venerdì 30 marzo 2007

Catechesi del Papa sulle eresie e neocatecumenali


Punti salienti della catechesi del Papa, mercoledì 28 marzo 2007


"...In definitiva, Ireneo è il campione della lotta contro le eresie. La Chiesa del II secolo era minacciata dalla cosiddetta gnosi, una dottrina la quale affermava che la fede insegnata nella Chiesa sarebbe solo un simbolismo per i semplici, che non sono in grado di capire cose difficili; invece, gli iniziati, gli intellettuali — gnostici, si chiamavano — avrebbero capito quanto sta dietro questi simboli, e così avrebbero formato un cristianesimo elitario... Di fatto il Vangelo predicato da Ireneo è quello che egli ha ricevuto da Policarpo, Vescovo di Smirne, e il Vangelo di Policarpo risale all’apostolo Giovanni, di cui Policarpo era discepolo. E così il vero insegnamento non è quello inventato dagli intellettuali [traduzione del termine greco "gnostici" -ndR] al di là della fede semplice della Chiesa. Il vero Evangelo è quello impartito dai Vescovi che lo hanno ricevuto in una catena ininterrotta dagli Apostoli. Così — ci dice Ireneo — non c'è una dottrina segreta dietro il comune Credo della Chiesa. Non esiste un cristianesimo superiore per intellettuali (gnostici). La fede pubblicamente confessata dalla Chiesa è la fede comune di tutti. Solo questa fede è apostolica, viene dagli Apostoli, cioé da Gesù e da Dio. Aderendo a questa fede trasmessa pubblicamente dagli Apostoli ai loro successori, i cristiani devono osservare quanto i Vescovi dicono, devono considerare specialmente l'insegnamento della Chiesa di Roma, preminente e antichissima. Questa Chiesa, a causa della sua antichità, ha la maggiore apostolicità, infatti trae origine dalle colonne del Collegio apostolico, Pietro e Paolo. Con la Chiesa di Roma devono accordarsi tutte le Chiese, riconoscendo in essa la misura della vera tradizione apostolica, dell'unica fede comune della Chiesa. ...Stando al suo insegnamento, la fede della Chiesa va trasmessa in modo che appaia quale deve essere, cioè “pubblica”, “unica”, “spirituale”. A partire da ciascuna di queste caratteristiche si può condurre un fruttuoso discernimento circa l'autentica trasmissione della fede nell'oggi della Chiesa. Più in generale, nella dottrina di Ireneo la dignità dell'uomo, corpo e anima, è saldamente ancorata nella creazione divina, nell’immagine di Cristo e nell’opera permanente di santificazione dello Spirito."

Senza scendere nel dettaglio, che potremo affidare alla discussione, i punti di chiara divergenza con la realtà posta in essere dal Cammino neocatecumenale sono, riguardo agli insegnamenti: 1. segreti anziché pubblici; 2. elitarismo e chiusura iniziatici anziché universalità cioè cattolicità; 3. rivelazione mediata da un "iniziatore" che ha introdotto principi, metodi e simboli diversi da quelli presenti nella "successione apostolica"; 4. distanza dall'insegnamento della Chiesa di Roma, oltre che nei contenuti difformi, anche nella renitenza a seguirne le correzioni; 5. inesorabile e insanabile senso del peccato, in luogo dell'"opera permanente di santificazione dello Spirito"; 6. ruolo di guida di catechisti laici, cui si deve obbedienza cieca, che prevarica la missione e la responsabilità dei sacerdoti...
Immagini eloquenti riguardanti le stranezze liturgiche:

Santa Francesca Cabrini, Pasqua 2006


Porto S. Giorgio, convegno seminaristi 2006


L'ipertrofica "mensa", usata dai NC in luogo dell'"altare", abolito dalle loro chiese, la prima allestita per la Pasqua 2006 nella Parrocchia romana di S. Francesca Cabrini e la seconda è quella del Centro NC di Porto S. Giorgio

domenica 25 marzo 2007

"nuova estetica" kikiana e Sacramentum caritatis

La 'nuova estetica' portata avanti da kiko Arguello, veicola l'idea che la salvezza è legata ad una risposta collettiva piuttosto che individuale, che una realtà come il cammino NC può dare attraverso la complessa costruzione che sta a fondamento dei suoi insegnamenti, trasmessi anche attraverso canoni estetici e simboli antichi da lui reinterpretati arbitrariamente. Un pensiero ed una costruzione che costituiscono una sfida per il cambiamento.

