giovedì 30 ottobre 2008

il Papa VUOLE la Croce sull'Altare!

Perché il primo volume stampato, dei sedici previsti dell'Opera Omnia di Benedetto XVI, ha per tema la liturgia? Basta leggere la prefazione che egli ha firmato in apertura del volume. Lì il papa scrive che la scelta del tema con cui cominciare è tutta sua. E spiega perché. Con passaggi di grande interesse, a tratti sorprendenti.


... Le parole della regola benedettina "Ergo nihil Operi Dei praeponatur" (43, 3: "Quindi non si anteponga nulla all’Opera di Dio") valgono in modo specifico per il monachesimo, ma hanno valore, come ordine delle priorità, anche per la vita della Chiesa e di ciascuno nella sua rispettiva maniera. È forse utile qui ricordare che nel termine "ortodossia" la seconda metà della parola, "doxa", non significa "opinione", ma "splendore", "glorificazione": non si tratta di una corretta "opinione" su Dio, ma di un modo giusto di glorificarlo, di dargli una risposta. Poiché questa è la domanda fondamentale dell’uomo che comincia a capire se stesso nel modo giusto: come debbo io incontrare Dio? Così, l’apprendere il modo giusto dell’adorazione – dell’ortodossia – è ciò che ci viene donato soprattutto dalla fede.

...: l’idea che sacerdote e popolo nella preghiera dovrebbero guardarsi reciprocamente è nata solo nella cristianità moderna ed è completamente estranea in quella antica. Sacerdote e popolo certamente non pregano uno verso l’altro, ma verso l’unico Signore. Quindi guardano nella preghiera nella stessa direzione: o verso Oriente come simbolo cosmico per il Signore che viene, o, dove questo non fosse possibile, verso una immagine di Cristo nell’abside, verso una croce, o semplicemente verso il cielo, come il Signore ha fatto nella preghiera sacerdotale la sera prima della sua Passione (Giovanni 17, 1). Intanto si sta facendo strada sempre di più, fortunatamente, la proposta da me fatta alla fine del capitolo in questione nella mia opera: non procedere a nuove trasformazioni, ma porre semplicemente la croce al centro dell’altare, verso la quale possano guardare insieme sacerdote e fedeli, per lasciarsi guidare in tal modo verso il Signore, che tutti insieme preghiamo.

martedì 28 ottobre 2008

Importanti segnali sulla Liturgia dall'Ecclesia Dei

Ripartiamo da questo post di Caterina, integrato con una riflessione che ho tratto da "Oriens"
_____________________
NOTA IMPORTANTE DELL'ECCLESIA DEI

dice:
Domanda: Quali sono le sostanziali differenze tra l’ultimo Motu Proprio e i due precedenti Documenti attinenti a questa materia?

Risposta: La prima sostanziale differenza è certamente quella che ora è lecito celebrare la Santa Messa secondo il Rito straordinario, senza più il bisogno di un permesso speciale, chiamato “indulto”. Il Santo Padre Benedetto XVI, ha stabilito, una volta per tutte, che il Rito Romano consta di due Forme, alle quali ha voluto dare il nome di “Forma Ordinaria” (la celebrazione del Novus Ordo, secondo il Messale di Paolo VI del 1970) e “Forma Straordinaria” (la celebrazione del Rito gregoriano, secondo il Messale del B. Giovanni XXIII del 1962) e ha confermato che questo Messale del 1962 non è mai stato abrogato.
Altra differenza è che nelle Messe celebrate senza il popolo, ogni sacerdote cattolico di rito latino, sia secolare sia religioso, può usare l’uno o l’altro Messale (art. 2). Inoltre, nelle Messe senza il popolo o con il popolo, spetta al parroco o al rettore della chiesa, dove si intende celebrare, a dare la licenza a tutti quei sacerdoti che presentano il “Celebret” dato dal proprio Ordinario. Se questi negassero il permesso, il Vescovo, a norma del Motu Proprio, deve provvedere a che sia concesso il permesso (cfr. art. 7).

_____________________
apparentemente può sembrare che il testo NON riguardi il tema che trattiamo qui, invece lo riguarda profondamente ^___^

1) in sostanza è il Papa che sta spingendo E CHIEDENDO ad un ritorno della Liturgia SENZA LE MODIFICHE AVVENUTE DOPO IL CONCILIO;

2) leggendo il testo si legge chiaramente che le uniche modifiche sono quelle APPORTATE DAL PONTEFICE....;-)
ossia: il sacerdote volto verso il popolo, MA POSSIBILMENTE RISTABILENDO IL CROCEFISSO SULL'ALTARE.... infatti quello di apporre il crocefisso accanto all'altare è stata una CONCESSIONE NON UNA NORMA....accanto all'altre infatti va posta la croce della processione (ASTILE) quando appunto manca il crocefisso sull'ALTARE....

3) il ritorno ad una NORMALITA' per la forma detta Straordinaria significa per il Papa ritornare a parlare di ALTARE PIU' CHE DI MENSA.... ;-)

Per quanto riguarda questo documento della Commissione Pontificia, esso aggiunge ben poco sotto il profilo pratico, ma ha un grande interesse storico per così dire, rivelandoci gran parte (se non tutto) del contenuto di quanto comunicato al Santo Padre nel 1986 da una apposita Commissione Cardinalizia incaricata di esaminare i primi "risultati" dell'indulto del 1984 e di proporre indicazioni per una migliore applicazione dello stesso. Di questo documento parlò il card. Stickler nel 1998 in una intervista ad una rivista statunitense. Purtroppo, poi, la questione della Messa "tradizionale" non fu ritenuta una priorità nel pontificato di Giovanni Paolo II e queste indicazioni rimasero chiuse in qualche cassetto.
Veramente notevole (e, scommetto, spiazzante per qualche sacerdote...) la rivelazione che Paolo VI ritenesse l'uso della lingua vernacolare una mera concessione di ordine pastorale.

Presumo che questo documento sia il preludio ad ulteriori novità e spinte a favore di una applicazione sempre piu' ampia del MP, se non a precisazioni in materia liturgica tout court.

Catechesi e Sacra Scrittura

Leggo dalle recenti proposizioni dei Padri Sinodali sulla Parola:

Proposizione 23
Catechesi e Sacra Scrittura


La catechesi deve preferibilmente (!??) avere le sue radici nella rivelazione cristiana(1). Deve prendere come modello la pedagogia di Gesù nel cammino di Emmaus.
Sulla strada di Emmaus, Gesù apre il cuore dei discepoli all’intelligenza delle Scritture (cf. Lc 24, 27). Il suo procedere mostra che la catechesi che affonda le sue radici nella Rivelazione cristiana suppone la spiegazione delle Scritture. Esso ci invita anche a raggiungere gli uomini di oggi per trasmettere loro il vangelo della salvezza:
- ai bambini più piccoli con un’attenzione particolare;
- a quelli che hanno bisogno di una formazione più approfondita radicata nelle Scritture;
- ai catecumeni che è necessario accompagnare nel loro cammino, mostrando loro il piano di Dio attraverso la lettura della Sacra Scrittura, preparandoli a incontrare il Signore nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, a impegnarsi nella comunità, e a essere missionari.
Il catecumenato prebattesimale va seguito da una mistagogia post-battesimale, una formazione continuata in cui la Sacra Scrittura e il Catechismo della Chiesa Cattolica devono occupare il posto centrale.

_____________________
Ovviamente parlare di catecumenato pre e post battesimale vale per quei casi in cui il battesimo viene somministrato agli adulti.
Per i fedeli battezzati è improprio parlare di catecumenato post-battesimale (che è quello che proclama di fare il cammino NC). E il Cammino di Fede non è un 'catecumenato post-battesimale' è 'vita sacramentale' nella Chiesa!
Bisognerebbe sgombrare il campo da equivoci come il fatto che per 'accedere' alla pedagogia mistagogica è indispensabile aderire ad un movimento e, in particolare, a quello che si dà il nome di Cammino Neocatecumenale (perché è così che interpretano i nostri collocutori)

(1) Mi sembra una espressione impropria e infelice. Nella Chiesa, a quale altra "rivelazione" si può fare riferimento?

lunedì 27 ottobre 2008

No, non siamo d'accordo; ma da 'dentro' senza aria di 'fronda'...

Inserisco, come nuovo inizio, questo post di Emma, che mi pare condensi alcune essenziali perplessità e connessi interrogativi, ai quali devo aggiungerne uno che mi sorge spontaneo e immediato: COME E' POSSIBILE che la Chiesa che da un lato può approvare lo statuto del Cammino necatecumenale - sia pure con dei distinguo peraltro non applicati -, dall'altro mantenga la 'scomunica' per chi non è riuscito ad accettare le 'derive' della riforma liturgica di Paolo VI per 'preservare' un rito che si è riconosciuto "mai abrogato"... E' un comportamento quanto meno sbilanciato... Sul quale non possiamo essere d'accordo, sia pure da 'dentro' la Chiesa e con sommessa inquietudine, ma anche con fiducia nella salvezza operata dal Signore
___________________
Cara Caterina, quanto sono sensate le tue domande!
Ma più che ai neocatecumenali queste domande dovremmo porle chi li HA AUTORIZZATI a continuare a celebrare le "loro messe" separatamente, nelle loro comunità pure loro separate, nel senso che sono numerose all`interno di una stessa parrocchia e celebrano separatamente.

Ma come è stato possibile che chi ha accettato l`art.13 non se ne sia reso conto ?

Non solo non li hanno obbligati ad integrare la parrocchia, ad unirsi alla parrocchia, ma hanno praticamente incoraggiato(non dico obbligato) la parrocchia e i parrocchiani ad unirsi a loro con il conseguente aimento del numero delle comunità nc!
Enorme!

I nc alle nostre domande si limitano a rispondere dicendo: "noi abbiamo lo statuto e lo statuto ce lo permette, siete voi che create la divisione opponendovi a noi e alla volontà, loro dicono del Papa, io dico del PCL".

Quadratura del cerchio.

Lo statuto è come un " Sesamo apriti", parola magica che apre tutte le porte, un lasciapassare assoluto. Almeno così credono i nc, io non lo credo, mantengo intatto il mio diritto di dire no, non sono d`accordo, di porre tutte le mie domande, esprimere tutte le mie perplessità e anche critiche.

venerdì 24 ottobre 2008

Sull'azione del "criticare"...

Riprendiamo la discussione da un contributo di Chisolm sull'azione del "criticare"
______________
I nostri collocutori neocatecumenali non fanno altro che sbandierare l'equazione "CRITICARE IL CAMMINO EQUIVALE A CRITICARE LA CHIESA..."

Mi permetto di dire che "criticare", non ha solo valenza analoga a "censurare". Se vogliamo, la sua primaria definizione è nella radice greca "krino" = arte del giudicare secondo i principi del buono e del bello. Qualsiasi vocabolario etimologico potrà confermarvelo.

San Tommaso, mi pare nella prima pars della Summa Th., indica proprio gli elementi di giudizio per valutare il buono e il bello.
Ovviamente, innesta il discorso sulla "pulchritudo" del Figlio, in quanto bellezza tipologica, prima, splendore del Padre.

