dettato non da opinione personale, ma da fede assimilata dal Magistero perenne della Chiesa e in essa vissuta e alimentata da una conversione continua

[...] La Chiesa, sua Sposa, è stata da Lui fondata solo perché sia Madre di Santi, strumento di salvezza universale per l'esercizio di un potere divino, comunicato ai membri della gerarchia unicamente per far conoscere tutta e solo la verità rivelata; elevare e intensificare la partecipazione dei fedeli al Sacrificio Eucaristico, culmine e fonte di tutto il culto e della vita cristiana; stimolarli alla santità quale perfezione dell'amore di Dio e del prossimo, secondo la vocazione di ciascuno.

Dunque, il sacerdote deve dare, non ricevere. Dare non qualcosa di proprio, ma soltanto quel che a sua volta riceve da Cristo, non avendo nulla di suo... Dare, uniformandosi al volere di Dio, volto unicamente al bene dei fedeli, come questi devono obbedire soltanto per ricevere tutto e solo quel bene dai rispettivi superiori.
Quando questi non lo danno, ovviamente ne privano i fedeli, perdendo ogni diritto ad essere creduti e obbediti. Nel qual caso i fedeli - non obbedendo - non offendono Cristo, ma un suo nemico nel suo indegno ministro; non si ribellano alla Chiesa, ma ad un suo intruso che tenta demolirla [come i falsi profeti del nostro tempo]. Soltanto lui, comportandosi contro le finalità del suo sacerdozio e abusando dei suoi poteri, è responsabile del dissidio che turba la pace della comunità ecclesiale, non potendo i fedeli adattarsi ad una dottrina errata, ad una prassi contraria alla dignità del culto, alla santità della vita cristiana.
[...]Pietro, primo Vicario di Cristo, mancò al suo dovere, se non tradendo la verità, permettendo però che i fedeli restassero almeno dubbiosi, confusi. Dal suo comportamento, infatti, i giudaizzanti potevano confermarsi nella convinzione di essere ancora obbligati a praticare le prescrizioni mosaiche...; mentre i pagani potevano almeno sospettare che la fede in Cristo non fosse del tutto sufficiente alla salvezza. Pietro, insomma, fu un pavido, ed è per questo che - sia pure alle spalle – dagli illuminati «veniva biasimato» , mentre Paolo osò riprenderlo in pubblico (Gal 2, 11).
Perciò, i limiti del potere della Gerarchia obbligano ad una obbedienza altrettanto limitata: il dovere di «camminare dritti secondo la verità del Vangelo» (Gal 2, 14) prevale sull'altro di obbedire e tacere. L’autorità umana cessa - quanto al suo esercizio - quando oltrepassa i suoi confini e offende la verità o non la difende come e quanto necessario perché non sia tradita. «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29), aveva dichiarato Pietro stesso davanti al Sinedrio di Gerusalemme, alludendo alla verità appresa dal Maestro e ben capita alla luce del suo Spirito.
Appunto tale lealtà e fortezza rappresenta l'avvio della Tradizione apostolica, onorata da san Gregorio Magno, secondo il quale non c'e da temere scandali quando è in pericolo la fede per il tradimento della verità: «Si tamen de veritate scandalum oritur, magis est sustinendum scandalum quam veritas relinquatur»1. La verità, appunto, è il primo e maggiore dono dell'amore fraterno, che non può avere un diverso fondamento perché non sia illusorio.