Ma un cambiamento che porta dove? Alla Verità e Bellezza di Cristo o a perdersi nell'affascinante immaginifico mondo dell'iniziatore di tutto questo?
A noi pare che molte delle "innovazioni" architettoniche siano funzionali ad una "nuova" liturgia che risponde ad una "nuova" teologia: osservando gli spazi liturgici si comprende la liturgia e la teologia che essa esprime. Abbiamo l'impressione che ritenere gli stili architettonici del passato come "datati" e "reinventare gli spazi" siano alibi per minare alla base taluni fondamentali elementi del deposito della Fede cattolica. Fosse solo una questione estetica!

A questo proposito infatti c’è da chiedersi il perché della creazione nonché dell'uso esclusivo, uniforme per ogni comunità, di simboli nuovi, soprattutto se ci si definisce 'realtà ecclesiale' come nel caso dei NC nel cui ambito si è introdotti e si vive in un 'ambiente' - luogo di culto compreso che, tra l'altro, non è una Chiesa - in cui tutto parla di Kiko e della sua suggestiva e personalissima costruzione, inventata e voluta sia nei nuovi oggetti di arte sacra che nei dettagli architettonici. Vedi i nuovi canoni dell'architettura delle chiese: la navata simboleggia il corpo di una gestante, gravida dei suoi figli rinati. Il vecchio altare sparisce e al suo posto c'è "la bocca", l'ambone con la Bibbia. Più giù c'è "lo stomaco", una grande tavolata quadrata su cui si dice messa e si fa la comunione con focacce non lievitate e gran numero di calici di vino. E più giù ancora "l'utero", la vasca scavata nel pavimento, dove il battezzato si immerge per uscirne fatto uomo nuovo.

Inoltre, "buttare" la "riserva eucaristica" in una cappella laterale, magari separata, (e ahinoi chissà cosa ci riserva il futuro...) e centrare il culto sull'"assemblea" e sul suo "presidente" qualcosa dovrà pur dire, anche a chi non comprende complicati simbolismi!

Della ‘mensa’ in luogo dell’altare (che per ogni cristiano è anche mensa: i NC enfatizzano solo l’aspetto del “banchetto escatologico” che considerano un’idea kikiana [!?]) abbiamo parlato fino a stancarci, ma ora guardiamo cosa dice la Sacramentum Caritatis proprio sul Tabernacolo:

Al n."69. In relazione all'importanza della custodia eucaristica e dell'adorazione e riverenza (irrisa dai neocatecumenali: vedi anche Tavernacolo a due piazze, per la custodia della Torah con la stessa dignità delle Sacre Specie -ndr) nei confronti del sacramento del Sacrificio di Cristo, il Sinodo dei Vescovi si è interrogato riguardo all'adeguata collocazione del tabernacolo all'interno delle nostre chiese.(196) La sua corretta posizione, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. È necessario pertanto che il luogo in cui vengono conservate le specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa. A tale fine, occorre tenere conto della disposizione architettonica dell'edificio sacro: nelle chiese in cui non esiste la cappella del Santissimo Sacramento e permane l'altare maggiore con il tabernacolo, è opportuno continuare ad avvalersi di tale struttura per la conservazione ed adorazione dell'Eucaristia, evitando di collocarvi innanzi la sede del celebrante. Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del Santissimo in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile."

mercoledì 21 marzo 2007

Si avvicina la Pasqua... dei giudei o dei cristiani?


Nell'imminenza della Pasqua avvertiamo cocente la divisione creata dal Cnc nelle Parrocchie, molte delle quali vedranno inesorabilmente due veglie da 'separati in casa' oppure dovranno subìre lo stile neocatecumenale tipo haggadah della Pasqua ebraica inventato da Kiko... Per questo iniziamo questa nuova pagina col post di oggi di uno dei nostri lettori.

Quando, poco più di tre settimane fa, nella mia parrocchia è stato chiesto se quest'anno si poteva animare insieme la celebrazione con relativa processione delle palme, noi aggregazioni laicali, il parroco ha risposto di sì e che i due (di due associazioni ecclesiali diverse) si organizzassero l'incontro per preparare. Diverse aggregazioni laicali hanno detto che erano disponibili; arrivati a contattare il responsabile dei nc, ha risposto: "C'è un consiglio pastorale ed io avevo avvisato (a settembre) che avremmo animato questa celebrazione. Quindi la portiamo avanti noi come previsto".

Che non mi venissero a chiamare sorella o fratello perchè oltre che subdoli (dichiarano di animare celebrazioni e non dicono che devono avere l'esclusiva), sono divisori. Non dite che mormoro perchè la mormorazione è basata sul pregiudizio mentre ciò che sto dicendo è un fatto. Quello che sto dicendo è un'annotazione, una verifica con conseguente valutazione.