Dice Tommaso che una cosa per essere buona e bella deve avere l'integritas (la perfezione come è perfetto il Figlio), la proportio (proporzione o armonia, come ad esempio un bel corpo) e la claritas, ovvero lo splendore, la lucentezza, la luminosa trasparenza. Insomma, il Tutto si fa presente nel Figlio incarnato che diviene paradigma per ogni perfezione, ogni armonia, ogni splendore. Von Balthasar, avrebbe detto "il tutto nel frammento".

Ecco, partiamo da qui: il nostro attuale essere in frammentazione, ad una retta analisi, presenta nel proprio frammento la perfezione, la proporzione, la chiara luce dello splendore?
Ciascun movimento, non solo il Cammino, può rispecchiarsi in questa cristologia sintetica?
In fin dei conti, Tommaso vuole fare un discorso molto semplice: noi siamo naturalmente attratti da ciò che è buono e ciò che è bello: per cui, ogni nostra iniziativa, in questo caso di fede, viene stimolata da qualcosa di appetibile.

E' qui, che deve scattare la "critica", ovvero il "giudizio" sia estetico che veritativo. Si tratta di un processo ermeneutico, che sviluppa una lettura del bello e del buono in rapporto a...
Il che, autorizza il credente a "giudicare", anche sfrondando la selva inestricabile di batti e ribatti, spesso con note di frettolosa imprecisione, come "l'infallibilità papale".
Autorizza, inoltre, a penetrare nel tessuto di quell'ecclesiologia di comunione che, ponendo la sua radice in Cristo, anch'essa deve fare i conti con l'integrità, l'armonia, la solare limpidezza del messaggio...

PS: anche la struttura sillogistica rivela una disarmonia tra premesse e conclusione...
Il sillogismo potrebbe essere costruito un po' meglio.

Chisolm

giovedì 23 ottobre 2008

IL CAMMINO E' CHIESA, E' NELLA CHIESA O E' PER LA CHIESA?

Qualche corollario dopo l'attenta riflessione sullo Statuto.

Dice Kiko:
"Ora dirò perchè facciamo questo Cammino, qual è la missione di questo Cammino e qual è la missione della Chiesa". A questo punto nella trascrizione della catechesi c'è un lungo preambolo e, subito dopo, la dichiarazione "La Chiesa Salva il mondo!".
Ma, attenzione, per Kiko la "Chiesa locale è una comunità di comunità, impiantata in un determinato territorio, in una città, nasce perchè un apostolo (catechista kikiano) vi porta la Parola che è lo sperma dello Spirito".

Non si trascuri poi la "dottrina dei tre cerchi" nei quali è visualizzabile graficamente, secondo Kiko, la Chiesa Cattolica:

Il primo, quello centrale, è formato dagli eletti per formare "la Chiesa com sacramento" e da quelli che essi attireranno. Il cerchio seguente è formato da quelli che non si uniranno mai giuridicamente alla chiesa. Il terzo è costituito dai farisei "che sentono che la Chiesa li denuncia e vogliono distruggerla proprio perchè essa li urta".

Affermazione conclusiva di Kiko sulla materia: " Il giorno che sarete cristiani, anche le vostre azioni lo saranno e non sarete impegnati in nessun modo perchè sarà Gesù Cristo ad agire per voi".
_____________________________________________________________

QUESTIONI:

Il Cammino è Chiesa?
Il Cammino è NELLA Chiesa?
Il Cammino è PER LA Chiesa?

martedì 21 ottobre 2008

L'Identità del CnC dal suo Statuto definitivo. III e ultima parte


Siamo arrivati all'ultima parte della nostra analisi del contenuto degli Statuti definitivi del CnC: Liturgia e Integrazione in Parrocchia.

Questa forse è la parte di maggiore interesse, perchè spesso (anzi sempre) alle nostre obiezioni che evidenziano profonde incongruenze nella PRASSI Nc con la fede di sempre, si "oppone" la frase "il nosro rito è stato approvato, vi opponete alla Chiesa". A parte la solita triste constatazione che la Realtà viene sempre ignorata e "superata" da eventuali "definizioni"... Vediamo a quale Rito ed a quale Liturgia il CnC dovrebbe partecipare...

Dallo Statuto:

Capitolo III
Parola, Liturgia e Comunità
Sezione 1
Parola di Dio
Art. 11
[Celebrazione settimanale della Parola]
§ 1. Ciascuna comunità neocatecumenale settimanalmente ha una celebrazione della Parola di Dio,33 di norma con quattro letture,34 secondo i temi indicati dagli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti per ogni tappa.
§ 2. Nella celebrazione della Parola di Dio, prima dell’omelia, il presbitero invita chi lo desidera tra i presenti ad esprimere brevemente ciò che la Parola proclamata ha detto alla sua vita. Nell’omelia, che ha un posto privilegiato nell’istruzione del Neocatecumenato,35 il presbitero prolunga la proclamazione della Parola,36 interpretandola secondo il Magistero37 e attualizzandola nell’oggi del cammino di fede dei neocatecumeni.
§ 3. Ogni celebrazione della Parola è preparata accuratamente, a turno, da un gruppo della comunità, con l’aiuto, quando possibile, del presbitero. Il gruppo sceglie le letture e i canti,38 prepara le monizioni e dispone la sala e i segni liturgici per la celebrazione, curandone con zelo la dignità e la bellezza.39
§ 4. Per approfondire la Scrittura «con l’intelligenza ed il cuore della Chiesa»,40 i neocatecumeni si avvalgono soprattutto della lettura degli scritti dei Padri, dei documenti del Magistero, in particolare del Catechismo della Chiesa Cattolica, e di opere di autori spirituali.41

Attenzione alle Note di questa prima parte:
32 Cfr. PAOLO VI, Esort. apost. Evangelii Nuntiandi, 73.
33 Cfr. Cæremoniale Episcoporum, nn. 221-226.
34 Generalmente la 1ª lettura è tratta dalla Torà o dai libri storici dell’AT; la 2ª, dai profeti o dai libri sapienziali;
la 3ª, dagli scritti apostolici e la 4ª, dai Vangeli.
35 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 132.
36 Cfr. Ibidem, 1154.
37 Cfr. PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, III, B, 3: «In quanto collaboratori dei vescovi, i sacerdoti hanno come primo dovere la proclamazione della Parola (cfr. Presbyterorum ordinis,4). Essi sono dotati di un carisma particolare per l’interpretazione della Scrittura quando, trasmettendo, non le loro idee personali, ma la parola di Dio, applicano la verità eterna del vangelo alle circostanze concrete della vita (ibidem)».
38 Nel Cammino Neocatecumenale si adopera un innario di canti tratti dalla Parola di Dio e dalla tradizione liturgica cristiana ed ebraica, che vanno sottolineando i contenuti delle diverse tappe e passaggi.
39 Cfr. Istitutio generalis Missalis Romani, 288.
40 GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Catechesi Tradendæ, 27; cfr. CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 127.
41 Cfr. CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 128, 96.

E qui veniamo all'apice:

Sezione 2
Liturgia
Art. 12
[Veglia pasquale]
§ 1. Cardine e fonte della vita cristiana è il mistero pasquale, vissuto e celebrato in modo eminente nel Santo Triduo,42 il cui fulgore irradia di luce l’intero anno liturgico.43 Esso costituisce pertanto il fulcro del Neocatecumenato, in quanto riscoperta dell’iniziazione cristiana.
§ 2. «La veglia pasquale, centro della liturgia cristiana, e la sua spiritualità battesimale, sono ispirazione per tutta la catechesi».44 È per questo motivo che, durante l’itinerario, i neocatecumeni sono iniziati gradualmente45 ad una più perfetta partecipazione a tutto ciò che la santa notte significa, celebra e realizza.
§ 3. In questo modo il Neocatecumenato stimolerà la parrocchia ad una celebrazione più ricca della veglia pasquale. 46
Art. 13
[Eucaristia]
§ 1. L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato postbattesimale, vissuto in piccola comunità.47 L’Eucaristia infatti completa l’iniziazione cristiana.48
§ 2. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo diocesano. Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli.
§ 3. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede49. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto.
§ 4. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici.

ATTENZIONE ALLE NOTE:
42 Cfr. Messale Romano, Annunzio del giorno della Pasqua nella solennità dell’Epifania: «Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto».
43 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1168.
44 CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 91; cfr. ibidem: «Il catecumenato battesimale è tutto impregnato dal mistero della Pasqua di Cristo. Per questo “tutta l’iniziazione deve rivelare chiaramente il suo carattere pasquale” (OICA, 8)»; cfr. ibidem, 59.
45 Anche oggi, tanti neocatecumeni provengono dal mondo e da esperienze fuori della Chiesa ed hanno bisogno di una graduale introduzione ai sacramenti: una propedeutica sacramentale che Giovanni Paolo II ha definito «laboratorio sacramentale», nel quale i battezzati, ma non iniziati (cfr. KAROL WOJTYLA, Affinché Cristo si serva di noi. Catecumenato del XX secolo: Znak, Cracovia, n. 34, 1952, pp. 402-413), possono gradualmente scoprire il fulgore del mistero pasquale.
46 Cfr. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Litt. circ. Paschalis sollemnitatis, 39-42, 77-96.
47 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990: AAS 82 (1990) 1515: «Sono l’annuncio del Vangelo, la testimonianza in piccole comunità e la celebrazione eucaristica in gruppi (cfr. Notificazione sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 24 dicembre 1988) che permettono ai membri di porsi al servizio del rinnovamento della Chiesa»; IDEM, Discorso a 350 catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 18 gennaio 1994: «Tutto ciò viene attuato in piccole comunità, nelle quali “la riflessione sulla parola di Dio e la partecipazione all’Eucaristia… formano cellule vive della Chiesa, rinnovano la vitalità della Parrocchia mediante cristiani maturi capaci di testimoniare la verità con una fede radicalmente vissuta” (Messaggio ai Vescovi d’Europa riuniti a Vienna, 12 aprile 1993)».
48 Cfr. OICA, 36, 368.
49 Cfr. BENEDETTO XVI, Discorso alle Comunità del Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006: Notitiae 41 (2005) 554-556; CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Lettera del 1° dicembre 2005: Notitiae 41 (2005) 563-565; Notificazione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Osservatore Romano, 24 dicembre 1988: «la Congregazione consente che tra gli adattamenti previsti dall’Istruzione Actio pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato “Cammino” possano ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane azzimo, e spostare, “ad xperimentum”, il rito della pace dopo la Preghiera universale».

Tralasciamo l'art 14, che stabilisce la prassi della Penitenza per gli associati al CnC, istruendo alla pratica della Riconciliazione INDIVIDUALE (SIC!), e andiamo ad approfondire... Ne vedremo delle belle..

domenica 19 ottobre 2008

"Breviatio manus Domini": Accorciamento della mano di Dio...

Vi propongo una riflessione intermedia - in attesa di quella sulla terza parte dello Statuto che ci proporrà Stefano - indotta dalla seguente considerazione di Francesco:

Peraltro la continua insistenza di Kiko sulla Chiesa dimidiata tra "Istituzione e carisma", tra Pietro e Paolo...


hai detto bene, Francesco, Chiesa "dimidiata" non solo perché arbitrariamente si dimentica che la Chiesa è TUTTA carismatica e l'Istituzione è solo la sua parte ordinata gerarchicamente, visibile; ma anche e soprattutto perché, con l'accogliere solo una parte della Verità, castrando la Tradizione, la chiesa risulta 'dimidiata' anche nel senso di 'divisa' 'diminuita'.