Ora, la reazione ad un'eventuale dottrina o comportamento errato di un qualsiasi membro della Gerarchia suppone necessariamente non un'opinione personale (sempre discutibile), ma la chiara e distinta conoscenza di quanto lo stesso Magistero ha sempre insegnato e i fedeli hanno sempre imparato e vissuto. Allora, la protesta, anche del più umile dei fedeli, più che un rimprovero, è il doveroso richiamo alla coerenza, dote insopprimibile di una Tradizione ininterrotta, che fa capo alla Parola di Cristo, udita e trasmessa dagli Apostoli e primaria fonte del Magistero.
In Ez lib. I, hom. 7, PL 76, 842, cit. da S. TOMMASO, Summa th. q. 42, a. 2, 1um. Nel commento alla lettera di S. Paolo ai Galati, I'Aquinate riprende l'argomento e, contro il parere di S. Girolamo a proposito del comportamento di Pietro, d'accordo con S. Agostino, ritiene che il dovere della verità prevale sul pericolo dello scandalo: "Veritas numquam dimittenda est propter timorem scandali" (in Gal 2, 11-14, lect. 3, n. 80). E tutto conferma precisando: "Veritas, maxime ubi periculum imminet, debet publicae praedicari nec fieri contrarium propter scandalum aliquorum" (iv., n. 83).
[...] Il dono della verità fondamentale rispetto a tutti gli altri offerto dalla Chiesa nel suo magistero è assicurato pienamente, certamente e definitivamente solo dal carisma dell'infallibilità, proprio del Papa quando insegna ex cathedra, fa proprie le definizioni di un Concilio ecumenico, approva dottrine universalmente e pacificamente condivise, riconosciute conformi alla Tradizione apostolica.
Ma, in altri contesti, lo stesso magistero pontificio ha i suoi limiti, oltre i quali non si può estendere. E allora che il Papa - che potrebbe errare quando insegna come dottore privato, esprimendo opinioni personali, rivolgendosi a particolari gruppi di fedeli... - venendo meno al suo dovere, delude i fedeli, che perciò restano dubbiosi, inquieti, divisi; per cui giustamente si lamentano, esigendo chiarezza e fermezza nel superamento d'ogni ambiguità, riguardo umano, ingenui e rischiosi tentativi d'ordine ecumenico, favorevoli a prevaricazioni dottrinali, alla diffusione dell'eresia.
Quanto ai limiti del magistero episcopale e presbiterale, la storia della Chiesa è eloquentissima, autorizzando a ritenere che i più numerosi e formidabili nemici della Chiesa sono stati membri del Clero. Spesso infatti, abusando del loro potere, hanno provocato nei fedeli una reazione solo apparentemente irrispettosa, perché si sono limitati a professare la vera fede, a difendere il culto e la morale, a richiamare il sacerdote alla coerenza, al doveroso rispetto di sé.
In alcuni casi, pertanto, il giudizio dei più retti non è arbitrario, avventato, animato da spirito di rivolta: esso si fonda esclusivamente sulla verità appresa dal Magistero, assorbita dalla grande Tradizione, dimostrata dall'eroico esempio dei Santi, dall'opera pastorale di vescovi e sacerdoti degnissimi.
Perciò, lo scontento dei fedeli è piuttosto indice della vitalità del Corpo mistico; ed è per questo che la decadenza della Chiesa si è dovuta attribuire troppe volte anche al silenzio, all'apatia, all'acquiescenza, alla timidezza, all'ignoranza di fedeli che non hanno osato opporsi a pastori indegni, arroganti, faziosi, moralmente corrotti, ecc., che s'imponevano in nome di Dio per promuovere i propri interessi, soddisfare volgari passioni... Anche i fedeli, allora, sono responsabili e quasi complici di scismi ed eresie, sommosse e scandali.
Testo integrale scaricabile in formato pdf

lunedì 20 aprile 2009

Altra testimonianza

Preso pari pari dal modulo riempito dal sito via web ieri:

commenti=

POSITIVO: prende seriamente la formazione cristiana (!) nella riscoperta del battesimo mettendo attraverso un percorso comunitario di nutrimento e condivisione della Parola assiduo e riconducendo alla scrittura divagazioni new age variegate (abbiamo visto con quali discrasie: interpretazioni 'fai da te' della scrittura e - si parla di "divagazioni new age variegate" - in realtà si tratta di contenuti gnostici, talmudici, cioè dell'ebraismo post-cristiano e di cabbala spuria)

NEGATIVO: quanto sopra è ESASPERATO! OMOLOGAZIONE E CLONAZIONE delle persone fino ad ADDOMESTICARLE secondo un vero e proprio SISTEMA. Il Cammino è un SISTEMA con le regole di un sistema, con la freddezza inesorabile di un SISTEMA, dove la persona non è più PERSONA unica e irripetibile creatura di DIO, ma il prodotto di un addestramento che usa tecniche amate dalle stesse scuole coraniche o rabbiniche più integraliste. Nulla di nuovo direi. Goccia dopo goccia, inesorabilmente sei "ricreato" da altre persone che si definiscono tuoi "profeti" e ai quali devi obbedienza e consiglio per ogni stronzata. Tutto viene demonizzato in stile medioevale.......... quanta violenza al cuore, alla mente di tanti fragili umani. Vedo solo ora dei quadri con la faccia di kiko. Che aggiungere ancora??????
Stefano C.

venerdì 17 aprile 2009

Una nuova testimonianza

Mio suocero ha fatto il passaggio della redditio dove si "consegna il credo" e ovviamente ha invitato me e mio marito a partecipare.