Come cristiana mi sento triste per questi fratelli (io li sento tali ma essi non sentono me come tale) provo dispiacere perchè si perdono delle occasioni di comunione e di condivisione.
Sono i nuovi classisti della Chiesa e facendo ciò contravvengono al Vangelo.

Ma quando si presenteranno davanti al Signore (dubito, dalle scelte che fanno che crediamo nello stesso Signore) pensano che saranno accolti per i loro tappeti costosi, le loro moquettes, i loro ceri, addobbi, le vesti carnascialesche con le quali addobbano i "loro sacerdoti", le loro liturgie (che quando l'incontri o ti scontri la prima cosa che ti sbattono in faccia è: "le nostre durano... ore ed ore") , i “loro”...i “loro”. Preferiscono tutto questo come il sacerdote e il levita quando passarono davanti al samaritano. Non si "vogliono sporcare con noi" perchè pensano che loro sono gli unici detentori della vera parola, del vero credo.
E quando il Signore chiederà loro quanto hanno amato, potranno mentire anche a Lui?

Noialtre aggregazioni, per loro, non facciamo parte del popolo eletto. Sono snob, ma fino a che il loro snobismo se lo vivono nelle sale (trentennalmente requisite alla parrocchia perchè sempre ingombre dei loro arredi e suppellettili) mi va pure bene, ma essere messi da parte, noialtri 4-5 realtà ecclesiali, da un manipolo di prepotenti mi sembra anticristiano!
Perchè mi schiaffeggi amico?
Quello che ho riportato è un fatto vero accaduto alcuni giorni fa. I testimoni all'accaduto sono tanti.
Qualcuno dia disposizioni senza girarci intorno. Cristo si è compromesso per dire la Verità di Dio. I nostri pastori con i loro “ni”, “ma”, “se”, “non mormorate” (diretto a noi) aggravano le situazioni.
Questi sedicenti cattolici sono abituati ai dictat e non ascoltano stili diversi: ciò che non fa parte di come sono non viene preso neanche in considerazione.
Quando parli con questi nc sembrano i santini delle immaginette, ma allorchè gli vai a toccare qualche ambito che credono di loro esclusiva, esce il loro vero volto.

Noi abbiamo il diritto di celebrare nella nostra parrocchia una liturgia incarnata nella nostra realtà. Non dobbiamo espatriare in parrocchie dove la pastorale è di armonia. Abbiamo tutto il diritto di non sentirci estranei.
Abbiamo gli strumenti per realizzare un'orchestra e invece trovi i NC che si vogliono fare un a solo sempre e comunque!

Se il parroco non ha l'autorevolezza per farsi ascoltare, intervengano i Vescovi. Il Vescovo deve dare delle direttive precise altrimenti... i NC impediscono il nostro contributo alle celebrazioni che sono di tutta la parrocchia .

venerdì 16 marzo 2007

Ancora su Sacramentum Caritatis e neocatecumenali


Sacramentum Caritatis "" 66... sull'importanza della relazione intrinseca tra Celebrazione eucaristica e adorazione... dopo il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II. Mentre la riforma muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e l'adorazione del Ss.mo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito. Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato. In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento. ... Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste. L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione liturgica stessa. Infatti, « soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri ».(193)""

Una puntualizzazione sulla totale assenza di inginocchiatoi nelle chiese neocatecumenali, che eloquentemente dimostra come l'Adorazione sia durante che dopo la celebrazione è comunque bandita. Del resto i neocatecumenali rimangono inesorabilmente in piedi anche durante la Consacrazione...
Riflettiamo su questo punto:
"XX. Che non si debba, nei giorni di domenica e di Pentecoste, pregare in ginocchio.
Poiché vi sono alcuni che di domenica e nei giorni della Pentecoste si inginocchiano, per una completa uniformità è sembrato bene a questo santo sinodo che le preghiere a Dio si facciano in piedi. [Primo Concilio di Nicea (19 giugno al 25 luglio (?) 325). Papa Silvestro I (314-335). Convocato dall’imperatore Costantino. Tema: Simbolo Niceno contro Ario: consustanzialità del Figlio col Padre.]"

E' una prassi molto seguita anche dai nostri fratelli ortodossi e, anche noi cattolici, durante le preghiere nel corso della celebrazione ci alziamo in piedi. Questo non significa che di domenica sia proibito tassativamente inginocchiarsi. Il fatto che non ci si inginocchi durante le preghiera, nell'atteggiamento di "risorti in Cristo" e di "salvati" mi pare non faccia una piega; ma non viene detto da nessuna parte che non ci si debba inginocchiare durante la Consacrazione: “Una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale” (Joseph Ratzinger, “Introduzione allo spirito della liturgia”, pagina 190).