Notavamo il "vietato vietare", la non condanna dell'errore...

Cito liberamente, non disponendo del testo, quanto dice Romano Amerio in "Iota unum", testo tanto magistralmente cattolico, quanto ignorato - evidentemente non a caso - dai "novatori":
Questo snervamento della potestà, che ha origine nel concilio, nasce anche dall'indole e da atti conseguenti di Papa Montini, dalla inadempiutezza della sua funzione di 'reggimento', cioè di governo, attraverso l'uso di un metodo oratorio e monitorio che indica, richiama e non condanna, cui assistiamo ancora oggi: fenomeno anomalo e patologico, non proprio della religione autentica...

Oggi di fatto il governo della Chiesa è dimidiato e, per dirla biblicamente, "rimane abbreviata la mano di Dio" "breviatio manus Domini" (Is 59,1- "ecco non è troppo corta la mano del Signore da non poter salvare"), che si determina a causa:
. conoscenza imperfetta dei mali
. mancanza di forza morale
. calcolo di prudenza che non pone rimedio ai mali veduti perché stima che così aggraverebbe i mali anziché guarirli

Riporto sempre a memoria da Romano Amerio: "Di due cose c'è bisogno per custodire la Verità. Primo: rimuovere l'errore dalla sfera dottrinale; il che avviene rifiutando gli argomenti erronei e mostrando che essi non sono convincenti. Secondo: rimuovere la persona in errore, depondendola dalla sua funzione, il che vien fatto con un atto di autorità della Chiesa. Se questo servizio papale non è esercitato, sembrerebbe ingiustificato dire che è stato usato ogni mezzo per custodire la dottrina della Chiesa: siamo in presenza della "breviatio manus Domini"."

Questa affermazione, insieme ad una corretta e profonda disamina di quanto si è infiltrato nella Chiesa già da prima del Concilio, trovando nell'Assise conciliare il pass par tout per esplodervi dall'interno, mi ha trovato molto in sintonia

Che ne dite?

giovedì 16 ottobre 2008

L'Identità del CnC dal suo Statuto definitivo. Parte II


Dopo aver risposto alla Domanda su "cosa sia" il CnC (sebbene focalizzando solo alcuni punti salienti), passiamo a rispondere alla domanda relativa alla Sua Struttura Catechistica e Pratica .

Ribadisco che questa analisi è relativa agli Statuti approvati... Quindi COSA essi approvano. Quale dovrebbe essere il CnC degli statuti. Per trattare di questo argomento, cercando di focalizzarne le parti salienti, facciamo il punto suL CONTENUTO delle Catechesi che dovrebbero essere seguite dal CnC. E su come dovrebbero essere strutturate. Secondo gli antefatti dello Statuto, queste dovrebbero obbedire al RICA e al Direttorio Generale della Catechesi.
Il CnC, secondo lo Statuto, può dare catechesi sia pre che post battesimali. Entrambe fondate sull'OICA, SULLA PASTORALE DIOCESANA, ovviamente diversificandosi se pre o post battesimali. Noi focalizziamo quelle Post-Battesimali, chiamate negli Statuti "neocatecumenato".

Dagli Statuti:

Art. 5
[Destinatari]
§ 1. Il Neocatecumenato è uno strumento al servizio dei Vescovi per la riscoperta dell’iniziazione cristiana da parte degli adulti battezzati.
Interessante la citazione in Nota:
Cfr. CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 172.

Nell'Art 6 si definiscono Parroco e Presbiteri come guide e Santificatori delle COmunità Nc che a loro devono sottomettersi. Ma interessante ciò che anche l'art 7 ribadisce nel Titolo dello Statuto dedicato alla forma concreta del NeoCatecumenato:

Art. 7
[Il Neocatecumenato si attua in piccola comunità]
§ 1. All’interno della parrocchia, il Neocatecumenato è vissuto in piccola comunità – denominata comunità neocatecumenale –, dato che la forma completa o comune dell’iniziazione cristiana degli adulti è quella comunitaria.
Che c'è di particolare? Le note (che approfondiremo):
Cfr. OICA, 3; CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 258, nota 25: «È importante constatare come Giovanni Paolo II, in Christifideles laici 61, pone la convenienza delle piccole comunità ecclesiali nel contesto delle parrocchie e non come un movimento parallelo che assorbe i suoi membri migliori: “All’interno poi di talune parrocchie... le piccole comunità ecclesiali presenti possono essere di notevole aiuto nella formazione dei cristiani, potendo rendere più capillari e incisive la coscienza e l’esperienza della comunione e della missione ecclesiale”».

L'articolo 8 pone in rilievo la Struttura del CnC: similmente al Catecumenato ha 3 fasi: Riscoperta del PreCatecumenato, Riscoperta del Catecumenato e Riscoperta dell'Elezione.
L'articolo 9 definisce in cosa constano le Catechesi Iniziali, per l'ingresso al "pre-catecumenato". Si riferisce di continuo al Direttorio Generale della Catechesi E NON AGLI ORIENTAMENTI:
Note:
Cfr. CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 62.
Cfr. Rm 16,25; At 5,42; 8,35; 11,20; CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 102.
At 13,26.
Cfr. CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 53-55.
Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Catechesi Tradendæ, 27; CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 94.
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decr. Presbyterorum ordinis, 6.
GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Christifideles Laici, 61; cfr. OICA, 295.
Nell'articolo 10, come definizione della nascita della Comunità Nc c'è nella nota:
Cfr. OICA, 296.
Attenzione al Comma 3:
"§ 3. La comunità neocatecumenale è affidata alla cura pastorale del Parroco e del presbitero da lui incaricato (cfr. art. 27). Inoltre la comunità indica, mediante votazione, un responsabile laico e alcuni corresponsabili, che vengono confermati dal Parroco e dall’équipe dei catechisti. Essi collaborano con il Presbitero per assicurare che la comunità percorra l’itinerario del Cammino Neocatecumenale, secondo quanto stabilito nello Statuto e negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti e per curare gli aspetti organizzativi. "

Gli Orientamenti, qui come nelle altre parti in cui sono citati direttamente, vengono chiamati in causa principalmente per gli aspetti TECNICI e organizzativi!

Ma i contenuti propri del Cammino nella riscoperta del Battesimo sono elencati nel Capitolo IV dello Statuto, dove il NeoCatecumenato è chiaramente descritto come quello riportato sul RICA:
"L’itinerario neocatecumenale: fasi, tappe e passaggi
Art. 19
[1ª fase: riscoperta del precatecumenato]
§ 1. La prima fase del Neocatecumenato è il pre-catecumenato, che è un tempo di kenosi per imparare a camminare nell’umiltà. Essa è divisa in due tappe:
1ª. Nella prima tappa, che va dalle catechesi iniziali fino al primo scrutinio, e che dura circa due anni, i neocatecumeni imparano il linguaggio biblico, celebrando settimanalmente la Parola di Dio, con temi semplici che percorrono tutta la Scrittura, come: acqua, roccia, agnello, ecc. La Parola di Dio, l’Eucaristia e la comunità aiutano gradualmente i neocatecumeni a svuotarsi dei falsi concetti di sé e di Dio ed a scendere alla loro realtà di peccatori, bisognosi di conversione, riscoprendo la gratuità dell’amore di Cristo, che li perdona e li ama.
Nella celebrazione conclusiva del primo scrutinio, dopo l’iscrizione del nome, chiedono alla Chiesa di essere aiutati a maturare nella fede per compiere le opere di vita eterna, e ricevono il segno della croce gloriosa di Cristo, che illumina il ruolo salvifico che ha la croce nella vita di ciascuno.
2ª. Nella seconda tappa, di analoga durata, i neocatecumeni celebrano le grandi tappe della storia della salvezza: Abramo, Esodo, Deserto, Terra promessa, ecc., e viene dato loro un tempo perché provino a se stessi la sincerità dell’intenzione di seguire Gesù Cristo, alla luce della sua Parola: «Non potete servire a Dio e al denaro» (Mt 6,24).
Nella celebrazione conclusiva del secondo scrutinio, rinnovano davanti alla Chiesa la rinuncia al demonio e manifestano la volontà di servire solo Dio. In seguito studiano e celebrano le principali figure bibliche: Adamo, Eva, Caino, Abele, Noè, ecc., alla luce di Cristo.
§ 2. Gli scrutini, ispirati all’itinerario catecumenale dell’OICA, aiutano i neocatecumeni nel loro cammino di conversione, nel rispetto della coscienza e del foro interno, secondo la normativa canonica.
Art. 20
[2ª fase: riscoperta del catecumenato]
La seconda fase del Neocatecumenato è un tempo di combattimento spirituale per acquistare la semplicità interiore dell’uomo nuovo che ama Dio come unico Signore, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e il prossimo come se stesso. Sostenuti dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e dalla comunità, i neocatecumeni si addestrano nella lotta contro le tentazioni del demonio: la ricerca di sicurezze, lo scandalo della Croce e la seduzione degli idoli del mondo. La Chiesa viene in aiuto ai neocatecumeni consegnando loro le armi necessarie, in tre tappe:
1ª. «Il combattimento spirituale della vita nuova del cristiano è inseparabile dal combattimento della preghiera» che porta all’intimità con Dio. I neocatecumeni riscoprono l’iniziazione alla preghiera liturgica e personale, anche notturna, che culmina con le catechesi dei Vangeli sulla preghiera e con la celebrazione della consegna del libro della Liturgia delle Ore. Da allora essi iniziano il giorno con la preghiera delle Lodi e dell’Ufficio delle Letture e imparano a fare un tempo di preghiera silenziosa e la preghiera del cuore.
I neocatecumeni, scrutando i salmi in piccoli gruppi, sono iniziati alla pratica assidua della “lectio divina” o “scrutatio scripturæ”, «nella quale la Parola di Dio è letta e meditata per trasformarsi in preghiera». Infatti, «l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo».
2ª. Ai neocatecumeni viene riconsegnato il Credo della Chiesa (riscoperta della “Traditio Symboli”), «compendio della Scrittura e della fede», e sono inviati a predicarlo, a due a due, per le case della parrocchia. Essi studiano e celebrano articolo per articolo il Simbolo apostolico e quindi confessano la loro fede (riscoperta della “Redditio Symboli”), proclamando il Credo in una celebrazione adatta durante la Quaresima.
3ª. L’educazione dei neocatecumeni alla preghiera liturgica e contemplativa culmina con le catechesi sulla preghiera del Signore e in una celebrazione viene ad essi riconsegnato il Padre nostro, «sintesi di tutto il Vangelo». Da allora, nelle ferie di Avvento e di Quaresima, essi cominciano a celebrare comunitariamente in parrocchia, prima di andare al lavoro, le Lodi e l’Ufficio delle Letture, con un tempo di preghiera contemplativa.
I neocatecumeni sono iniziati a farsi piccoli e a vivere abbandonati filialmente alla paternità di Dio, protetti dalla maternità di Maria e della Chiesa, e nella fedeltà al Successore di Pietro e al Vescovo. A tal fine, prima della consegna del “Padre nostro”, i neocatecumeni fanno un pellegrinaggio ad un santuario mariano per accogliere la Vergine Maria come madre, professano la fede sulla tomba di S. Pietro e fanno un atto di adesione al Santo Padre.
In questa tappa i neocatecumeni studiano sistematicamente le singole petizioni del “Padre nostro” e temi sulla Vergine Maria: Madre della Chiesa, Nuova Eva, Arca dell’alleanza, Immagine del cristiano, ecc.
Art. 21
[3ª fase: riscoperta dell’elezione]
§ 1. La terza fase del Neocatecumenato è la riscoperta dell’elezione, «cardine di tutto il catecumenato». È un tempo di illuminazione in cui i neocatecumeni imparano a camminare nella lode, «inondati dalla luce della fede», cioè a discernere e compiere la volontà di Dio nella storia per fare della propria vita una liturgia di santità. Essi studiano e celebrano i singoli brani del Sermone della Montagna.
§ 2. Dopo aver mostrato con le opere che in essi si sta realizzando, pur nella debolezza, l’uomo nuovo descritto nel Sermone della Montagna, che, seguendo le orme di Gesù Cristo, non resiste al male e ama il nemico, i neocatecumeni rinnovano solennemente le promesse battesimali nella Veglia Pasquale, presieduta dal Vescovo. In questa liturgia essi indossano le vesti bianche in ricordo del loro battesimo.
§ 3. Poi, durante la cinquantina pasquale, celebrano ogni giorno l’eucaristia solennemente e fanno un pellegrinaggio in Terra Santa come segno delle nozze con il Signore, ripercorrendo i luoghi dove Cristo ha realizzato quanto loro hanno vissuto durante tutto l’itinerario neocatecumenale.
§ 4. Dopo la riscoperta dell’elezione si conclude il neocatecumenato."

