sabato 27 dicembre 2008

Nuovo atteggiamento della Chiesa di fronte all'errore

Non è la prima volta che ne parliamo. Mentre ringrazio Caterina per il documento inserito nel thread precedente, non posso trascurare quanto dice al riguardo Romano Amerio nel suo "Iota Unum", che trascrivo:
Riferendosi al passo del discorso inaugurale del Concilio, riferito specificamente a questo argomento egli dice:

"...La medesima incertezza genera il passo del discorso che distingue tra l'immutabile sostanza dell'insegnamento cattolico e la variabilità delle sue espresioni. Il testo ufficiale suona così: " est enim aliud depositum fidei, seu veritates, quae veneranda doctrina nostra continentur, aliud modus quo eadem enuntiantur eodem tamen sensu eademque sententia. Huic quippe modo plurimum tribuendum est et patientia si opus fuerit in eo elaborandum, scilicet eae inducendae erunt rationes res expondendo, quae cum magisterio, cuius indoles praesertim pastoralis est, magis congruant".[Traduzione: "Altra cosa è cioè il deposito della fede preso in sé stesso. cioè le verità contenute nella nostra venerabile dottrina, e altra cosa è il modo in cui queste stesse verità si enunciano, mantenendo però il medesimo senso e il medesimo contenuto. Bisogna invero attribuire molta importanza a un tale modo e lavorare in questo, se occorrerà, con pazienza: si dovranno cioè nell'esporre le verità introdurre quei modi che più convengano all'ammaestramento, la cui indole è principalmente pastorale."] La traduzione (ufficiale) suona "Altra è la sostanza dell'antica dottrina del depositum fidei e altra è la formulazione del suo rivestimento ed è di questo che devesi con pazienza tenere gran conto, tutto misurando nella forma e proporzione di un magistero a carattere prevalentemente pastorale".
Il divario è così grande che ammette solo due supposizioni: ovvero il traduttore italiano ha inteso fare una parafrasi, ovvero la traduzione è in realtà il testo primo. La redazione italiana sarebbe apparsa implessa e imprecisa (che cos'è infatti "la formulazione del suo rivestimento?") e per conseguenza il latino si sarebbe studiato di coglierne il senso generale, lasciandosi sfuggire, signoreggiato com'era dai concetti tradizionali, quanto di novità la redazione originale conteneva. Vistosa oltre modo è l'omissione delle parole "eodem tamen sensu eademque sententia" che citano implicitamente un testo classico di Vincenzo Lirinense e alle quali è attaccato il concetto cattolico del rapporto tra la verità da credere e la formula con cui essa si esprime.
Qui nel testo latino Giovanni XXIII ribadisce che la verità dogmatica ammette molteplicità di espressione, ma la molteplicità concerne l'atto del significare e giammai la verità significata. Il pensiero papale continua (è detto espressamente) l'insegnamento che "splende negli atti conciliari del Tridentino e del Vaticano I".
E' invece una novità, ed è annunciata apertamente come novità per la Chiesa, l'atteggiamento da assumere di fronte agli errori. La Chiesa (dice il Papa) non depone né indebolisce la sua opposizione all'errore, ma "al giorno d'oggi preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che delle armi della severità". Essa osta all'errore "mostrando la validità della sua dottrina piuttosto che con le condanne". Questo annuncio del principio della misericordia contrapposto a quello della severità sorvola il fatto che, nella mente della Chiesa, la condanna stessa dell'errore è opera di misericordia, poiché trafiggendo l'errore, si corregge l'errante e si preserva altrui dall'errore. Inoltre verso l'errore non può esservi propriamente misericordia o severità, perché queste sono virtù morali aventi per oggetto il prossimo, mentre all'errore l'intelletto ripugna come un atto logico che si oppone ad un giudizio falso. [...] Il Papa peraltro dimezza un tale discorso, perché restringe tutto l'officio esercitato dalla Chiesa verso l'errante alla sola presentazione della verità: questa basterebbe per se stessa, senza venire a confronto con l'errore, a sfatare l'errore. L'operazione logica della confutazione sarebbe omessa per dar luogo ad una mera didascalia del vero, fidando nell'efficacia di esso a produrre l'assenso dell'uomo e a distruggere l'errore.
Questa dottrina del Pontefice costituisce una variazione rilevante nella Chiesa cattolica e si sostiene sopra una veduta singolare dello stato intellettuale dei moderni. I moderni sono penetrati così profondamente di opinioni fallaci e funesta specialmente in re morali, che (dice paradossalmente il Papa) [...] E oltre che difficile in linea dottrinale quell'interpretazione ottimistica dell'errore, che ormai si riconoscerebbe da se stesso, è crudamente smentita dai fatti [...]

E questa ci sembra una breccia, un vulnus, non da poco nell'attuale situazione della Chiesa, che purtroppo ha consentito e consente - al suo interno - una forma di inquinamento ormai estesa capillarmente... Rimando ogni ulteriore commento alla discussione

mercoledì 24 dicembre 2008

Ancora dalle clamorose deviazioni di Porto S. Giorgio: Farnes

Kiko intercala l'intervento di Farnes sottolineandone un punto chiave: "adesso va a paragonare un messale antico con un messale moderno, per vedere i cambiamenti del concilio"... Naturalmente i 'cambiamenti' e anche i 'precedenti' vengono presentati in chiave ironicamente critica e inequivocabilmente modernista. Credo che questo stralcio sia sufficiente...

Farnes: "Voglio dire: attenti questo messale preconciliare è pieno di difetti, ma principalmente era la stessa liturgia di Gesù Cristo.

[tuttavia i NC nella liturgia hanno operato cambiamenti arbitrari anche rispetto al Novus Ordo - ndR]

Dicevamo che il sacerdote, il presbitero, il celebrante - come si diceva a quel tempo -

[intende dire che ora non celebra più il sacerdote "in persona Christi" ma l'Assemblea: il cambiamento è tanto teologico quanto dottrinale - ndR]

diceva tutti i giorni moltissime preghiere 'non buone' (!?)

[Chiunque con un briciolo di sensibilità spirituale cristiana, se le ha anche solo lette, riconosce invece la profondità oltre che l'insostituibile sublimità delle preghiere del Vetus Ordo -ndR]

Ne leggerò solo una. Io a quel tempo parlavo male di quelle preghiere, e credo che questo ha influenzato un po' Carmen in qualcosa su cui adesso non sono d'accordo

[Riconosce che l'allieva ha superato il maestro ed è rimasta su vecchie posizioni estremiste, anche se lui nel frattempo in qualcosa si è corretto, se di correzione possiano parlare, leggendo il seguito! - ndR]

Leggerò le preghere dal latino, spero che comprendiate

[evidentemente il latino non è poi così 'ostico' come lo fanno passare quando parlano del Vetus Ordo! -ndR]

Tutti i giorni io prendevo una patena con un'ostia: una soltanto, eh? Perché quasi mai la comunione di dava all'interno della messa, [...] Bene, allora io prendevo la patena con un'ostia sola bianca bianca, ma era pane; un pane un po' dissimulato, ma era pane, perché altrimenti la messa non sarebbe stata l'azione di Gesù Cristo. Era pane ma non lo sembrava (ma questo è poco importante) prendevo la patena con l'ostia e dicevo: "Ricevi Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, questa ostia immacolata...." : questa, un'ostia immacolata? Questo che è un piccolo pane quasi invisibile?

[perché no? il Signore non è forse venuto con la sua kenosi? Che ragione c'è di dare importanza a segni solo eclatanti e spesso futto i immaginifiche e arbitrarie invenzioni non ecclesiali, come ha fatto Kiko? -ndR]

"Questa ostia immacolata che io, indegno tuo servo, offro a Te, Dio vivo e vero, per i miei innumerevoli peccati, offese e negligenze, per tutti i presenti e anche per tutti i cristiani vivi e defunti, affiché serva a me e a loro per la vita e la salvezza eterna". Questo si diceva nella messa. E Lutero quando sentiva questo...! Il Concilio di Trento diceva che questa preghiera doveva essere tolta, ma è arrivato il secolo XX e ancora si diceva. Il Messale è molto pieno di queste preghiere, e io lottavo - non so se Carmen di ricorda - perché questa forma di celebrare non era quella voluta da Gesù Cristo :

[molto Luteranamente la Tradizione della Chiesa non conta nulla e si VUOLE dimenticare che quell' Hostia= vittima è il Signore offerto in Sacrificio per noi - ndR]

celebrare il memoriale della sua morte e risurrezione e offrire a Dio un sacrificio nella messa... no, nella messa non offriamo a Dio un sacrificio, no! nella messa facciamo presente l'unico sacrificio che è quello della croce e della resurrezione. Una messa? No. Questa messa? No. Un sacrificio? No.
[...]
________________
Rimando ulteriori commenti alla discussione...

sabato 20 dicembre 2008

Ancora una testimonianza: Chiede: "che fare?"

Posto questa testimonianza, fatta pervenire oggi, ma su un altro thread, perché oltre a molti interrogativi richiama la responsabilità e il ruolo del 'sacerdote' nel Cammino...

Sono sgomenta e triste e col cuore ingolfato da mille domande. Mi viene in mente la preghiera sacerdotale di Gesù nel Vg di Gv che mostra il volto della Chiesa custodito nel cuore di Gesù. Amatevi come io vi ho amati... perché il mondo creda. Ut unum sint: perché siate uno come Io sono uno col Padre mio, scusate cito a memoria. Ma quale bellezza in quella Chiesa nata proprio dal cuore di Gesù così inondato da un amore incondizionato... Che fine ha fatto quella Chiesa? Come è possibile che dilaghino tutte queste sconcertanti contraddizioni, sotto gli occhi di tutti, col beneplacito di chi dice di agire nello stesso nome di Gesù?

Io sono stata nel CNC per circa dieci anni. Ne sono uscita (da poco) nel corso del secondo passaggio, dopo aver fatto per la terza volta lo scrutinio. E per la terza volta, nonostante le mie legittime e tuttavia caute proteste, mi è stato consigliato di andare in monastero essendo io nubile. La sapete la storia delle due vie? Matrimonio o monastero: non ci sono altre vie per una vita cristiana vera. E questo sotto gli occhi del sacerdote che in altra sede aveva sconfessato quella posizione dei catechisti.

Allora, ripeto: che fine ha fatto il Vangelo, che fine ha fatto la Chiesa di Cristo? Quale criterio di giudizio bisogna usare per poter discernere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, il 'carisma' dall'esaltazione gratuita, la sfera di competenza del laico da ciò che è affidato alla grazia sacramentale del sacerdote?

Bisogna fare chiarezza, nel nome di Cristo, bisogna uscire dalle caverne dei segreti, degli 'arcani'. Che fare? Io amo la Chiesa, non voglio vederla così, nella nebbia delle divisioni. Proprio come ai tempi di Paolo: io sono di Apollo, io di Paolo... Siamo tutti di Cristo, è Lui che siamo chiamati a seguire, balbettando, zoppicando, ma è Lui che ci precede e ci conduce, Lui nella sua Chiesa affidata ai suoi apostoli a Lui consacrati. Che fare?

Jonathan, 20 dicembre 08 18:06

mercoledì 17 dicembre 2008

Caro Don... per il tuo Natale!