E' una delle tante prassi fatte proprie, assolutizzate e 'deformate' dal cammino neocatecumenale

giovedì 15 marzo 2007

Esortazione Apostolica "Sacramentum Caritatis"

Alcuni stralci dalla SACRAMENTUM CARITATIS per proseguire la nostra discussione. Ci sono altri punti che riguardano abusi da parte del cammino neocatecumenale. Intanto partiamo dai punti seguenti :

"13. In questo orizzonte si comprende il ruolo decisivo dello Spirito Santo nella Celebrazione eucaristica ed in particolare in riferimento alla transustanziazione... Lo Spirito, invocato dal celebrante sui doni del pane e del vino posti sull'altare, è il medesimo che riunisce i fedeli « in un solo corpo », rendendoli un'offerta spirituale gradita al Padre.(29)"

Ricordiamo che a questo proposito Kiko dice testualmente: "Lutero non negò mai la presenza reale, negò solo la parolina "transustanziazione" che è la parola filosofica (!?) che vuol spiegare il mistero... "Il pane è per il banchetto... la presenza reale è sempre per condurci al fine che è la Pasqua. ..Gesù Cristo dà pienezza la segno, un nuovo significato. Perché lui compie la Pasqua, il passaggio dalla schiatù della morte alla Terra Promessa...la vera Gerusalemme (OR pag.306) E' la ragione dell'enfatizzazione neocatecumenale per l'ipertrofica mensa che usano in luogo dell'altare e quindi quella del "banchetto escatologico", assolutizzato in luogo del "sacrificio". L'Eucaristia è molto più di tutto questo...

Celebrazioni eucaristiche in piccoli gruppi

"63. Una situazione assai diversa è quella che si viene a creare in alcune circostanze pastorali in cui, proprio per una partecipazione più consapevole, attiva e fruttuosa, si favoriscono le celebrazioni in piccoli gruppi. Pur riconoscendo la valenza formativa sottesa a queste scelte, è necessario precisare che esse devono essere armonizzate con l'insieme della proposta pastorale della Diocesi. Infatti, tali esperienze perderebbero il loro carattere pedagogico, se fossero sentite in antagonismo o in parallelo rispetto alla vita della Chiesa particolare. A tale proposito, il Sinodo ha evidenziato alcuni criteri ai quali attenersi: i piccoli gruppi devono servire a unificare la comunità, non a frammentarla; ciò deve trovare convalida nella prassi concreta; questi gruppi devono favorire la partecipazione fruttuosa dell'intera assemblea e preservare, per quanto possibile, l'unità della vita liturgica delle singole famiglie.(185)

Vivere il precetto festivo
(...)per quanto giustamente il sabato sera sin dai Primi Vespri appartenga già alla Domenica e sia permesso adempiere in esso al precetto domenicale – è necessario rammentare che è la domenica in se stessa che merita di essere santificata, perché non finisca per risultare un giorno « vuoto di Dio ».(208)

Ars celebrandi
... L'ars celebrandi è la migliore condizione per l'actuosa participatio.(114) L'ars celebrandi scaturisce DALL'OBBEDIENZA FEDELE alle norme liturgiche nella loro completezza, poiché è proprio questo modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i credenti, i quali sono chiamati a vivere la celebrazione in quanto Popolo di Dio, sacerdozio regale, nazione santa (cfr 1 Pt 2,4-5.9).(115)

Sull'"offerta dei doni"
"47. I Padri sinodali hanno richiamato l'attenzione anche sulla presentazione dei doni. Non si tratta semplicemente di un sorta di « intervallo » tra la liturgia della Parola e quella eucaristica. Ciò farebbe venir meno, tra l'altro, il senso dell'unico rito composto di due parti connesse. In questo gesto umile e semplice si manifesta, in realtà, un significato molto grande: nel pane e nel vino che portiamo all'altare tutta la creazione è assunta da Cristo Redentore per essere trasformata e presentata al Padre.(144) In questa prospettiva portiamo all'altare anche tutta la sofferenza e il dolore del mondo, nella certezza che tutto è prezioso agli occhi di Dio. Questo gesto, per essere vissuto nel suo autentico significato, non ha bisogno di essere enfatizzato con complicazioni inopportune. Esso permette di valorizzare l'originaria partecipazione che Dio chiede all'uomo per portare a compimento l'opera divina in lui e dare in tal modo senso pieno al lavoro umano, che attraverso la Celebrazione eucaristica viene unito al sacrificio redentore di Cristo."