Ma le NOTE sono la parte più importante, e le approfondiremo:
CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la catechesi, 86.
Cfr. cann. 232-272 C.I.C. e cann. 331-366 C.C.E.O.
Cfr. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, 19 marzo 1985, nn. 20-101.
GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Pastores dabo vobis, n. 68.
Cfr. Fil 2,7.
Cfr. Mi 6,8.
Cfr. 1 Gv 3,14-15; Ef 2,10.
Cfr. Lc 14,25-33.
Cfr. can. 220 C.I.C. e can. 23 C.C.E.O.
Cfr. OICA, 20: «La durata del tempo del catecumenato dipende dalla grazia di Dio e inoltre da varie circostanze... Nulla quindi si può stabilire “a priori”».
Cfr. Mc 12,30-31; Dt 6,4-5.
Cfr. Mt 4,1-11.
Catechismo della Chiesa Cattolica, 2725; cfr. CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI, Istruzione per l’applicazione delle prescrizione liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (6-1-1996), nn. 95-99.
Cfr. Institutio generalis de Liturgia Horarum, 10, 57-58, 72.
Cfr. Gv 5,39.
Catechismo della Chiesa Cattolica, 1177; cfr. PONTIFICIA COMMISSIONE BIBBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, IV, C, 2.
S. GIROLAMO, Comm. in Is., Prol; cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Cost. dogm. Dei Verbum, 25; Ca-techismo della Chiesa Cattolica, 133.
CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 85.
Ibidem; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2761.
Cfr. Mt 18,4.
Cfr. Gv 19,26-27.
OICA, 23.
Ibidem, 24.
Cfr. 1 Pt 2,21.
Cfr. Mt 6,39-45.

Cerchiamo di dire una parola 'vera' , sia pure in questa luce vespertina

Riporto questo scritto di un amico, che spero posssa dare 'ali' alla nostra discussione.
____________
Stavo riflettendo sul concetto di "catechesi" non solo in ambito NC, ma cristiano, globalmente.
Ogni battezzato è, in sé, catechizzatore e catechista, ma cessa di esserlo quando ciò che dice fa riferimento al vangelo nella mediazione di un catechista che a sua volta è mediatore di un super catechista che a sua volta è mediatore di Kiko. Dato che san Tommaso, dice che non si può risalire all'infinito per trovare la causa che innesca tutte le altre cause, Kiko dovrà pur fare riferimento a qualcosa... In 1 Pt 1, 14 (mi pare) Pietro raccomanda a chi parla di Dio di farlo "come con parole di Dio". Quel "come" è strategico: non indica pedissequità, ripetizione smunta, ma dinamismo effervescente, sempre in tensione dialettica tra Parola divina e parola umana.
Io, in genere, mi sono inventato la "regola dei tre come": se parlo "come" la Scrittura, "come" essa mi viene trasmessa dalla Tradizione e "come" il Magistero la custodisce, allora io posso dire di catechizzare. E' una specie di prova del nove...
Ma la cosa più importante, credo, sia l'atmosfera nella quale respirare quella Parola per riemetterla come fiato: in-spirazione/e-spirazione. Sai meglio di me che la parola (dabar) condivide la medesima radice di "deserto" (midbar) perché è nel deserto che Dio concede la Parola. Abbiamo già parlato del silenzio come deserto, catarsi, stanza nuziale nella quale siamo fecondati dalla Parola e non mi dilungo su questo.
Bisognerebbe capire se il silenzio di certa Gerarchia sia un silenzio catartico o politico, una lettura paziente della situazione o un coinvolgimento del quale ignoriamo la profondità.
Per questo, credo valgano le parole del salmista: "Signore, mettimi in bocca la parola vera..." che, in fondo, esprimono un desiderio, una preghiera, un invito al dialogo anche se immersi in questa luce vespertina nella quale i contorni della fede, talvolta, si fanno indistinti...

Beh, non vorrei essermi dilungato.
Un caro saluto e a risentirci...
Chisolm

mercoledì 15 ottobre 2008

Non siamo soli, non siamo 'alieni'

Trascrivo qui, per proseguire la riflessione, il testo - tratto da da Petrus - postato da Caterina, che ci aveva trovati arenati più che altro sul silenzio dei Pastori, che è la cosa più dolorosa e nefasta che ci è toccato subire in tutti questi anni di impegno per la Verità... e finalmente un Pastore che 'parla' e fa una denuncia in un contesto importante come il Sinodo dei Vescovi... che si cominci a parlare dei problemi è l'inizio per risolverli!

Speciale Sinodo dei Vescovi - La denuncia di Monsignor Burke: “I fedeli non rispettano la liturgia e le altre Leggi della Chiesa”

I fedeli spesso ignorano o disattendono le norme relative alla liturgia e piu' in generale le leggi della Chiesa costituite dal diritto canonico, a sua volta fondato sulla legge naturale. E' del resto il diritto canonico strumento attraverso il quale ''la vita di Cristo puo' crescere e diffondersi''.

E' questo il severo richiamo rivolto al Sinodo generale dei Vescovi da Monsignor Raymond Burke, Prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica; Monsignor Burke (nella foto), gia' Arcivescovo di Saint-Louis, di recente e' stato chiamato a ricoprire l'incarico in Curia da Benedetto XVI.
(..)
In merito poi ''al rapporto fra la Parola di Dio e la legge, e' importante sottolineare il servizio che il diritto canonico svolge nella Chiesa, mediante il quale la vita di Cristo puo' crescere e diffondersi nell'intera Chiesa. Nella sua Costituzione Apostolica ‘Sacrae disciplinae leges’, Papa Giovanni Paolo II, descrivendo il servizio del Diritto Canonico nella Chiesa, si e' riferito a un lontano patrimonio di diritto contenuto nei libri del Vecchio e Nuovo Testamento dal quale, come dalla sua prima sorgente, proviene tutta la tradizione giuridico-legislativa della Chiesa''.

Quindi, ha sottolineato Monsignor Burke, ''nella Chiesa, come nella societa', la comprensione della legge e' stata oscurata e, in alcuni casi, ha condotto a effetti gravemente dannosi come, per esempio, la diffusa inosservanza delle leggi liturgiche e l'insuccesso dei procedimenti attraverso i quali i fedeli rivendicano i propri diritti e i reati ecclesiastici non vengono dovutamente puniti''.

Al contrario, ''una maggior conoscenza del servizio della legge nella Chiesa, mediante lo studio della Parola di Dio, non solo aiuta la Chiesa a comprendere e a far tesoro del dono della disciplina canonica per il compimento della missione divina, ma aiuta tutta la societa' in generale a comprendere e a far tesoro del servizio insostituibile della legge per il compimento del bene comune''.

martedì 14 ottobre 2008

L'Identità del CnC dal suo Statuto definitivo. Iniziamo l'analisi!

Bene.

Dopo l'approvazione del CNC avvenuta a giugno da parte del PCL, è mancata una analisi approfondita (sebbene sia stata fatta comunque in modo non sistematico da tutti noi) dello Statuto definitivo, come quella eseguita per il provvisorio.

Ne inizio una, integrabile da tutti, per poi sistemarla in via definitiva.

Ho focalizzato l'approfondimento in 3 punti salienti:
1. Cos'è il CNC approvato?
2. Sua Struttura Catechistica e Pratica
3. Liturgia e integrazione in Parrocchia.


Partiamo comunque da alcuni dati fondamentali ed incontestabili:
-il CNC è stato approvato dal PCL, senza aver ricevuto il placet di 2 congregazioni (dottrina e Culto Divino) e del Papa. Il PCL è sicuramente una "Congregazione" autorevole in seno alla Santa Sede, e la sua Approvazione ha sicuramente valore normativo. E' INDUBBIO, comunque, che tale approvazione è avvenuta in circostanze AMBIGUE. E manca del fondamento del CnC: gli Orientamenti
-il PCL, unica volta a mia memoria nella storia della Chiesa, ha CORRETTO una Norma in un ambito che non gli compete e che è al di fuori del suo Compito particolare! Tra l'altro correggendo questa Norma ha corretto il Papa!!!! Il PCL ha "indultato" una Norma già stabilita dal Culto Divino, riguardo la Sacra Comunione, inserendo nello Statuto un Comma che contraddice la Norma stessa, citata nella Nota!

Posto questo rispondiamo alla prima domanda: Cos'è il CnC? Ecco cosa dice lo Statuto:

Art 1
§ 2. Il Cammino Neocatecumenale è al servizio del Vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente nella fede.
§ 3. Il Cammino Neocatecumenale, dotato di personalità giuridica pubblica , consta di un insieme di beni spirituali :
1°. il “Neocatecumenato”, o catecumenato post-battesimale , secondo la moda-lità di cui al Titolo II;
2°. l’educazione permanente della fede, secondo la modalità di cui al Titolo III;
3°. il catecumenato, secondo la modalità di cui al Titolo IV;
4°. il servizio della catechesi, di cui al Titolo V, svolto secondo le modalità e dalle persone ivi indicate.