Caro don, sacerdote immaginario,

ti scrivo anche se non sono un cardinale, per la gioia di farlo e per riprendere un ragionamento interrotto. Innanzitutto ringrazio te di esserci e Chi, volendoti, da sempre ti ha conosciuto e formato nel seno di tua madre.
Mi immagino, avendo studiato con tanti seminaristi, come sia stato complicato per te seguire la tua strada, ogni giorno un piccolo passo, esami da fare, impegni pastorali, pranzi e cene da metter su in cinque minuti, sacramenti da amministrare, dalla culla alla tomba, in mezzo qualche fiore d’arancio, con te che benedici gli anelli e, solo per un secondo, ti immalinconisci per quei figli che gli sposi avranno e tu no. Poi, però, ripigli il sorriso, guardi la chiesa colma e pensi: grazie Signore per tutti questi figli, della Tua paternità che mi affidi come causa seconda, del Tuo amore del quale devo essere eco risonante con la Parola che è la tua Parola e non quella di altri.

Caro don immaginario, credo che la libertà di cui un vero cardinale parla e ti consiglia di seguire, sia la moneta spicciola di questa perseveranza umana e divina che deve passare per le tue mani, visibile nella tua presenza orante a tutti i tuoi figli, percepibile nella concentrazione con cui tracci la croce sul pane e sul vino con la grazia di uno stupore sempre nuovo e, ogni volta, sempre diverso.

Caro don immaginario, se puoi, ripristina il campanello per le confessioni urgenti. Quando ero bambino, fuori dalla canonica, c’era una campana con una lunga funicella a cui si aggrappava, in ore notturne, le ore del rimorso bruciante, il peccatore insonne e, oltre la porta, sonnecchiava un altro don molto più vecchio di te, con la stola della misericordia viola avvolta tre giri di collo, come una sciarpa. Sobbalzava, si rassettava la stola e apriva il portone.

Caro don immaginario, se puoi, cerca di non confessare su appuntamento…

Ti raccomando, caro don immaginario, di leggere, leggere, leggere per allargare la tua percezione antropologica, psicologica, teologica sulle persone che ti verranno a chiedere aiuto. A tutti, sappi dare la risposta giusta, olio sulle ferite, conforto nel dolore. A tutti, perché tu sei di tutti e tutti ti apparteniamo come figli, con età diverse ma pur sempre bambini per come ci comportiamo agli occhi di Dio, dati con lo slancio del padre nello spirito, incoraggiaci, rimproveraci, dacci caramella o scappellotto a secondo dei casi. Dacci te stesso nella tua libertà liberante perché liberata da Cristo, tuo e nostro Maestro.

Sii forte nelle questioni nelle quali tu devi essere padre, non altri inventori di verità che non siano quelle della Chiesa, custodisci forte nel cuore la tua missione di essere uomo tra gli uomini col dono dell’ordine che ti è toccato: liberamente lo hai accolto, liberamente esercitalo giacché quel dono, quella libertà, è il tuo tesoro che può liberare anche noi… Buon Natale, caro don immaginario.

Chisolm

martedì 16 dicembre 2008

"CARO SACERDOTE" il card. Arinze scrive una Lettera ai Sacerdoti





Amici....siamo sotto Natale e una volta si scrivevano le "Letterine" a Gesù Bambino...

Il Cardinale Arinze (qui nella foto) è andato in "pensione" ed ha scritto una Lettera ai Sacerdoti per richiamarli all'OBBEDIENZA del loro Ministero nella Chiesa.

Offriamo questo spazio alla meditazione che segue, Pregando incessantemente, affinchè i Sacerdoti scoprano la loro LIBERTA' nella Chiesa e nell'Obbedienza al Sommo Pontefice e non a qualche laico che....per una incomprensibile situazione... si ritrova a comandare su di LORO...
SIATE LIBERI, cari Sacerdoti, LIBERI da ogni condizionamento, LIBERI DA OGNI CAMMINO, perchè l'unico Cammino VERO e autentico è quello che NON condiziona il vostro Ministero, ma NELL'OBBEDIENZA E FEDELTA' AI SUPERIORI che sono il Vescovo e il Pontefice, siate veramento il "seme CHE MUORE" e che solo così potrà permettere anche a NOI, Laici, di ricevere degnamente i Sacramenti e la Riconciliazione con Dio...
Buon Natale Cari Sacerdoti!

Riflessioni in forma di lettera: Caro sacerdote ti scrivo...
Martedì 16 vengono presentati presso la Sala Marconi della Radio Vaticana i volumi dei cardinali Angelo Sodano Verso le origini, una genealogia episcopale (pagine 70, euro 8 ) e Francis Arinze Riflessioni sul sacerdozio, lettera a un giovane sacerdote (pagine 138, euro 12), entrambi appena pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana.
Anticipiamo ampi stralci del capitolo intitolato Il sacerdote e lo stile evangelico di vita tratto dal libro del prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
di Francis Arinze
Caro fratello sacerdote, è giusto tenere a mente che il presbitero ha come Maestro il Cristo. Non è certo possibile imitare l'agire di Cristo in ogni minimo dettaglio, ma ciò non ci esime dal seguirlo nel modo più vicino possibile. (...) Tra le tante cose che Gesù "fece e insegnò", scegliamo tre consigli evangelici a cui ogni sacerdote è chiamato a dare particolare attenzione: l'obbedienza, la povertà e la castità nel seguire Cristo Maestro.
Il sacerdote sa che la costituzione gerarchica della Chiesa deriva dal suo divino Fondatore. Il carisma e il ministero del Papa e del vescovo sono di istituzione divina. Gesù ha inviato gli apostoli come egli stesso è stato inviato dal Padre (cfr. Giovanni, 20, 21): "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me" (Luca, 10, 16). L'obbedienza che il presbitero dà al Santo Padre, al vescovo e ai loro rappresentanti, si basa sulla fede. Mediante questa obbedienza il sacerdote dà a Dio la possibilità di servirsi pienamente di lui nell'attuare la missione della Chiesa. L'obbedienza non ha lo scopo di sminuire il ruolo del prete, o di trattarlo come inferiore o di impedirgli la propria crescita personale.
Anche il sacerdote partecipa dell'esercizio dell'autorità nella Chiesa. Da quanti hanno autorità nella Chiesa ci si attende l'impegno di esercitare questo potere nel nome di Cristo. Un vescovo o un sacerdote deve fare il proprio dovere con tutta umiltà e coraggio. Non dimostra certo umiltà se abbandona la responsabilità pastorale: questo danneggerebbe solo il gregge. (...) D'altra parte, il sacerdote non deve tentare di introdurre una specie di democrazia secolare che non si accorda con la natura divina dell'istituzione gerarchica della Chiesa. Una cosa è la virtù dell'umiltà, tutt'altra è cercare di clericalizzare il laicato o laicizzare il clero.
La Chiesa non ha nulla da guadagnare, ma tutto da perdere, da simili dissennate iniziative. In tema di obbedienza del presbitero, è degno di speciale attenzione il suo atteggiamento verso i compiti affidatigli dal vescovo. Certamente da parte del vescovo ci si deve aspettare amore, attenta considerazione delle capacità di ciascun presbitero, apertura al dialogo, equità, giustizia e una chiara visione della missione della Chiesa nella diocesi. Se si trattasse di una lettera rivolta ai vescovi, potremmo scendere in maggiori dettagli sulle loro responsabilità. Ma qui stiamo esaminando il ruolo del sacerdote. Questi deve lasciare al vescovo e ai suoi collaboratori piena libertà nelle nomine riguardanti i preti. Dal presbitero bisogna attendersi un amorevole e leale atteggiamento di collaborazione e obbedienza. Se tuttavia un sacerdote reputa che una particolare nomina o incarico datogli dal vescovo possa danneggiare lui o altre persone, allora ha il diritto, e talvolta il dovere, di chiedere un dialogo con il vescovo per esporre ciò che pensa. Dopodiché, in tutta semplicità, il sacerdote accetti la decisione ultima del vescovo; anche nello scenario peggiore che il vescovo assegni un incarico che supera le capacità del presbitero o che possa farlo soffrire e danneggiarlo, Dio non mancherà certo di proteggere il sacerdote che obbedisce.
Il giudizio di Dio nei riguardi del vescovo è altra cosa e Dio non ha bisogno di consigli dal sacerdote per questo! Comunque, il sacerdote che disobbedisce a una direttiva chiara e ponderata del proprio Vescovo, non deve aspettarsi la benedizione del Signore. Si trova in balia di se stesso e non deve illudersi di star facendo la volontà di Dio. (...) Ciò che voglio dire è che la mano invisibile di Dio guida gli eventi, anche quando i superiori possono essere carenti in qualche aspetto nell'esercizio dell'autorità. Alla fine, Dio protegge il sacerdote che rispetta e obbedisce al proprio vescovo con fedeltà ferma e nobiltà di carattere. L'intervento di Dio può apparire posticipato di mesi o anche di anni, ma alla fine arriva. Ad alcuni santi è stata fatta giustizia solo dopo la morte. Il sacerdote è un seguace di Cristo che, nella sua esistenza terrena, ha vissuto da povero. È nato in una stalla ed è stato deposto in una mangiatoia.
La Santa Famiglia di Nazaret viveva in povertà di mezzi. Cristo ha ammonito le persone che si offrivano spontaneamente a seguirlo di ricordarsi che le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo (cfr. Matteo, 8, 20). È vero che i sacerdoti membri di ordini e congregazioni religiose, in quanto religiosi, fanno il voto di povertà, mentre invece non lo fanno i sacerdoti diocesani. È però chiaro, dall'esempio e dall'insegnamento di Cristo, che ogni sacerdote deve coltivare la virtù della povertà. Un certo distacco dai beni terreni è richiesto al sacerdote diocesano. Questi, prima di tutto, deve essere onesto e trasparente nell'amministrazione dei beni della Chiesa. In situazioni riguardanti la parrocchia o la diocesi è tenuto a collaborare con il consiglio economico e ad osservare lealmente i regolamenti della diocesi in materia.
La virtù della povertà riguarda anche l'uso personale dei propri soldi. Evitando tutto ciò che può farlo apparire attaccato a beni terreni ed incline a spese eccessive, il sacerdote deve ricordarsi dei poveri, dei malati, degli anziani e di tutti i bisognosi in genere. I mezzi di trasporto, la casa, il mobilio, il vestito non devono collocarlo dalla parte dei ricchi e dei potenti. Per risparmiare al sacerdote un'eccessiva preoccupazione per i bisogni dovuti a malattia e a vecchiaia, la diocesi deve prevedere queste situazioni e predisporre adeguati programmi. Un test sulla generosità del prete può consistere nel domandarsi quali motivi di carità sono inclusi nei suoi desideri e quanta gente povera, poveri seminaristi o candidati alla vita consacrata piangeranno la sua morte, riconoscendo che è scomparso il loro padre in Cristo e il loro benefattore.
Il presbitero non deve identificare la povertà con la mancanza di pulizia e di ordine nella propria casa, e neppure assimilarla con l'uso di paramenti o suppellettili d'altare consunti. Occorre offrire il meglio a Dio per la sua lode. Nella sua casa ogni cosa deve essere segno di buon gusto e ordine, pur nella semplicità e sobrietà. Cristo ha vissuto una vita verginale, ha insegnato ai suoi discepoli la castità e ha proposto la verginità a coloro che sono disponibili e in grado di seguire una tale chiamata. La Chiesa, da sempre, ha tenuto in grande considerazione il celibato dei sacerdoti. Nella vita sacerdotale, la continenza perpetua per il regno dei cieli esprime e stimola la carità pastorale. È una sorgente speciale di fecondità spirituale nel mondo (cfr. Presbyterorum ordinis, 16).
(...)
Ciò di cui ha bisogno è il silenzio, la quiete e il raccoglimento per stare alla presenza di Dio, dare maggior attenzione a Dio e incontrare Cristo nella preghiera personale davanti al tabernacolo. Solo allora sarà capace di vedere Cristo in ogni persona che incontra nel ministero. Perché i grandi santi, che dedicano molto tempo per stare soli con Dio, sono così bravi nell'incontrare la gente? Hanno una identità chiara, trovano Dio e così trovano se stessi e gli altri in Dio. Non dobbiamo sottovalutare l'apporto positivo della fraternità tra sacerdoti per vivere il celibato. Come è bello quando i presbiteri vivono in unione e armonia (cfr. Salmi, 133, 1). L'ideale è che il vescovo faccia in modo che i sacerdoti vivano in due o tre per parrocchia, piuttosto che da soli.
Abbiamo bisogno gli uni degli altri per far crescere al massimo le nostre potenzialità. L'auspicio è di costituire comunità di presbiteri che vivono insieme, che si raccolgono insieme in cappella, che preghino parte della Liturgia delle Ore insieme, discutano insieme i problemi pastorali, mangino e scherzino insieme - si formino tali comunità in gran numero in una diocesi, e avremo testimoni migliori di Cristo, anche in rapporto al celibato sacerdotale, come pure al ministero presbiterale in genere. Quasi in ogni epoca si incontra chi presenta ragioni per persuadere la Chiesa latina a rendere il celibato "facoltativo", così dicono. E ogni volta la Chiesa ha detto di no, per buone ragioni.
L'ultima parola della Chiesa su questa materia è di Papa Benedetto XVI, nella Esortazione post-sinodale Sacramentum caritatis.
Voglio citare per esteso quanto ha detto: "In tale scelta del sacerdote, infatti, trovano peculiare espressione la dedizione che lo conforma a Cristo e l'offerta esclusiva di se stesso per il Regno di Dio. Il fatto che Cristo stesso, sacerdote in eterno, abbia vissuto la sua missione fino al sacrificio della croce nello stato di verginità costituisce il punto di riferimento sicuro per cogliere il senso della tradizione della Chiesa latina a questo proposito. Pertanto, non è sufficiente comprendere il celibato sacerdotale in termini meramente funzionali. In realtà, esso rappresenta una speciale conformazione allo stile di vita di Cristo stesso. Tale scelta è innanzitutto sponsale; è immedesimazione con il cuore di Cristo Sposo che dà la vita per la sua Sposa.