A parte il fatto che le celebrazioni si tenevano due sere a settimana per tutta la quaresima e le persone che dovevano parlare venivano estratte a sorte di volta in volta, quindi uno che volesse assistere alla testimonianza del proprio caro era costretto ad andare tutte le volte finchè non veniva sorteggiato ( e poi per chi fa parte della comunità ci sono comunque le celebrazioni del sabato sera le preparazioni ecc, un altro modo per assorbire tutto il tempo di chi fa parte del cammino), quello che più mi ha sconcertato, è stata la testimonianza con sucessiva consegna del credo di un sacerdote che ha ricevuto l'ordine la bellezza di 62 anni fa!!! come fa uno che è sacerdote da 62 anni ad avere bisogno di queste cose? ha raccontato la sua vita, le sue difficoltà, per carità tutte cose bellissime, ma che c'entra il cammino? 62 anni fa quando è diventato sacerdote manco c'era il cammino!! come fa a pensare che la sua conversione venga da questo? il cammino esiste da 40 anni, lui che ha fatto, per 20 anni è stato prete senza Fede? senza un cammino di crescita spirituale? "un prete della domenica"? e per tutti questi anni è stato prete senza essere convertito? senza il Credo, pilastro fondamentale della nostra Fede? ma come fanno a non capire che è assurdo!?

Posso ancora capire che il cammino possa riavvicinare e " convertire " a Dio chi non aveva mai messo piede in chiesa e ha conosciuto la fede solo attraverso il cn ( fermo restando che i metodi e la dottrina sono sbagliati) ma un prete!! prete da più di 60 anni! ha davvero bisogno del cammino??? si sottomette a queste cerimonie come se fosse l'ultimo arrivato? è assolutamente ridicolo!!! chissà forse a questo punto anche il papa avrebbe bisogno di fare il Cammino neocatecumenale per diventare un cristiano adulto....
saluti a tutti. Elena

giovedì 16 aprile 2009

Ancora testimonianze



8 anni in cammino come corresponsabile, poi la scuola liturgica e la scoperta di "anomalie" da me denunciate direttamente ai catechisti:


1) dov'è il Presbitero previsto dagli statuti durante la Liturgia della Parola (noi non l'abbiamo mai avuto, salvo che per il primo anno)?
2) Perché si continua a far presiedere la Liturgia della Parola a chi non ne ha alcun titolo?
3) Perché durante la Liturgia della Parola le "risonanze" diventano mini omelie fuorvianti e a volte eretiche?
4) Perché non si attuano subito i vari precetti del Santo Padre?
5) Perché si inneggia alla assoluta necessità di purificarsi dai peccati e poi si fanno passare coppie di conviventi che hanno alle spalle un matrimonio religioso non annullato?
6) Perché le Celebrazioni cambiano sempre quando viene il Vescovo?
7) Perché si chiede se "vuoi fare un'alleanza seria con il Signore?" quando ho già fatto questa alleanza con il battesimo?
8) Perché il Presbitero è sempre in secondo piano rispetto ai catechisti?
9) Perché i catechisti ti dicono chiaramente che se non resti in cammino è perché il demonio non vuole, facendoti credere che sei un posseduto?
10) Perché chi ha già ricevuto l'elezione o comunque ha superato una tappa importante si comporta peggio dei "cristiani della domenica"?
11) Perché in anni di cammino, una volta che ho avuto bisogno di un consiglio sulle malefatte di un catechista (non mio) nei miei confronti i miei catechisti non ne hanno voluto sapere?
12) Dove vanno a finire le migliaia di euro che io personalmente ho contato?