Andiamo a vedere cosa affermano le Note su cui si basa questa descrizione:
Riguardo la "Persona Giuridica Pubblica":
Cfr. PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, 28 ottobre 2004 (Prot. N. 1761/04 AIC-110).
Cfr. can. 115 § 3: fondazione autonoma di beni spirituali

Riguardo il CONTENUTO DELLA CATECHESI:

“Un itinerario di tipo catecumenale, che percorre tutte quelle fasi che nella Chiesa primitiva i catecumeni percorrevano prima di ricevere il sacramento del Battesimo… (cfr. Catecumenato post-battesimale, in Notitiae 95-96, 1974, 229)” (GIOVANNI PAOLO II, Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990, AAS 82 [1990] 1514).
Esso si ispira a vari documenti della Santa Sede, tra i quali:
- il cap. IV dell’OICA che suggerisce l’utilizzazione adattata della catechesi e di alcuni riti propri del catecumenato per la conversione e maturazione nella fede anche negli adulti battezzati.....
- GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Christifideles Laici, 61: «Un aiuto [alla formazione dei cristiani] può essere dato… da una catechesi post-battesimale a modo di catecumenato, mediante la riproposizione di alcuni elementi del Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, destinati a far cogliere e vivere le immense e stra-ordinarie ricchezze e responsabilità del Battesimo ricevuto».
- Catechismo della Chiesa Cattolica, 1231: «Per la sua stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un ca-tecumenato post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona».
- CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 59: «“Il modello di ogni catechesi è il Catecumenato battesimale, che è formazione specifica mediante la quale l’adulto convertito alla fede è portato alla confessione della fede battesimale durante la veglia pasquale”. Questa formazione catecumenale deve ispirare le altre forme di catechesi, nei loro obiettivi e nel loro dinamismo»; ibidem, 91: «La catechesi post-battesimale, senza dover riprodurre mimeticamente la configurazione al Catecumenato battesimale, e riconoscendo ai catechizzandi la loro realtà di battezzati, farà bene ad ispirarsi a questa “scuola preparatoria alla vita cristiana”, lasciandosi fecondare dai suoi principali elementi caratterizzanti».


Bene. Adesso approfondiamo.

lunedì 13 ottobre 2008

La Missione. Don Bux (Dio lo benedica) ne proclama il fondamento!


La Liturgia fonte della missione
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La Chiesa è consapevole di non avere altra fonte da cui attingere forza per la propria missione se non lo stesso Signore Gesù Cristo. La giusta valutazione ed autonomia delle scienze umane, dalla storia alla filosofia, dalla psicologia alla sociologia, etc., non dovrà mai sostituire il criterio soprannaturale del discernimento spirituale.

È Cristo, con la Sua proposta al cuore dell’uomo, l’unico ed imprescindibile riferimento per la missione della Chiesa. Fonte di tale missione è allora l’adorazione del Signore che si esprime principalmente nella Divina Liturgia.

Troppe celebrazioni si sono ridotte ad “autocontemplazione antropocentrica” dell’uomo sull’uomo, quasi impedendo, attraverso la verbosità del celebrante, i ritmi convulsi delle musiche e la frenesia dei movimenti, il contatto con il Mistero. La Liturgia della Chiesa è essenzialmente adorazione del Signore e, attraverso la celebrazione dei divini misteri, la Chiesa compie la sua prima opera missionaria.

È necessario recuperare la chiara consapevolezza sull’unico soggetto protagonista della Liturgia: il Signore. Il popolo santo di Dio, e con esso il celebrante, entra nella Liturgia, ma non la crea: essi, popolo e celebrante, vengono ospitati dal Mistero e solo la consapevolezza di tale ospitalità, rende capaci di divenire, a propria volta, ospitali verso il Mistero e verso i fratelli.

Pregando il Signore ed intercedendo per tutti gli uomini, attraverso la sacra Liturgia, la Chiesa compie la sua prima missione: la celebrazione dei Sacramenti è di per sé efficace in ordine alla salvezza.

In tanta organizzazione della pastorale contemporanea, sembra che l’impegno missionario sia talvolta interrotto dalle celebrazioni, delle quali, forse, non si comprende più adeguatamente il significato. Battezzare, perdonare i peccati, celebrare l’Eucaristia sono azioni più potentemente salvifiche e missionarie di qualunque catechesi, convegno, lezione accademica o documento ecclesiale. Dobbiamo recuperare questa consapevolezza e, con essa, l’indisponibilità della Liturgia al capriccio soggettivo della creatività liturgica e al mito moderno, inteso in senso democratico, della partecipazione del popolo.

Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La Liturgia è anche partecipazione alla preghiera di Cristo, rivolta al Padre nello Spirito Santo. In essa ogni preghiera cristiana trova la sua sorgente e il suo termine. Per mezzo della Liturgia, l'uomo interiore è radicato e fondato [Cf Ef 3,16-17 ] nel “grande amore con il quale il Padre ci ha amati” ( Ef 2,4 ) nel suo Figlio diletto. Ciò che viene vissuto e interiorizzato da ogni preghiera, in ogni tempo, “nello Spirito” (Ef 6,18 ) è la stessa “meraviglia di Dio”. (CCC 1073). (Agenzia Fides 25/09/2008)

Deo Gratias!

Via alle riflessioni! E ce ne sono un mare...

sabato 11 ottobre 2008

Una Parola inattesa (per noi e per voi)


Proprio stamattina al telefono, mentre discutevamo io e Stephanos alcuni problemi tecnici per rendere più fruibile questo blog, abbiamo spontaneamente condiviso questa Parola che ci è giunta senza che lo volessimo e che con gioia abbiamo dunque proclamato insieme a distanza:

“Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio. (II lettera di Pietro I, 20-21)

E’ poi venuto naturale trovare un rimando che ci conforta ulteriormente:

“Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l`uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.(II Timoteo 3,16).

Altrettanto spontaneo per me e Stephanos riandare con la memoria ad alcuni momenti delle catechesi a loro tempo ascoltate da entrambi durante la nostra esperienza all’interno del Cammino Neocatecumenale:

“In primo luogo si deve spiegare una cosa. Noi abbiamo una mentalità di tipo occidentale e questo libro è stato scritto e raccolto da un popolo orientale. Per questo forse crediamo che la rivelazione consiste nel fatto che Dio ha preso alcuni tizi, è apparso loro nella notte e ha detto loro: scrivete. Crediamo che Dio ha dettato la Bibbia perché vuole parlare e dire cose agli uomini. Se così fosse la Bibbia conterebbe una serie di verità che Dio ha dettato e alcune leggi che ci ha dato per vivere rettamente. Ma risulta che tu apri quei libri e vi trovi delle cose stranissime: raccontini, guerre, stragi, assassinii, peccati, etc., e non ci capisci nulla. Perciò, prima cosa da chiarire: Dio non ha scritto nulla così come Gesù Cristo non ha lasciato nulla di scritto”…” Allora,quando vai in comunità e si aprono e si proclamano le scritture e non ti dicono niente: trema! Perché sei fuori di esse. Se quando si proclamano ti trovi dentro di esse e vedi che ti dicono qualche cosa perché in te si compiono: rallegrati,canta! per questo i cristiani rispondono con il canto alla lettura proclamata. Rallegrati perché stai nel cammino, perché con la tua presenza testimoni che questo é vero.”(Kiko Arguello, catechesi per la “Fase di conversione”).

Brevi commenti telefonici e domande aperte:

c’è indubbiamente del vero in quanto sostiene Arguello, ma fino a qual punto il suo discorso ( e in particolare il suo invito a rallegrarsi di stare nel Cammino) è corretto ed attinente ai brani della Scrittura sopra riportati o non è piuttosto fuorviante per chi si accosta per la prima volta a questo grande tema di Fede?

venerdì 10 ottobre 2008

Testimonianza


Io non sono più riuscito a mettermi in contatto tramite la nuova procedura. Vi seguo sempre e la testimonianza che ho visto trascritto è uguale a tutte le altre.

Io e molti altri come me, dalle cose semplici che conoscevamo dal CCC e dalla lettura delle Sacre Scritture abbiamo intuito, quando abbiamo frequentato i NC, che QUALCOSA CONTRADDICEVA profondamente alla fede insegnataci e all' interpretazione della Bibbia.

Comunque ciò che dite mi trova in accordo con voi e la vostra cultura mi arricchisce ulteriormente.

Grazie amici. Parlate anche a mio nome. Ormai in parrocchia non ho più voce anche se il mio silenzio non passa inosservato. Che il Signore ci renda ragione dell'ingiustizia che subiamo.
Lipster

Profezie: Liturgia, protestantizzazione. A che punto siamo?


Riprendo, per proseguire la riflessione, alcuni punti dell'articolo di Caterina, che chi è interessato può leggere integralmente nel thread precedente
____________
Ora, senza dare colpa al Concilio quale STRUMENTO PREZIOSO DELLA CHIESA....^__^ i danni e il male visti dalla Beata Caterina tuttavia, non possono che riferirsi al "dopo" Concilio perchè è stato solo questo, al momento, il tempo in cui sono stati COSI' TANTI SACERDOTI (e vescovi)..a collaborare con la deriva che abbiamo avuto.. Non c'è bisogno di prendere la profezia alla lettera, basta guardarsi attorno per vedere questi danni.... altrimenti sarebbe insignificante perfino il MP del Papa sulla Messa se ciò non fosse accaduto per l'attacco frontale ED INTERNO che la Chiesa aveva ricevuto... ed insignificante sarebbe l'opera di ristrutturazione Liturgica che Benedetto sta compiendo....

Faccio notare poi che la maggior parte delle Profezie sulla situazione disastrosa della Chiesa della Emmerich riguardano proprio LA LITURGIA E LA MESSA.... essendo lei vissuta nel 1820....e constatando gli eventi che vanno dal 1820 ad oggi, sappiamo con certezza inoppugnabile che l'onda d'urto CONTRO LA MESSA E LA LITURGIA l'abbiamo avuta proprio fra gli anni 70/80/90..... non si scappa!

Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione.In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre".

Quanto più su annotato da Caterina vale anche per quanto riguarda la protestantizzazione del cristianesimo, che abbiamo constatata proprio tra i frutti del Concilio, in riferimento all'ecclesiologia ma anche in relazione allo stravolgimento liturgico

Ora abbiamo chiaro il quadro della situazione e assistiamo quotidianamente ai rimedi posti in atto del nostro Papa... Attendiamo con fiducia lo svolgersi degli eventi e, intanto, continuiamo a confrontarci ed a mettere in risalto gli insegnamenti cattolici raffrontati con le derive neocatecumenali

giovedì 9 ottobre 2008

La Chiesa Cattolica nelle Profezie della B. Caterina Emmerich

Premetto innanzi tutto che non dobbiamo fare di questo spazio una sorta di "vademecum" di profezie, indovinelli e previsioni futuristiche.... tuttavia ignorare questa Beata non conviene....inoltre lo stesso Benedetto XVI, quando era cardinale e avvenne la beatificazione per mezzo di Giovanni Paolo II, disse di sentirsi molto "rincuorato dalle sue profezie".... perchè per noi cattolici le profezie o letture di profonda mistica NON sono una apocalisse in senso negativo, al contrario, un ricordarci innanzi tutto CHE NON SIAMO SOLI in queste profezie infatti c'è sempre un continuo rapporto fra gli abitanti del Cielo, quelli che sostano in Purgatorio e noi ancora qui sulla Terra....

Oserei dire, se me lo consentite....che c'è molta più vita in queste Profezie di quanto pensiamo noi di avere qui sulla terra, affacendati e schiacciati da una quotidianità PRIVA DEL SENSO DEL SOPRANNATURALE.... ergo, è in questo senso che vi invito a leggere questo spazio e, se ve la sentite, di collaborare....


Le profezie che leggeremo NON devono essere prese alla lettera PER ACCUSARE QUALCUNO IN PARTICOLARE... ^__^
tanto meno non devono assillarci in eventi futuri che solo Dio conosce.... Ciò che leggeremo deve INCORAGGIARCI, come si espresse l'allora card. Ratzinger, AD ANDARE AVANTI FACENDO DEL BENE E AMANDO LA CHIESA....

Dunque LE PROFEZIE......
oggi ne tratterò solo due perchè mi hanno colpita molto....