In unità con la grande tradizione ecclesiale, con il concilio Vaticano ii e con i Sommi Pontefici miei predecessori, ribadisco la bellezza e l'importanza di una vita sacerdotale vissuta nel celibato come segno espressivo della dedizione totale ed esclusiva a Cristo, alla Chiesa e al Regno di Dio, e ne confermo quindi l'obbligatorietà per la tradizione latina. Il celibato sacerdotale vissuto con maturità, letizia e dedizione è una grandissima benedizione per la Chiesa e per la stessa società" (Sacramentum caritatis, 24).
(©L'Osservatore Romano - 15-16 dicembre 2008)

venerdì 12 dicembre 2008

Notizie di prima mano sulla identità del Cammino NC

Parole di Kiko a Porto S. Giorgio, tra le varie notizie inedite (almeno per noi) sulla vicenda degli statuti:
"La difficoltà per noi era che lo statuto del Pontificio consiglio per i Laici afferma che questo pontificio consiglio si dedica alle "associazioni laicali", e noi non siamo una associazione laicale ma una iniziazione cristiana e come tale non dovevamo stare sotto la responsabilità del Pontificio Consiglio. Dicevamo loro: diteci sotto quale Congregazione dovremo stare, forse quella dei Vescovi perché l'iniziazione cristiana dipende dai vescovi. Il Papa Giovanni Paolo II ha publicato la lettera al card Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, dandogli l'incarico per l'approvazione dei nostri statuti. Questo poi è stato provvidenziale IN QUESTA BATTAGLIA (!!!).

A un certo punto abbiamo chiesto aiuto anche ad alcuni cardinali, e ci hanno aiutato i seminari perchè diversi cardinali avevano aperto seminari Redemptoris Mater. Abbiamo chiesto loro: "Aiutateci. Siete d'accordo che siamo una iniziazione cristiana e che non devono fare di noi un movimento o un'associazione laicale?" Questi cardinali hanno firmato una lettera al Papa, e questo ha sorpreso il Pontificio Consiglio per i Laici. Arrivare a che il Cammino neocatecumenale venga riconosciuto come una iniziazione cristiana, senza fare di noi un movimento, è un miracolo! Non era successo prima come mai era successo che fosse riconosciuta una fondazione di beni spirituali. Ci sono diverse fondazioni di beni materiali nella Chiesa, ma non fondazioni di beni spiritusali: SIAMO NOI LA PRIMA, CHE AMMINISTRA BENI SPIRITUALI.
[...]
Noi dicevamo: "No, noi non siamo un'associazione; noi non abbiamo nessun problema con le associazioni; la difficoltà è un'altra se fate di noi un movimento associativo a sé indipendentemente dall'iniziazione cristiana tutto quell'itinerario è per entrare nel movimento, non per rinnovare il Battesimo". Bene, non vi racconto tutte le battaglie e le sofferenze. Ma la Madonna ci è stata vicina (!?) e quella chiave di fare una iniziazione cristiana diocesana ha funzionato. e da lì siamo partiti. [...]"
___________

E' un discorso dalle implicazioni inaudite! Ed è una pletora di contraddizioni e anche di anomalie sia burocratiche che di relazione con le gerarchie... In conclusione, la Chiesa è stata messa di fronte al 'fatto compiuto' attraverso una serie di mosse e di 'intrecci' che non hanno seguito le vie prescritte, anche se alla fine l'approvazione è uscita fuori dal Pontificio Consiglio per i Laici... ma stando a quanto dice Kiko essa avrebbe valore per un'Associazione laicale e non per loro!

Ma ricordate quando avevamo intuito - vedendo quello che succedeva in molte diocesi - che il loro grimaldello sarebbe stato la pastorale diocesana? Ebbene, così è avvenuto e così è... E vi sembra normale che dei cardinali abbiamo aperto dei seminari prima ancora che il Pontificio Consiglio per i laici o chiunque altro avesse approvato "l'entità Cammino NC"?

Inoltre, dovremmo arguire che quando il Papa esorta i vescovi ad accogliere con amore i movimenti non si riferisce al Cammino! ;)

martedì 9 dicembre 2008

Cammino neocatecumenale: elementi modernisti e giudaizzanti

Risulta dagli atti della "Convivenza" di Porto S. Giorgio del settembre scorso che, nell'introdurre la conferenza di Pedro Farnes, Carmen dice: "andiamo un momento all'anno 1960, quando ancora io non conoscevo Kiko Arguello; nel 1960 era stato annunziato già il concilio e i movimenti liturgici si focalizzavano soprattutto a Parigi, dove cera Bouyer, Dom Botte e tutti quelli che hanno preparato la riforma liturgica. P. Farnes che era un giovanotto, e studiava con loro, arrivò a Barcellona dove io mi trovavo, e stavo passando un momento difficile. Lì, nella cattedrale di Barcellona, fu la prima volta in cui ho vissuto la messa come una Pasqua."
__________________________________

Parole molto rivelatrici: in effetti il cammino è nato dal concilio; ma con tutta evidenza dalla corrente della 'discontinuità' modernista di stampo protestante (ricordiamo anche Rahner e Bonhoeffer, da cui hanno tratto ispirazione per alcuni metodi, quanto a Pedro Farnes ne abbiamo già scritto). A tutto questo si si aggiunge l'ebraicismo kikiano...

Il collegamento è (dichiarazione esplicita di Carmen) con gli errori liturgici propagati nel secolo XX insieme a Lambert Bauduin, dal Padre Bouyer. L'Abbé Bauduin faceva un lavoro di diffusione del Modernismo cauto, per non dire segreto, nel campo liturgico, dove Bouyer, Zundel lo hanno seguito e sviluppato le sue idee distruttive della Sacra Liturgia, cosa che alla fine si è concretizzata nell' opera di Monsignor Bugnini, approvata da Paolo VI. Farnes fa parte di quella stessa scuola, ed è lui ad evangelizzare nella circostanza citata i supercatechisti...

È interessante scoprire che è proprio Padre Louis Bouyer che rivela cosa vuol dire la misteriosa "Presenza" di cui parla la "Nouvelle Theologie" già condannata da Pio XII nell'Humani Generis: in uno dei suoi libri significativamente intitolato Gnosis — La Conoscenza di Dio nelle Scritture un capitolo intero è dedicato alla "Shekinah e la mistica della Merkabah" nel quale lui spiega che..

"Giustamente è stato possibile dire che nulla è più esclusivamente caratteristico della nozione biblica di Dio che la sua trascendenza e la sua immanenza costantemente vano pari. E sovente troppo si dimentica che queste due nozioni d'immanenza e trascendenza sono invenzioni di Spinoza, il quale, per più eretico ch'è divenuto agli occhi della ortodossia giudaica, continua ad essere fondalmente giudaico nella sua affermazione della sua inseparabilità" (L. Bouyer, Gnosis — La Conoscenza di Dio nella Scritture, Cerf, Parigi, 1988, p. 51).

Padre Louis Bouyer osa identificare la misteriosa "Presenza" — così cara a tanti modernisti attuali — col nome di Schechinah (molto presente nel gergo del Cammino), emanazione della Divinità occulta dei cabbalisti nell'albero sefirotico, il sesso femminile della Divinità occulta, la Sofia degli gnostici. È facile parlare in termini misteriosi... Questo metodo è tipico dei Modernisti, per far accettare le loro dottrine "sotto il velame delle parole strane..."
Così, la rivelazione sarebbe religiosa, mistica, personale, della propria realtà divina, del Mistero divino che si fa "Presenza" — Schechinah — Dio immanente nell' uomo e in tutta la creazione... Come si potrà negare che questa "Presenza" della Schechinah nella dottrina della Nuova Teologia la fa, per dire poco, molto sospetta di Gnosi?
Che la Schechinah è la stessa Sofia degli Gnostici, è indubbio quando si leggono le opere di Gerschon Scholem sopra la Cabbalah, che egli afferma molte volte essere la Gnosi giudaica (Cfr. Gerschom G. Scholem, A Mistica Judaica - Major Trends in Jewish Mysticism- ; Les origines de la Kabbale, Aubier, Paris, 1966; Jewish Gnosticism, Merkabah Mysticism and Talmudic Tradition, The Jewish Theological Seminary of America, New York, 5725- 1965). Quella che noi cristiani, eredi della cabbala (rivelazione accolta) autentica, rivelata da Cristo agli apostoli, chiamiamo "Cabbala spuria" derivante dall'ebraismo talmudico che ha rinnegato il cristianesimo...