Sono 12 domande, come gli apostoli e le tribù di Israele, ma fino ad oggi nessuno mi ha mai risposto. Solo il mio Vescovo mi ha incoraggiato ad uscire, dopo che mia moglie è finita da uno psichiatra (e io pure) e la nostra famiglia ha rischiato di disintegrarsi, così come il lavoro e tutta la nostra vita. Un anno e mezzo, tanto è durata la tortura per uscire dal CN, ma ora che siamo in un altro movimento siamo rinati. Preghiamo perché qualcosa cambi. Era tutto vero: è una chiesa nella Chiesa.
Di Alberto 14 aprile, 2009 17:39
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Ulteriore dimostrazione che nel Cammino non è cambiato nulla... Ma quel Vescovo, che ha incoraggiato queste persone a 'uscire', cos'altro sta facendo?

82° Genetliaco di S.S. Benedetto XVI: Auguri!



Auguri Santo Padre!
Quando il 16 aprile 1927 nacque il terzogenito di Josef Ratzinger e di Maria Paintner - Joseph, che il 19 aprile 2005 è stato eletto Papa - era il Sabato santo, come lui stesso ha poi voluto scrivere nei suoi ricordi: «Indubbiamente, non era la domenica di Pasqua ma, appunto, il Sabato santo. Eppure, quanto più ci penso, tanto più mi pare una caratteristica della nostra esistenza umana, che ancora attende la Pasqua, non è ancora nella luce piena, ma fiduciosa si avvia verso di essa».
Di questo ha parlato Benedetto XVI durante la veglia pasquale, pregando il Signore «che il piccolo lume della candela, che Egli ha acceso in noi, la luce delicata della sua parola e del suo amore in mezzo alle confusioni di questo tempo non si spenga in noi, ma diventi sempre più grande e più luminosa». E a questa preghiera il nostro giornale - sicuro di rappresentare i suoi lettori e tantissime altre persone - aggiunge gli auguri più affettuosi al Papa per il suo compleanno: ad multos annos, sancte pater.

(©L'Osservatore Romano - 16 aprile 2009)

sabato 11 aprile 2009

Eucaristia: culto e vita

''L'Eucaristia non puo' mai essere solo un'azione liturgica. E' completa solo, se l'agape liturgica diventa amore nel quotidiano''. Lo riafferma Benedetto XVI nell'omelia della messa in ''coena domini'' da lui celebrata il pomeriggio di giovedì 9 aprile nella basilica di San Giovanni in Laterano. ''Nel culto cristiano - ricorda il Papa teologo - le due cose diventano una: l'essere gratificati dal Signore nell'atto cultuale e il culto dell'amore nei confronti del prossimo''.

''Dopo il pane - sottolinea - Gesu' prende il calice del vino'', infatti, ''l'Eucaristia e' piu' di un convito, e' una festa di nozze. E queste nozze si fondono nell'autodonazione di Dio sino alla morte''.

''Chiediamo in quest'ora al Signore - invoca il Pontefice - la grazia di imparare a vivere sempre meglio il mistero dell'Eucaristia cosi' che in questo modo prenda inizio la trasformazione del mondo. Preghiamo il Signore, affinche' comprendiamo sempre di piu' la grandezza di questo mistero. Affinche' esso sviluppi la sua forza trasformatrice nel nostro intimo, in modo che diventiamo veramente consanguinei di Gesu', pervasi dalla sua pace e cosi' anche in comunione gli uni con gli altri''. Nella sua omelia, seguita al racconto dell'ultima cena nel Vangelo di Giovanni, proclamato prima in latino e poi in greco, il Papa teologo e' tornato anche sul tema della libera scelta di Gesu' di donarsi all'umanita' fino alla morte in Croce, che interpella la nostra liberta'.

''Nel Cenacolo - spiega - Cristo dona ai discepoli il suo Corpo e il suo Sangue, cioe' se stesso nella totalita' della sua persona. Nessuno puo' togliergli la vita: Egli la da' per libera decisione. In quell'ora anticipa la crocifissione e la risurrezione. Cio' che la' si realizzera', per cosi' dire, fisicamente in Lui, Egli lo compie gia' in anticipo nella liberta' del suo amore. Egli dona la sua vita e la riprende nella Risurrezione per poterla condividere per sempre''.