1) "La Chiesa si trova in grande pericolo. Dobbiamo pregare affinché il Papa non lasci Roma; ne risulterebbero innumerevoli mali se lo facesse. Ora stanno pretendendo qualcosa da lui. La dottrina protestante e quella dei greci scismatici devono diffondersi dappertutto. Ora vedo che in questo luogo la Chiesa viene minata in maniera così astuta che rimangono a mala pena un centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati. Tutti loro lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande devastazione". (1 ottobre 1820)
"Quando vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti membri del clero erano essi stessi impegnati in quest’opera di distruzione - nessuno di loro desiderava farlo apertamente davanti agli altri -, ero talmente dispiaciuta che chiamai Gesù con tutta la mia forza, implorando la Sua misericordia.
Allora vidi davanti a me lo Sposo Celeste ed Egli mi parlò per lungo tempo...
Egli disse, fra le altre cose, che questo trasferimento della Chiesa da un luogo ad un altro significava che essa sarebbe sembrata in completo declino. Ma sarebbe risorta. Anche se rimanesse un solo cattolico, la Chiesa vincerebbe di nuovo perché non si fonda sui consigli e sull’intelligenza umani. Mi fece anche vedere che non era rimasto quasi nessun cristiano, nell’antico significato della parola". (4 ottobre 1820)

***
Qualche commento che ho letto riferisce la possibilità che tale visione potrebbe essersi verificata a partire (e non "a finire") con Pio XII....proprio stamani Benedetto XVI ha ricordato di come non pochi consigliarono a Pio XII di lasciare Roma...ma egli non volle...così si è espresso il Papa stamani alla Messa di Suffragio:
" Quando, occupata la città, gli fu ripetutamente consigliato di lasciare il Vaticano per mettersi in salvo, identica e decisa fu sempre la sua risposta: "Non lascerò Roma e il mio posto, anche se dovessi morire" (cfr Summarium, p.186).
"
Ora, senza dare colpa al Concilio quale STRUMENTO PREZIOSO DELLA CHIESA....^__^
i danni e il male visti dalla Beata Caterina tuttavia, non possono che riferirsi al "dopo" Concilio perchè è stato solo questo, al momento, il tempo in cui sono stati COSI' TANTI SACERDOTI (e vescovi)..a collaborare con la deriva che abbiamo avuto.. Non c'è bisogno di prendere la profezia alla lettera, basta guardarsi attorno per vedere questi danni.... altrimenti sarebbe insignificante perfino il MP del Papa sulla Messa se ciò non fosse accaduto per l'attacco frontale ED INTERNO che la Chiesa aveva ricevuto...ed insignificante sarebbe l'opera di ristruttarione Liturgica che Benedetto sta compiendo....

Faccio notare poi che la maggiorparte delle Profezie sulla situazione disastrosa della Chiesa della Emmerich riguardano proprio LA LITURGIA E LA MESSA.... essendo lei vissuta nel 1820....e constatando gli eventi che vanno dal 1820 ad oggi, sappiamo con certezza inoppugnabile che l'onda d'urto CONTRO LA MESSA E LA LITURGIA l'abbiamo avuta proprio fra gli anni 70/80/90..... non si scappa!

questa seconda parte la metto insieme:

2) "Ho anche visto le varie regioni della terra. La mia Guida [Gesù] nominò l’Europa e, indicando una regione piccola e sabbiosa, espresse queste sorprendenti parole: "Ecco la Prussia, il nemico". Poi mi mostrò un altro luogo, a nord, e disse: "questa è Moskva, la terra di Mosca, che porta molti mali". (1820-1821)
"Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di vescovi. Mi vennero fatti conoscere i loro pensieri e le loro parole attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. Le loro colpe verso la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne. Alcuni avevano solo un corpo, con una nube scura al posto della testa. Altri avevano solo una testa, i loro corpi e i cuori erano come densi vapori. Alcuni erano zoppi; altri erano paralitici; altri ancora dormivano oppure barcollavano". (1 giugno 1820)
"Quelli che vidi credo che fossero quasi tutti i vescovi del mondo, ma solo un piccolo numero era perfettamente retto.
Vidi anche il Santo Padre - assorto nella preghiera e timoroso di Dio. Non c’era niente che lasciasse a desiderare nella sua apparenza, ma era indebolito dall’età avanzata e da molte sofferenze. La testa pendeva da una parte all’altra, e cadeva sul petto come se si stesse addormentando. Egli aveva spesso svenimenti e sembrava che stesse morendo. Ma quando pregava era spesso confortato da apparizioni dal Cielo. In quel momento la sua testa era dritta, ma non appena la faceva cadere sul petto vedevo un certo numero di persone che guardavano rapidamente a destra e a sinistra, cioè in direzione del mondo.
Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione.In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre". (1820)

***

Ci sarebbe da meditare, IN SILENZIO, a lungo....ma siamo in un Blog e tocca scrivere.... ^__^

Riguardo alla prima segnalazione della Russia "la terra di Mosca che porta molti mali"....un secolo dopo circa, nel 1917....la Madonna a Fatima parlerà appunto della Russia mettendoci in guardia, MA NON SI ASCOLTO' LA SANTA VERGINE....e i mali a lungo annunciati si sono sparsi nel mondo...la stessa TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE ha ingannato sacerdoti E VESCOVI, facendo decadere in questi luoghi la fede....proprio ieri al Sinodo un vescovo del sud America si lamentava del fatto che continua l'immigrazione dei cattolici nelle comunità PROTESTANTI...e si chiedeva "in cosa abbiamo sbagliato?".....

Il Papa ivi descritto ha le sembianze di Giovanni Paolo II...."età avanzata" (aveva 82 anni quando cominciò a non poter più camminare) "e da molte sofferenze", bè inutile dire che quel calvario , al momento, non corrisponde a nessun altro Pontefice dal 1820 ad oggi...che la testa gli pendeva lo abbiamo visto tutti, e abbiamo visto come fosse ritto quando pregava come a Loreto, l'ultima visita mariana che fece ...ma al di là di questi particolari... ci interessa vedere tutto l'insieme......

Il Protestantesimo, dice la Beata Caterina, PRENDEVA IL SOPRAVVENTO....ma ancor più grave: "La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione"..... non c'è bisogno di attendere per capire se la profezia è autentica o meno....i fatti li conosciamo...Giovanni Paolo II già negli anni '90 quando condusse un ciclo di Udienze del Mercoled' ai Sacerdoti e visitò l'Università Gregoriana, mise in guardia DAGLI INSEGNAMENTE NON CATTOLICI....dalla mia esperienza diretta nel senso che seguo un pò gli eventi da circa 15 anni, mi rendo conto che furono la fine degli Anni '90 ad iniziare una versa svolta ai danni seminati per circa 40 anni.....

Non è un caso, sostengo io, che la Provvidenza abbia mandato alla Chiesa Benedetto XVI....ma questo NON per fare paragoni attenzione.... ma più semplicemente per essere REALISTI....e soprattutto non illuderci e non pensare che alla Chiesa NON sia accaduto nulla di MALE....come taluni ancora dicono....

Dice infine la B. Emmerich: In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre".
LE FAMIGLIE...... chi è colui che potrebbe dire che ciò non è accaduto o che non stia accadendo?
Abbiamo bisogno della PROTEZIONE DI DIO ma non come quando si ricorre ad un amuleto....o per superstizione.... sono anni che i Papi stanno avvisando della MINACCIA CONTRO LA FAMIGLIA e della scomparsa della FEDE...la fede E' GIA' CADUTA IN MOLTE FAMIGLIE....non si pratica più, ma ci sono anche Famiglie PRESERVATE DA DIO, che Dio PROTEGGE perchè evidentemente c'è ancora un lume di FEDE....

Ecco come dobbiamo leggere le PROFEZIE della B. Emmerich....

l'unica vera catastrofe sarebbe quella di sottovalutare GLI AVVERTIMENTI DEI PROFETI....

Scrive così a tal proposito il card. G. Biffi nel suo ultimo libro: Memorie di un cardinale italiano:(pp.177-179)

Papa Roncalli morì nella solennità di Pentecoste, il 3 giugno 1963. Anch’io lo rimpiangevo, perché avevo un’invincibile simpatia per lui. M’incantavano i suoi gesti “irrituali”, ed ero rallegrato dalle sue parole spesso sorprendenti e dalle sue uscite estemporanee.

Solo la valutazione di alcune frasi mi lasciava esitante. Ed erano proprio quelle che più facilmente di altre conquistavano gli animi, perché apparivano conformi alle istintive aspirazioni degli uomini. C’era, per esempio, il giudizio di riprovazione sui "profeti di sventura". L’espressione divenne e rimase popolarissima ed è naturale: la gente non ama i guastafeste; preferisce chi promette tempi felici a chi avanza timori e riserve. E anch’io ammiravo qui il coraggio e lo slancio, negli ultimi anni della sua vita, di questo “giovane” successore di Pietro.

Ma ricordo che una perplessità mi prese però quasi sùbito. Nella storia della Rivelazione, annunziatori anche di castighi e calamità furono solitamente i veri profeti, quali adesempio Isaia (capitolo 24), Geremia (capitolo 4), Ezechiele (capitoli 4-11).
Gesù stesso, a leggere il capitolo 24 del Vangelo di Matteo, andrebbe annoverato tra i “profeti di sventura”: le notizie di futuri successi e di prossime gioie non riguardano di norma l’esistenza di quaggiù, bensì la “vita eterna” e il “Regno dei Cieli”.

A proclamare di solito l’imminenza di ore tranquille e rasserenate, nella Bibbia sono piuttosto i falsi profeti (si veda il capitolo 13 del Libro di Ezechiele).
La frase di Giovanni XXIII si spiega col suo stato d’animo del momento, ma non va assolutizzata.
Al contrario, sarà bene ascoltare anche quelli che hanno qualche ragione di mettere all’erta i fratelli, preparandoli alle possibili prove, e coloro che ritengono opportuni gli inviti alla prudenza e alla vigilanza.

********************

Fraternamente CaterinaLD ^__^

La Chiesa e l'ebraismo


Ho appena finito di leggere il libro «Erbe Amare - il secolo del sionismo». Interessantissimo e pieno di spunti inediti... Uso un brano di una recente intervista all'autore, Ariel Levi di Gualdo, cristiano di orgine ebraica

D. Scrivi: «Il cristianesimo nasce dall'ebraismo ma l'ebraismo esiste ancora proprio perché nega il cristianesimo».
R. Un cristiano è un ebreo della Nuova Alleanza, se invece un ebreo fosse cristiano, cesserebbe di essere tale. Venti secoli fa il giudaismo fonda la sua sopravvivenza su una vena anti-cristiana che precede l'antigiudaismo teologico e che precorre di secoli l'antisemitismo. Il tutto con buona pace di chi gioca con la storia, affermando che aggressivi e intolleranti sono sempre e solo i cristiani, mentre sappiamo perfettamente che l'intolleranza ebraica nasce molto prima di quella cristiana.