Che dire poi della merkavah (il carro di Ezechiele) tanto citata da Kiko in molte catechesi e persino posta come simbolo sotto la croce astile presente a lato dell'altare in ogni celebrazione e in tutte le riunioni importanti del movimento e da lui costantemente impugnata come un pastorale?

domenica 7 dicembre 2008

Ecco il Fine della Riforma di Benedetto. E NOI DOBBIAMO AIUTARLO

Fonte: Liturgia

ll segnale è stato inequivocabile. Prima il Corpus Domini a Roma, poi lo si è visto in mondovisione a Sidney. Benedetto XVI esige che davanti a lui la comunione venga ricevuta in ginocchio. è uno dei tanti recuperi di questo pontificato: il latino, la messa tridentina, la celebrazione con le spalle rivolte ai fedeli. Papa Ratzinger ha un disegno e lo srilankese monsignor Malcolm Ranjith, che il pontefice ha voluto con sé in Vaticano come segretario della Congregazione per il Culto, lo delinea con efficacia. L' attenzione alla liturgia, spiega, ha l' obiettivo di un' «apertura al trascendente».
Su richiesta del pontefice, preannuncia Ranjith, la Congregazione per il Culto sta preparando un Compendio Eucaristico per aiutare i sacerdoti a «disporsi bene per la celebrazione e l' adorazione eucaristica».
Domanda:La comunione in ginocchio va in questa direzione?
Risposta:«Nella liturgia si sente la necessità di ritrovare il senso del sacro, soprattutto nella celebrazione eucaristica. Perché noi crediamo che quanto succede sull' altare vada molto oltre quanto noi possiamo umanamente immaginare. E quindi la fede della Chiesa nella presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche va espressa attraverso gesti adeguati e comportamenti diversi da quelli della quotidianità».
D: Marcando una discontinuità?
R:«Non siamo dinanzi ad un capo politico o un personaggio della società moderna, ma davanti a Dio. Quando sull' altare scende la presenza di Dio eterno, dobbiamo metterci nella posizione più adatta per adorarlo. Nella mia cultura, nello Sri Lanka, dovremmo prostrarci con la testa sul pavimento come fanno i buddisti e i musulmani in preghiera».
D: L' ostia nella mano sminuisce il senso di trascendenza dell' eucaristia?
R:«In un certo senso sì. Espone il comunicante a sentirla quasi come un pane normale. Il Santo Padre parla spesso della necessità di salvaguardare il senso dell' al-di-là nella liturgia in ogni sua espressione. Il gesto di prendere l' ostia sacra e metterla noi stessi in bocca e non riceverla, riduce il profondo significato della comunione».
D:Si vuole contrastare una banalizzazione della messa?
R:«In alcuni luoghi si è perso quel senso di eterno, sacro o di celeste. C' è stata la tendenza a mettere l' uomo al centro della celebrazione e non il Signore. Ma il Concilio Vaticano II parla chiaramente della liturgia come actio Dei, actio Christi. Invece in certi circoli liturgici, vuoi per ideologia vuoi per un certo intellettualismo, si è diffusa l' idea di una liturgia adattabile a varie situazioni [la catechesi sulla pasqua ebrea, ad esempio! ndr] , in cui si debba far spazio alla creatività perché sia accessibile e accettabile a tutti. Poi magari c' è chi ha introdotto innovazioni senza nemmeno rispettare il sensus fidei e i sentimenti spirituali dei fedeli».
D:A volte anche vescovi impugnano il microfono e vanno verso l' uditorio con domande e risposte.
R:«Il pericolo moderno è che il sacerdote pensi di essere lui al centro dell' azione. Così il rito può assumere l' aspetto di un teatro o della performance di un presentatore televisivo. Il celebrante vede la gente che guarda a lui come punto di riferimento e c' è il rischio che, per avere più successo possibile con il pubblico, inventi gesti ed espressioni facendo da protagonista».
D:Quale sarebbe l' atteggiamento giusto?
R:«Quando il sacerdote sa di non essere lui al centro, ma Cristo. Rispettare in umile servizio al Signore e alla Chiesa la liturgia e le sue regole, come qualcosa di ricevuto e non di inventato, significa lasciare più spazio al Signore perché attraverso lo strumento del sacerdote possa stimolare la coscienza dei fedeli».
D:Sono deviazione anche le omelie pronunciate dai laici?
R:«Sì. Perché l' omelia, come dice il Santo Padre, è il modo con cui la Rivelazione e la grande tradizione della Chiesa viene spiegata affinché la Parola di Dio ispiri la vita dei fedeli nelle loro scelte quotidiane e renda la celebrazione liturgica ricca di frutti spirituali. E la tradizione liturgica della Chiesa riserva l' omelia al celebrante. Ai Vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi. Ma non ai laici».
D:Assolutamente no?
R:«Non perché loro non siano capaci di fare una riflessione, ma perché nella liturgia i ruoli vanno rispettati. Esiste, come diceva il Concilio, una differenza "in essenza e non solo in grado" tra il sacerdozio comune di tutti i battezzati e quello dei sacerdoti». Già il cardinale Ratzinger lamentava nei riti la perdita del senso del mistero. Spesso la riforma conciliare è stata interpretata o considerata in modo non del tutto conforme alla mente del Vaticano II. Il Santo Padre definisce questa tendenza l' antispirito del Concilio».
D:A un anno dalla piena reintroduzione della messa tridentina qual è il bilancio?
R:«La messa tridentina ha al suo interno valori molto profondi che rispecchiano tutta la tradizione della Chiesa. C' è più rispetto verso il sacro attraverso i gesti, le genuflessioni, i silenzi. C' è più spazio riservato alla riflessione sull' azione del Signore e anche alla personale devozionalità del celebrante, che offre il sacrificio non solo per i fedeli ma per i propri peccati e la propria salvezza. Alcuni elementi importanti del vecchio rito potranno aiutare anche la riflessione sul modo di celebrare il Novus Ordo. Siamo all' interno di un cammino».
D:Un domani vede un rito che prenda il meglio del vecchio e del nuovo?
R:«Può darsi, io forse non lo vedrò. Penso che nei prossimi decenni si andrà verso una valutazione complessiva sia del rito antico che del nuovo, salvaguardando quanto di eterno e soprannaturale avviene sull' altare e riducendo ogni protagonismo per lasciare spazio al contatto effettivo tra il fedele e il Signore attraverso la figura non predominante del sacerdote».
D:Con posizioni alternate del celebrante? Quando il sacerdote sarebbe rivolto verso l' abside?
R: «Si potrebbe pensare all' offertorio, quando le offerte vengono portate al Signore, e di là sino alla fine della preghiera eucaristica, che rappresenta il momento culminante della "trans-substantiatio" e la "communio"».
D:Disorienta i fedeli il prete che volge le spalle?
R: «è sbagliato dire così. Al contrario, insieme al popolo si rivolge al Signore. Il Santo Padre nel suo libro Lo spirito del Concilio ha spiegato che quando ci si siede attorno, guardando ognuno la faccia dell' altro, si forma un circolo chiuso. Ma quando il sacerdote e i fedeli insieme guardano l' Oriente, verso il Signore che viene, è un modo di aprirsi all' eterno».
D:In questa visione si inserisce anche il recupero del latino?
R:«Non mi piace la parola recuperare. Realizziamo il Concilio Vaticano II, che afferma esplicitamente che l' uso della lingua latina, salvo un diritto particolare, sia conservato nei riti latini. Dunque, anche se è stato dato spazio all' introduzione delle lingue vernacolari, il latino non va abbandonato completamente. L' uso di una lingua sacra è tradizione in tutto il mondo. Nell' Induismo la lingua di preghiera è il sanscrito, che non è più in uso. Nel Buddismo si usa il Pali, lingua che oggi solo i monaci buddisti studiano. Nell' Islam si impiega l' arabo del Corano. L' uso di una lingua sacra ci aiuta a vivere la sensazione dell' al-di-là».
D:Il latino come lingua sacra nella Chiesa?
R:«Certo. Il Santo Padre stesso ne parla nell' esortazione apostolica Sacramentum Caritatis al paragrafo 62: "Per meglio esprimere l' unità e l' universalità della Chiesa vorrei raccomandare quanto suggerito dal Sinodo dei vescovi in sintonia con le direttive del Concilio Vaticano II. Eccettuate le letture, l' omelia e la preghiera dei fedeli, è bene che tali celebrazioni siano in lingua latina". Beninteso, durante incontri internazionali».
D:Ridando forza alla liturgia, dove vuole arrivare Benedetto XVI?
R:«Il Papa vuole offrire la possibilità d' accesso alla meraviglia della vita in Cristo, una vita che pur vivendola qui sulla terra già ci fa sentire la libertà e l' eternità dei figli di Dio. E una tale esperienza si vive fortemente attraverso un autentico rinnovamento della fede quale presuppone il pregustare delle realtà celesti nella liturgia che si crede, si celebra e si vive. La Chiesa è, e deve diventare, lo strumento valido e la via per questa esperienza liberante. E la sua liturgia quella che la rende capace di stimolare tale esperienza nei suo i fedeli». - MARCO POLITI

venerdì 5 dicembre 2008

La "buona battaglia" nella fede

Mons. Gallareta, nel giugno scorso, insieme ad altri profondi insegnamenti ed esortazioni, ha rivolto queste parole ai sacerdoti appena ordinati. Le riporto perché le sento molto vere e molto coinvolgenti anche per noi a causa del nostro sacerdozio battesimale e per il 'carattere' che abbiamo ricevuto nella Cresima, che ci spingono e ci aiutano, nel nostro piccolo, alla stessa proclamazione e custodia della Verità ricevuta nella e dalla Chiesa. Devo dirvi, amici miei, che al di là di qualunque altra considerazione e senza nulla togliere all'impegno costante e fermo del nostro Papa, qui si sente il vero parlare cattolico... Ripeto, si parla dei Sacerdoti, ma sento quanto riguardi anche noi, le nostre motivazioni, il nostro impegno... Questo consideratelo un documento programmatico. Potremo parlarne brevemente e poi inserire il prossimo thread.
_________________

" Il secondo elemento essenziale al Sacerdozio: la predicazione della Verità. Nostro Signore Gesù Cristo è la verità stessa. " Io sono la verità ". Ed Egli è venuto in questo mondo per rendere testimonianza alla Verità. Come dice davanti a Cefa. E la Santa Chiesa cattolica è la colonna e il sostegno della Verità. Ne consegue dunque che compito essenziale del sacerdote è predicare la verità. Il sacerdote deve dunque prepararsi. Egli dev'essere o deve diventare capace di insegnare la Verità. E deve consacrarsi alla predicazione. Per San Paolo, essere Apostoli significa essenzialmente predicare, insegnare. Essere un dottore, un messaggero, un araldo che proclama sempre la parola di Dio. Sono le sue esatte parole. La Parola di Dio, la Parola della Verità, le parole sante di Nostro Signore Gesù Cristo. Le parole della Fede. La Santa Dottrina. Ed è l'esempio che ci ha dato proprio Nostro Signore. La Sua vita pubblica è una vita di predicazione, di insegnamento. Di rivelazione della Verità, proprio. Ed è anche il suo comandamento: " Andate e insegnate a tutte le creature ". Cioè a tutti gli uomini. Tutti gli uomini. E questa predicazione dev'essere fedele. Ciò che è richiesto dunque nell'esercizio dei propri doveri è avere la fedeltà. Ciò che si chiede al ministro è che sia fedele. Un ministro dev'essere fedele al suo ministero, a ciò che gli si chiede di trasmettere. Ed essere fedele significa prima di tutto predicare l'integrità della Dottrina. Predicare, insegnare questa dottrina in tutta la sua purezza. Dunque voi vedete: tutta la Fede, nient'altro che la Fede. Niente si può aggiungere, niente si può togliere.