''Signore - prega il Papa - oggi Tu ci doni la tua vita, ci doni te stesso. Pènetraci con il tuo amore. Facci vivere nel tuo 'oggi'. Rendici strumenti della tua pace''.

mercoledì 8 aprile 2009

Per non lasciarli soli


E` di stamane la notizia che il Papa porterà il conforto della sua presenza alle persone dell`Aquila e dintorni che hanno subito le grandi prove che tutti ormai abbiamo negli occhi e nel cuore. Mentre continuiamo a sentici vicini umanamente e spiritualmente, ringrazio Caterina che ci ha offerto questa notizia - che trascrivo di seguito - che ci consente di renderci presenti e partecipi con un contributo concreto.
Insieme ai sentimenti di sgomento e di dolore di fronte a tanta sofferenza per le gravi perdite morali e materiali, mi conforta l`aver visto e sentito l`attivarsi di una solidarietà davvero estesa e profonda, notata soprattutto nel fatto che i primi soccorsi siano spontaneamente ed efficacemente partiti proprio dalle persone appena uscite dalle loro case distrutte nei confonti dei propri vicini e poi a raggio più allargato e mi viene da chiedermi perché abbiamo bisogno dell`emergenza per mettere in campo questa istintualità positiva che imprimerebbe al nostro quotidiano un indice di qualità di ben altro e più vivibile spessore!
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PER GLI AIUTI ALLA CARITAS DELL`AQUILA:

Caritas Diocesana
Piazza Duomo 33 67100 L'Aquila
- n.11637667
IBAN IT95Z0760103600000011637667
- n. 70687
IBAN IT87U0604003601000000070687

anche 5 o 10 euro..... se mandati a migliaia costituiranno un contributo forte e concreto per far fronte all'emergenza....

UN UOVO DI PASQUA COSTA DAI 6 AI 12 EURO... ..LA SORPRESA GLI ABBRUZZESI QUEST'ANNO L'HANNO GIà AVUTA: CHI HA AVUTO SALVA LA VITA HA PERSO ANCHE TUTTO...CHI SI è SALVATO HA AVUTO UN LUTTO IN FAMIGLIA...RINUNCIAMO ALL'UOVO E FACCIAMO NOI LA SORPRESA DI SOLIDARIETA'....

venerdì 3 aprile 2009

Il Papa ricordando Giovanni Paolo II: non slogan né stereotipi

Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell’omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II “continua a essere vivo nel cuore della gente” e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: “Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli “recitino” una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi “siano” speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un’oasi di speranza per la società all’interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui

Gli stereotipi e gli slogan del Cammino, oggetto della nostra analisi critica, li conosciamo fin troppo bene. Inoltre, nella mia esperienza, soffro ogni giorno vedendo "pesanti inquinamenti" da parte delle 'infiltrazioni' del Cammino in molti ordini religiosi, come i Sacramentini e i Francescani qui a Roma, ad esempio, per nulla integrati o ridimensionati dallo spirito dell'Ordine Religioso, ma che lo hanno completamente sovvertito....

Del resto, sono gli stessi iniziatori ed più convinti assertori del Cammino a non volersi definire "Movimento" e a autoconferirsi una identità, che rappresenta un "unicum" nella Chiesa e assolutamente non integrabile in quella cattolica, se ancora sappiamo riconoscerla...

Questa 'strana' (nel senso proprio di 'estranea') identità, insieme alle ricordate contaminazioni giudeo luterano gnostiche che purtroppo ci stanno tutte e, insieme ai metodi, scrutini, tappe, passaggi e strapotere di catechisti non formati dalla Chiesa, non realizzano l'obbedienza alla Chiesa dal Papa così ripetutamente raccomandata...

In ogni caso, quando si continua a non poter condividere la celebrazione Liturgica, autentico culmine e fonte della fede professata e vissuta e si continua a stravolgere il senso del peccato e della riconciliazione, su cosa possiamo fondare l'unità ecclesiale, così accoratamente richiamata dal Papa nel suo discorso del 10 gennaio?

Chiunque abbia letto con attenzione i numerosi documenti presenti sul sito, forse riesce a comprendere meglio come mai nel nostro impegno sul Web a proposito del Cammino NC non abbiamo potuto far nostra la raccomandazione paolina di "ritenere ciò che è buono"...

Il Cammino NC, insieme ad un pretestuoso e ormai endemico "spirito del Concilio" Vaticano II ha prodotto e produce così tante falle, che mi vien da rifarmi al più volte ricordato detto di S. Tommaso : «Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu», «Il Bene è ciò che è integralmente buono, il male è ciò che invece è difettoso anche in un solo aspetto».