D. Tra le tue righe giungi a negare che gli attuali ebrei siano i legittimi eredi dell'antico ebraismo...
R. Smarrire Dio per adorare le opere di se stessi, ecco il dilemma ebraico.
L'ebraismo di oggi non è erede del messaggio profetico dell'antico giudaismo ma del fariseismo rabbinico codificato nel Talmud. Dall'anno 70 dopo Cristo a seguire è il Talmud che diventa motore e oggetto di venerazione.
Il messaggio profetico autentico sopravvive nei Vangeli per mezzo di quel Gesù che non venne per abolire l'Antica Legge ma per portarla a compimento, fustigando all'occorrenza l'idolatria della legge rabbinica che si stava sostituendo a quella di Mosè e dei Profeti.
La legge rabbinica ha prevalso e oggi viene impropriamente chiamata ebraismo.

D. Se non è ebraismo che cosa è?
R. È rabbinismo talmudico non esente da punte di materialismo ateo.

D. Esiste oggi il problema ebraico?
R. Esiste il problema cattolico. Da una parte si tira al piccione sulla Chiesa, dall'altra c'è una casta d'intoccabili che censura anche i pensieri potenzialmente pensati da menti sfuggite alla lobotomia.
_________________
Esiste anche il problema di quei sedicenti cattolici che hanno fatto dell'Antico Testamento dei midrashim e del Talmud il loro vero Magistero. Sarebbe bene dare una rinfrescata alla Documentazione sull'"Uso improprio dei simboli ebraici" da parte del Cammino neocatecumenale, all'interno del quale la giudaizzazione del Cristianesimo è molto più avanzata di quanto non sia dato notare in alcuni documenti post-conciliari, richiamati all'attenzione in occasione dell'attuale Sinodo sulla Parola...

mercoledì 8 ottobre 2008

Gueranger e le eresie


Dom Prosper-Louis-Pascal Guéranger, abate di Solesmes (1805-1875), grande figura di monaco del secolo XIX, dovrebbe oggi essere sempre più conosciuto e studiato, in particolare da coloro che sono attenti e sconcertati dalla temperie attraversata dalla nostra Chiesa.
Vi trascrivo i punti salienti - di un'attualità sconcertante: sembra parli di quel che è accaduto a noi e che ancora subiamo - di un suo scritto che farò inserire al più presto sul sito perché possiate leggerlo integralmente:
...............
Il primo carattere dell'eresia antiliturgica è l'odio della Tradizione nelle formule del culto divino. Non si può contestare la presenza di tale specifico carattere in tutti gli eretici, da Vigilanzio fino a Calvino, e il motivo è facile da spiegare. Ogni settario che vuole introdurre una nuova dottrina si trova necessariamente in presenza della liturgia, che è la tradizione alla sua più alta potenza, e non potrà trovare riposo prima di aver messo a tacere questa voce, prima di aver strappato queste pagine che danno ricetto alla fede dei secoli trascorsi. Infatti, in che modo si sono stabiliti e mantenuti nelle masse il luteranesimo, il calvinismo, l'anglicanesimo? Per ottenere questo, non si è dovuto far altro che sostituire nuovi libri e nuove formule ai libri e alle formule antiche, e tutto è stato consumato. Nulla dava più impaccio ai nuovi dottori, essi potevano predicare del tutto a proprio agio: la fede dei popoli era ormai senza difesa. Lutero comprese questa dottrina con una sagacità degna dei nostri giansenisti, quando nel primo periodo delle sue innovazioni, all'epoca in cui si vedeva obbligato a conservare una parte delle forme esteriori del culto latino, stabilì per la messa riformata le regole seguenti:

2° Sostituzione delle formule ecclesiastiche con letture della sacra Scrittura
Il secondo principio della setta antiliturgica è, infatti, quello di sostituire le formule di stile ecclesiastico con letture della sacra scrittura. Essa vi trova un duplice vantaggio: prima di tutto quello di far tacere la voce della Tradizione, della quale ha sempre timore; inoltre un mezzo per diffondere e sostenere i suoi dogmi per via di negazione o di affermazione. Per via di negazione passando sotto silenzio, per mezzo di un'abile scelta, i testi che esprimono la dottrina contraria agli errori che vogliono far prevalere; per via di affermazione mettendo in luce passaggi tronchi i quali, non mostrando che un aspetto della verità, nascondono gli altri agli occhi del volgo. Da vari secoli si sa bene che la preferenza data da tutti gli eretici alla sacre scritture rispetto alle definizioni ecclesiastiche non ha altro motivo che la facilità di far dire alla parola di Dio tutto quello che si vuole, mostrandola e nascondendola a seconda delle esigenze. Vedremo d'altronde ciò che hanno fatto in questo campo i giansenisti, obbligati dal loro sistema a conservare il legame esteriore con la Chiesa; quanto ai protestanti, essi hanno ridotto quasi del tutto la liturgia alla lettura della scrittura, accompagnata da discorsi nei quali la si interpreta con la ragione. La scelta e la determinazione dei libri liturgici hanno finito per cadere nel capriccio del riformatore, il quale, in ultima istanza, decide non soltanto il senso della parola di Dio, ma il fatto stesso di detta parola. Così Martin Lutero ritiene che nel suo sistema di panteismo siano dogmi da stabilire l'inutilità delle opere e la sufficienza della sola fede, e quindi dichiarerà che l'epistola di san Giacomo è una epistola di paglia, e non una epistola canonica, per il solo fatto che vi si insegna la necessità delle opere per la salvezza. In tutti i tempi e sotto tutte le forme sarà lo stesso: niente formule ecclesiastiche, la sola scrittura, ma interpretata, ma scelta, ma presentata da colui o da coloro che hanno interesse alla innovazione. La trappola è pericolosa per i semplici, e solo molto dopo ci si rende conto di essere stati ingannati, e che la parola di Dio, questa spada a doppio taglio, come dice l'apostolo, ha causato gravi ferite perché era maneggiata da figli di perdizione.
.....
5° Eliminazione delle cerimonie e delle formule che esprimono misteri
Dato che la riforma della liturgia è stata intrapresa dai settari con lo stesso scopo della riforma del dogma, di cui è la conseguenza, ne consegue che come i protestanti si sono separati dall'unità al fine di credere di meno, così sono stati indotti a togliere dal culto tutte le cerimonie, tutte le formule che esprimono misteri. Hanno accusato di superstizione, di idolatria tutto quello che non gli sembrava puramente razionale, restringendo così le espressioni della fede, ostruendo con il dubbio e addirittura con la negazione tutte le vie che aprono al mondo soprannaturale. In tal modo non più sacramenti, eccetto il battesimo, in attesa del soccinianesimo che ne libererà i suoi adepti; non più sacramentali, benedizioni, immagini, reliquie dei santi, processioni, pellegrinaggi, ecc. Non vi è più altare, ma semplicemente un tavolo, non più sacrificio, come vi è in ogni religione, ma semplicemente una cena; non più chiesa, ma solamente un tempio, come presso i greci e i romani; non più architettura religiosa, perché non ci sono più misteri; non più pittura e scultura cristiana, perché non vi è più religione sensibile; infine non più poesia, in un culto che non è fecondato né dall'amore né dalla fede.

6° Estinzione dello spirito di preghiera
La soppressione dei misteri nella liturgia protestante doveva produrre senza fallo l'estinzione totale di quello spirito di preghiera che nel cattolicesimo si chiama unzione. Un cuore in rivolta non ha più amore, e un cuore senza amore potrà tutt'al più produrre delle espressioni passabili di rispetto o di timore, con la freddezza superba del fariseo: tale è la liturgia protestante. Si sente che colui che la recita si compiace di non appartenere al numero di quei cristiani papisti i quali abbassano Iddio al loro livello con la familiarità del loro linguaggio volgare.

7° Esclusione dell'intercessione della Vergine e dei santi
Trattando nobilmente con Dio la liturgia protestante non ha bisogno di intermediari creati. Essa crede di mancare al rispetto dovuto all'Essere supremo invocando l'intercessione della Santa Vergine, la protezione dei santi. Esclude tutta l'idolatria papista che domanda alla creatura quello che dovrebbe domandare a Dio solo. Sbarazza il calendario da tutti i nomi di uomini che la Chiesa romana iscrive con tanta temerità a fianco del nome di Dio: ha soprattutto in orrore quelli dei monaci e di altri personaggi degli ultimi tempi, che vi vede figurare a fianco dei nomi riveriti degli apostoli scelti da Gesù Cristo, dai quali fu fondata la Chiesa primitiva, che sola fu pura nella fede, e libera da ogni superstizione nel culto e da ogni rilassamento nella morale.

8° L'uso del volgare nel servizio divino
Poiché la riforma liturgica ha tra i suoi fini principali l'abolizione degli atti e delle formule mistiche, ne segue necessariamente che i suoi autori debbano rivendicare l'uso della lingua volgare nel servizio divino. Questo è uno dei punti più importanti agli occhi dei settari. Il culto non è una cosa segreta, essi dicono: il popolo deve capire quello che canta. L'odio per la lingua latina è innato nel cuore di tutti i nemici di Roma: costoro vedono in essa il legame dei cattolici nell'universo, l'arsenale dell'ortodossia contro tutte le sottigliezze dello spirito settario, l'arma più potente del papato. Lo spirito di rivolta, che li induce ad affidare all'idioma di ciascun popolo, di ciascuna provincia, di ciascun secolo la preghiera universale, ha del resto prodotto i suoi frutti, e i riformati sono in grado ogni giorno di accorgersi che i popoli cattolici, nonostante le loro preghiere in latino, gustano meglio e compiono con più zelo i doveri del culto dei popoli protestanti. A ogni ora del giorno ha luogo nelle chiese cattoliche il servizio divino; il fedele che vi assiste lascia sulla soglia la sua lingua materna; al di fuori dei momenti di predicazione egli non intende che accenti misteriosi, che cessano di risuonare nel momento più solenne, il canone della messa. E tuttavia questo mistero lo affascina talmente che non invidia la sorte del protestante, quantunque l'orecchio di quest'ultimo non intenda mai suoni di cui non capisce il significato. Mentre il tempio riformato, una volta alla settimana, riunisce a fatica i cristiani puristi, la Chiesa papista vede senza posa i suoi numerosi altari assediati dai suoi religiosi figli; ogni giorno essi si allontanano dal loro lavoro per venire ad ascoltare queste parole misteriose che devono essere di Dio, perché nutrono la fede e leniscono i dolori. Riconosciamolo, è un colpo maestro del protestantesimo aver dichiarato guerra alla lingua sacra: se fosse riuscito a distruggerla, il suo trionfo avrebbe fatto un gran passo avanti. Offerta agli sguardi profani come un vergine disonorata, la liturgia, da questo momento, ha perduto il suo carattere sacro, e ben presto il popolo troverà eccessiva la pena di disturbarsi nel proprio lavoro o nei propri piaceri per andare a sentir parlare come si parla sulla pubblica piazza.
....
[tratto dal XIV capitolo "Institutions liturgiques", I², Paris, 1878, pp. 388-407. Traduzione italiana di Fabio Marino, pubblicata in "Civitas Christiana", Verona n° 7-9, 1997, 13-23]

martedì 7 ottobre 2008

Per approfondire sulla Sacra Scrittura


Per capire di più sul rapporto tra Antico e Nuovo Testamento e, anche, della presenza di un rabbino al Sinodo dei vescovi è bene leggere questo capitolo del documento della Pontificia Commissione Biblica L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa" del 15 aprile 1993

Ho messo il link al Documento integrale e trascrivo di seguito il capitolo:

2. Approccio mediante il ricorso alle tradizioni interpretative giudaiche
L’Antico Testamento ha assunto la sua forma finale nel giudaismo degli ultimi quattro o cinque secoli che hanno preceduto l’era cristiana. Questo giudaismo è stato anche l’ambiente di origine del Nuovo Testamento e della Chiesa nascente. Numerosi studi di storia giudaica antica, e in particolare le ricerche suscitate dalle scoperte di Qumran, hanno messo in rilievo la complessità del mondo giudaico, in terra d’Israele e nella diaspora, nel corso di questo periodo.