E questa predicazione, integrale e pura, dev'essere necessariamente quella della Tradizione. Si deve predicare secondo l'insegnamento della Tradizione. Secondo la predicazione tradizionale, che è il criterio e la norma della Fede. Il primo e il principale criterio della Fede.

È così che lo chiama San Paolo. " Noi non siamo come molti che snaturano, che adulterano la Parola di Dio. Ma è in tutta purezza, come da parte di Dio, come davanti a Dio, in Cristo, che parliamo ". Si chiede giustamente di non adulterare la Fede. Ed egli consiglia a Timoteo: " Abbi come modello le sante parole che hai ascoltato da me nella Fede e nella Carità di Cristo ". L'insegnamento puro, perfetto. E aggiunge: " Conserva il prezioso deposito della Fede, per mezzo dello Spirito Santo, che abita in noi ". Quindi il sacerdote riceve lo Spirito Santo, specialmente nel Sacerdozio, al fine di conservare questo insegnamento, questa Tradizione, al fine di insegnarla, di predicarla. Sono questi i criteri della cattolicità. Ricordatevi le parole di San Paolo nella Lettera ai Galati: " Se anche noi stessi o un angelo del cielo ", quindi chiunque sia, un sacerdote, un vescovo o un cardinale o un papa " vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, che avete ricevuto, sia anàtema ". Il criterio della Fede cattolica e della predicazione del sacerdote è la Tradizione. La conformità con la Tradizione della Chiesa cattolica. E noi facciamo sempre appello a questo. È questo che fa la nostra forza. Noi non facciamo un magistero " al di sopra del magistero del Papa". Noi facciamo appello al magistero del Papa e all'insegnamento costante, alla Tradizione della Chiesa cattolica, che è al di sopra di noi e al di sopra del Papa.

In seguito, il sacerdote deve predicare e insegnare con autorità. Con forza ! qualità essenziale della predicazione. Evidentemente, questo non significa con violenza, con aggressività. Significa: " forza". Essere forte. San Tommaso dice proprio che il sacerdote deve predicare e insegnare con autorità perché è lo strumento, il ministro di Dio. Dunque egli ha l'autorità, è rivestito dell'autorità di Dio per questo ufficio. Allora, egli, non solo deve insegnare la Dottrina, non solo deve esortare i fedeli ! esortarli al Bene, alla pratica del Bene -, ma deve anche correggere gli errori e le deviazioni. Sia denunciando il Male, sia rimproverando i colpevoli. E se è una questione di Fede, una questione dottrinale, egli è obbligato a produrre una solida confutazione. E San Paolo dice: " … capace di convincere o confondere i contraddittori ". Convincere o far tacere i contraddittori. A Tito dice: " Di' queste cose, esorta e riprendi con tutta la tua autorità ". E gli dice anche: " … il sacerdote dev'essere fortemente attaccato alle parole autentiche, come sono state insegnate, tale da essere capace di insegnare la Santa Dottrina e di confondere i contraddittori della Fede ". Queste sono le parole di San Paolo a Tito. Dunque, attiene a quest'obbligo predicare per difendere i fedeli da ogni contaminazione dottrinale. Il sacerdote deve lottare contro gli errori e contro i falsi dottori. Contro le eresie e contro gli eretici. Perché è il guardiano delle verità di Fede, per prima cosa. Ma è anche il guardiano del Bene delle ànime. Di cui il primo è giustamente questa Verità in loro, la Fede cattolica. San Paolo è molto esplicito a questo proposito.

Ricordatevi: " Ti scongiuro ", dice a Timoteo, " davanti a Dio e a Nostro Signore Gesù Cristo: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, esorta, convinci, rimprovera, con ogni magnanimità e dottrina ". Il che non significa con pazienza. Certo, ci vuole pazienza con i fedeli o con i colpevoli, per correggerli. Ma egli qui non ne parla, dice che bisogna farlo con pazienza perché è difficile, è una sofferenza, è un combattimento. Ed egli annuncia - ed è il testamento spirituale di San Paolo - egli ricorda che verranno tempi in cui gli stessi Cattolici si allontaneranno dalla Verità e volgeranno le loro orecchie alle favole. È su questo allora che il sacerdote deve vigilare. " Sopporta la sofferenza. Adempi il tuo ministero. Fai opera da evangelista ". Dunque è proprio un dovere questa salvaguardia della Fede e delle ànime. E si devono denunciare gli errori, le eresie, ma anche i fautori degli errori e delle eresie. E questo, evidentemente, suppone la forza. Nella misura in cui la battaglia, la crisi, durano, sono soprattutto la nostra pazienza e la nostra forza ad essere messe alla prova. È per questo che San Paolo dice a Timoteo: " E tu, uomo di Dio, combatti la buona battaglia della Fede ". E per San Paolo si tratta di una buona battaglia, non di una cattiva battaglia. Ma allora bisogna battersi, bisogna lottare. E per questo è necessario che noi si sia forti nella Fede. "
_________________

Anche nel Cammino NC si chiede FEDELTA' - ed è una fedeltà rigida ed assoluta -, ma purtroppo non è la Fedeltà alle verità di Fede cattoliche, ma agli insegnamenti ed agli ordini degli iniziatori!!! E non sono nostre illazioni: ne fanno fede i documenti che pubblichiamo... E questo continua ad essere permesso!
Che il Signore ci renda forti nella Fede!

giovedì 4 dicembre 2008

Risposta al giudaismo neocatecumenale e a chi ci accusa di antisemitismo

Questa magistrale risposta di Chisolm vale non solo per le elucubrazioni giudaizzanti di Kiko e Carmen e per le contaminazioni che provocano nella loro cosiddetta "iniziazione cristiana", ma anche per chi, con accenti deliranti, ci accusa di antisemitismo e di nazismo solo perché rimandiamo alla corretta ed equilibrata interpretazione e collocazione nel 'sensus fidei' cattolico delle radici ebraiche della nostra Fede, che - non dimentichiamolo - è poi esplosa nel mondo orientale e greco-romano... ed oggi continua la sua fecondazione della Storia e di ogni cultura, a livello globale: cattolico = universale, appunto, Ricapitolazione e Compimento in Cristo Signore... E chi ci apostrofa con immani strafalcioni, mostra anche di non conoscere l'"universalismo" ebraico, di cui la Fede cattolica Apostolica Romana è la piena realizzazione.
_____________
Non credo che accusare di nazismo qualcuno sia una cosa apprezzabile.

I legami genetici tra cristianesimo ed ebraismo sono innegabili, tuttavia occorre dare, a mio avviso, una corretta interpretazione su quel Gesù che nasce da donna, è circonciso, compie il suo rito d’ingresso nella comunità d’Israele fino a che… Fino a che, in obbedienza al Padre, inizia il suo lavoro di “completamento” della Scrittura, fino a diventare profeta disconosciuto e rifiutato in patria.

Sappiamo che Maria è detta “ianua”, porta del cielo ed esattamente dalla “porta ebraica” Gesù compie il suo ingresso nel mondo.

La sua provenienza, tuttavia, è alta e altra: in quanto Logos esiste da sempre, in quanto uomo, da un certo punto. Ma il suo passaggio attraverso la “porta ebraica” non lo rende “esclusivamente” ebreo. Dio non appartiene alle nazioni che crea, elegge, conduce per mano nella storia.

Certamente, Gesù-Dio rimane nella sua inimitabile “esclusività” e questa esclusività gli permette di “includere” gli altri, noi, quelli che ci sono stati prima e quelli che verranno dopo.

Il passaggio per la porta ebraica è storico, d’accordo, ma non va veduto come un permanente immutabile quanto come una porta, appunto, che da una parte della soglia si apre al mondo, dall’altra riconduce all’Eterno. Gesù non rimane in mezzo alla soglia: la varca, incede, la attraversa e la supera perché noi potessimo fare il percorso a ritroso, verso il Luogo della sua provenienza. In tal senso, nessuno nega la componente giudaica di Gesù, ma se si accentua a scapito della sua provenienza, lo stesso ebraismo perde di valore e consistenza, in quanto “porta” voluta dal Padre per inviare il Figlio. Una tale accentuazione, a mio avviso, innalza il Gesù storico a svantaggio della seconda Persona trinitaria e fa di Israele il grembo “in affitto” nel quale Gesù è giunto fino a noi.

Il mistero d’Israele è grande ma non deve diventare più grande del mistero di Cristo: Israele sa di portare da sempre il peso e la gloria del kabod e per questo si comprende come la sua elezione sia strettamente correlata alla sua passione. Ma è di Cristo che dobbiamo seguire le orme, del Cristo esclusivo ed inclusivo, del Cristo eucaristico e del Cristo liberatore misericordioso, del Cristo che battezza e che perdona, che chiama ed elegge, che conferma e che sposa, che ci attende sulla via del ritorno lì, stavolta in mezzo alla soglia, oltre la quale la Gerusalemme celeste è nel grembo della patria trinitaria, non nella Palestina o Israele di questo mondo. Un Gesù evocato “esclusivamente” nelle sue radici avvizzisce in un futuro senza escatologia, in un deserto nel quale nulla fiorisce e tutto si perde tra dune desertiche di sofisticata configurazione scenica, in cui il passato e la storia si divengono poco più di un carro allegorico
.

Amo il popolo ebraico, le sue tradizioni, la sua storia. Lo amo e, tuttavia, lo ritengo ancora fermo su quella soglia, in quella sua legittima e ostinata convinzione che continuerò a rispettare, senza però togliere dalle mie idee che anch’esso è parte del destino d’inclusione donato da Cristo, leggendo sempre in esso elezione e passione e mai quella deformate “esclusività” che alcuni cercano di svendere.
Chisolm

martedì 2 dicembre 2008

CLAMOROSO!!! A Porto San Giorgio, settembre 2008. Dal Vangelo secondo Carmen...

Leggete questa lettera e il contenuto successivo!

"Il Signore vi dia Pace!
vengo a voi con la presente, accludendo del materiale "prezioso". Sono riuscito ad avere i due interventi dell'ultima "Convivenza" dei Neo...
Mi vado sempre più convincendo che ormai sono radicati nella Chiesa e difficilmente rientrerranno.... Le idee sioniste sono le linee guida del movimento e il processo di destabilizzazione è iniziato da tempo. Qui è molto potente la Massoneria. La Chiesa locale è gestita in toto da questo movimento occulto. La vita ecclesiale è solo di facciata...
...
L'Arcivescovo è filo-neocatecumenale, ma quello che preoccupa è la poca attenzione al clero. Tutto per i laici...
...
Avevo tanto arginato l'ingresso delle Comunità nella mia parrocchia precedente. Ora vi sono 3 comunità. Si spandono "a macchia d'olio". Il Signore ci liberi e ci assista.
Non so cosa mi aspetta in futuro...
Pregate per me come io per voi. A quanti ho incontrato va il mio pensiero orante e fiducioso: il Signore è la nostra forza! Confidiamo in Lui. Con gratitudine.
Fraternamente, P....
16 novembre 2008"
_____________________
Questa la lettera inviata dal sacerdote nostro corrispondente, che ci ha messi in grado di conoscere i documenti relativi alla ripresa del nuovo anno catechetico NC che, com'è loro prassi, vede tutti i supercatechisti "in convivenza" nella cittadella di Porto S. Giorgio, per ricevere e poi "riportare" pedissequamente in tutte le comunità i contenuti che hanno ascoltato.