Oltre a esortare a non enfatizzare la presentazione dei doni, il Papa ci ricorda qual è il loro vero significato e la portata sublime del 'segno'... Lo sottolineiamo perché è scritto nelle catechesi di Carmen che l'"offertorio" della messa rappresentava per le masse pagane cristianizzate senza catechesi, la continuità con le offerte ai loro dei!!!! per Carmen infatti, l'offertorio è qualcosa di negativo, perché “si offre a Dio qualcosa per placarlo, sacrifici, agnelli, offerte varie” (OR, p. 320).

E' il Suo Figlio, invece, che si offre liberamente e i suoi con Lui, oltre a ringraziare e nutrirsi e... il mistero grande e indicibile che è solo da vivere!!!

Fin dai primi tempi invece l’offertorio ebbe un significato liturgico e venne considerato come l’oblazione di tutta la Chiesa che, accettando il dono, indicava la comunione dei fedeli con la Chiesa stessa e con i fratelli (Didachè).

lunedì 12 marzo 2007

Dicono le stesse cose i nostri fratelli spagnoli!

Traduco dallo spagnolo un testo simile a quello da noi già pubblicato a proposito del recente annuncio di quaresima col quale kiko ha indetto in tutto il mondo una evangelizzazione a tappeto, che alla fine risulterà molto dimostrativa per chi si ferma solo alle apparenze!
"Ieri ho incontrato due signore che avvicinavano le persone e dicevano: "Sai che Dio ti ama?" Io gliel'ho dato per scontato e allora ho approfittato per indagare. Mi han detto che tutti i neocatecumeni dovevano dedicarsi alla predicazione durante tutta la quaresima, dicono che lo hanno chiesto i Vescovi (?) al cammino [la stessa cosa hanno detto qui in Italia, come risulta da post sulla pagina precedente, mentre sappiamo perfettamente che è una direttiva di kiko! La solita manipolazione della realtà! -ndr], se fosse una direttiva della Chiesa non lo avrebbero chiesto a tutti nella nostra parrocchia? Li fanno infervorare leggendo anche quel che ha pubblicato il periodico "El Pais" di una persona che racconta di essere stata avvicinata da fanciulle dai visi angelici che gli hanno detto quelle parole e che da allora ha sperimentato una grande pace. Perché non fanno loro leggere anche le critiche al cammino? Questo si chiama informazione parziale e pilotata, propria degli addottrinamenti. Se vanno dicendo che Dio li ama e predicando un vangelo perfetto, il male è che fanno proselitismo a favore del cammino e il male è che si obbliga a questo annuncio senza tener conto delle circostanze personali..." [Carla0440, sul Forum spagnolo Antikikos]

Quello che denunciamo noi viene denunciato negli stessi termini altrove. La protesta e le critiche si vanno estendendo in tutti i continenti e sono le stesse: dovrà pur significare qualcosa!

giovedì 8 marzo 2007

Il Papa e la sacramentalità della Chiesa

Riflettiamo su queste parole del Papa durante l'ultima udienza del mercoledì (7 marzo), che ribadiscono la struttura e la missione della Chiesa, cui si rivelano contrapposte la struttura e i ruoli del cammino e la sua missione scoordinata dal mandato Apostolico nel momento stesso in cui non obbedisce al Papa, anche se vogliamo prescindere dai contenuti eretici degli insegnamenti