L’interpretazione della Bibbia ha avuto origine in questo mondo. Una delle testimonianze più antiche dell’interpretazione giudaica della Bibbia è la traduzione greca dei Settanta. I targumim aramaici costituiscono un’altra testimonianza dello stesso sforzo, proseguito fino ai nostri giorni, accumulando un insieme prodigioso di procedimenti eruditi per la conservazione del testo dell’Antico Testamento e per la spiegazione del senso dei testi biblici. Da sempre i migliori esegeti cristiani, fin da Origene e san Girolamo, hanno cercato di trarre profitto dall’erudizione biblica giudaica pel una migliore comprensione della Scrittura. Numerosi esegeti moderni seguono il loro esempio.

Le tradizioni giudaiche antiche permettono, in particolare, di meglio conoscere i Settanta, Bibbia giudaica, divenuta poi la prima parte della Bibbia cristiana almeno durante i primi quattro secoli della Chiesa e in Oriente fino ai nostri giorni. La letteratura giudaica extra canonica, chiamata apocrifa o intertestamentaria, abbondante e diversificata, è una fonte importante per l’interpretazione del Nuovo Testamento. I vari procedimenti esegetici praticati dal giudaismo delle diverse tendenze si ritrovano nello stesso Antico Testamento, per esempio nei libri delle Cronache in rapporto ai libri dei Re, e nel Nuovo Testamento, per esempio in certi ragionamenti scritturistici di san Paolo. La diversità delle forme (parabole, allegorie, antologie e centoni, riletture, pesher, accostamenti tra testi lontani salmi e inni, visioni, rivelazioni e sogni, composizioni sapienziali) è comune all’Antico e al Nuovo Testamento, come pure alla letteratura di tutti gli ambienti giudaici prima e dopo il tempo di Gesù. I targumim e i midrashim rappresentano l’omiletica e l’interpretazione biblica di ampi settori del giudaismo dei primi secoli.

Numerosi esegeti dell’Antico Testamento fanno ricorso ai commentatori, grammatici e lessicografi ebrei medievali e più recenti per la comprensione di passi oscuri o di parole rare e uniche. Più numerosi di prima appaiono oggi nella discussione esegetica i riferimenti a queste opere giudaiche.

La ricchezza dell’erudizione giudaica messa a servizio della Bibbia, dalle sue origini nell’antichità fino ai nostri giorni, è un aiuto di primaria importanza per l’esegesi dei due Testamenti, a condizione però di usarla con discernimento. Il giudaismo antico era molto vario. La forma farisaica, che ha poi prevalso nel rabbinismo, non era la sola. I testi giudaici antichi abbracciano un periodo di vari secoli; è quindi importante situarli cronologicamente prima di procedere a confronti. Soprattutto è fondamentalmente diverso il contesto d’insieme delle due comunità, ebraica e cristiana: in forme molto varie, la religione ebraica definisce un popolo e una pratica di vita a partire da uno scritto rivelato e da una tradizione orale, mentre a radunare la comunità cristiana è la fede nel Signore Gesù, morto, risorto e ora vivo, Messia e Figlio di Dio. Questi due punti di partenza creano, per l’interpretazione delle Scritture, due contesti che, nonostante molti contatti e similitudini, sono radicalmente diversi.

Un dialogo difficile

"Come sapete, la novità assoluta di questo Sinodo è la presenza di un rabbino, che ieri pomeriggio è intervenuto in aula: si tratta del rabbino capo di Haifa, Shear-Yashuv Cohen. Quest’ultimo, nel suo intervento dedicato all’interpretazione della Scrittura secondo la fede ebraica, si è scagliato contro il presidente iraniano Ahmadinejad. E in serata, in un incontro informale con alcuni giornalisti, ha detto che la Chiesa non deve beatificare Pio XII e che se avesse saputo che Benedetto XVI stava per celebrare il cinquantesimo anniversario della morte di Papa Pacelli (con la messa che presiederà giovedì mattina in San Pietro), lui non sarebbe nemmeno venuto al Sinodo. A parte il fatto che la data di morte di Pio XII non è propriamente un segreto del Mossad, trovandosi in tutte le enciclopedie, a parte il fatto che il cinquantesimo rappresenta una scadenza importante, trovo del tutto fuori luogo che un esponente ebraico invitato a parlare ai vescovi cattolici ne approfitti per mettere in imbarazzo il Papa, per di più sulla base di leggende nere. Vi lascio immaginare che cosa sarebbe successo se un cardinale della curia romana fosse stato invitato a prendere la parola in un importante consesso religioso ebraico a Gerusalemme e poi uscendo, ai giornalisti, avesse fatto dichiarazioni di tenore simile... Al rabbino Cohen mi permetto sommessamente di ricordare le parole pronunciate da un illustre collega, il Gran rabbino di Gerusalemme, Isaac Herzog, nel 1944: «Il popolo di Israele non dimenticherà mai ciò che Sua Santità e i suoi illustri delegati, ispirati dai principi eterni della religione, che stanno alla base della autentica civiltà, stanno facendo per i nostri sventurati fratelli e sorelle nell’ora più tragica della nostra storia, una prova vivente della Divina Provvidenza in questo mondo». All’indomani della morte di Papa Pacelli, lo stesso Herzog ebbe a dichiarare: «La morte di Pio XII è una grave perdita per tutto il mondo libero. I cattolici non sono i soli a deplorarne il decesso»."
Fin qui il testo odierno di Andrea Tornielli.

Il rabbino non ha onorato l'ospitalità e non ha certamente dato un contributo al dialogo così 'cercato' e promosso dal Papa, scegliendo una tribuna di primo piano nell'occhio di tutti i media per le sue esternazioni politiche - inopportune nelle sede Sinodale - e, in più, per l'intervista riguardante le pesanti affermazioni su Pio XII, che comportano una grave mancanza di rispetto per Benedetto XVI che lo ha invitato e per la Chiesa tutta, che dovrebbe finirla di predere ordini dagli ebrei, come è avvenuto recentemente nella ulteriore modifica alla preghiera del Venerdì Santo, che era e resta una preghiera che auspica la conversione degli ebrei, ne vuole il recupero. Fa parte dei doveri di ogni cristiano convertire. Ed è stato ben chiarito che il termine perfidus - peraltro già tolto da Giovanni XXIII - non significa cattivo, bensì 'senza fede'. Ed infatti gli ebrei non credono in Cristo.

Ricordiamo che i nazareni o cristiani avevano frequentato il Tempio (cfr. Atti 2,46), come pure le sinagoghe, finché, due decenni dopo la sua distruzione nel 70, i giudei non introdussero nella Tefillah la XII “benedizione”, appunto la birkat ha-minim, ovvero una maledizione contro la setta considerata eretica, dei giudeo-cristiani (cfr. Atti 24,14) sia per tenerli lontani dalla sinagoga, sia per proclamare formalmente la rottura definitiva tra le due religioni.

lunedì 6 ottobre 2008

La Parola Di Dio e la Missione

I Lineamenta sinodali, l'abbozzo-base di lavoro consegnato ai prelati mesi prima del raduno, parla diffusamente della liturgia, della preghiera, della meditazione e delle lectio divine (letture e spiegazioni della Bibbia) che soprattutto dopo il Concilio Vaticano II si sono diffusi non solo fra i sacerdoti e i religiosi, ma anche fra i laici, i gruppi, i movimenti ecclesiali. Talvolta si ha però l’impressione che questi gesti rimangono finalizzati a se stessi, quasi che il loro compito sia di rendere più istruiti, più dotti i fedeli sugli ultimi risultati dell’esegesi.
La grande affermazione del Sinodo (che è quella della Chiesa) – riportata nei Lineamenta - è che il cristianesimo non è una religione “del Libro”, ma di una Persona, perché la Parola di Dio è Gesù stesso. Lo scopo della liturgia e della lectio divina è perciò di assimilare sempre di più i fedeli alla persona di Gesù Cristo, così da poter dire come san Paolo “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
L’esperienza di familiarità con Gesù Parola di Dio, la gioia per la scoperta del suo amore per me, per il dono che Lui ha fatto della sua vita, trasforma in modo profondo le nostre abitudini quotidiane, la vita delle nostre comunità. Un segno di questa trasformazione è la crescita nel cuore della preoccupazione verso la missione universale. Ogni vocazione nasce da questa condivisione dell’inquietudine di Gesù per diffondere la sua salvezza. “Portami nei loro luoghi bui”, diceva il Crocifisso a Madre Teresa, e le domandava (quasi supplicandola): “Andrai tu per me?”. Per questo la Beata di Calcutta ha fatto della “sete” di Gesù per le anime, del Suo desiderio di comunicare se stesso agli esclusi e agli abbandonati, il punto di partenza del suo ordine. Ogni missionario vive nella propria carne la passione di Gesù per gli uomini, per la loro mancanza di speranza e di amore definitivo. Solo per comunicare questo amore si è disposti a lasciare la famiglia, gli agi, la carriera, gli amici.
Molta parte del mondo non conosce la speranza che è Gesù Cristo e si contorce nelle paure e nelle indifferenze, nelle crisi economiche ed ecologiche, nelle violenze e nei fondamentalismi. L’Asia, soprattutto, è inghiottita in un vortice di tensioni sociali che sembrano senza soluzione perché mancano uomini capaci di coniugare economia e solidarietà, giustizia e perdono, identità e convivenza. Più dell’80% dei popoli asiatici non conosce la persona di Gesù Cristo, vera fonte della dignità di ogni persona e forza di un amore che riconcilia.
Alla “sete” di Gesù corrisponde una “sete” del mondo. Quanta gente in Cina cerca dignità e verità in una società che il comunismo e il materialismo (anche quello consumista) hanno avvelenato e inaridito? Quanti giovani in Giappone sfuggono al formalismo e all’impassibilità della cultura tradizionale solo per trovare conforto nel suicidio? Quanti tribali e paria indiani vedono ostacolato il loro cammino verso lo sviluppo da gruppi attenti a cercare e conservare solo i loro privilegi?
Per rispondere a questi bisogni non possiamo soltanto stampare bibbie e inviarle in Asia; non possiamo accontentarci di liturgie emozionanti e perfette, o di qualche direttiva morale aggiunta ad aiuti estemporanei. C’è bisogno di persone che vadano in Asia, che annuncino e rendano visibile con la loro vita la persona di Gesù Cristo; c’è bisogno di missionari.
Con molta giustezza Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2008, che si celebra il 19 ottobre, ha ricordato a vescovi, sacerdoti, religiosi e laici che il compito missionario dei cristiani non si esaurisce nel proprio circolo, parrocchia o diocesi, ma deve giungere “fino agli estremi confini del mondo”.
Nel mese del Rosario, preghiamo la Madonna che susciti “operai per la sua messe” e che molti giovani rispondano: “Eccomi, manda me!”.(Fonte Asianews)


Proposte e domande per la discussione:

La Parola: quale nutrimento per i Missionari?
E' sufficiente la "sola Scriptura" per il corredo missionario?