Ciò che ci è apparso più evidente e anche sconcertante - e che riusciamo a cogliere proprio perché conosciamo il cammino dall'interno - è la comparsa di maggiori elementi cattolici: non solo l'inserimento degli statuti e dell'esperienza in corso nello "spirito del concilio" con l'inquadramento dei nuovi statuti nei documenti ecclesiali, ma anche alcune sottili e vere e proprie 'novità' nei contenuti della predicazione: quasi alcune 'marce indietro' rispetto al passato... ma comunque non sufficienti a rimuovere il 'modernismo' di Farnès, ad esempio... così come i ripetuti accenni alla Croce di Kiko non riescono a cancellare l'impatto netto e inequivocabile con i numerosi riferimenti alle feste ebraiche e al kippur, ben poco consoni ad una "iniziazione cristiana"; se mai più adatti ad un contesto giudaico, che il cristianesimo ha di certo ereditato nella Legge, ma ha completamente 'sorpassato' con la 'Nuova Alleanza' in Cristo Signore - come ci insegna anche l'Apostolo Paolo - che non ha più nulla a che vedere col Kippur, per esempio, mentre Carmen Hernandez testualmente dice:

"Noi abbiamo riscoperto un po' l'Eucaristia attraverso il Pesach ebraico (!?), e anche grazie al Concilio abbiamo visto che non si può capire l'Eucaristia senza stare in Egitto nella schiavitù, nella morte e passare al vino, alla risurrezione, alla festa, perché nel deserto non c'è vino.
[Qui il vino tutto sembra tranne che il Sangue di Cristo: siamo ancora alla quarta coppa dell'haggadah ebraica -ndR]
"Questo sarà il mio memoriale" :
[veramente Gesù ha detto: "Fate questo in memoria di me" e si riferiva alla ri-presentazione al Padre dell'offerta del Suo Corpo e del Suo Sangue -ndR]
"abbiamo riscoperto e sperimentato la risurrezione del Signore attraverso l'Eucaristia, passando dalla morte alla vita. Il sacramento della riconciliazione è importantissimo - dico io - perché l'eucaristia non si celebrerà più nel cielo, mentre questo sacramento è in fondo il Battesimo. "Innalzato sulla croce, Egli versò dal suo fianco sangue ed acqua", L'Eucaristia e il Battesimo. Questo è quello che stiamo portando avanti, l'Iniziazione cristiana. Questo sacramento non è altro che un Battesimo,
[Carmen fa molta confusione: dimentica che il Battesimo viene ricevuto una volta sola "Credo in un solo battesimo" e libera dal peccato originale, inserendo nella Chiesa, mentre non libera dall'inclinazione al male, che richiede l'ulteriore sacramento della riconciliazione -ndR]
"entrare nella morte dei nostri problemi, come è disceso Gesù Cristo nel Giordano e lo Spirito Santo era su di lui. Allora la celebrazione ebraica dello Yom Kippur, che comprende anche 10 giorni di penitenza prima di arrivare all'assemblea che si veste tutta di vianco - il shabat degli shabat - e ha dovuto mandare a chiedere perdono a Tizio e a Caio, e se non ha ricevuto il perdono ha dovuto dirgli di andare da loro con testimoni e se no lo deve dire alla comunità. Ma non si può andare alla celebrazione se non ha perdonato i fratelli,
[i cattolici pure vanno alla celebrazione dopo aver perdonato i fratelli, ma non senza avere chiesto e ricevuto il perdono di Dio nel sacramento della riconciliazione -ndR]
"perché viene a chiedere perdono a Dio. Per questo dirà il Padre Nostro: "Perdona i nostri debiti come noi perdoniamo i nostri debitori".
[OK, ma che senso ha confondere la Riconciliazione con la Yom Kippur? - ndR]

Di quello che viene dopo non si sa se piangere per la confusione e il traviamento riscontrati o ridere per la sorpresa e la sviante disinvoltura nel delirio di cose espresse in maniera slegata, senza costrutto e senza nessun ancoraggio al Vangelo; anzi, FALSIFICANDO il Vangelo e riconducendo la riconciliazione allo Yom Kippur ebraico, quando il vero Kippur (espiazione) di Gesù è il suo sacrificio in Croce...!!!
"E' importantissimo riscoprire questo sacramento e non si può fare male e in fretta, in due minuti,
[in effetti è quello che succede nelle penitenziali NC, quando si viene spinti a dire in fretta i peccati nel frastuono e nello strepito dei canti che impediscono ogni forma di interiorizzazione. Sembra che Carmen voglia rivalutare la riconciliazione; ma vediamo come lo fa in termini giudaici e non cristiani! -ndR]
"tanto che Israele ha 10 giorni per arrivare a Yom Kippur
[effettivamente nell'ebraismo, dopo il Capo d'anno Rosh haShana (che fa memoria della Creazione), si compie la teshuvà (il ritorno): dieci giorni di penitenza prima dello Yom Kippur, il giorno dell'espiazione dei peccati commessi nel corso dell'anno sia nei confronti di Dio che nei confronti degli uomini, una volta vissuto ogni anno nel tempio con il sommo sacerdote ed oggi celebrato nelle sinagoghe e si entra in sukkot (Festa delle Capanne). È per questo che dopo kippur si comincia a costruire la sukkà. Infatti la correlazione tra kippur e sukkòt è la ricomposizione delle relazioni frantumate -ndR]
"Questo tempo di autunno è molto importante perché in questo tempo c'era anche l'intronizzazione del re nel tempio: David, Salomone, e anche altre religioni, anche i faraoni che erano reputati come dei. Dopo l'esilio e la distruzione del tempio e tutto questo il più importante passa ad essere il sacerdote, Caifa, colui che presiede il Kippur. Per andare al Kippur il Sommo sacerdote deve passare tutta la notta vigilato perché non abbia neanche una polluzione notturna, perché non può entrare nel Sancta Sanctorum se ha un peccato, perché all'apparire di Dio - che apparirà - morirebbero tutti. E per questo Israele non pronunzia mai il nome di Dio, perché pronunciarlo significa farlo presente e tutti moriremmo, come se entrasse il sole qui, resteremmo tutti morti."
[Si guarda bene dal dire che adesso Dio possiamo nominarlo, perché ha Nome Gesù ed è venuto a salvarci e si è reso Presente e continua e rendersi Realmente Presente in ogni Eucaristia - ndR]
Pertanto è importantissimo questo sacramento
[quale la riconciliazione o lo Yom Kuppur? -ndR]

E adesso viene il Vangelo secondo Carmen, completamente inventato!
""L'interessante di Yom Kippur è che nasce la Chiesa in questo giorno (?), perché Gesù Cristo ha lasciato Gerusalemme ed è andato nell'Alta Galilea dove finisce il territorio d'Israele e comincia il mondo pagano. E' molto importante la città di Cesarea di Filippo, Erode fu un grande costruttore e costruì molte cose: Cesarea Marittima e Cesarea di Filippo, dove già c'era un santuario del dio Pan, cioè un paganesimo terribile. Bene, fino a lì arrivò Gesù Cristo, già con miracoli precedenti come quello che fece con la Cananea, che tanto pubblicizzò la guarigione di sua figlia che Cana di Galimea fu la prima sede episcopale d'Oriente.
Lì arriva Gesù Cristo, dopo aver passato una serie di cose come l'attacco che fanno agli Apostoli perché prendono il grano dalle spighe e lo mangiano, dopo aver detto che il tempio cadrà e farà un nuovo tempio... e sarà il motivo per cui lo condannano, perché si fa Dio. Allora Gesù Cristo arriva a Cesarea di Filippo e lì celebra il giorno dello Yom Kippur
[pura invenzione di Carmen! -ndR]
"E cosa succede lì? "Chi dice la gente che io sia?", chiede Cristo. E Pietro risponde: "Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivo", nomina Dio! Nello stesso momento in cui il sommo sacerdote Caifa - Caifa e Cefa sono lo stesso nome - sta pronunciando il nome di Dio nel tempio, sta celebrando Yom Kippur a Gerusalemme, ossia Cristo sta celebrando Yom Kippur fuori del tempio, e formerà la nuova Chiesa: "Tu sei Pietro - Cefa - e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".
[E' la prima volta che nel cammino si annuncia questo episodio, ma in maniera del tutto fuorviante dal momento che la fondazione della Chiesa non può essere identificata con lo Yom Kippur: la vera espiazione avviene sulla Croce! -ndR]

"E' molto interessante questo rito, nonostante dopo gli apostoli lo rinnegheranno.
Sei giorni dopo, o otto giorni a seconda del calendario, cade la festa di sukkot, la grande festa ebrea che riprende tutta la storia d'Israele con luce e con acqua...""

________________

E' QUESTA L'"INIZIAZIONE CRISTIANA" CHE IL PAPA FESTEGGERA' CON LORO IL 10 GENNAIO PROSSIMO, SECONDO QUANTO CI HANNO SCRITTO?

domenica 30 novembre 2008

"Non sia turbato il vostro cuore."(Gv. 14,1) - Ancora sul Sacerdozio

Mi permetto di aprire questa discussione in prosecuzione di quella precedente, dopo aver meditato profondamente su questi temi così importanti.

Il Signore in Persona, a Santa Faustina, disse:

"Il sacerdote, quando Mi sostituisce, non è Lui che opera, ma sono io per suo tramite". (Cfr. "Diario della Divina Misericordia", pag 91).

Il Signore Gesù stava Istruendo Santa Faustina sul Sacramento della Penitenza, sul Dogma che Egli stesso ha consegnato alla Chiesa Cattolica.

Noi, per Grazia di Gesù, questo crediamo e professiamo. Il Sacerdote Ordinato, perpetua il Sacerdozio Unico di Gesù Sommo Sacerdote. Il Sacerdote è suo Mezzo, e per questo è Gesù Stesso che Opera ciò che Vuole! Il Sacerdote è investito di una Potestà ed ha un Carattere UNICO e differente Sostanzialmente e NON SOLO per Grado, dal Sacerdozio Battesimale con cui comunque è in relazione. I Fedeli Laici hanno bisogno di Santi Sacerdoti, non di tristi surrogati, perchè per loro tramite Essi vengono Santificati dal Signore.
Sacerdoti che sono legati a Pietro, nella Chiesa di Sempre. Che sono Istruttori, Reggitori ed Evangelizzatori per "DEFINIZIONE". E che devono obbedienza al loro Ordine, ai Vescovi, al Santo Padre.

E' stata per noi una sofferenza immane, vedere tanti Sacerdoti Ordinati da Roma, formalmente Romani, ignorare le Leggi della Chiesa e non attuare il Culto che Essa ha ricevuto come Dono.

Perchè ho voluto titolare con quella frase di Gesù? Perchè è la chiave delle nostre sofferenze. Il "turbamento del nostro cuore" è un fatto. Gesù però ci CONFORTA. E CI CONSOLA. Affidandoci a Lui, per le mani di Maria Santissima, RICEVIAMO IL CONFORTO NELL'ANGOSCIA! E per me in questo tempo di prova è una Speranza che è certezza. Signore DACCI FORZA.