"L'occasione immediata della lettera [Lettera di Clemente ai Corinzi -ndR] schiude al Vescovo di Roma la possibilità di un ampio intervento sull'identità della Chiesa e sulla sua missione. ...“Siamo una porzione santa”, ammonisce, “compiamo dunque tutto quello che la santità esige” (30,1). In particolare, il Vescovo di Roma ricorda che il Signore stesso “ha stabilito dove e da chi vuole che i servizi liturgici siano compiuti, affinché ogni cosa, fatta santamente e con il suo beneplacito, riesca bene accetta alla sua volontà... Al sommo sacerdote infatti sono state affidate funzioni liturgiche a lui proprie, ai sacerdoti è stato preordinato il posto loro proprio, ai leviti spettano dei servizi propri. L'uomo laico è legato agli ordinamenti laici” (40,1-5: si noti che qui, in questa lettera della fine del I secolo, per la prima volta nella letteratura cristiana, compare il termine greco “laikós”, che significa “membro del laos”, cioè “del popolo di Dio”). [Ricordiamo che kiko, il quale non è neppure sacerdote si arroga funzioni di vescovo, impugna il pastorale, forma i suoi sacerdoti i quali a lui e non al vescovo devono obbedienza, come tutti devono obbedienza ai catechisti, che sono laici non formati dalla chiesa, ai quali devono assoggettarsi anche tutti i 'presbiteri' che operano nella comunità neocatecumenale e che invece, per il loro ministero sacerdotale, dovrebbero porsi loro come guide -ndR]
In questo modo, riferendosi alla liturgia dell'antico Israele, Clemente svela il suo ideale di Chiesa. Essa è radunata dall’“unico Spirito di grazia effuso su di noi”, che spira nelle diverse membra del Corpo di Cristo, nel quale tutti, uniti senza alcuna separazione, sono “membra gli uni degli altri” (46,6-7). La netta distinzione tra il “laico” e la gerarchia non significa per nulla una contrapposizione, ma soltanto questa connessione organica di un corpo, di un organismo, con le diverse funzioni. La Chiesa infatti non è luogo di confusione e di anarchia, dove uno può fare quello che vuole in ogni momento: ciascuno in questo organismo, con una struttura articolata, esercita il suo ministero secondo la vocazione ricevuta. Riguardo ai capi delle comunità, Clemente esplicita chiaramente la dottrina della successione apostolica. Le norme che la regolano derivano in ultima analisi da Dio stesso. Il Padre ha inviato Gesù Cristo, il quale a sua volta ha mandato gli Apostoli. Essi poi hanno mandato i primi capi delle comunità, e hanno stabilito che ad essi succedessero altri uomini degni. Tutto dunque procede “ordinatamente dalla volontà di Dio” (42). Con queste parole, con queste frasi, san Clemente sottolinea che la Chiesa ha una struttura sacramentale e non una struttura politica. [Ricordiamo che il cammino NC mette in opposizione due Chiese, quella sacramentale (prima di Costantino) e quella giuridica (dopo Costantino), ora i NC sarebbero la nuova Chiesa sacramentale, con una propria diversa struttura e ruoli -ndR]
L’agire di Dio che viene incontro a noi nella liturgia precede le nostre decisioni e le nostre idee. La Chiesa è soprattutto dono di Dio e non creatura nostra, e perciò questa struttura sacramentale non garantisce solo il comune ordinamento, ma anche questa precedenza del dono di Dio, del quale abbiamo tutti bisogno.
... Così la lettera di Clemente affronta numerosi temi di perenne attualità. Essa è tanto più significativa, in quanto rappresenta, fin dal primo secolo, la sollecitudine della Chiesa di Roma, che presiede nella carità a tutte le altre Chiese. Con lo stesso Spirito facciamo nostre le invocazioni della “grande preghiera”, là dove il Vescovo di Roma si fa voce del mondo intero: “Sì, o Signore, fa' risplendere su di noi il tuo volto nel bene della pace; proteggici con la tua mano potente... Noi ti rendiamo grazie, attraverso il sommo Sacerdote e guida delle anime nostre, Gesù Cristo, per mezzo del quale a te la gloria e la lode, adesso, e di generazione in generazione, e nei secoli dei secoli. Amen” (60-61).

martedì 6 marzo 2007

Cosa "passa" sotto il segno di una nuova evangelizzazione?

Brano quotato dallo stesso testo citato nell'articolo precedente:

"L'efficacia e l'impatto della nuova evangelizzazione attuata dalle comunità neocatecumenali deriva certamente anche da un linguaggio adatto al tempi e alle persone di oggi. Intendiamo il linguaggio nel senso più ampio del termine, come l'insieme di tutti i segni e simboli espressivi. Riteniamo che sarebbe utile alla Chiesa nel suo insieme riflettere sulla critica implicita che tali nuovi linguaggi rappresentano per forme desuete e prive di incidenza. Forme legate, fra l'altro, a esigenze di altri tempi e ben giustificate per quei tempi, ma non per oggi. Questo suppone, però, che persone e comunità ecclesiali non abbiano paura di mettersi in discussione e in ascolto."

Commento
Come se la ricchissima simbologia della Chiesa e della divina liturgia che essa tramanda da due millenni avessero perso la loro pregnanza e la loro vitalità e ci fosse bisogno dei simboli immaginifici, alcuni inventati da kiko Arguello, altri da lui mutuati, snaturandoli, dall'ebraismo. Si parla inoltre di forme legate ad altri tempi e oggi non più giustificate: concetto molto sottolineato negli insegnamenti neocatecumenali. Portiamo un esempio - uno dei tanti che si potrebbero fare - che riguarda la riconciliazione (catechesi di Carmen Hernandez) la quale insegna che "ciò che si è evoluto è la concezione che le persone hanno del sacramento", il che prelude ad una sua progressiva delegittimazione (è la comunità che perdona) ed è ben diverso da quello che dice il Papa che afferma: "La celebrazione del sacramento della Penitenza ha avuto nel corso dei secoli uno sviluppo che ha conosciuto diverse forme espressive, sempre, però, conservando la medesima struttura fondamentale che comprende necessariamente, oltre all'intervento del ministro — soltanto un Vescovo o un presbitero, che giudica e assolve, cura e guarisce nel nome di Cristo — gli atti del penitente: la contrizione, la confessione e la soddisfazione." [Motu Proprio Misericordia Dei di Giovanni Paolo II]