Ma Gesù, sempre annotato da Santa Faustina che chiedeva spiegazioni delle Sofferenze del suo Confessore, così prosegue: "Scrivi che giorno e notte il Mio sguardo riposa su di lui e che permetto queste contrarietà per aumentare i suoi meriti. Io do la ricompensa non per il risultato positivo, ma per la pazienza e la fatica sopportata per Me"

Così il Signore non ci abbandona, e per i Meriti del Cuore Immacolato di Maria chiediamo la Pazienza e la Perseveranza nei suoi disegni di Amore. IO PER PRIMO! Che troppo spesso mi lascio travolgere dall'umano sconforto! Ma la Medicina è nel Tabernacolo.

Per concludere vorrei fare alcune riflessioni. Il vero disastro sta nella volontà di eliminare la Fonte della nostra Salvezza, il Sacro Culto. Il Santissimo e i Santi Sacramenti. Infatti nell'indimenticata Via Crucis del 2005 il futuro Papa Benedetto così pregava:
" ....Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8, 25).

Ma ci uniamo a questa preghiera:
"Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi."

Ed insieme a questa preghiera, unisco il ricordo del Santo Angelo di Dio venuto a Fatima:
Ci alzammo per vedere cosa succedeva e vedemmo l'Angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un'Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue.”
Lasciando il calice e l'Ostia sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la preghiera:

Trinità Santissima, Padre, Figliolo e Spirito Santo Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.
Poi, sollevandosi, prese di nuovo in mano il calice e l'Ostia, e diede l'Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo:
“Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio”. Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi altre tre volte la stessa preghiera: "Trinità santissima ecc." e scomparve.

giovedì 27 novembre 2008

Camino NC e 'difformità' dalla Chiesa: nulla è cambiato

Convivenza inizio corso 2008/2009, Porto S. Giorgio 25-28 settembre 2008

Abbiamo ricevuto da parte di un sacerdote inorridito i documenti relativi alla ripresa del nuovo anno catechetico NC che, com'è loro prassi, vede tutti i supercatechisti "in convivenza" nella cittadella di Porto S. Giorgio, per ricevere e poi "riportare" pedissequamente in tutte le comunità i contenuti che hanno ascoltato.

Quest'anno è ritornato fortemente in auge il teologo modernista Farnès, l'ispiratore di Carmen Hernandez, in che termini lo abbiamo anche riportato sul sito [vedi] del quale vi renderemo note appena possibile, eloquenti esternazioni...

Al momento pubblichiamo l'estratto di un'omelia molto citata del Card. Schönborn, da lui pronunciata proprio a Porto S. Giorgio alcuni giorni prima...
"...E' intervenuto il card Schönborn, Arcivescovo di Vienna, proprio qui a Porto S. Giorgio. Nella sua omelia la settimana scorsa ha detto che: Il Concilio afferma una differenza non gradu tantum sed essentia, dice il latino, tra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale dei presbiteri, del vescovo. Non gradu tantum non c'è una differenza di grado perché, se il presbitero avesse un grado superiore al livello comune del sacerdozio battesimale, sarebbe un "supercristiano", un cristiano a livello maggiore, sarebbe un'ingiustizia che certe persone siano escluse dal ministero sacerdotale, dal ministero presbiterale. Per esempio sarebbe un'ingiustizia che le donne non possono diventare prete perché sarebbero escluse da un grado superiore di vita cristiana. No, non è una differenza di grado, non gradu tantum sed essentia. Alcuni si sono sbagliati sull'espressione "essentia". Vuol dire che noi presbiteri siamo superiori a voi laici, siamo esseri diversi di essenza diversa? No, no, siamo poveri peccatori forse più di voi. No, cosa vuol dire? Lo spirito in termini tomistici: il sacerdozio battesimale è nell'ordine del fine, delle finalità, tutta la vita cristiana è orientata alla santità realizzata" (cap V Lumen Gentium - vocazione ministeriale alla santità). Tutto, tutto nella Chiesa è al livello di mezzi e al servizio di questa santità. Quindi per non diventare clericali dovete sempre pensare che diventare presbitero è diventare uno strumento nelle mani di Gesù Cristo per aiutare i fedeli per raggiungere la santità..."
___________
Come è dato riscontrare anche nella predicazione kikiana, ad asserzioni veritiere fanno seguito insegnamenti ambigui, che evidentemente tendono a diluire sempre più la differenza tra il sacerdozio regale del popolo e quello ministeriale del sacerdote...

Riporto di seguito cosa dice il Magistero della Chiesa sul Sacerdozio nella Dichiarazione della Dottrina della Fede circa "Catholicam Doctrinam de Ecclesia contra nonnullos errores odiernos tuendam" che nel 1973, già a ridosso del concilio (!!!), è stata costretta a difendere verità di fede cattoliche: questa riguarda la distinzione tra sacerdozio comune e quello ministeriale

6. La Chiesa associata al sacerdozio di Cristo
Cristo Nostro Signore, Pontefice dell'antica e nuova alleanza, ha voluto associare e configurare al suo sacerdozio perfetto (Eb 7, 20-22 e 26-28; 10,14 e 21) il Popolo che egli ha acquistato con il suo sangue. Egli ha dunque dotato la Chiesa di una partecipazione al suo sacerdozio che consiste nel sacerdozio comune dei fedeli e nel sacerdozio ministeriale o gerarchico, i quali, sebbene abbiano una differenza, non solo di grado, ma di essenza, non sono di meno ordinati l'uno all'altro nella comunione della Chiesa. (Cf. Conc. Vat. II : Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 10; Cost. Decr. Decl., p. 110).
Il sacerdozio comune dei fedeli, che giustamente riceve la qualificazione di regale (cfr. 1 Pt. 2, 9; Apoc. 1, 6; 5, 9 s.), poiché per mezzo di esso i fedeli, membri del popolo messianico, sono uniti al loro Re celeste, è conferito dal Battesimo. Per effetto di questo sacramento, i fedeli « incorporati alla Chiesa sono deputati al culto della religione cristiana » in virtù di un segno indelebile chiamato carattere, e « rigenerati come figli di Dio, essi sono tenuti a professare, davanti agli uomini, la loro fede ricevuta da Dio tramite la Chiesa (Ibid., n. 11 ; Cost. Decr. Decl., p. 111.) ». Avendo dunque ricevuto la grazia della rinascita battesimale, essi « concorrono, in ragione del loro sacerdozio regale, all'offerta dell'Eucaristia ed esercitano questo stesso sacerdozio nella ricezione dei sacramenti, per mezzo della preghiera e dell'azione di grazia, della testimonianza di una vita santa, dell'abnegazione e della fattiva carità ». (Ibid. 10: Cost. Decr. Decl., p. 111).
Tuttavia Cristo, capo della Chiesa, che è il Suo Corpo mistico, ha stabilito come ministri del suo sacerdozio e destinati ad agire al suo posto nella Chiesa (Cfr. PII XI Litt. encycl. Ad Catholici Sacerdotii: AAS 28, 1936, 10 (DENZ.- SCHÖN. 3755); cfr. Lumen Gentium, 10, et Presbyterorum Ordinis, 2: Const. Decr. Decl., pp. 110 s. et 622 s.) i suoi apostoli, e, attraverso le loro persone, i vescovi, loro successori; essi, a loro volta, hanno legittimamente trasmesso anche ai presbiteri, ad un grado subordinato, il ministero sacro di cui erano stati investiti (Cfr. Lumen Gentium, 28: Cost. Decr. Decl., p. 145). Così nacque nella Chiesa la successione apostolica del ministero sacerdotale per la gloria di Dio e per il servizio del Suo Popolo e di tutta la famiglia umana che deve essere convertita a Dio.

Attraverso questo sacerdozio, i vescovi e i presbiteri « sono in qualche modo 'messi da parte' nel seno del popolo di Dio, non per essere separati né da esso né da qualunque uomo, ma per essere consacrati interamente all'opera in vista della quale il Signore li prende con sé (Presbyterorum Ordinis, 3: Cost. Decr. Decl., p. 625) » : e cioè l'opera di santificazione, d'insegnamento e di governo il cui esercizio è determinato ulteriormente dalla comunione gerarchica (Cfr. Lumen Gentium, 24, 27 s.: Cost. Decr. Decl., pp. 137, 143-149). In questa opera multiforme, la costante predicazione del Vangelo figura come principio e fondamento (Presbyterorum Ordinis, 4: Const. Decr. Decl., p. 627), il sacrificio eucaristico rappresenta il culmine e la sorgente di tutta la vita cristiana (Cfr. Lumen Gentium, 11: Const. Decr. Decl., pp. 111 s.; cfr. etiam CONC. TRID. Sess. 22, Doctrina de Missae Sacrificio, cap. 1 et 2: Conc. Œc. Decr.³, pp. 732- 734 (DENZ.-SCHÖN. 1739-1743). Questo sacrificio è offerto dai ministri del sacerdozio a Dio Padre nello Spirito Santo, nel nome di Cristo, in persona del quale essi agiscono, e a nome di tutto il suo Corpo mistico (Cfr. PAULI VI Sollemnis Professio fidei, 24: AAS 60, 1968, 442); e questo sacrificio è completato dalla Santa Cena, nella quale i fedeli, partecipando all'unico corpo di Cristo, divengono un solo corpo (cf. 1 Cor 10, 16).
_________________
Sostanzialmente l' "essentia" sulla quale molti si sarebbero sbagliati secondo l'arcivescovo, è quella 'investitura' determinata dal 'carattere' conferito dal Sacramento dell'Ordine', con il quale viene conferita la successione apostolica e per mezzo del quale il sacerdote può agire nella Chiesa in persona Christi, celebrare il Sacrificio, operare la "Consacrazione" e inoltre tutte le altre sue prerogative e cioè l'opera di santificazione, d'insegnamento e di governo, queste ultime nettamente in mano ai catechisti nell'ambito del cammino NC; mentre, quanto alla Celebrazione conosciamo tutte le derive neocat: basti partire dal fatto che, come dice Kiko: "noi non abbiamo altari": tant'è che la celebrazione avviene unicamente sulle ipertrofiche "mense", con tutte le altre difformità dai libri liturgici... e tenendo soprattutto conto della diversa teologia che abbiamo più volte evidenziato

martedì 25 novembre 2008

Alla ricerca della VERA religiosità

Siamo coinvolti in una deriva CONTRO il concetto di religiosità....SI PRETENDE UNA CHIESA UMANA E SI SORPASSA SUL CONCETTO CHE LA CHIESA E' ISTITUZIONE DIVINA....e di conseguenza ecco che si cerca AIUTO NELL'UOMO..... aiuto nei Movimenti....nei Cammini...

Non vi è infatti una negazione cosciente di Dio, al contrario, mai come oggi la Chiesa stessa ha intessuto LEGAMI E DIALOGO CON CHIUNQUE CERCA DIO anche con i NON cattolici....mai come oggi si è parlato in passato di DIO con chi cattolico non lo era....

la Bibbia è il libro più venduto nel mondo...
i Protestanti storici con quelli moderni (Pentecostali) ci hanno superato insieme nei numeri, sono oltre un miliardo (400 milioni i Protestanti storici e 300 milioni i Pentecostali); i cattolici sono un miliardo.... gli Ortodossi nell'insieme delle loro autocefalie sono circa 200 milioni.... i musulmani sono oltre un miliardo.... gli ebrei circa 13 milioni.... possiamo unire l'oltre miliardo e mezzo quasi due dei fedeli delle religioni orientali che comunque sia cercano Dio... non sono atei....

Dio non è dunque (o la ricerca di LUI) il grande SCONOSCIUTO....il problema è: DI QUALE DIO PARLIAMO?

Ecco perchè non è vero che i Movimenti "salvano" la Chiesa come sostengono alcuni.....

per conoscere la vera identità di questo Dio di cui parliamo occorre LA CHIESA non il Movimento.....non un Cammino...non una Congregazione.... questi semmai sono STRUMENTI EFFICACI se tuttavia sono ancorati essi stessi AL MAGISTERO DELLA CHIESA, alla IDENTITA' RELIGIOSA ECCLESIALE che non è solo "l'appartenenza" alla Chiesa, ma è combattere l'indifferentismo A TUTTO CIO' CHE E' SACRO, NORMATIVO, MAGISTERIALE...

Se la Chiesa è "malata" lo è semmai perchè nei Movimenti NON c'è ancora una piena maturità e una piena comunione a ciò che abbiamo di prettamente RELIGIOSO, ossia, il rapporto con Dio Vivo e Vero NEL CULTO A DIO, NELLA SACRALITA' DEI RITI....nella religiosità squisitamente cattolica legata dalla TRADIZIONE E DAL DEPOSITO DELLA FEDE di cui parla san Paolo...

Fraternamente CaterinaLD

sabato 22 novembre 2008

Il card. Arinze sulla Liturgia

Stralcio i seguenti brani dell'intervista al card Arinze pubblicata oggi dall'Osservatore Romano. Possiamo ricavarne interessanti spunti di ulteriore riflessione:

Quali sono i maggiori problemi che riscontrate nel campo della liturgia?
Diciamo subito che la Congregazione non è una sorta di "polizia" ecclesiastica o di "pronto intervento" per ogni genere di problemi. Il dicastero è nato in primo luogo per promuovere il culto divino. Certamente non possiamo chiudere gli occhi di fronte a situazioni oggettivamente problematiche. Abbiamo scritto nella Redemptionis sacramentum del 2004 che molti abusi non sono dovuti a cattiva volontà, ma all'ignoranza. Qualcuno non sa, ma purtroppo non è consapevole di non sapere. Non sa, per esempio, che le parole e i gesti hanno radici nella tradizione della Chiesa. Così crede di essere più originale e creativo cambiando quei testi e quei gesti. Di fronte a queste cose, bisogna riaffermare che la liturgia è sacra, è la preghiera pubblica della Chiesa.

Sono allo studio dei cambiamenti nel rito liturgico?
Ve ne sono alcuni scaturiti dal Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia celebrato nel 2005. In aggiunta all'Ite, missa est, per esempio, il sacerdote oggi ha a disposizione altre formule, per far capire meglio ai fedeli che tutti noi siamo chiamati a vivere ciò che abbiamo celebrato, in modo più dinamico, più missionario. Benedetto XVI, dopo una serie di studi da noi condotti, senza abolire l'Ite, missa est, ha approvato tre alternative: Ite ad Evangelium Domini annuntiandum; Ite in pace glorificando vita vestra Dominum; Ite in pace. Un altro punto di riflessione riguarda una diversa collocazione del segno della pace durante la messa. Spesso non si comprende in pieno il significato di questo gesto. Si pensa che sia un'occasione per stringere la mano agli amici. Invece è un modo per dire a chi ci sta vicino che la pace di Cristo, presente realmente sull'altare, è anche con tutti gli uomini. Per creare un clima più raccolto mentre ci si prepara alla Comunione, si è pensato di trasferire lo scambio della pace all'offertorio. Il Papa ha chiesto una consultazione di tutto l'episcopato. Poi deciderà.
....
(©L'Osservatore Romano - 22 novembre 2008)

venerdì 21 novembre 2008

Continuare, da cattolici... Perché?

Se volete possiamo approfondire questo tema che ci dà un altro motivo per non tacere:

Dice Holger Milkau, capo della Chiesa evangelica luterana in Italia in un articolo pubblicato da Zenit che così titola: Apprezzamento di un leader protestante per la catechesi del Papa sulla giustificazione.....

...“La giustificazione per fede e non per le opere è stata accolta e accettata ormai come base del credo cristiano (?) – prosegue –. Il Papa tuttavia ha espresso un 'ma', e non poteva essere diversamente. Questo 'ma' lo vede nel pericolo del libertinismo che Paolo nega, e con lui anche Lutero. La fede deve avere una conseguenza, che, secondo i luterani, si esprime nell'impegno per la libertà del prossimo, impegno talvolta difficile e pieno di sofferenza”.
“Non è quindi sufficiente, a nostro avviso – osserva Milkau –, definire per decreto ciò che è buono e condannare ciò che non lo è. Bisogna invece incentivare la capacità di giudizio per diventare più autonomi e responsabili, ma al tempo stesso consapevoli di essere fallibili anche nell'amare. 'Sola fide' significa non fidarsi dei propri poteri ma aspettare tutto da Dio”.

Dice, tra l'altro, il Papa nella catechesi del 19 novembre scorso

...“Il muro – così dice (Paolo) nella Lettera agli Efesini – tra Israele e i pagani non era più necessario: è Cristo che ci protegge contro il politeismo e tutte le sue deviazioni; è Cristo che ci unisce con e nell’unico Dio; è Cristo che garantisce la nostra vera identità nella diversità delle culture. Il muro non è più necessario, la nostra identità comune nella diversità delle culture è Cristo, ed è lui che ci fa giusti. Essere giusto vuol semplicemente dire essere con Cristo e in Cristo. E questo basta. Non sono più necessarie altre osservanze. Perciò l’espressione "sola fide" di Lutero è vera, se non si oppone la fede alla carità, all’amore. La fede è guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo è l’amore; quindi credere è conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Perciò san Paolo nella Lettera ai Galati, nella quale soprattutto ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della fede che opera per mezzo della carità (cfr Gal 5,14).”... e conclude: “Alla fine, possiamo solo pregare il Signore che ci aiuti a credere. Credere realmente; credere diventa così vita, unità con Cristo, trasformazione della nostra vita. E così, trasformati dal suo amore, dall’amore di Dio e del prossimo, possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio.
_______________________
Una "trasformazione" che non entra nell'antropologia degli "inesorabilmente peccatori" tanto per Lutero quanto per il Cammino Neocatecumenale, che non prendono in considerazione la "risposta" dell'uomo attraverso le Opere della Fede non della Legge (quando si è mossi dall'amore ri-generante che Cristo incide nei cuori dei credenti in Lui e non dal dovere sancito dalla Legge). Infatti, nel loro universo spirituale non ha diritto di cittadinanza la Grazia Santificante, che neppure il Papa nomina, ma della quale sottolinea gli effetti ('conformazione' a Cristo e Carità)

Il parlare del pastore è ambiguo e non completo e strumentalizza il discorso del Papa. Basterebbe e bisognerebbe andare un po' più a fondo... ma chi lo fa? E quando il Papa lancia un "masso erratico" di apertura insieme al suo profondo insegnamento e c'è chi lo raccoglie strumentalmente perché ne coglie solo la parte in cui Egli in qualche modo 'viene incontro'? Chi è che precisa? Zenit riproduce semplicemente le parole del pastore, ma non dà nessuna interpretazione, che pure sarebbe necessaria, da parte di un organismo cattolico, che conosce anche il testo del Papa...
Io mi chiedo se è proprio indispensabile che la Chiesa, per 'andare incontro' a chi poi non vuol ascoltare e resta nelle sue posizioni (vedi anche la vicenda con gli ebrei), perda oltre che la certezza della sua Autorità conferitale da Cristo anche l'orientamento di molti fedeli confusi, perché il discorso del Papa è chiaro per noi, ma si presta ad una ambigua interpretazione adottata pari pari, ad esempio e non soltanto, dal Blog de La Stampa, che ha censurato un mio intervento con i chiarimenti di cui sopra...

mercoledì 19 novembre 2008

Continuare, perché?

Empoli, 12.11.2008

Don Elio carissimo,

la saluto e l’abbraccio rispettosamente, con tanto affetto e gratitudine, ringraziando il Signore per aver messo sulla mia, la nostra strada, un Sacerdote come lei, punto di riferimento e di luce per il passato, per il presente e prego Dio per un lungo futuro.

In mezzo a un momento di così grande confusione nella Santa Chiesa, rimanere Cattolici la ritengo una specialissima Grazia e avere anche se pochi ma Santi Sacerdoti quale lei è, per noi è certamente una grande consolazione, è uno speciale amorevole dono del buon Dio oltre all’assicurazione, da parte di Lui, della Sua costante vicinanza e della Sua cura per ognuno di noi.

A proposito dei neocatecumenali, credo che, umanamente parlando, ci sia ormai poco più da fare. Qui nella nostra zona vanno avanti, direi senza ritegno, protetti in alto e indisturbati in basso. I loro Parroci vengono promossi e ottengono incarichi di maggiore potere e prestigio.

In una situazione del genere, dopo anni di impegno e di informazioni diffuse tra il clero, tra i fedeli, ripetute lettere inviate alla curia fiorentina, ai vari dicasteri romani e finanche al Santo Padre, visti i risultati ottenuti, personalmente mi sentirei proprio di mettere un punto a tutto questo, continuando, certamente, a pregare e offrire al Signore queste nostre, vorrei chiamarle, vere sofferenze.

La mia amica Gianfranca è invece di diverso avviso e vorrebbe continuare a impegnarsi ancora nell’informazione e nella testimonianza.

Di seguito le scrivo il testo che la stessa vorrebbe che le stampassi per diffonderlo.

Diffida degli inviti alle CATECHESI PER ADULTI E GIOVANI dietro ai quali si cela il CAMMINO NEOCATECUMENALE, perché nonostante gli inizi, gli slogans allettanti, si tratta di entrare in una setta dalla quale è poi difficile uscire per le minacce sottili che i catechisti fanno, dicendo che chi esce è preda del demonio. Inoltre, nonostante quello che loro affermano, non risulta esplicitata alcuna approvazione del Papa a monte dei loro STATUTI, mentre egli 'mostra' e insegna un comportamento liturgico del tutto incompatibile col loro. Dovrebbe bastare ciò per scoraggiare chiunque a partecipare a queste catechesi.
("Cooperatores Veritatis")
Caro Don Elio ci dia, la prego, un suo parere sia sullo scritto in quanto tale (aggiunga, tolga o modifichi come lei ritiene meglio), sia sull’opportunità di continuare su questa strada.

La ringrazio, la saluto, prego per la sua salute e perché il Signore la sostenga sempre nel suo servizio a Lui, alla Verità e alle anime affidatele.

Spero, anzi sono certa, che non ci abbandonerà anche lei, perché di abbandoni da parte del clero ne abbiamo sofferti e ne soffriamo veramente tanti.

Ci ricordi nelle sue preghiere, lei è sempre presente nelle nostre.
________________________
N.B. Il documento sarà a breve completato con la risposta di Don Elio, che ha fatto già conoscere, a voce, la sua esortazione a non tacere tutto quanto è nella Verità...