Quanto all'Eucaristia, non è fatta dall'Assemblea, come insegna kiko, ma è opera del Signore ed è un mistero che non può essere banalizzato. "... A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale." [Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 52]

Crediamo quindi non più tollerabile il mancato rispetto delle direttive del Papa che non investono certamente la forma, ma la teologia che questa sottende e la dissacratoria banalizzazione che ne deriva e che i NC non sanno neppure riconoscere, presi come sono dagli aspetti esaltanti delle loro liturgie baccanali che portano lo stordimento e l'illusione di una felicità eccitante ma anche molto effimera, invece della "trasformazione" vera nell'"uomo nuovo"... Un bellissimo segno di buona volontà sarebbe davvero celebrare non più separati la prossima veglia pasquale, preparata insieme secondo le direttive dei parroci, se è vero che tutto avviene sotto la loro approvazione. Abbiamo sentore che in molte Parrocchie già fervono i preparativi per la solita veglia da "separati in casa".

lunedì 5 marzo 2007

Peculiarità del cammino neocatecumenale versus Chiesa cattolica

Quoto e commento da un documento di presentazione del cammino NC (Adolfo Lippi CP " La croce gloriosa del cammino neocatecumenale")

"Le comunità neocatecumenali non percepiscono se stesse come un movimento apostolico fra gli altri, ma piuttosto come una proposta per tutta la Chiesa: la proposta di portare i cristiani a rivivere il proprio battesimo nei suoi diversi momenti, attraverso una catechesi che introduca nella comprensione della parola di Dio, attraverso l'esperienza della Chiesa come Comunità viva e attraverso l'esperienza della forza della liturgia e dei sacramenti. ... con lo sforzo di passare da una pastorale di sacramentalizzazione a una pastorale di evangelizzazione, come pure con la necessità di tornare a evangelizzare i lontani e che oggi viene collegato all'impegno di attuare nuove forme di evangelizzazione. ... La differenza fra cristiani che accettano il Concilio e cristiani che non lo accettano (o lo accettano solo esteriormente) prenderà in futuro un rilievo sempre maggiore, superiore, forse, alla differenza che distingue una confessione cristiana dall'altra. I neocatecumeni si sentono chiamati ad attuare armonicamente e vitalmente il concilio Vaticano II, percependolo sinceramente, non come il frutto di persuasioni o sforzi umani, ma come la più grande profezia che risuona nella Chiesa. L'opposizione che alcuni manifestano contro di loro nasconde spesso una sorta opposizione e un segreto rifiuto delle direttive conciliare in quanto costringono il singolo a scuotersi dalla posizione comoda in cui si era adagiato."

Emerge chiara l'affermazione che il cammino non è un movimento come gli altri ma è "una proposta per tutta la chiesa". Inoltre col passare da una fase di sacramentalizzazione a una di evangelizzazione, si attua la convinzione di incarnare la Chiesa carismatica versus quella giuridica, quando la Chiesa è UNA e non assolutizza nessuno dei momenti della vita di fede (catechesi, liturgia, prassi), ma tende ad armonizzarli fra loro. Inoltre, sostanzialmente e semplicisticamente, ma anche molto strumentalmente, si pretende ridurre il tutto a chi è pro o contro il concilio. Si può invece essere favorevoli al concilio, ma non approvarne certe deleterie applicazioni. Infine l'affermazione ricorrente nel contesto neocatecumenale che altre esperienze di fede vengano scelte perché meno impegnative...

"L'accoglienza dell'annuncio kerigmatico riguardante la croce conduce alla riscoperta della verità fondamentale della fede: è Gesù che ti salva. Non ti salvi da solo. In un'epoca di autosufficienza dell'uomo, un certo pelagianismo si infiltrava, attraverso l'ipertrofia del moralismo, persino nell'annuncio della Passione, sopravvalutando ciò che noi facciamo per completare la passione di Cristo e dimenticando che, se Lui non fosse morto, noi non potremmo fare niente. Pelagianamente e moralisticamente, la sua morte si riduce all'esemplarità. Di conseguenza ci affatichiamo, con enormi sforzi, per costruirci una mentalità eroica. Si percepisce oggi la necessità di una nuova interioriorizzazione del kerigma, da parte dei singoli e della Chiesa, per liberarci dalle strette del moralismo e ricuperare la gioia dell'essere salvati, la gioia della buona notizia."

E' del tutto evidente che in questo modo passiamo dal Pelagianesimo e dal cosiddetto moralismo (ammesso che davvero siano le caratteristiche dominanti nella Chiesa) all'assolutizzazione della fede, dimenticando completamente che non tanto il moralismo, quanto l'etica, prende il volto della responsabilità, perché è vero che non ci salviamo da soli, ma nemmeno il Signore ci salva senza di noi, cioè senza la nostra risposta concreta che non presuppone solo la fede, la fede anzi è il fondamento del comportamento etico. Risuona un certo luteranesimo... Il problema è che si sostiene l'equazione errata: chiesa = farisaismo, moralismo, pelagianesimo versus cammino neocatecumenale= cristianesimo vero; il che è totalmente falso!!!

Questo non può che essere un punto di partenza, perché le difformità sono davvero molte: le prenderemo in esame in altri articoli...

sabato 3 marzo 2007

Facciamo il punto della situazione


Il lungo cammino del cammino neocat è arrivato a un punto di svolta, dopo anni di selvaggia occupazione delle parrocchie disponibili ad accoglierli - che ne hanno visto e subìto gli aspetti aggressivi, dissolutori, di divisione, di soffocamento di qualunque altra pastorale - forti del fatto che non si conoscevano i contenuti delle catechesi 'segrete' spacciati per ispirati dallo Spirito Santo ed invece trasmesse oralmente sulla base degli insegnamenti di kiko e carmen e pedissequamente ripretuti da catechisti senza alcuna formazione ecclesiale, cui è stato dato potere assoluto sulle vite e sulle coscienze delle persone della loro comunità.

Questi insegnamenti si sono rivelati eretici, sia per testimonianza di chi li ascoltava avendo già una formazione ecclesiale che per provvidenziale acquisizione dei testi originali stampati delle catechesi tenute a Madrid nel 1972, quelle per i catechisti dell'annuncio. Nel corso del tempo la rivelazione kikiana è andata più chiaramente configurandosi con i 'catechumenium', ' la nuova estetica', la faraonica costruzione della Domus Galileae in Terra Santa col suo inquietante simbolismo, le celebrazioni rigorosamente separate e parcellizzate e trasformate da 'sacri misteri' in spettacolari rappresentazioni, che tanta presa hanno sull'emotività e, insieme ad altri metodi, creano 'dipendenza'...

Così diceva nel 2005 il card Arinze: “Se solo la gente fosse più fedele non a ciò che è stato stabilito da gente che ama fare leggi per altra gente, ma che deriva da ciò in cui crediamo! Lex orandi, Lex credendi. E’ la nostra fede che dirige la nostra vita di preghiera, e se ci genuflettiamo davanti al tabernacolo è perché crediamo che Gesù è lì, e che è Dio”. “L’area più importante, quindi, è la fede e la fedeltà ad essa, una lettura fedele dei testi originali, la loro traduzione fedele, così che la gente celebri sapendo che la liturgia è la preghiera pubblica della Chiesa”. “Non è proprietà di un individuo, quindi un individuo non la modifica, [come ha fatto kiko -ndr] ma compie sforzi per celebrarla come la Santa Madre Chiesa desidera. Giovanni Paolo II, nel 1984 li aveva così esortati: "Celebrate l'Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità, con amore per i riti liturgici della Chiesa, con esatta osservanza delle norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con tutti i fratelli…"

Tutto questo non è accaduto e non accenna ad accadere neppure dopo la lettera che il Papa ha fatto scrivere dal Dicastero del Culto divino in persona del card Arinze nel dicembre 2005. Oggi siamo in presenza di due nuovi significativi eventi: le parole del papa ai Parroci e ai Sacerdoti della Diocesi di Roma, in cui parla esplicitamente di "molti problemi" proprio riguardo al cammino NC prendendo il considerazione il rinvio dell'approvazione degli statuti di prossima scadenza, e la lettera degli Ordinari di Terra Santa che invitano gli aderenti al Cammino “a restare fedeli al principio ‘una parrocchia, una Eucarestia’" e a rispettare le culture e le tradizioni radicate in quelle popolazioni.

Per contro dal fronte neocatecumenale arrivano segnali a dir poco sconcertanti: nessuna traccia di adeguamento e, invece, una frenetica escalation di iniziative di diffusa evangelizzazione a tappeto alla stregua dei Tdg, megaraduni da cui escono 'gasati' dal loro iniziatore e che tra breve ci faranno vedere altro...

Noi riteniamo che arrivati a questo punto, se davvero si sentono Chiesa (cattolica) come dicono - ma in realtà professano altro - potrebbero dimostrare la buona volontà di adeguarsi ai richiami ricevuti celebrando la Pasqua con un'unica veglia e non con le solite veglie da 'separati in casa' nelle Parrocchie...